Processo Beta e la mafia urbanistica. L’ingegnere che non vede e l’obolo del 3%


Decine di immobili da destinare alle famiglie che popolano le baraccopoli di Messina sud; alloggi di edilizia popolare e residenziale nelle aree più ambite ma geologicamente fragilissime di Torrente Trapani e San Licandro; un maxiparcheggio e l’ennesimo centro commerciale in pieno centro città; finanche il progetto per il nuovo Palazzo di giustizia. Sono alcuni degli affari speculativi che la famiglia di mafia Romeo-Santapaola sperava di portare a termine a Messina anche grazie gli uffici di un sin troppo compiacente funzionario del dipartimento di Urbanistica del Comune e di qualche suo più stretto collaboratore e sodale. E’ quanto emerso l’8 gennaio all’udienza del processo antimafia Beta durante il lungo esame del neocollaboratore di giustizia Biagio Grasso, il costruttore originario di Milazzo già partner economico e imprenditoriale di punta del clan peloritano organico alla potente organizzazione criminale dei Santapaola di Catania.
A specifica domanda del pubblico ministero Liliana Todaro, Biagio Grasso si è soffermato inizialmente sulla vicenda relativa al bando di gara per l’acquisto da parte dell’Amministrazione comunale di Messina di 64 alloggi a Fondo Fucile, da destinare all’assegnazione in locazione definitiva ai fini del programma di sbaraccamento di Fondo Fucile. “In quel momento, il bando di acquisto del Comune lo seguimmo io, Vincenzo Romeo e Carlo Borella, quest’ultimo poi estromesso dall’operazione, fermo restando che per l’acquisto dei 64 alloggi la parte legale l’ha curata l’avvocato Andrea Lo Castro, non entrando realmente in quota parte ma avendo promesso un appartamento di cui ci dovrebbe essere anche un compromesso a nome suo nei miei atti, che poi non si è concretizzato perché sono arrivati gli arresti”, ha spiegato il costruttore. “L’operazione ci venne proposta a fine 2012, inizio 2013, da Italcase, società di intermediazione immobiliare facente capo a Giuseppe Giuliano e un’altra persona di cui ora non ricordo il nome. Attraverso il socio fittizio, tale Vittorio Lo Conti della R.D. Costruzioni ma socio alla pari, al 50% in quel momento e attraverso la Italcase, mi viene proposta l’acquisizione di questa operazione che sulla carta girava molto bene, in quanto terreni tutto sommato in posizione sì svantaggiata, però popolare, perché in quel momento storico era più facile vendere quel tipo di appartamenti che altri, soprattutto in un bacino molto grande come il villaggio Aldisio. In più l’operazione era interessante perché aveva una parte di edilizia ospedaliera che la vecchia proprietà, Rosario Di Stefano e Lo Conti, neanche se ne erano accorti”.
“Loro due erano i soci, li avevo conosciuti perché sono stati anche loro fornitori della Se.Gi. S.r.l. nella costruzione del primo lotto che stavo realizzando con la società Pet sempre a Torrente Trapani, quindi già sapevo da tempo che erano in società”, ha aggiunto Grasso. “Il Lo Conti ad onor del vero è stato il primo a fornirmi le informazioni alterate, perché è arrivato con tutta una serie di schemi con nominativi e somme di denaro di acconti che poi non sono assolutamente risultati veritieri perché quando abbiamo ricontrollato e chiamato le persone singolarmente, c’ha detto la realtà delle somme che aveva versato, che erano più o meno il doppio e il triplo di quello che c’avevano dichiarato. Su tutto questo ci sono le dichiarazioni già firmate e una mia denuncia pendente presso Guardia di Finanza e credo ora un procedimento aperto presso il Tribunale. In virtù di questa vicenda ci ritroviamo anche lì per una valutazione sbagliata soprattutto mia, perché mi sono fidato molto delle persone, in una situazione però complicata, perché avevamo tutte le persone nuovamente addosso come c’era successo alla Se.Gi. S.r.l.. In quel momento avevamo un rapporto con Stefano Barbera in quanto c’era in corso un’operazione finanziaria farlocca; anche lì poi abbiamo scoperto che un tale Monteiro si era già incassato 175 più 25 mila euro. Gliel’avevamo dati a Barbera nelle more per altre situazioni, eravamo fuori di 200 mila euro e il Barbera si sentiva in colpa anche perché il Romeo l’aveva cominciato a pressare in maniera abbastanza pesante già in quel periodo. Il Barbera, sia per guadagnare qualche cosa, sia per rimettersi in bonis negli occhi nostri, ci disse: Guarda, c’è la possibilità, ci sarà un bando a breve per l’acquisizione di alloggi da parte del Comune di Messina, io ho un carissimo amico mio con cui ho fatto già diverse operazioni, lo conosce pure Monteiro, è persona di riferimento al Comune e si chiama ingegnere Raffaele Cucinotta, che comunque noi sapevamo che era a capo dell’Ufficio urbanistica, quindi chiaramente persona seria e di peso all’interno del Comune. Allora abbiamo deciso di incontrarlo. Effettivamente quasi immediatamente dopo, il bando è stato pubblicato con caratteristiche tutto sommato idonee alla nostra posizione e alla nostra tipologia di alloggi, ma per quanto riguarda noi con due grosse criticità: la prima molto importante, era che l’edificio sempre per un errore clamoroso della vecchia proprietà ricadeva per una porzione in un terreno dove eravamo comproprietari con altre tre persone, quindi nascevano complicanze del tipo che la concessone edilizia era stata rilasciata alla R.D. Costruzioni ma in realtà per quella parte eravamo senza concessione e fuori dalla possibilità di fare trasferimenti degli immobili. Il terreno su cui era stata edificata porzione dell’edificio non ricadeva cioè nella stessa proprietà del titolare della concessione edilizia. Avevamo un ulteriore problema per i tempi di consegna perché eravamo molto in ritardo. Il bando è stato improvviso, lo abbiamo saputo qualche settimana prima che uscisse da Barbera e da Cucinotta e quindi eravamo realmente un po’ in difficoltà per il completamento. Qui nascono i rapporti che porteranno poi all’aggiudicazione parziale del bando e il contatto attraverso Salvatore Boninelli presentatoci da Michele Spina e quindi entra in gioco le Costruzioni dello Stretto che dovevano venire in soccorso nostro per il completamento dell’edificio nei termini e nei modi che il bando aveva previsto”.
L’occhio che non vede dell’ingegnere dell’Urbanistica
“Io il Barbera lo conosco presso il bar Venuti in occasione dell’evento con Monteiro; in principio non sapevo neanche chi era e credo neanche lui sapeva chi ero io”, ricorda Biagio Grasso. “In virtù delle problematiche che erano nate col contratto di Monteiro che non era riuscito ad onorare, il Barbera ci dà l’aggancio con il Cucinotta. Da questo momento in poi con Cucinotta ci parlo io e nasce un rapporto a 360 gradi. Chiaramente il Barbera era sempre presente e persona che sapeva tutti i passaggi. Per non dare incarichi direttamente all’ingegnere Cucinotta, ci sono stati poi degli incarichi forse non formalizzati, degli atti con tale ingegnere Polizzi che è una persona che Cucinotta utilizzava per fare dei lavori che erano incompatibili col ruolo che lui in quel momento stava avendo nel Comune di Messina. Il Barbera aveva indicato chiaramente all’ingegnere Cucinotta chi era Vincenzo Romeo, anche perché il Barbera aveva rapporti con il Romeo da anni, cioè lo conosceva da molto prima, perché lui lavorava con delle forniture per ristoranti e bar, i Romeo hanno avuto sempre bar e quindi lo ha sempre coadiuvato in questo. Con Vincenzo Romeo il Cucinotta si è incontrato qualche volta principalmente sempre per questioni di tutela di tutti per evitare che lo associassero a rapporti con il Romeo stesso. Chiaramente era il segreto di Pulcinella perché si sapeva che io ero in società con Enzo Romeo, ormai era di dominio pubblico, quindi chi parlava con me stava parlando con Vincenzo Romeo. E  Cucinotta sapeva che Vincenzo Romeo era in società con me, anche perché il Barbera, per garantire poi tutta una serie di accordi e impegni, diceva: Biagio Grasso è socio con Vincenzo Romeo, quindi se piglia un impegno deve mantenerlo per forza, ecco questi, diciamo, sono stati i primi approcci. Con Cucinotta si è parlato immediatamente su quali erano le problematiche che c’erano in quel momento, quindi il discorso dell’edificio e quella relativa alla proprietà della particella, il discorso del cantiere che era indietro... Nei requisiti principali c’era poi che tu dovevi fare gli atti entro un determinato tempo, ora non ricordo esattamente qual erano le prescrizioni del bando, ma erano molto ristrette, perché se no si rischiava di perdere il finanziamento regionale e quindi se non potevi fare i trasferimenti il bando veniva invalidato. Dovevi dichiarare che eri nelle condizioni di mantenere ciò che il bando in quel momento prescriveva. Cucinotta comunque non occupava un ruolo in ambito di edilizia sociale; in quel momento era gestito dall’architetto Canale con cui lui mi ha creato un appuntamento in cui c’ho parlato io. Mentre per le verifiche tecniche di fattibilità delle richieste che erano state presentate c’era l’architetto Parlato che era il demandato per queste verifiche, ragion per cui lui già fece un passaggio con Parlato, gli disse cioè che erano degli amici suoi con cui aveva dei rapporti e quindi di poter fare in modo di ovviare alle problematiche di cui ho accennato prima. Lui gli spiegò quali erano le problematiche presenti, altrimenti noi non potevamo presentare neanche l’offerta perché rischiavamo di essere passibili anche di dichiarazioni mendaci. Quindi era obbligatorio avere la copertura di dire guardate che c’è il problema, però ci dovete dare la garanzia che non sorgono complicazioni, cercheremo di risolvere il problema nel momento in cui dovremo essere pronti per il trasferimento… Infatti contestualmente è stata fatta la cessione delle quote da R.D. Costruzioni che ha creato l’azienda Il Parco delle Felci, il 100% del quale è stato acquistato da XP che a sua volta lo vende alla Costruzioni dello Stretto... Così Parco delle Felci risulta aggiudicataria nei confronti del Comune con titolarità le Costruzioni dello Stretto, che a sua volta avevano dei patti parasociali dove erano regolamentate tutte le vicende in riferimento al bando e dove io e Enzo Romeo rimanevamo al 180% e le Costruzioni dello Stretto rimanevano al 50% delle operazioni”.
Consulenze, favori e quella mancia del 3%
I contatti tra il gruppo Grasso-Romeo e il professionista in forza all’Ufficio Urbanistica del Comune di Messina non si sarebbero però limitati alla mera compravendita degli alloggi di Fondo Fucile. “Nelle more mettiamo a conoscenza Raffaele Cucinotta di altri progetti importanti che volevamo portare avanti in città, tra cui l’acquisizione del terreno che c’è di fronte a Sanfilippo in Via La Farina perché si pensava insieme all’architetto La Spina di fare un progetto che potesse prevedere dei parcheggi e una proposta per il Palazzo di giustizia; lo sviluppo di un grosso centro commerciale in zona ex Sanderson dove ha avuto un ruolo anche Turi Boninelli perché è un’area che era proprietà dell’Ente sviluppo agricolo dove Boninelli era un consulente esterno della Regione Sicilia”, ha raccontato Grasso all’udienza dell’8 gennaio. “Lui ha verificato per conto nostro la fattibilità di un progetto, se non ricordo male in Via Cesare Battisti dove c’era tale Sobbrio come riferimento e noi dovevamo acquistare queste quote... Insomma si è messo a disposizione nostra per darci tutte le conseguenze adeguate, per dire Sì, questo è fattibile, questo non è fattibile, questo può avere problemi, questo non può avere problemi… In virtù di tutte queste informazioni e di queste consulenze per ogni operazione c’erano degli accordi, in percentuale a quello che potevano essere i guadagni o meno dell’operazione, che potevano essere dati o in dazione di denaro a operazioni chiuse o in consulenze da verificare di volta in volta. Come favori sono stati assunti due parenti di Raffaele Cucinotta proprio in questo periodo; uno credo era il compagno della figlia e l’altro era la sorella del compagno della figlia. Uno ha lavorato come segretaria presso l’ufficio in Viale Boccetta e l’altro è stato dipendente presso il cantiere. Più piccole somme di denaro che gli sono arrivate nell’ordine di poche centinaia di euro, una volta in mia presenza e di Enzo Romeo sotto casa sua e altre volte che sono transitate attraverso Stefano Barbera. In relazione alla vicenda di Fondo Fucile, sono stati elargiti a Cucinotta non ricordo se 150 o 300 euro proprio nella stradina all’ingresso di dove abita, zona Messina centro”.
“Per tutte le vicende che Raffaele Cucinotta ha gestito d’accordo anche con Stefano Barbera che fungeva da trade union per conto suo anche su altre operazioni di cui non eravamo noi i direttamente interessati, veniva stabilita una percentuale che si era discusso essere intorno al 2-3% sul valore d’aggiudicazione”, ha ribadito Grasso. “L’impegno che lui assumeva era dal punto di vista soprattutto urbanistico, fare in modo di poter risolvere se c’erano delle problematiche… Per esempio, l’edificio in Via Cesare Battisti aveva delle problematiche dal punto di vista di zonificazione e se lui riteneva che in qualche maniera poteva sistemare, la forza di contratto che la mia società assumeva nei confronti dell’interlocutore diventava importantissima, perché il concetto è che se vado a parlare con uno che ha un’operazione bella ma bloccata al Comune, io gli dico: Okay, mi compro il 50% perché la sblocco, se vale 100 te ne do 25, perché in ogni caso per te in questo momento vale zero. L’accordo che abbiamo fatto con l’ingegnere Cucinotta era che le operazioni in ogni caso venivano valutate; se c’erano i presupposti per risolvere il problema, lui ci diceva: Accettateli,  perché io posso risolvere il problema… Chiaramente se era un’operazione da non fare, tipo appunto quella con Sobbrio, non l’abbiamo fatta perché lui ha ritenuto che il problema non riusciva a risolverlo in quel momento, poi non so se è andata in maniera diversa. Faccio pure l’esempio della ex Sanderson dove c’era un programma di riqualificazione urbana e dove non potevi non avere il supporto dell’Urbanistica altrimenti il progetto neanche è presentabile. Un altro esempio eclatante, nel momento in cui sapevamo che gli alloggi a Torrente Trapani c’erano stati sequestrati da parte della Procura, sia noi che l’imprenditore Pettina avevamo deciso di non costruire più a Torrente Trapani e quindi Vincenzo Romeo attraverso un suo familiare di Acireale ha messo a disposizione un terreno che si trova in Via Salandra, dietro i depositi di Messinambiente, nell’ex fabbrica del ghiaccio, dove Cucinotta ma anche l’architetto La Spina che in quel momento collaborava con noi stavano studiando un progetto per fare il trasferimento della cubatura addirittura presso l’area in Via La Farina dove pensavamo di fare la proposta per la costruzione del Palazzo di giustizia. Nel momento in cui hai un riferimento così importante, sai a priori se l’operazione è fattibile o meno e puoi spenderti in maniera molto più ampia nei confronti di altri interlocutori. Faccio un altro esempio: noi abbiamo fatto un incontro a Catania con Bosco dove gli abbiamo proposto di entrare in società attraverso l’architetto La Spina per l’operazione del Palazzo di giustizia e di un parcheggio multipiano sempre in quell’area vicino Via La Farina, garantendogli che al Comune di Messina avevamo noi la chiave per non darci nessun tipo di problema. E questa chiave consisteva principalmente nel dirigente dell’Urbanistica che è quello che alla fine in questa tipologia di programmi costruttivi ha un peso di incipit fondamentale. Chiaramente poi ci sono tutta un’altra serie di adempimenti che possono passare al Consiglio comunale, ad altre commissioni, però se già parti con il dirigente capo che ti dà un parere positivo o ti dà le indicazioni adeguate per presentare il progetto… E’ anche vero che fino ad un certo punto è il lavoro che lui deve fare, però dall’altra parte è chiaro che non ci possono essere compensi alternativi, mentre con lui c’era un accordo attraverso Barbera di un 3% sull’importo del lavoro”.
“Alle riunioni a cui ho partecipato io, Barbera, Cucinotta e Vincenzo Romeo si parlava di tutti gli affari che c’erano in essere in quel momento, quindi gli alloggi, Torrente Trapani, lo spostamento della cubatura, la proposta per il Palazzo di giustizia, la Torre Sobbrio, la cooperativa e diverse altre operazioni che volevamo proporre; il rapporto era costante e continuo, cioè tutti i giorni”, ha aggiunto il costruttore mamertino. “Barbera e Cucinotta fungevano la stessa persona, cioè il famoso 3% doveva essere diviso fra i due. Sull’esito della procedura che stava andando avanti al Comune, Barbera informava costantemente sia me ma soprattutto Vincenzo Romeo (…) In precedenza, per quanto riguarda le concessioni edilizie che avevamo in essere soprattutto a Torrente Trapani dove c’erano alcune scadute da tempo, già Pettina mi aveva detto di avere lui un rapporto direttamente con Cucinotta che in qualche misura faceva in modo di evitare controlli specifici. Anche se non erano di sua competenza, in qualche misura faceva in modo di evitare però che gli uffici competenti potessero verificare che i ratei delle concessioni erano scaduti e quindi la revoca potesse scattare in qualsiasi momento. Oggi a Torrente Trapani non so se ancora c’è il sequestro o meno, ma all’epoca del mio arresto le concessioni non erano assolutamente in regola, né da parte mia né da parte dei Pettina, eppure passibili di revoca immediata perché erano scadute le fideiussioni. C’erano quattro - cinque ratei indietro, eppure anche lì abbiamo avuto un aiuto da parte del Cucinotta dove teneva la situazione sotto controllo. La stessa R.D. Costruzioni al momento dell’aggiudicazione aveva due ratei indietro, mi sembra di 50 mila euro ognuno, di cui loro erano a conoscenza e che in teoria dovevano verificare. Ecco, anche da questo punto di vista ci dava una copertura…”.
Jolly, frodi e buchi nell’acqua
All’udienza del processo Beta, il Pm Liliana Todaro ha chiesto al collaboratore Biagio Grasso di chiarire se relativamente alla fase antecedente all’aggiudicazione del bando di gara per l’assegnazione degli alloggi di Fondo Fucile, lo stesso Grasso o appartenenti alla famiglia Romeo avessero avuto dei contatti anche con altri funzionari comunali oltre che con il Cucinotta. “Per questa vicenda io ho conosciuto e ho parlato con altri due funzionari e un politico”, ha risposto il costruttore. “Il politico è l’architetto Sergio De Cola che comunque è completamente fuori da queste vicende, non sapeva né l’esistenza di Enzo Romeo né tantomeno chi poteva essere. Sono stato presentato da Raffaele Cucinotta come imprenditore e quindi che poteva proporre anche dei progetti sul Comune di Messina. Ho avuto uno o due incontri in merito a questa vicenda; non siamo entrati poi in altri particolari. Con l’architetto Canale idem, ci ha detto che se c’erano tutti quanti i requisiti non aveva nessun problema a procedere all’aggiudicazione e né tanto meno sono state riferite le problematiche importanti che potevano essere oggetto di esclusione. Per quanto riguarda invece l’architetto Parlato che comunque era la persona predisposta a fare i controlli, nel momento in cui Raffaele Cucinotta espone questa problematica e dice: Okay, sì, ma io in ogni caso non sono chi fa le verifiche, in qualche maniera dobbiamo parlare con chi le fa, io posso parlare ma è meglio che… pure voi; nel momento in cui Enzo Romeo dice: Senti, l’architetto Parlato, gli dice Raffaele Cucinotta Apposto, me la vedo io perché mio padre lo conosce, ha un rapporto diretto per questioni pregresse. Al che io gli domando a cosa riferisce e lui mi dice che Francesco Romeo, padre di Vincenzo Romeo, gli ha risolto un problema di estorsioni presso un’attività di ricezione che lui o il figlio, non ricordo chi, hanno in una località vicino Catania. Francesco Romeo era intervenuto per dipanare la vicenda, quindi aveva, diciamo, un jolly da recuperare. Poi realmente Enzo Romeo parla con il padre e quest’ultimo gli dice: No, vengo pure io a parlare con lui. Quindi siamo andati direttamente con la mia auto presso l’Ufficio urbanistica, io, Vincenzo Romeo e Francesco Romeo. Il Parlato ci ha ricevuto e ci ha garantito che faceva in modo di sorvolare su quelle problematiche che erano riferite in quel momento al terreno, chiaramente garantendogli noi di sistemare il tutto prima del trasferimento degli appartamenti. Riguardo al ritardo sui lavori faceva in modo di cercare di venire a proporre una piccola proroga, cosa che poi realmente c’è stata, anche se non è stata una proroga molto lunga, un mese o poco più. Quello però che ci aveva promesso lo ha mantenuto. Noi avevamo chiesto sei mesi, però lui ha detto che non era nelle condizioni di poter forzare fino a quel punto”.
“Nel corso di quell’incontro col Parlato, l’oggetto della conversazione è stato il problema della particella che non ricadeva totalmente sulla nostra proprietà, perché nel momento in cui lui veniva a fare i controlli, la prima cosa era verificare se lo stato d’avanzamento lavori poteva essere al punto tale da rispettare la consegna e, secondo, i documenti di proprietà che sono i primi che qualsiasi tecnico va ad analizzare”. aggiunge Grasso. “La prescrizione fondamentale è che dovevi essere titolare al 100% dell’area; anche se hai una piccola particella come nel nostro caso di un metro quadrato su un milione di metri quadrati hai delle difficoltà, non sei totalmente proprietario dell’area. Quella era quindi una delle criticità importanti per cui eravamo esclusi già in partenza. Senza la garanzia dell’ingegnere Cucinotta e dell’ingegnere Parlato di fare in modo di non accertare e fare emergere questa problematica noi non presentavamo neanche l’offerta, perché significava fare un buco nell’acqua. L’edificio doveva avere delle trasformazioni importanti, cioè c’erano delle mansarde vendute precedentemente in frode da Di Stefano che dovevamo rinunciare a fare. C’era tutta una serie di ulteriori adempimenti di metrature, balconi che non facevamo più, cioè l’edificio doveva essere stravolto, quindi se non avevamo la garanzia di essere aggiudicatari o per lo meno di non essere esclusi, non procedevamo a fare quella serie di modifiche che sono state poi eseguite e fatte. Senza il passaggio di Cucinotta: Okay, io parlo con Parlato ma in ogni caso dobbiamo avere la sicurezza assoluta, e poi Romeo che mi dice: Con Parlato ci parlo io perché abbiamo un jolly da recuperare, non partecipavamo al bando. Dirò di più. Le Costruzioni dello Stretto, nella persona principalmente di Carmelo Laudani che già aveva avuto rapporti col Comune di Messina con una società precedentemente sua per lavori di impianti elettrici, in nostra presenza ha parlato direttamente con Cucinotta, non ricordo se presso il mio ufficio o magari nel bar che c’è di fronte all’Urbanistica, perché essendo anche lui un esperto da anni in campo dei lavori pubblici si è posto il problema: se non ho la garanzia, non mi proponete l’operazione perché non me la prendo. Quindi creiamo l’incontro e Cucinotta garantisce; considerato che già si era parlato con Parlato e non ci sono problemi per l’aggiudicazione, Laudani si convince e convince l’altra parte, Galvagno e lo zio di Galvagno, a fare l’operazione e a metterci i soldi”.
“In uno degli affari che dovevamo portare avanti con Cucinotta c’è stata la proposta di poter avere il contratto di appalto per la costruzione di X ville, non ricordo quante erano, in località San Licandro, più o meno all’altezza dei campi di calcio dell’ex giocatore del Messina, a condizione però che risolvevamo un problema con un personaggio, tale Minisola o qualcosa del genere, un soggetto che faceva dei lavori principalmente con la Curia e che aveva creato delle problematiche alla cooperativa. Avevano un contenzioso sui Sal e sugli avanzamenti, e il Presidente della cooperativa che era tale Maugeri, all’epoca direttore della Banca Popolare di Lodi filiale di Ganzirri, aveva questo contenzioso e quindi gli aveva bloccato i lavori. La condizione era: risolvi il problema con Minisola e vi diamo l’aggiudicazione dei lavori. E qui intervenne Enzo Romeo su richiesta di Raffaele Cucinotta. Andammo col suo motorino a contattare il capo cantiere di questo Minisola, che stava costruendo una chiesa, in località Gravitelli se non erro. Un soggetto che conosceva bene Enzo Romeo organizzò immediatamente un incontro presso il Bar Sport di Via Santa Cecilia dove abbiamo partecipato io, Enzo Romeo e tale Minisola. Questo capocantiere poi si allontanò, il Minisola disse che era disponibile a divenire ad un accordo, riferendoci però che i problemi principali non erano tanto sui Sal ma sulle somme che lui doveva riconoscere principalmente a questo Presidente della cooperativa e che non era intenzionato a riconoscere, cosa che abbiamo preso un po’ alla leggera e che invece poi risultò reale ed è stato uno dei punti per cui non siamo andati avanti con il contratto. Maugeri venne presso i miei uffici, ha fatto un ragionamento dove c’ha fatto capire che voleva delle somme importanti, al che noi abbiamo deciso di non metterci in ulteriori problematiche di questo genere. Il Cucinotta era uno dei soci attraverso la moglie, aveva versato già delle quote e se avessimo avuto noi l’appalto per la costruzione, gli avevamo detto che ci sarebbe stato sicuramente un occhio di riguardo in merito alla costruzione della sua casa. L’ingegnere Cucinotta si interessò anche di altre pratiche edilizie. Si è interessato anche per la concessione edilizia che era ormai super scaduta per gli appartamenti a Santa Margherita con la titolarità di Edil Raciti, che comunque eravamo sempre noi e in più abbiamo fatto un incontro presso il mio ufficio con Massimo Galli, soprannome Ricchina da orecchino in siciliano, fratello dell’altro Galli che era boss. C’era un contenzioso col Comune, più che un contenzioso qualcosa da sistemare in merito ad una pratica della sua compagna pro tempore, una sanatoria... E quindi Di Stefano con cui ancora non eravamo totalmente in rottura disse a Vincenzo Romeo che voleva organizzare un incontro per sistemare questa vicenda. Di Stefano e Galli si chiamavano compari, però non credo che realmente c’erano questioni di comparato, ma nel momento in cui l’abbiamo conosciuto noi, era guardaspalle di Di Stefano. Nelle vicende che poi ci portarono agli scontri abbastanza violenti per le somme che abbiamo scoperto che avevano ricevuto e che c’hanno nascosto, Di Stefano si è presentato con Massimo Galli e ragion per cui a quel punto Enzo Romeo ha deciso di scendere in prima persona a dire: Io sono socio di Grasso quindi vediamo le cose come sono, cioè è inutile che viene Galli a farti il guardaspalle perché io sono socio di cassa ufficialmente, quindi sistemiamo le cose a questo punto…”.
Si lamentano sofferenze e volano schiaffi
“L’aggiudicazione degli alloggi di Fondo Fucile da parte del Comune è frutto di una spartizione che è stata fatta indipendentemente dalle nostre problematiche e comunque non è stata mai rilevata alcuna problematica relativa alla titolarità della particella”, spiega Biagio Grasso. “In questa vicenda Andrea Lo Castro ha avuto un ruolo prettamente di consulente, cioè nel senso di dire anche lui se non sistemate la vicenda dal punto di vista amministrativo non perdere tempo, perché tanto ci saranno ricorsi e con l’aggiudicazione della gara rischiate di modificare l’edificio e poi trovarvi con un altro totalmente diverso… Anche Lo Castro era a conoscenza che c’era il problema della proprietà della particella e dello spigolo. Indipendentemente dalle attività dove lui era socio, era il nostro legale a 360 gradi. Lo Castro era totalmente a conoscenza di tutte le problematiche che hanno portato al contenzioso fra noi e Di Stefano per ovvi motivi di difesa della XP, antecedenti proprio all’aggiudicazione definitiva del bando”.
“Successivamente all’aggiudicazione degli appartamenti sono nate delle complicanze, in quanto invece di 24 alloggi siamo stati aggiudicatari da parte dell’amministrazione comunale di 14 e quindi a quel punto l’operazione non risultava più conveniente in quanto andavamo a mettere 14 alloggi popolari su 64; rischiavamo di compromettere tutte le altre vendite e congiuntamente alle Costruzioni dello Stretto si è decisi di rinunciare all’appalto”, lamenta il costruttore. “Gli altri alloggi, credo due o tre, sono stati aggiudicati a Salvatore Siracusano. Altri sei o sette sono stati aggiudicati invece a un’impresa vicina ai Santapaola. Un’impresa riferibile a Santino D’Angelo. Enzo Romeo mi aveva detto che questa impresa aggiudicataria era vicina a suo cugino Pietro, persona che comunque non ho mai conosciuto né tanto meno saprei riconoscere in foto. Di questo ho avuto conoscenza chiaramente dall’aggiudicazione pubblica del bando e poi perché Enzo Romeo non fece più di tanto pressioni sull’architetto Parlato o su altri sul fatto che non si erano mantenuti gli impegni, dicendomi pure che quella era un’azienda vicina a suo cugino, anche se ha aggiunto che con suo cugino non aveva rapporti d’affari. In questa operazione di Fondo Fucile, i Romeo hanno investito principalmente somme che come mi disse diverse volte Vincenzo Romeo provenivano dalle attività di gioco e di macchinette che avevano sul territorio. Nel corso della costruzione di questi immobili, Enzo Romeo aveva deciso però di non finanziare più l’operazione, dicendo che aveva finito il suo budget e quindi era in grosse difficoltà e già mi additava tutta una serie di responsabilità in merito alla valutazione sbagliata e a dei problemi che avevo avuto su Milano. Non ero riuscito più ad avere la forza economica che avevo nel 2011 e che poi lo ha spinto a fare affari con me… Quindi in due - tre anni la situazione precipitò, ragion per cui siamo entrati in sofferenza reale, indietro con i fornitori, i lavori rallentavano, tutta una serie di vicende come ad esempio la fornitura di materiale di edilizia di una azienda di Spadafora il cui titolare successivamente risultò anche in qualche misura mezzo parente dei Romeo, credo attraverso il cugino di Enzo Romeo, Antonio Romeo. Questo fornitore, tale Christian Alessi, arrivò a noi attraverso Schillaci che ha una rivendita di materiali edili in Viale Europa, perché ci forniva lui… Quando poi portò il primo carico, praticamente si accorse che c’era Enzo Romeo in società con me, al che gli dicemmo di fornirci direttamente, di non passare più attraverso Schillaci per risparmiare qualcosa. Eravamo in ritardo e per tutta una serie di situazioni era conveniente che ci fornisse lui. Le prime forniture sono state pagate regolari, dopodiché no, soprattutto per il fatto che con le mie problematiche di Roma e le interdittive antimafia non riuscivo più ad avere nessun tipo di finanziamento. Pertanto non avevamo più né finanziamenti bancari, né italiani, né altre possibilità all’estero e tantomeno Enzo Romeo ha voluto investire più un centesimo. Siamo andati in crisi di liquidità con dei problemi abbastanza seri, tra cui appunto le forniture. Dopodiché siamo andati anche in sofferenza con Alessi che sospese le forniture. Al che chiamai Vincenzo Romeo dicendogli di intervenire in qualche maniera per farci avere qualche altra fornitura e cercare di avere degli avanzamenti lavori dai promissari acquirenti e avere un po' di liquidità. Fu fissato un incontro da Antonio Romeo in zona Papardo. A quell’incontro ero presente. Con la mia macchina sono passato a prendere in Viale Europa Vincenzo Romeo e siamo andati in questa località zona nord, ad incontrare appunto Christian Alessi. Lui era lì con la famiglia presso una struttura ricettiva. Mi ricordo che era domenica e Vincenzo Romeo gli disse che avevamo necessità di fare le forniture. Alessi si lamentava asserendo che non aveva avuto buone informazioni, che eravamo in grosse difficoltà e che comunque non si sentiva più di fornire perché aveva avuto discussioni col padre. Aveva avuto in quel momento ulteriori somme perse su Catania per 100 mila euro, insomma non era convinto di continuare … Al che Vincenzo Romeo gli disse: Guarda, lascia stare Grasso, mandami le forniture che garantisco io, quello che mandi alla scadenza te lo pago. A principio Alessi non ha ceduto: Mi dispiace Enzo, con tutto il rispetto che ho per te però io materiale alla XP non ne mando. Enzo Romeo ha insistito e in pochissimi minuti la discussione diventò accesa e così ha schiaffeggiato Alessi in maniera abbastanza violenta, minacciandolo che se all’indomani non avesse mantenuto l’impegno di fornirci il materiale, gli avrebbe bruciato tutti i mezzi, tutto quello che era di sua proprietà. Scosso visibilmente soprattutto per i ceffoni e per le minacce, all’indomani Alessi ha fornito di nuovo la XP. Dopo l’evento Romeo richiamò il cugino Antonio Romeo riferendogli dell’accaduto, avvertendolo di avvisare anche lui Christian che se non avesse mantenuto l’impegno, gli avrebbe bruciato tutto…”.

Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 25 gennaio 2019, http://www.stampalibera.it/2019/01/25/processo-beta-biagio-grasso-racconta-lingegnere-che-non-vede-la-mancia-del-3-e-gli-schiaffi-al-fornitore/

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