Continuare la mobilitazione per il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese
Sulla seconda fase di quello
che nelle intenzioni del “pacificatore” armato dovrebbe condurre alla soluzione
del “conflitto” israelo-palestinese (mai conflitto si è caratterizzato per
l’assoluta asimmetria delle forze degli attori in campo) è invece notte fonda:
nessuno ne ha capito ancora contenuti, modalità, tempi e pratiche e dopo i
tributi mainstream riservati a mister Trump e finanche le proteste per il Nobel
mancato, inizia a serpeggiare un tanto di sfiducia tra gli analisti e le
cancellerie di mezzo mondo.
In verità non c’è pace
all’orizzonte in Palestina, anche perché per “fare la pace” sono indispensabili
processi dal basso, democraticamente discussi e condivisi all’interno e tra le
parti. Invece proprio questi ultimi sono stati del tutto assenti dopo che gli
USA si sono assunti l’impegno e l’onere di premere un colpo d’acceleratore
sulla “soluzione finale” della questione
palestinese, chiedendo al fragile governo Netanyahu di congelare sine die il
piano – quello vero – di “soluzione finale” manu militare, cioè di pulizia
etnica e “liberazione” dalla presenza di ogni essere vivente in buona parte
della Striscia di Gaza.
Un piano per la Palestina
senza i palestinesi, le loro forme, pratiche di azione e resistenza ed i propri
legittimi rappresentanti politici organizzati che, per questo, non ha alcuna
credibilità né sostenibilità a medio e lungo termine. E che il nazi-sionismo,
sempre più forte in Israele e tra i governi alleati in occidente non farà altro
che sabotare in ogni modo per affermare il “diritto esclusivo all’esistenza”
della Grande Israele, dal Mediterraneo al
fiume, non certo il Giordano come
si vorrebbe lasciar pensare, dato il devastante e crescente impegno bellico di
Tel Aviv in Libano, Siria, Yemen ed Iran.
L’esplicita fragilità e
contraddittorietà della pax trumpiana impone alle moltitudini mobilitatesi in
questi mesi in ogni angolo del pianeta a mantenere inalterati l’attenzione e
l’impegno a fianco del popolo palestinese, contro le politiche genocide di
Israele e partner. E dobbiamo farlo innanzitutto nel nostro Paese, uno dei più
coinvolti nella legittimazione e nel sostegno dei crimini di guerra e contro
l’umanità perpetrati da Netanyahu & C..
Il governo Meloni-Tajani-Crosetto-Nordio
ha giocato e gioca un ruolo determinante nei processi di riarmo e belligeranza
di Israele: fornisce armi distruttive ed intelligence alle operazioni di morte
a Gaza e assicura la totale impunità ai suoi peggiori protagonisti (meno di quindici
giorni fa l’Italia è stato l’unico paese europeo che ha consentito al Boeing in
cui viaggiava il leader di governo israeliano inseguito da un mandato di
cattura internazionale di transitare “senza incidenti” nello spazio aereo
nazionale). E non c’è pace senza giustizia e senza che la giustizia stessa sia
garantita ed esercitata.
C’è che chi ritiene che
Washington abbia “imposto” la falsa pax
anche per incrinare e indebolire il fronte internazionale di lotta al genocidio
del popolo palestinese, soprattutto all’interno di quei regimi – in Africa e
Medio oriente – dove la marea umana che invoca la Free Palestine potrebbe mettere in crisi lo status quo che consente
lo strapotere finanziario-economico e militare di transnazionali yankee e
petrosovrani.
Anche per questo dobbiamo
continuare a riprenderci e vivere collettivamente strade e piazze, licei e
università, gli ingressi e i cancelli di quelle banche, aziende o
infrastrutture militari che hanno le mani sporche di sangue del popolo
palestinese perché hanno continuato a fare affari. fatturati e dividendi
sostenendo Tel Aviv e la furia genocida a Gaza. E dobbiamo farlo anche a
partire dall’appuntamento di martedì 14 ottobre, giornata in cui c’è chi
vorrebbe giocare ad Udine la partita
della vergogna, l’incontro di calcio Italia-Israele per le eliminatorie dei
Mondiali 2026. Giocare sarebbe un colpo di spugna per cancellare lo sterminio
di centinaia e centinaia di giovani calciatori palestinesi sotto il fuoco di
bombardieri israeliani e legittimerebbe lo sport come oppio dei popoli e oblio
delle coscienze e della memoria storica collettiva.
Blocchiamo
tutto, boicottiamo tutto deve continuare ad essere l’impegno di
tutti fino a quando le forze armate israeliane non abbandonino Gaza,
Gerusalemme Est e West Bank, sia riconosciuto il pieno diritto
all’autodeterminazione del popolo palestinese e siano processati e condannati
per crimini contro l’umanità tutti coloro che direttamente e indirettamente
hanno contribuito al primo genocidio del Terzo millennio.
Articolo pubblicato in Alternativa il 13 ottobre 2025, https://infoalternative.it/editoriali/dopo-il-cessate-il-fuoco-continuare-la-mobilitazione-per-il-riconoscimento-dei-diritti-del-popolo-palestinese/?fbclid=IwY2xjawNcDUVleHRuA2FlbQIxMABicmlkETBmWjlBYUUxUWlFZ2FvSnNuAR6iQM2ZX0JA37Ci6XapBN2_e45bvwqDOsQyCtpeQZdoknZyNLeL9LiiXeking_aem_CNzLtt_wTaXLUxeCNF_p2Q



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