Sicilia Militarizzata. L’ex CARA di Mineo diventa un centro speciale di cybersicurezza
Incroci l’ex villaggio dei
Marines USA di Sigonella a Mineo accanto alla superstrada Catania-Gela, pochi
chilometri prima dello svincolo verso Caltagirone, città patrimonio
dell’umanità per il suo centro storico del tardo-barocco siciliano. Una
quindicina di anni fa il Comando di US Navy lo ha abbandonato preferendo
trasferire il personale militare e i familiari nei residence più vicini alla
grande stazione aeronavale, cuore strategico per le operazioni di guerra USA e
NATO in Africa, Europa orientale e Medio oriente. Nel 2011, con i bombardamenti
alleati contro le unità fedeli al ras Gheddafi e la fuga di decine di migliaia
di rifugiati dall’inferno libico, il villaggio di Mineo è stato convertito nel
più grande centro di accoglienza d’Europa: spacciato ipocritamente come hotel a cinque stelle, ha assunto presto
le funzioni di lager-laboratorio per sperimentare le moderne pratiche di
confinamento, detenzione e deprivazione di diritti e soggettività dei migranti.
Dopo la serie di scandali
della malaccoglienza con gli illeciti criminali nella fornitura di beni e
servizi, il CARA - Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Mineo è stato chiuso. Oggi
però potrebbe risorgere a nuova vita trasformandosi nel primo Cyber Park d’Italia, una specie di hub
di ricerca e sviluppo delle tecnologie della nuova frontiera
militare-sicuritaria-industriale, copia perfetta della città per le moderne
guerre cibernetiche che le forze armate israeliane hanno realizzato in
collaborazione con i centri accademici nel deserto del Negev.
Il 28 luglio 2021 il Parlamento italiano ha convertito
in legge il decreto del Presidente del Consiglio (Mario Draghi) recante le disposizioni urgenti in materia di cybersicurezza,
tra cui l’istituzione dell’Agenzia per la Cybersecurity Nazionale. A fine
maggio 2022 il direttore dell’Agenzia Roberto
Baldoni (già vicedirettore del DIS-Dipartimento delle Informazioni
per la Sicurezza) e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega
per la sicurezza della Repubblica
Franco Gabrielli (già direttore del Sisde e dell’Aise ed ex capo della polizia)
hanno presentato la Strategia Nazionale di Cybersicurezza 2022-2026 e il
relativo Piano di implementazione. Un programma di alta rilevanza
politico-strategica ma soprattutto dispendiosissimo: al sistema cybersecurity
saranno destinati l’1,2% degli investimenti lordi su base annua, più i fondi che l’Autority riuscirà ad intercettare
dalle linee finanziarie che l’Unione europea ha messo a disposizione per il
potenziamento del comparto cibernetico e della digitalizzazione (Orizzonte Europa con 95,5 miliardi di
euro ed Europa digitale con 7,59
miliardi). “A questi bacini – annota Formiche.net
- si aggiunge lo stanziamento di 623 milioni di euro per l’innovazione e la
sicurezza cibernetica all’interno del PNRR, divisi tra servizi cyber nazionali
(174 milioni), potenziamento della resilienza cyber della Pubblica Amministrazione
(301.7) e fondi ai laboratori di
scrutinio e certificazione tecnologica (147.3)” (1).
Tra i punti chiave per
“cybersicurizzare” l’Italia, la Strategia Nazionale 2022-2026 prevede in
particolare l’istituzione di un Cyber Park che – riporta letteralmente
il documento varato dal governo – “metta a sistema
competenze e risorse provenienti dalla Pubblica Amministrazione, dall’industria
e dal mondo accademico e della ricerca, fornisca tutte le infrastrutture
tecnologiche necessarie allo svolgimento di attività di ricerca e sviluppo
nell’ambito della cybersecurity e delle tecnologie digitali quali, a titolo di
esempio, l’intelligenza artificiale, il quantum computing & cryptography e
la robotica”. Grazie al Cyber Park il nostro paese dovrebbe conseguire nel
tempo una “maggiore autonomia” in campo cibernetico, “sostenendo lo sviluppo e
la produzione di software e hardware nazionali da impiegare nelle reti e nei
sistemi di maggiore rilevanza strategica”. Il Parco opererà come un vero e
proprio incubatore di capacità e
tecnologie, “al cui interno giovani talenti e startup possano entrare in
contatto con le grandi aziende e con le diverse realtà nazionali che, a vario
titolo, operano nel settore”. Nelle aspirazioni del governo e dell’Autorità
competente, il Parco nazionale della cybersicurezza dovrebbe disporre di una “struttura
diffusa” con hub centrale e centri delocalizzati distribuiti
sull’intero territorio nazionale. Il Piano individua i soggetti chiamati a progettarlo e
a realizzarlo: quali “attori responsabili” l’Agenzia
per la Cybersicurezza, il Ministero della Difesa (ricerca militare) e altri tre dicasteri
(Innovazione tecnologica e transizione digitale, Economia e finanze, Sviluppo
economico); “altri soggetti interessati” le Regioni e le Province autonome, gli
Atenei, i Centri di ricerca e gli operatori privati. (2)
In pole
position per fare da sede al futuro Cyber Park c’è l’ex villaggio USA di Mineo. Il 24
ottobre 2019 il secondo Governo presieduto da Giuseppe Conte ha approvato un
ordine del giorno presentato dal Presidente della Commissione Difesa della
Camera dei deputati, l’on. Gianluca Rizzo (siciliano, M5S), sostenuto dalla
firma di altri 44 deputati di differenti gruppi parlamentari, impegnandosi “a
considerare prioritariamente, nell’ambito della promozione della costituzione
delle aree dedicate allo sviluppo dell’innovazione, l’idoneità del sito dell’ex
CARA di Mineo, in ragione delle peculiarità dell’area”.
“Con il mio ordine del giorno ci poniamo
l’obiettivo di valorizzare il calatino realizzando un hub di formazione e
reclutamento di personale per lo sviluppo di attività industriali sulla
sicurezza cibernetica, l’Intelligenza artificiale, la robotica, le nanotecnologie
e le biotecnologie”, spiega l’on. Rizzo. “La struttura potrebbe essere un formidabile volano di
sviluppo, visto che mira ad integrare giovani, startup e aziende nel campo
della cybersicurezza, un settore che col passare degli anni è diventato sempre
più strategico anche a conferma di quanto sta accadendo in questo periodo
storico”. (3) La
proposta dell’on. Rizzo è condivisa pure dai colleghi di partito Valentina
Corneli e Angelo Tofalo (quest’ultimo ingegnere con master in Intelligence e
sicurezza e sottosegretario alla Difesa nel 1° e 2° governo Conte) firmatari di
un emendamento che affida all’Agenzia Nazionale la promozione di “aree dedicate allo sviluppo dell’innovazione finalizzate
a favorire la formazione e il reclutamento di personale nei settori avanzati
dello sviluppo della cybersicurezza”. (4)
In verità il fronte che spinge verso la trasformazione
cyber-sicuritaria del comprensorio di Mineo e Caltagirone è molto più ampio e
variegato. Tra i più convinti sostenitori del National Cyber Park in salsa
sicula è l’associazione “Laran”
che opera come think tank nel settore difesa e sicurezza, geopolitica,
protezione civile, energia e risorse. Fondata
nel 2018, “Laran” si propone come “risorsa per decisori
politici, funzionari governativi, enti pubblici e aziende per aiutarli a
compiere le giuste scelte sulla politica internazionale e di sicurezza e sui
programmi di procurement dei sistemi d’arma”.
All’ipotesi Mineo “Laran” ha
dedicato un documento pubblicato il 28 ottobre 2021. “Il sito
siciliano, con oltre 6.000 m2 di edifici polifunzionali, 404 unità
immobiliari destinate a unità residenziali e ben 85.000 m2 di
verde pubblico attrezzato, si trova in una posizione ideale per la
realizzazione del parco cibernetico
grazie alla vicinanza con i poli universitari siciliani e calabresi, alle
infrastrutture militari di Sigonella e Augusta e all’area industriale di
Catania, città dove è presente anche uno dei nodi della rete nazionale a banda
ultralarga (200 Gbps) GARR (Gruppo per
l’Armonizzazione della Rete della Ricerca)” spiega l’associazione. “Se il
progetto sarà effettivamente avviato dal Governo, l’Italia potrà dotarsi di una
struttura strategica per implementare la propria sicurezza cibernetica
attraverso la valorizzazione delle capacità e risorse nazionali in questo
settore chiave, sul modello di quanto fatto dal CyberSpark di Be’er Sheva, che
ha portato Israele a divenire in pochissimi anni uno dei principali poli
mondiali in ambito cyber”. (5)
Soci fondatori del think
tank che vuole replicare in Sicilia il modello made in Israel di guerra alle minacce cibernetiche sono il
direttore editoriale della rivista Panorama
Difesa Riccardo Ferretti e gli ex parlamentari Tatiana Basilio e Massimo Artini. Di
“Laran” la Basilio è presidente mentre Artini è segretario/tesoriere; eletti entrambi con il
Movimento 5 Stelle nella scorsa legislatura, la prima ha ricoperto l’incarico
di Capogruppo in Commissione difesa, mentre il secondo è stato vicepresidente
della stessa e dopo il passaggio al gruppo Alternativa Libera è stato nominato pure
membro della Commissione parlamentare
di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche
amministrazioni. Nel
comitato scientifico di “Laran” compaiono anche tre ex generali
dell’Aeronautica militare: Maurizio Lodovisi (già Capo
del 4° Reparto di SegreDifesa in qualità di direttore responsabile di tutti i programmi
di armamento), Francesco Langella (già a capo della Direzione Armamenti e del
Genio Aeronautico) e Gianni Spaziani (comandante in diverse missioni italiane
all’estero in ambito Nato). Collaboratori scientifici anche due docenti
universitari di psicologia, i professori Giovanni Costanza (“La Sapienza” di
Roma) e Monia Vagni (ateneo di Urbino e collaborazioni
con l’Institute for National Strategic Studies, National Defense University di
Washington), nonché l’ingegnere Fabrizio D’Ambrogio, già
project manager nel settore intelligence e guerra elettronica presso diverse
aziende del Gruppo Finmeccanica (oggi Leonardo) e in Vitrociset S.p.A..
Un importante contributo a
supporto della conversione dell’ex CARA di Mineo in Cyber Park è giunto pure dall’autorevole
sito specializzato AgendaDigitale.Eu.
In un articolo pubblicato il 28 ottobre 2021, l’analista informatico Lorenzo
Damiano e l’ingegnere elettronico Luisa
Franchina spiegano che la posizione dell’hub cibernetico a Mineo “a cavallo tra l’Europa e il
Mediterraneo e già interessata da università e
infrastrutture di trasporto, lo renderebbe sicuramente appetibile per imprese e
studenti dei diversi Paesi che lo circondano, seguendo l’esempio di Be’er Sheva
che è passata da area brulla e inutilizzata a principale hub cyber mondiale”. Insomma
una soluzione-miracolo per strappare al deserto socio-economico e culturale una
delle aree più depresse del Mezzogiorno d’Italia, sulla scia di Israele,
definito lo “Stato pioniere” nella realizzazione dei Cyber Park. “L’esempio è
Be’er Sheva, nato nel 2014 su iniziativa dell’Israel National Cyber Bureau per
realizzare un ecosistema che mettesse in diretta collaborazione l’Università
Ben Gurion del Negev, le Forze Armate israeliane, le Istituzioni impegnate
nella protezione delle infrastrutture cyber quali il CERT nazionale e il mondo
delle imprese”, aggiungono Damiano e Franchina.
“In un’area fino a poco tempo fa dominata dal deserto è stata fondata un’intera
città ad alto tasso tecnologico che ruota proprio attorno al CyberSpark, unendo
il mondo della ricerca e imprese del settore, molte delle quali hanno deciso di
aprirvi proprie sedi locali, e che nel 2016 ha raccolto circa il 20% degli
investimenti globali nel settore cyber. La necessità di creare un tale luogo di
aggregazione nasceva dal riconosciuto impegno che sarebbe stato richiesto al
sistema Paese per fronteggiare
le numerose minacce cyber derivanti
dal massiccio sviluppo e adozione di nuove tecnologie. La difesa di un
perimetro così vasto non poteva che passare dalla convergenza degli sforzi di
tutti gli attori interessati…”. (6)
L’ingegnere Luisa Franchina (master in geopolitica del Centro Alti Studi Difesa
e qualifica militare presso la Scuola Interforze
per la difesa di Rieti), già direttrice generale
della Segreteria per le Infrastrutture Critiche della
Presidenza del Consiglio e del Nucleo Operativo per gli attentati nucleari, biologici,
radiologici e chimici della Protezione Civile, è una degli “esperti”
dell’associazione CyberArea, insieme ai già conosciuti Massimo Artini
e Fabrizio D’Ambrogio; all’avvocato Stefano Mele (settore d’intervento la Privacy
& Cybersecurity Law, nonché
consulente legale del Cda di “NEOM, la smart region
in via di realizzazione in Arabia Saudita e presidente della Commissione sicurezza
cibernetica del Comitato Atlantico Italiano); a Edoardo Colombo, già
consigliere della task force per l’Agenda Digitale e consigliere di amministrazione
dell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie dell’innovazione.
Presidente di CyberArea è Robert Hassan, pure consigliere di amministrazione di SOCYB
S.r.l. azienda controllata dal Gruppo Italpol, uno dei principali attori della
vigilanza privata in Italia (2.500 dipendenti, un fatturato annuo di oltre 100 milioni
di euro e sedi in Lazio, Lombardia, Campania e Sardegna). Anche Hassan, intervistato da Formiche.net, ha espresso il proprio
favore all’opzione Mineo: “Si tratta di un progetto che
riguarda non solo la riqualificazione innovativa di spazi spesso inutilizzati
ma soprattutto per portare a regime la collaborazione tra imprese, istituzioni
e sistema universitario”. (7) Al presidente di CyberArea è stato affidato
l’incarico dalla transnazionale “HackerU” di aprire un proprio ufficio di
rappresentanza in Italia. Di che si tratta? Di una vera e propria “università hacker”:
ideata a Tel Aviv negli anni ’90 da Gil Adani, uno dei maggiori esperti
israeliani di cybersecurity e tecnologie digitali, “HackerU” ha oggi sede a
Miami (Florida) e uffici in numerosi paesi di Europa e Asia che forniscono alle
università e istituzioni pubbliche e private pacchetti formativi per la “difesa
cibernetica” (oltre 80.000 gli studenti-esperti cyber già formati). (8)
L’israelizzazione dell’intero sistema cyber italiano è
propugnata infine dall’ANGI (Associazione
Nazionale Giovani Innovatori) che raccoglie ricercatori e operatori per le
nuove tecnologie e la digitalizzazione. Lo scorso 28 aprile l’ANGI ha promosso
a Roma l’Innovation Cybersecurity Summit
a cui hanno partecipato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico
D’Incà, i manager di alcuni dei più importanti gruppi del comparto
militar-sicuritario (Telsy, Bip Cybersec, SOCYB-Gruppo Italpol; Leonardo SpA) e
alcune tra le massime autorità istituzionali su difesa e sicurezza (il
sottosegretario Giorgio Mulè; il Capo ufficio generale Innovazione dello Stato
Maggiore della Difesa, Gaetano Virgilio; la vicedirettrice del DIS–Dipartimento
Informazioni per la Sicurezza, Alessandra Guidi; la vicedirettrice dell’Agenzia
per la Cybersicurezza, Nunzia Ciardi; il presidente Copasir, Adolfo Urso)”. Nel
corso dell’evento, l’ANGI ha presentato il proprio Manifesto per la Cybersicurezza “atto a promuovere la costituzione,
in Italia, di un soggetto ispirato al modello del Cyberspark israeliano, e migliorare la qualità della ricerca e
sviluppo, dei livelli di sicurezza cibernetica e della competitività
dell’economia italiana. (9)
Quella che enfaticamente viene
presentata come la panacea buona per tutti i cybermali, l’Advanced Technologies Park di Be’er
Sheva nel Negev è forse oggi l’emblema più evidente (e più impattante dal punto
di vista socio-ambientale-territoriale) del processo di militarizzazione che ha
ormai soffocato quasi tutti i settori produttivi e la ricerca accademica e
scientifica in Israele. Una più realistica descrizione delle sue funzioni
bellico-sicuritiarie viene fatta da BDS Italia nel dossier Embargo militare contro Israele. “Nel Parco tecnologico realizzato
accanto al campus dell’Università del Negev hanno aperto
propri uffici decine di società israeliane (tra esse, nel 2019, ancora il
colosso aerospaziale militare Rafael con propri laboratori di ricerca nel
settore dei sistemi a pilotaggio remoto) e straniere come IBM, Cisco, PayPal,
Deutsche Telekom e Lockheed Martin”, scrive BDS Italia. “Nel giugno 2018 il
Dipartimento d’Ingegneria meccanica dell’Università è stato preposto a
coordinare il programma di trasferimento delle unità d’élite d’intelligence delle
forze armate israeliane in una megainfrastruttura in via di realizzazione accanto
all’Advanced Technologies Park. Per la realizzazione della nuova base
strategica (che diverrà operativa entro il 2023) è prevista una spesa di 6,4
miliardi di dollari. In essa sorgerà pure un centro per il personale della
difesa cyber (C4I - Command, control, communications, computers and
intelligence). Corpo d’élite del nuovo centro d’intelligence di Be’er Sheva
sarà la Unit 8200, l’unità militare che è considerata un vero e proprio tech incubatore d’eccellenza. L’unità
opera da tempo in stretto contatto con enti statunitensi come la National
Security Agency (NSA); nel 2010 ha cooperato ad una delle più gravi operazioni
di cyber war della storia, quella contro gli impianti nucleari iraniani di
Natanz e, successivamente, contro l’industria petrolifera di Teheran”.
Nel Cyber Park di Be’er Sheva
sta per sorgere anche un laboratorio su fintech e cyber security (Finsec Lab) grazie alla partnership tra
l’italiana Enel X e il colosso statunitense Mastercard Group. Nel maggio 2020 le due aziende si sono aggiudicate una gara di circa
3,4 milioni di euro, con fondi quasi interamente coperti dall’Autorità
per l’innovazione, il Ministero delle Finanze e il National Cyber Directorate di
Israele. (11) Denaro pubblico, affari e incassi per i privati. Prossima replica
Mineo, Sicily.
Note
(1)
https://formiche.net/2022/05/strategia-cyber-governo-draghi/
(3)
https://qds.it/sicurezza-rizzoodg-per-cyberpark-italiano-in-ex-cara-mineo/
(4)
https://www.blogsicilia.it/catania/cyber-parco-via-libera-cara-mineo-gianluca-rizzo/731923/
(5)
https://news.laran.it/2021/10/attesa-per-il-cyber-park-italiano-presso-lex-cara-di-mineo/
(7)
https://formiche.net/2020/06/cyberparchi-dis-cyberarea/
(8)
https://moked.it/blog/2019/08/07/sicurezza-digitale-litalia-guarda-israele/
(10) A cura di BDS Italia, “Embargo
Militare contro Israele”, 2020, pp. 164-167.
(11) https://formiche.net/2020/05/fintech-cyber-italia-usa-israele-commessa-enel-x-mastercard/
Articolo
pubblicato in Pagine Esteri il 13
giugno 2022, https://pagineesteri.it/2022/06/13/mondo/sicilia-il-cara-di-mineo-diventa-un-centro-di-cybersicurezza-sul-modello-israeliano/
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