Parla il capitano Bagnato. "Ecco come è nata l'inchiesta Terzo livello"

Terzo livello, l’inchiesta che con Matassa e Beta ha contribuito a svelare le contiguità con le organizzazioni criminali mafiose di tanti volti noti della politica e dell’imprenditoria di Messina e provincia. Approdata da qualche mese nelle aule del tribunale peloritano, essa vede tra gli imputati eccellenti l’ex Presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, candidata a sindaco alle ultime elezioni amministrative; il suo amico-consigliore Marco Ardizzone, commercialista residente in Lazio; l’ingegnere Francesco Clemente, ex segretario ed ex consigliere provinciale Ccd – Udc. Sui loro strettissimi rapporti politico-elettorali e d’affari ha parlato nel corso dell’ultima udienza il capitano Antonio Bagnato del Nucleo informativo dell’Arma dei Carabinieri di Messina, in servizio alla Direzione investigativa antimafia dal 15 settembre 2015 fino al 18 settembre dello scorso anno. Una deposizione che ha fatto luce sulla genesi e le modalità delle indagini ma che soprattutto ha svelato alcuni particolari inediti sulle trame ordite dal Terzo livello per portare a termine alcune operazioni economiche e immobiliari e, contestualmente, condizionare l’esito delle più recenti tornate elettorali.
“Ho partecipato in prima persona alla fase delle indagini e alla redazione dell’informativa riepilogativa”, ha esordito Antonio Bagnato. “Terzo livello origina da un procedimento che era stato avviato a seguito dell’operazione Tekno svolta dalla DIA, nella quale erano emersi degli indizi in ordine al coinvolgimento di Francesco Clemente, sulla base delle dichiarazioni di Francesco Duca, nell’ambito di possibili reati legati alle gare di appalto presso il Cas, Consorzio per le autostrade siciliane. Sulla base di questa notizia di reato erano state attivate delle intercettazioni telefoniche sul conto del Clemente dalle quali emergeva la sua relazione con il costruttore Vincenzo Pergolizzi, all’epoca sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Successivamente, sempre dall’utenza intercettata di Francesco Clemente, emergono i suoi rapporti con la signora Emilia Barrile, legati in particolare ad una serie di sollecitazioni per l’approvazione di una delibera di sdemanializzazione di un terreno di proprietà comunale in via Felice Bisazza a Messina in favore del Pergolizzi. Francesco Clemente in quel momento è il titolare della società Mercuri S.r.l.. Ha un passato da politico, è stato anche direttore generale del Comune di Milazzo, ha una serie di appalti anche pubblici. Vincenzo Pergolizzi, come dicevo, in quel momento è sorvegliato speciale con provvedimento del Tribunale con obbligo di soggiorno nel Comune di Milazzo. E Clemente, pressato da Pergolizzi, interviene sulla signora Barrile affinché sia esitata la delibera per la sdemanializzazione. In realtà l’ingegnere è in contatto anche con gli imprenditori Mollica di Gioiosa Marea, in particolare Antonino Mollica. In quel periodo, 2015, i tre fratelli Mollica erano stati destinatari di una proposta di misura di prevenzione patrimoniale della DIA, poi adottata solo per Pietro Tindaro Mollica”.
“Vengono così attivate nell’ottobre 2015 le intercettazioni dell’utenza in uso alla Barrile, da cui emergeranno relazioni della donna con Marco Ardizzone, persona che le funge da consigliere in tutta una serie di aspetti della sua vita, da quella privata fino a quella pubblica e che diventa di fatto il suo punto di riferimento”, aggiunge il capitano dei Carabinieri. “Riusciamo poi ad accertare che Ardizzone è un commercialista che vive a Subiaco, ma originario di Messina, del quartiere Gravitelli; nella metà degli anni ’90 è stato coinvolto in alcune vicende giudiziarie, in particolare era stato raggiunto da tre custodie cautelari in carcere per reati di estorsione, incendio e lesioni aggravate. Inoltre erano risultate relazioni col gruppo di Giorgio Mancuso che all’epoca era egemone a Gravitelli. Quando vengono attivate anche le intercettazioni sull’utenza di Marco Ardizzone emerge che lo stesso continua a mantenere relazioni con Carmelo Pullia, un soggetto condannato nell’ambito dell’operazione Peloritana per gravi reati e scarcerato nel 2013 dopo diversi anni di detenzione. Ardizzone intrattiene con Pullia un rapporto di amicizia particolarmente intenso al punto che lo chiama mio fratello. Le sue conversazioni lasciano comunque intravedere la sua vicinanza e l’interpretazione delinquenziale della sua figura. Mi spiego. Proprio nei primissimi giorni di intercettazione, intorno all’11 novembre 2015, in un colloquio Pullia gli chiede: Ma tu perché mi hai mandato un messaggio ieri sera? E nel seguito si comprende che Ardizzone la sera precedente aveva partecipato ad un incontro e temendo per la sua incolumità aveva voluto far sapere a Pullia dove fosse stato e con chi. Questo messaggio non viene intercettato perché, probabilmente, inviato con whatsapp o con una linea di comunicazione diversa da quella che noi abbiamo sotto controllo. Comunque il tenore di questa conversazione fa capire che l’incontro era legato a questioni che lui chiama di lavoro e ad una chiarificazione da fare con persone che erano intervenute perché lui aveva subito uno sgarbo da altri ragazzi. Dice Ardizzone: Si aspettavano il solito ragioniere e invece io sono venuto e quindi li ho fronteggiati. In un altro passaggio dice: Carmelo, tu lo hai capito bene com’è qua, sono i figghioli che creano bordello e questo perché non hanno nessun modo di fare, non hanno nessun rispetto, nessuna cosa. Si vedono i film. Iu nu su statu mai nuddhu, non sugnu nuddhu, però…. Tutta la conversazione avviene in dialetto messinese… Poi Ardizzone aggiunge di aver chiesto a quelli che hanno fatto da intermediari di portare lì le persone in modo che prendessero atto di aver sbagliato con lui. Il tenore è questo: li convoca, fa questo incontro e pretende che vengano convocati perché gli devono dare soddisfazione…”.
Il teste si sofferma poi su un’altra rilevante conversazione tra l’Ardizzone e il Pullia, il 30 novembre del 2015. “I due commentano in particolare l’atteggiamento di alcuni dipendenti della cooperativa Universo Ambiente che hanno fatto lo sciopero. Ardizzone, nel raccontare questo atteggiamento avuto dai dipendenti della cooperativa, dice a Pullia che questi andranno cacciati sicuramente perché non sono affidabili, perché ti lasciano in piedi e aggiunge che queste sono le persone che se vengono messe sotto pressione in un interrogatorio dalla polizia, si squagliano. Questi se gli metti un faro in faccia la Questura, prendono e parlano, dice lui. E poi: Noi non possiamo andare avanti con questo tipo di persone perché se così fanno, gli dobbiamo dare un colpo di benna e metterli sotto terra. Di fatto le indagini dimostreranno che la cooperativa Universo e Ambiente, così come anche un’altra cooperativa, la Peloritana Servizi, sono di fatto gestite dalla signora Barrile con l’ausilio di Ardizzone. Il Pullia lavora con la Universo e Ambiente già dal 2013, da quando viene ammesso alla semidetenzione e il suo ruolo nella cooperativa è quello di gestire i dipendenti. Tra Ardizzone e Pullia ad un certo punto si prospetta la possibilità di far lavorare per la Universo Ambiente o per la cooperativa Peloritana Servizi anche Paolo Samperi, un altro soggetto condannato per fatti di mafia, all’epoca appartenente al gruppo di Pippo Leo. Samperi viene dimesso dall’istituto carcerario di San Gimignano il 6 gennaio del 2016 e proprio in quei giorni ci sono delle conversazioni tra il Pullia e Ardizzone in cui si accenna alla possibilità di farlo lavorare. Lui non viene mai nominato, ma noi comprendiamo di chi si sta parlando per la coincidenza temporale delle chiamate e per alcuni riferimenti che fa Ardizzone il 9 gennaio 2016 con Emilia Barrile, le fa il calcolo di quanti anni abbia passato in carcere questo amico Paolo. Sempre alla Barrile racconta che l’amico è stato liberato e lei comprende di chi si stia parlando”.
L’atteggiamento e la mentalità di Ardizzone vengono fuori anche in una conversazione del 10 gennaio 2016 sulla possibilità che qualora la palazzina che dovrà essere costruita nella via Felice Bisazza venga edificata, la signora Barrile potrà segnalare al costruttore Pergolizzi una ditta di suo interesse per fare questi lavori. Giusto che ti fanno lavorare una ditta delle tue, così stanno anche tranquilli lì perché sono a casa nostra, dice espressamente il commercialista. Via Felice Bisazza dista poche centinaia di metri dal quartiere Gravitelli, quindi il concetto di casa nostra viene messo in relazione a questa situazione qui. Ardizzone era stato interessato dalla Barrile per questa speculazione edilizia vicinissima al quartiere di sua origine e della Barrile e anche delle associazioni a cui loro erano collegati. Sia Carmelo Pullia, sia Ardizzone, infatti, vengono indagati e arrestati negli anni ’90, il primo per per la sua appartenenza e il secondo comunque per contiguità con il gruppo di Giorgio Mancuso di Gravitelli”.
A tutto ci pensiamo io e mio fratello Carmelo…
“Riferimenti a questa caratura criminale di Marco Ardizzone vengono fuori anche in altre conversazioni”, aggiunge Antonio Bagnato. “Ad esempio, commentando l’atteggiamento negativo di Pietro Gugliotta, vice presidente dell’Acr Messina, nei confronti della cooperativa Peloritana Servizi, il dipendente Giovanni Luciano dice ad Emilia Barrile che Ardizzone è molto arrabbiato e che quando verrà a Messina gliela farà vedere lui a Gugliotta; allora la Barrile commenta con l’interlocutore che Ardizzone è pazzo e che un giorno o l’altro gli racconterà qual è la vera storia di Ardizzone. Poi aggiunge: Guarda che è molto, molto, molto amico di quella persona che tu hai aiutato là sopra. La persona in riferimento è Carmelo Pullia, il quale in quel periodo lavora per la cooperativa Universo Ambiente presso l’Amam, l’Azienda Meridionale Acque di Messina. E quando fanno riferimento a là sopra parlano della sede dell’Amam in viale Giostra alto, poco prima di San Michele. Quando invece si parla di là sotto si fa riferimento per lo più ai lavori che vengono fatti al self service l’Ancora che è invece a mare, sostanzialmente dove si prendono i traghetti, rada San Francesco”.
“Un’altra conversazione da evidenziare è quella del 7 dicembre del 2015; sostanzialmente quando la signora Barrile sta valutando se rimanere nel gruppo del Pd o se transitare, insieme all’onorevole Francantonio Genovese, in Forza Italia”, spiega ancora l’investigatore. “In quei giorni Ardizzone verrà giù a Messina per partecipare anche ad alcuni incontri legati a questo momento di transizione politica e alla vigilia del viaggio lui suggerisce alla Barrile di presentare la sua persona all’onorevole Genovese, dicendogli sostanzialmente che potrebbe essere funzionale per l’organizzazione dell’uomo politico. Sebbene infatti abbia bravi avvocati e bravi commercialisti non ha una persona come me e lui dice poi che la Barrile dovrebbe riferire a Genovese che è una persona molto particolare, con diverse entrature anche in Vaticano e in contesti importanti. E aggiunge: Ricordati che io non mi sono mai messo a riposo, non sono in pensione e nessuno mi ha mai cacciato! Come a dire che può riprendere dei collegamenti su Messina in qualunque momento. Spiega ancora che quella è stata una sua scelta per le cose che sono successe, che non gli andava di accettare determinate imposizioni. Quando Ardizzone viene in città partecipa, il 9 dicembre 2015, anche all’incontro con l’allora commissario del Pd a Messina, l’onorevole Aiello, presso il centrale bar Prestige. Noi lo documentiamo con un servizio di osservazione ed è questa una delle poche volte che vediamo Ardizzone. Poi ritornerà a Messina nell’agosto del 2016”.
“In un colloquio particolarmente lungo del 14 aprile 2016, Ardizzone spiega alla Barrile che bisogna dare più soldi a suo fratello, cioè sempre a Carmelo Pullia, perché si sta cominciando a dar da fare di più nel suo ruolo di gestore della cooperativa. La donna è un po’ perplessa da questa possibilità perché lui non è che faccia tanto là sopra e ancora là sotto, cioè all’Ancora; non va abbastanza spesso come vorrebbe, infatti. Emilia Barrile si lamenta pure che Pullia faccia in qualche maniera anche un po’ di favoritismi tra i vari dipendenti e lui le dice che in realtà questa cosa dipende dal fatto che lei nel tempo si è messa dentro troppa rugna. Ardizzone lascia pensare cioè a persone che danno problemi, con reati o altro. Emilia Barrile gli risponde: Io questa rogna me la sono messa dentro perché me l’hanno imposta negli anni! E Ardizzone: Ma queste cose qua a te chi le ha imposte? Avresti potuto fare anche in maniera diversa…. Barrile: Ma io all’epoca ero sola, se avessi dovuto denunciare avrei dovuto cambiare completamente tante cose. Marco Ardizzone: Sì, però tu lo devi affrontare così questo problema: innanzitutto rogna non te ne devi prendere più, mai più, perché adesso non ha più necessità di prenderti persone problematiche a lavorare. Ma soprattutto devi fare in modo che le persone che tu hai aiutato, a loro volta ti risolvano i problemi (…) Conseguentemente devi utilizzare questa rete di favori che tu hai fatto anche per risolvere il problema che viene portato a te. Devi entrare in questa mentalità. Tutto nasce dal fatto che in quei giorni la signora Barrile era stata contattata da una parente di Pippo Leo che lei nella conversazione definisce la figlia di Pippo Leo. Sostanzialmente spiega che questa le aveva chiesto di intervenire presso gli uffici comunali perché aveva avuto un guasto nella sua casa popolare. Avevano fatto l’intervento, ma questa persona non si accontentava della riparazione che gli veniva prospettata e pretendeva che venissero fatti ulteriori lavori. La questione gli era stata rappresentata telefonicamente, esponendola anche alla possibilità di intercettazioni. Partendo da questo spunto viene fuori il fatto che il problema va risolto da altri… Infine Ardizzone ritorna sull’argomento dicendo: Quando tu hai questi problemi glieli devi rappresentare a mio fratello che lui va e parla, lui va e li risolve perché tu così non spendi… I soldi che gli dai non sono sprecati”.
Nel corso della stessa conversazione, i due interlocutori fanno esplicito riferimento a delle autovetture che sarebbero state bruciate. “Lo dice la signora Barrile quando parla sempre del fatto che le avevano imposto la rogna”, spiega Bagnato. “Ardizzone in quella parte afferma: Ma tu avresti potuto fare denuncia… Però poi: Non è così, tu mandi mio fratello a parlarci. Il dialogo finisce con Ardizzone che dice che lui e suo fratello non hanno paura degli anziani ma solo dei giovani perché chi si è fatto tanti anni di galera prima di prendere un’iniziativa ci penserà diverso tempo; i giovani invece possono anche fare delle azioni sconsiderate. Dopo aver finito di parlare con la donna, Ardizzone chiama Pullia e gli rappresenta questa situazione. Pullia si mostra un po’ stizzito per il fatto che non sia stato direttamente avvisato dalla signora Barrile, tant’è che Ardizzone gli dice che è appena successo e gli chiede anche di identificare questa persona”.
In un’altra conversazione, il 2 luglio 2016, Carmelo Pullia chiede un appuntamento ad Emilia Barrile. “Non viene esplicitato dai dialoghi tra i due il motivo di questo appuntamento, però poi Barrile chiama Ardizzone e gli racconta quello che è successo: un parente del pregiudicato Giuseppe Cucinotta avrebbe contattato Pullia al fine di far ottenere forse un lavoro, alla figlia di Maria Cucinotta, sua sorella”, spiega l’inquirente. “La Barrile dice che la cosa già le era stata rappresentata tempo prima e lei aveva dato la sua disponibilità però per un’attività di volontariato, non avendo possibilità in quel momento di lavoro, e di averlo già raccontato al Pullia e prima ancora a questa nipote. Credo che attualmente Giuseppe Cucinotta sia ancora detenuto all’ergastolo; è stato condannato per l’appartenenza, anche lui, al gruppo di Giorgio Mancuso e per alcuni omicidi commessi negli anni ’90”.
Cimici e talpe per comunicazioni top secret
“Già dai primissimi giorni delle intercettazioni emerge che Barrile ed Ardizzone abbiano a disposizione un’utenza dedicata per i loro contatti specifici”, riferisce il capitano Antonio Bagnato. “Lo comprendiamo da una conversazione in cui la politica riferisce ad Ardizzone dell’avviamento delle attività della Peloritana Servizi e della gestione dei parcheggi allo stadio San Filippo. E lui le dice: Guarda, sto preparando quella scrittura privata per i parcheggi, però mi avresti dovuto chiamare con l’altra utenza e non con questa. Esiste dunque un’altra utenza. Fortunatamente qualche tempo dopo la Barrile con utenza diversa da quella che noi avevamo sotto controllo contatta il telefono di Marco Ardizzone che noi avevamo appena iniziato ad intercettare. Questa utenza non è intestata alla Barrile ma a tale Massimo Ristori, residente anagraficamente a Milazzo ma che viene spesso controllato nella provincia di Roma. In realtà acquisiamo da subito anche il tabulato di questa utenza e verifichiamo che essa parla con una sola altra scheda che è in uso a Marco Ardizzone, anch’essa intestata a Massimo Ristori. Le intercettazioni ci dimostreranno che Ristori è un conoscente di Ardizzone e che da lui è contattato in diverse occasioni. Ci sono quindi due schede intestate a Massimo Ristori, una utilizzata da Ardizzone e l’altra da Barrile”.
“Per tutta la durata delle indagini c’è la spasmodica attenzione alla possibilità di essere sottoposti ad intercettazioni. In una conversazione tra Marco Ardizzone e suo fratello Fabio, quest’ultimo dice: Ho mandato quelle fatture sulle mail di Emilia. E l’altro risponde: Hai fatto malissimo, non va bene perché lei è sempre sottocontrollo, è sempre sotto attenzione, è sempre intercettata. Talché Fabio dice: Allora che faccio? Le mando a mia sorella Elisa e poi lei avvisa Emilia che ho mandato queste fatture. Quando noi attiviamo le intercettazioni siamo proprio nei giorni in cui viene data esecuzione alla misura cautelare di Gettonopoli in cui la signora Barrile non viene assolutamente coinvolta però i due commentano dal primo momento il fatto che lei possa essere, come tutti al Comune, sottoposta ad intercettazione. Nella conversazione del 12 novembre 2015, parlando appunto di Gettonopoli, Ardizzone le dice: Devi fare attenzione che non ci sia la telecamera pure nella tua stanza! E la Barrile: Sicuramente ci saranno. Allora Ardizzone dice: Smettila di fare incontri là…. Che la Barrile tema di essere intercettata viene fuori da tante altre conversazioni per esempio il 30 dicembre 2015, quando sempre con Marco Ardizzone si lamenta del fatto che la sorella di Ardizzone, Elisa, l’abbia chiamata per parlare di alcune fatture che le erano state pagate e dice: Oggi ho saputo che la mia stanza è ben vista e ben sentita da un paio di giorni! Dice quindi di essere intercettata nel suo ufficio. E il 2 gennaio, in occasione di un incontro che ci dovrà essere il giorno dopo presso l’Ancora in cui dovrà essere presentato Carmelo Pullia quale referente della cooperativa Peloritana Servizi, Ardizzone si lamenta con la Barrile perché nel parlare criptamente di questo incontro, lei non comprende da subito a cosa lui faccia riferimento. Allora lui si arrabbia e dice: Però queste cose non c’è bisogno di fare nomi, di fare orari, di fare cose, come a dire: Se tu non capisci, mi costringi a fare nomi e cose…. Tant’è che poi lui dice: Va be’, all’Ancora allora, fammelo dire anche se io lo volevo evitare, ma visto che non mi capisci…. Dopo quell’incontro la Barrile dice di aver detto a Carmelo Pullia di cambiare i numeri. Poi, il 21 gennaio 2016, la Barrile racconta ad Ardizzone che le hanno segnalato la possibilità che sua sorella Elisa possa partecipare ad un concorso all’ATM. Poco dopo la Barrile chiama Elisa Ardizzone e le dice: Ci sono diverse opportunità di lavoro per te e mi hanno segnalato in particolare una qua locale, però magari è meglio che ci vediamo anche perché il mio telefono ultimamente non funziona molto bene. Questo noi lo abbiamo interpretato come una preoccupazione di non affrontare la conversazione per telefono. Nel febbraio del 2016 i contatti sulla linea dedicata diminuiscono di frequenza, iniziano dei viaggi, la signor Barrile va a Roma e quindi i due hanno modo di incontrarsi anche di persona e questo fa calare un po’ anche il numero di conversazioni su questa utenza. Sempre sulla loro preoccupazione delle intercettazioni, il 3 aprile del 2016 Ardizzone la rimprovera perché lei comincia a parlare degli incassi della Peloritana. Le dice: Ho capito Emilia, ricordati quale telefono hai in mano perché questa volta non siamo sull’utenza dedicata, siamo su quella conosciuta da tutti. E quindi ribadisce che se lei dice queste cose, chi ci deve sentire, ci sente. Ardizzone è sempre molto, molto preoccupato, la rimprovera diverse volte. Il 12 marzo, Emilia Barrile dice che per lei il telefono è un nemico e quindi deve stare attenta ad usarlo. E Ardizzone le ribadisce: Stai attenta anche a come parli nella tua stanza (..) Quando qualcuno per telefono o nella tua stanza ti dice qualcosa che non va bene, tu ti alzi e te ne vai…”.
“A maggio del 2016 viene eseguita la custodia cautelare dell’operazione Matassa in cui vengono arrestati Angelo Pernicone e Giuseppe Pernicone e viene raggiunto da custodia cautelare pure Paolo David, che è un consigliere anche lui di area genovesiana, proprio per fatti accaduti nella campagna elettorale del 2013”, prosegue la deposizione dell’inquirente. “Questa cosa ingenera un particolare stato d’ansia nella signora Barrile, la quale ragiona anche sull’ipotesi di dimettersi, ma Ardizzone su questo la tranquillizza dicendo che ormai quello che è fatto è fatto, ma che deve stare sempre attenta ad usare bene il telefono. L’intercettazione sulla linea dedicata di fatto verrà conclusa il 14 settembre del 2016 perché Ardizzone, dopo che la Barrile gli dice: Oggi è venuto il fratello di tuo fratello a chiedermi una cosa, lui le risponde: Di queste cose non mi dire più niente, anzi sai che fai? Prendi quella scheda e la bruci! Dopodiché l’utenza non farà più traffico. Giusto come nota, proprio la mattina del 14 settembre si è verificato che Angela Costa, la presidente della società Peloriana Servizi, era stata convocata dalla Squadra mobile per dei problemi legati alla vendita delle birre allo stadio (…) E’ emerso altresì il ricorso ad altre forme di comunicazione per esempio con dei pizzini. Abbiamo una conversazione del 31 agosto 2016 in cui il fratello Fabio che era venuto a Messina, ritornando a Subiaco chiama Marco Ardizzone e dice: Emilia mi ha dato un foglietto per te! Comprendiamo che esiste anche un canale basato sulla trasmissione dati, whatsapp, o eventualmente anche altre applicazioni di comunicazione che non sono intercettate dall’attività ordinaria”.
Candidature, voti e tintinnanti salvadanai
Nel corso della sua deposizione, il capitano dei Carabinieri è poi tornato a parlare della figura dell’ingegnere Francesco Clemente e in particolare dei rapporti di tipo politico-elettorale con l’allora presidente del consiglio comunale. “Prima ancora di avviare le attività di intercettazione sulla Barrile, il Clemente, parlando con una sua amica, dice sostanzialmente sulla signora Barrile che avrà una buona carriera politica perché si vuole candidare alle prossime regionali e che aveva chiesto a Clemente di appoggiarla non tanto sotto il profilo dei voti ma sotto quello di diventare un suo consigliere per aiutarla sul come muoversi”, racconta Bagnato. “Di fronte alla perplessità che l’interlocutrice gli manifesta sulle possibilità di venir eletta alle regionali, Francesco Clemente insisteva sul fatto che la Barrile avrebbe avuto sicuramente degli ottimi risultati perché era una che a Messina aveva preso oltre 2.500 voti staccando di gran lunga qualunque altro candidato e in più aveva a disposizione quella che lui stesso definisce una holding di patronati che le permetteva di fidelizzare gli eventuali elettori. Inoltre, aggiungeva Clemente, era intenzione della Barrile ampliare questa rete di patronati per prenderne di nuovi in provincia anche in funzione del ritorno elettorale. Per altro lui quantifica in duecentomila euro i guadagni che avrebbe avuto la Barrile da questi patronati, probabilmente esagerando. In una conversazione successiva, parlando con la moglie, Clemente racconta che la signora Barrile in origine era una consigliere di quartiere collegata all’Udc, quando lui era candidato alle provinciali, e che faceva la campagna elettorale per conto di Clemente, portando quindi questa conoscenza abbastanza indietro negli anni e collegandola alla comune militanza politica. Il Clemente, laddove viene interessato da suoi amici per varie vicende, si rivolge poi spesso alla Barrile. Abbiamo per esempio quella dell’amico Salvatore Laganà, la cui mamma è sorella di Lorenzino Ingemi, un altro pregiudicato per reati anche di criminalità mafiosa degli anni ’70 e ’80. Il Laganà ha dei problemi collegati all’apertura di un lido in zona Faro a Messina e si rivolge a Clemente dapprima per un problema con l’Amam. Poi per il problema dell’autorizzazione per l’apertura del lido e infine anche per un intervento per evitare che venisse deliberata all’epoca l’isola pedonale nel villaggio di Torre Faro. Sostanzialmente la società riconducibile a Salvatore Laganà, perché lui non ne fa parte direttamente, è la Punta Peloro S.a.s. di Filippo Alessi & C., composta dai soci Filippo Alessi, Concetta Cutugno, che è la moglie di Salvatore Laganà, Antonino Alessi e Claudio Laganà, il fratello di Salvatore. Poi a marzo del 2015 la società Punta Peloro S.r.l. affitta il ramo di azienda… Quando il 28 aprile Laganà interpella Clemente perché ha bisogno di essere messo in contatto con l’Amam, Clemente gli dà un numero di telefono in uso ad Antonino Cardile che è un dipendente di Amam, dicendogli di contattarlo a nome del presidente del consiglio comunale Emilia Barrile. Più avanti Laganà chiede a Clemente un intervento perché ha dei problemi con l’architetto De Pasquale del dipartimento urbanistica del Comune di Messina, perché lui non sta firmando le autorizzazioni per l’apertura del lido. Quindi Laganà chiede a Clemente se lui conosce questo funzionario e se abbia modo di intercedere. Clemente come sempre dice sì ma non contatta lui direttamente il De Pasquale e si rivolge ancora una volta ad Emilia Barrile. Laganà farà numerosissime conversazioni con Clemente lamentandosi dell’atteggiamento dell’architetto De Pasquale… Dopo l’intervento della Barrile inizierà un rapporto di conoscenza e di amicizia tra lei e il Laganà, il quale dopo si spenderà organizzando incontri politici e partecipando anche ad incontri presso l’abitazione dell’onorevole Genovese. Inviterà spessissimo la signora Barrile presso il suo lido e per altro la cooperativa Universo e Ambiente svolgerà un servizio di pulizia al suo interno attraverso l’intermediazione del presidente Barrile. Ci risulta pure che Emilia Barrile si sia interessata a dei pagamenti per questi lavori, tant’è che interviene su Antonio Tortorella, il dipendente di Universo Ambiente che si occupa della gestione amministrativa della cooperativa e anche della Peloritana Servizi, dicendo che prima di chiedere il pagamento delle fatture deve comunque parlare con lei”.
“I rapporti di collaborazione tra l’ingegnere Clemente e la signora Barrile si evidenziano ad esempio nel momento in cui c’è il passaggio della signora Barrile dal Pd a Forza Italia”, aggiunge l’inquirente. “L’esponente politica si confronta con Clemente in relazione a questa sua scelta e in particolare dal complesso dei dialoghi emergerà che proprio Clemente la coadiuva nella redazione del comunicato stampa con cui lei, il 13 dicembre 2015, annuncerà il passaggio al gruppo di Forza Italia. Clemente ha un ruolo assolutamente attivo sia in questo momento decisionale e poi più avanti perché Barrile lo coinvolgerà o lo vuole coinvolgere anche nel rapporto con l’onorevole Genovese ed eventualmente per un suo futuro incarico come dirigente della Siremar che proprio in quei giorni era stata acquisita dal gruppo Franza. Nelle settimane lo porta a degli incontri, gli propone di entrare a far parte della segreteria politica dell’onorevole Genovese il quale ha bisogno di una persona in grado di scrivere i discorsi, di svolgere tutte quelle attività di segreteria che servono. Con l’idea che comunque avere una persona di sua fiducia all’interno del gruppo e della segreteria sia di interesse per la sua carriera, perché quel momento di transizione è un momento molto complesso (…) Lo stesso Ardizzone è informato di questo ruolo che ha Clemente e ne è contento perché condivide l’idea che ci sia una persona amica all’interno della segreteria, perché lui teme comunque che la concorrenza all’interno del gruppo possa portare ad un’esclusione della signora Barrile dalle future candidature. Avere quindi una persona all’interno di questa segreteria politica è una cosa che lui ritiene assolutamente positiva”.
“Marco Ardizzone consiglia più volte a Barrile di condizionare questa sua scelta politica con l’on. Genovese in funzione delle opportunità di guadagno, questo dice, per lui o per lei e per gli sviluppi futuri di carriera, nel senso che ha bisogno di supporto economico per mantenere il gruppo di persone che la dovranno sostenere”, ha concluso Bagnato. “Per Clemente c’era questa ipotesi di essere nominato in un ruolo dirigenziale all’interno di Siremar che sarebbe stato retribuito in maniera congrua e sarebbe anche in parte servito a creare quello che viene chiamato un salvadanaio in cui raccogliere dei soldi per finanziare le future campagne elettorali di Barrile. Il concetto del salvadanaio emerge dalle conversazioni sia con Ardizzone che con Clemente. Si discute cioè della necessità di avere un’autonomia economica che può essere garantita attraverso l’indicazione dell’assegnazione a dei professionisti indicati da Barrile, in particolare Marco Ardizzone, ma anche il fratello Fabio perché in una conversazione fra i due, Marco gli dice: Ho segnalato eventualmente il tuo nome perché io non mi posso esporre in prima battuta. E con una retribuzione attraverso incarichi di consulenza piuttosto che incarichi lavorativi da dare ai fratelli Ardizzone, che incassando questi soldi possono costituire quello che loro chiamano il salvadanaio con cui poi finanziare le campagne elettorali di Barrile”.

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