I droni AGS a Sigonella e la Sicilia ancora più piattaforma di guerra NATO
Dalla Sicilia il via alle attività di sorveglianza e intelligence di un’ampia area geografica del pianeta: dall’Oceano Atlantico sino al Mar Nero e la Crimea e dal Mare del Nord e il Baltico sino al Sud Africa. Dal quartier generale dell’Alleanza Atlantica di Mons (Belgio), è stata data la notizia che quest’estate i cinque droni AGS (Alliance Ground Surveillance) schierati nella grande stazione aeronavale siciliana di Sigonella potranno effettuare missioni di volo sino a 60 ore alla settimana, per poi raggiungere le 100 ore complessive entro il 2024. La loro operatività è stata ufficializzata il 16 febbraio 2021 dal Comandante supremo delle forze alleate della NATO, il generale statunitense Tod Wolters.
Il recente vertice di Bruxelles dei Capi di governo dei paesi
membri della NATO ha chiarito chi sono i “nuovi” nemici contro cui schierare
sistemi di guerra avanzati, missili, satelliti, portaerei e carri armati: la
Russia e la Cina e guai a loro se proveranno a mettere radici nel Mediterraneo
“allargato”. I droni AGS di Sigonella serviranno proprio a questo: ad allertare
centri di comando e controllo su ogni movimento sospetto delle unità da guerra
di queste due grandi potenze dotate anch’esse di armi nucleari.
“Per il programma AGS è già presente nella principale base
operative di Sigonella uno staff di 350 tra miliari e civili e il loro numero
crescerà sino a 600 quando sarà ottenuto lo status di piena operatività”, ha
dichiarato il responsabile dell’Alliance Ground Surveiilance NATO, generale
Houston Cantwell. “I membri dello staff si occuperanno dei dati raccolti dai
droni insieme a un piccolo numero di persone del programma AGS che operano
presso il Comando delle operazioni dell’Alleanza a Mons, Belgio e presso il
Comando delle operazioni aeree alleate di Ramstein, Germania. L’AGS NATO riceve
una quantità invidiabile di dati durante ogni singolo volo dei velivoli senza
pilota. Noi continueremo a impiegare un maggior numero di analisti
d’intelligence per gestire la quantità crescente di immagini e informazioni
raccolte”.
Il primo dei cinque velivoli a disposizione del programma AGS
NATO è giunto a Sigonella direttamente dagli Stati Uniti d’America il 21
novembre 2019; è seguito l’arrivo del secondo drone il 19 dicembre 2019, del
terzo il 15 luglio 2020, del quarto il successivo 26 luglio e, infine, il
quinto il 12 novembre 2020. Questi velivoli senza pilota sono stati realizzati
a partire dall’aggiornamento e potenziamento tecnologico del modello “Global Hawk
Block 40” nella disponibilità dell’US Air Force, anch’esso operativo dalla
grande stazione aeronavale siciliana da oltre un decennio.
Denominato “RQ-4D Phoenix”, il drone è stato progettato e
prodotto dal colosso aerospaziale statunitense “Northrop Grumman”; a realizzare
alcune componenti chiave del velivolo anche un consorzio di industrie europee,
tra cui Airbus Defence and Space (Germania), Kongsberg (Norvegia) e l’italiana
Leonardo (ex Finmeccanica). Alimentati da turbomotori Rolls Royce AE 3007H e dotati
della piattaforma radar MP-RTIP con sofisticati sensori termici per il
monitoraggio e il tracciamento di oggetti fissi ed in movimento, i droni AGS
possono volare ininterrottamente per più di 22 ore, sino a 18.280 metri di
altezza e a una velocità di 575 km/h. Il loro raggio d’azione è di oltre 16.000
km.
L’AGS è stato finanziato solo da 15 paesi della NATO (Italia,
Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania,
Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Stati Uniti),
anche se è consentito l’accesso alle informazioni a tutti i 30 membri
dell’Alleanza. Si tratta del programma NATO più costoso della lunghissima
storia dell’organizzazione internazionale, oltre 1,7 miliardi di dollari
secondo le stime risalenti al 2008, ma che con gli ultimi stanziamenti potrebbe
aver superato una spesa complessiva di 2 miliardi.
PER COLPIRE MEGLIO GLI OBIETTIVI
La funzione primaria dell’AGS è quella di fornire alla NATO -
da notevoli altitudini e per un tempo indeterminato - una “rilevante capacità
di intelligence, sorveglianza e riconoscimento (ISR)”. Il sistema AGS è
composto da segmenti aerei, terrestri e di supporto in grado di funzionare in
tutte le condizioni ambientali. Sono presenti stazioni di terra fisse, mobili e
trasportabili per la pianificazione e il supporto operativo delle missioni e
una componente aerea basata sui cinque velivoli a controllo remoto “RQ-4D
Phoenix”.
Il segmento terrestre, anch’esso localizzato a NAS Sigonella,
è fornito di interconnessioni data[1]link e sistemi di
processamento dati e si interfaccia con un’ampia rete di centri e sistemi di
comando, controllo, intelligence, sorveglianza e riconoscimento (C2ISR)
dell’Alleanza Atlantica. I sistemi radar e i sensori dei droni consentono
invece di individuare e tracciare gli “oggetti” in movimento nelle aree sotto
osservazione e di inviare in tempo reale immagini e dati al centro terrestre
AGS.
“L’architettura del sistema AGS assicura la piena
consapevolezza di quanto avviene nei teatri operativi ai comandanti delle forze
ivi dislocate”, spiega l’ufficio stampa NATO. “L’AGS sarà in grado di
contribuire ad un ampio raggio di missioni come ad esempio la protezione delle
forze terrestri e delle popolazioni civili, il controllo delle frontiere e la
sicurezza marittima, la lotta contro il terrorismo, la gestione delle crisi e
l’assistenza umanitaria in caso di disastri naturali”. Inoltre (e soprattutto),
grazie alle informazioni raccolte e decodificate dal nuovo sistema di
“sorveglianza terrestre”, l’Alleanza sarà in grado di ampliare lo spettro delle
proprie attività nei campi di battaglia e rafforzare la capacità
d’individuazione degli obiettivi da colpire con gli strike aerei e
missilistici.
“Subito dopo il loro arrivo dalla California, i cinque droni
AGS sono stati equipaggiati con il cosiddetto GMTI - Synthetic Aperture
Radar/Ground Moving Target Indicator in grado di identificare qualsiasi
obiettivo a terra e in mare”, ha aggiunto il generale Houston Cantwell. L’AGS
utilizzerà tre differenti tipologie di telecomunicazioni satellitari: quelle
denominate “Ku band” e prodotte da LuxGovSat, una joint venture costituita dal
governo del Lussemburgo e da alcune industrie private del settore; le
comunicazioni “Inmarsat” predisposte da Airbus Norway; e le comunicazioni UHF -
Ultra High Frequency grazie ad un memorandum sottoscritto dal Comando NATO con
quattro paesi membri dell’alleanza. L’UHF è il sistema adottato dalla
costellazione MUOS della Marina militare USA, con un terminale terrestre per le
comunicazioni satellitari installato a Niscemi (Caltanissetta), sotto il
controllo operativo-logistico del Comando delle forze armate statunitensi di
Sigonella.
ALLARGAMENTO DI SIGONELLA PER NUOVI NEMICI
Nella base siciliana funzionerà pure una specie di Centro di
formazione e addestramento dei piloti dei droni AGS, degli analisti dei dati
d’intelligence, degli operatori dei sensori e del personale addetto alla
manutenzione del sistema NATO (Sigonella Premier Training Centre). Quando sarà
pienamente operativo, il Centro ospiterà 22 istruttori che insieme potranno
formare sino a 80 “allievi” l’anno.
Per la creazione della Main Operating Base del sistema NATO
sono stati appaltati imponenti lavori infrastrutturali che cambieranno il volto
di Sigonella: si tratta di 14 nuovi edifici in una superficie complessiva di
26.700 metri quadrati, che ospiteranno centrali radio, uffici, caserme, hangar
e officine di manutenzione dei droni. La facility dovrebbe essere completata
entro il 2022.
I velivoli senza pilota della NATO opereranno congiuntamente
ai droni-spia “Global Hawk” e Broad Area Maritime Surveillance e ai droni
killer “Reaper” che le forze armate degli Stati Uniti hanno dislocato a
Sigonella. Dal 2018 a NAS Sigonella è stato attivato pure l’UAS SATCOM Relay
Pads and Facility per le telecomunicazioni via satellite con tutti i droni che
le agenzie di spionaggio statunitensi e il Pentagono schierano in ogni angolo
della Terra. La facility di Sigonella consente la trasmissione dei dati
necessari ai piani di volo e di attacco dei nuovi sistemi di guerra, operando
come “stazione gemella” del sito tedesco di Ramstein e del grande scalo aereo
di Creech (Nevada).
La moltiplicazione dei velivoli senza pilota in atterraggio e
decollo da Sigonella non potrà che comportare ulteriori pericoli per la
sicurezza del traffico aereo civile nei vicini aeroporti civili di Catania-Fontanarossa
e Comiso e per le popolazioni che risiedono nel capoluogo e nei centri urbani
etnei. L‘entità del rischio droni non è nascosto più di tanto dai comandi NATO.
“L’accesso allo spazio aereo dei partner dell’Alleanza e di altre nazioni
no-NATO deve essere regolato attraverso accordi bilaterali o multilaterali”,
hanno dichiarato qualche settimana fa i manager AGS alla rivista specializzata
statunitense DefenceNews. “Per raggiungere la giusta quota, i droni salgono
dopo il loro decollo da Sigonella sul Mar Mediterraneo. Viene evitato l’impatto
con il regolare traffico aereo del vicino scalo di Catania, così il sistema di
controllo del traffico aereo italiano si coordina con il velivolo AGS, così
come viene fatto con i Global Hawk dell’US Air Force che operano anch’essi da
Sigonella. Sono stati predisposti inoltre degli aeroporti da utilizzare nel
caso in cui un drone AGS avesse la necessità di effettuare un atterraggio
d’emergenza mentre sorvola un paese NATO. I voli del Phoenix sono effettuati ad
elevate altitudini, sopra le rotte dei voli commerciali in regolari corridoi”.
Inutile dire che i voli militari hanno priorità sul traffico
aereo civile: la piena operatività dei droni AGS e la contemporanea attività
dei velivoli con e senza pilota di Stati Uniti e partner NATO ed extra-NATO,
comporteranno certamente sempre più numerosi stop alle partenze e agli arrivi
di Catania-Fontarossa, con notevoli disagi per gli equipaggi e i passeggeri.
Poco importa: per la guerra ai “nemici” di Russia e Cina e con l’escalation
delle missioni di guerra USA-NATO in Libia, Sahel, Corno d’Africa, Siria e
Medio Oriente, la Sicilia dovrà potenziare il proprio ruolo di piattaforma di
lancio militare. E non saranno certo il pericolo collisioni e i rischi
d’incidente droni a fermare i deliri di onnipotenza dei cavalieri di morte
dell’Alleanza Atlantica 2030.
Articolo pubblicato in Le Siciliane-Casablanca, n. 69, maggio-giugno 2021
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