Le foto dei militari in addestramento per l’open day dell’Istituto “Jaci” di Messina
Sì, al peggio non c’è fine. La narrazione tossica bellicista sta mietendo vittime ovunque, anche nel mondo della cultura e dell’informazione. E, soprattutto, nelle scuole di ogni ordine e grado. L’istruzione va alla guerra mentre i venti di guerra soffiano violenti e all’orizzonte si fa sempre più prossimo il pericolo di olocausto nucleare.
Stamani entrando in una classe
terza della scuola media in cui lavoro mi sono trovato sulla cattedra una
ventina di brochure di presentazione dell’ISS - Istituto d’Istruzione
Secondaria “Antonio Maria Jaci” di Messina, stampate a titolo promozionale in
vista delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico. Ne sfoglio una e resto
scioccato da quanto vedo a pagina 3, accanto all’orario settimanale dell’indirizzo
quadriennale “Amministrazione, finanza e marketing”. Tre foto (le uniche), a colori, che ritraggono
militari dell’Esercito italiano in assetto di guerra (divise mimetiche, caschi,
armi e mostrine), presumibilmente scattare durante attività addestrative e/o
war games. In mezzo ad esse il logo istituzionale dell’Istituto scolastico; più
sotto l’indirizzo internet e, un po’ più a destra, la scritta “Incontro Orientamento
Esercito”.
In verità, più che dare l’idea
di una legittimazione del ruolo e dell’identità delle forze armate, le immagini
della brochure sembrano voler utilizzare l’esercito (e le missioni di guerra)
per legittimare le funzioni e le attività didattiche della scuola secondaria.
Come dire, guardate che qui l’esercito è
di casa, per cui siamo un’ottima scuola. Del resto, proprio sotto la
sconcertante trilogia iconografica, i designer dello “Jaci” riportano,
testualmente: “Questo percorso di eccellenza basato su una didattica innovativa
prevede la preparazione adatta ad affrontare i percorsi dell’istruzione tecnica
superiore, la preparazione all’università e la possibilità di accedere più
facilmente al mondo del lavoro”. Scuola-caserma per un mondo-caserma.
In questi anni in cui abbiamo
descritto, analizzato e denunciato il progressivo e sempre più soffocante
processo di militarizzazione dell’istruzione e del sistema scolastico, non
eravamo mai incorsi nell’auto-propaganda da parte di un’istituzione scolastica
attraverso l’uso di immagini bellico-militariste.
Per adempiere ai miei doveri
di educatore ed insegnante e a necessaria tutela dei minori assegnatimi (età 13
e 14 anni), ho ritenuto necessario sbarazzarmi delle brochure, cestinandole,
senza che le alunne e gli alunni potessero metterci gli occhi. Ovviamente da
oggi in poi non potrò che sconsigliare genitori e ragazze/i dal presentare
domanda di iscrizione presso questo istituto superiore, salvo che non vengano
immediatamente ritirati e distrutti tutti i volantini carichi di esaltazione
dell’esercito in guerra. Credo che sia necessario che lo stesso venga fatto
dalle colleghe e dai colleghi delle scuole secondarie di primo grado di tutta
la città. Lo “Jaci” deve fare un passo indietro e subito. In caso contrario,
sarà più che opportuno che i prossimi open day promossi (la brochure riporta le
date di sabato 11 gennaio e venerdì 24 gennaio 2025) vengano disertati e/o
boicottati.
Auspichiamo altresì un
intervento da parte dell’Ufficio Scolastico Provinciale e Regionale perché si vigili
seriamente sulle modalità con cui le scuole di ogni ordine e grado
pubblicizzano se stesse e le proprie finalità didattico-educative. Lo sfoggio
di elmetti, armi e divise deve essere lasciato infatti alle sole accademie militari
degli stati belligeranti.
Della inqualificabile vicenda
della brochure di guerra è stato prontamente allertato l’Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università.
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