Il Pentagono affida ad impresa siciliana i lavori per la base dei droni in Corno d’Africa
Sarà
un’azienda siciliana a realizzare in una base aerea di Gibuti i nuovi hangar che
ospiteranno i droni killer Usa destinati a bombardare gli obiettivi selezionati
nella sporca guerra al terrore in Corno d’Africa e Yemen. Lo scorso 13 dicembre
il sito web della Federal Business
Opportunities ha dato notizia di un contratto aggiudicato il 30 aprile 2018
alla società Consorzio Stabile GMG Scarl di Catania per la costruzione di
quattro hangar accanto alle piste aeroportuali di Chabelley, a 12 chilometri circa
dalla capitale Gibuti. Stando al testo del contratto ratificato il 4 dicembre
2018 dal Dipartimento di ingegneria navale – Comando per l’Europa, l’Africa e l’Asia
sud-occidentale di US Navy, l’azienda siciliana dovrà smantellare gli shelter
esistenti per il ricovero e la manutenzione dei droni e costruire quattro
hangar semi-permanenti con relativi sistemi elettrici e di comunicazione. “Il contractor
dovrà costruire inoltre un piazzale d’accesso per collegare gli hangar alle
piste di decollo che sono in via di pavimentazione in estensione al contratto
già sottoscritto in precedenza”, spiegano le autorità militari USA. “Il Consorzio
GMC sta operando presso l’aeroporto di Chabelley anche per conto di US Air
Force con un altro contratto. Pertanto il Consorzio è l’unico soggetto che può
intraprendere l’opera dei quattro hangar ampliando i contatti pre-esistenti in
modo da evitare una sostanziale duplicazione dei costi del Governo nel caso di
un nuovo bando di gara, nonché inaccettabili ritardi con impatti negativi nella
missione delle forze aeree”. Secretato l’ammontare del contratto per i nuovi hangar.
Il Consorzio Stabile Gmg ha
sede in via Etnea 587, Catania; rappresentante legale è il geometra Giuseppe
Leonardi, direttore tecnico il geometra Salvatore Luigi Caniglia. E’ stato costituito nel 2012
con scopo sociale la “costruzione di impianti sportivi, strutture di impianti
industriali e di altre opere di ingegneria civile”, ma sin dal primo anno di
attività la società è diventata un contractor di fiducia del Dipartimento della
Difesa degli Stati Uniti d’America, ottenendo sino alla fine del 2017 contratti
per un importo complessivo di 16.409.242 dollari. Le prime opere per conto del
Pentagono risalgono al settembre 2012 (lavori di manutenzione alle piste della
base aerea siciliana di Sigonella per 570.000 dollari); dal 2015 il Consorzio
catanese ha iniziato a operare invece in Bahrein per non meglio specificati “lavori
di costruzione” di infrastrutture militari USA che saranno completati entro la
fine del 2019. Nel 2016 oltre ad importanti lavori di riparazione della rete
idrica e di alcuni edifici a NAS Sigonella è stata intrapresa la costruzione di
infrastrutture top secret nella base aerea dei droni killer statunitensi di Gibuti.
Il
piccolo stato del Corno d’Africa ospita dalla fine del 2010 i “Predator” e i “Reaper”
dell’US Air Force per operazioni di riconoscimento e missioni strike contro
presunti “terroristi” operanti in Somalia e Yemen. Sono state centinaia le missioni
di morte lanciate da Gibuti con un innumerevole numero di vittime, alcune delle
quali ignari civili. L’ultimo attacco risale al 7 gennaio scorso, quando secondo
US Africom due droni avrebbero ucciso quattro militanti di
al-Shabab nel sud Somalia, vicino al villaggio di Baqdaad. Inizialmente i droni USA erano stati schierati nella
grande base di Camp Lemonnier, accanto all’aeroporto della capitale di Gibuti,
ma a seguito di alcuni incidenti a danno del traffico aereo passeggeri, nel
2013 l’US Air Force ha deciso il loro trasferimento a Chabelley. Al tempo, il Washington Post aveva
rivelato lo stanziamento di 13 milioni di dollari per realizzare nuove infrastrutture
e gli shelter dei droni nella nuova base. A Chabelley hanno operato negli anni
scorsi velivoli senza pilota di altri paesi partner degli Stati Uniti. Dall’agosto 2014 al 3 marzo 2015, lo scalo ha
funzionato come base operativa dei “Predator” dell’Aeronautica militare italiana
(Task Force Air Gibuti) nell’ambito
della missione aeronavale “Atalanta” dell’Unione europea per il contrasto della
pirateria marittima nelle acque del bacino somalo e del Corno d’Africa.
Le forze armate USA operano
a Gibuti dal 2002; a Camp Lemonnier, sede della Task Force Horn of Africa, sono schierati 4,000 militari circa, inclusi
Marines, forze speciali e unità della CIA. Oltre ai droni, l’US Air Force
schiera pure aerei da sorveglianza con equipaggio U-28A, velivoli da trasporto
C-130 “Hercules”, elicotteri e caccia F-15E. Le operazioni effettuate dalle
basi di Gibuti sono poste sotto il coordinamento del Comando di U.S. Naval
Forces Europe-Africa di stanza a Napoli.
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