Dall’Italia a Israele passando per gli USA, le armi di Leonardo consegnate a Tel Aviv
Quanto ha fatturato Leonardo
S.p.A. con i cannoni utilizzati dalle unità della Marina militare israeliana
per bombardare ininterrottamente dal 7 ottobre 2023 Gaza e il suo porto? Quattrocentoquaranta
milioni di dollari, uno dei maggiori affari mai realizzati dalla holding regina
del complesso militare-industriale italiano nello scacchiere di guerra
mediorientale. Gli strumenti di morte in questione sono i cannoni navali 76/62 Super Rapido MF, in grado di sparare
fino a 120 colpi al minuto, prodotti negli stabilimenti della controllata OTO
Melara di La Spezia, andati ad armare le nuove corvette della classe “Sa’ar 6”
realizzate dalla società tedesca ThyssenKrupp Marine Systems e impiegate in
questi mesi da Israele per attaccare via mare la Striscia di Gaza.
Sul ruolo chiave dei Super Rapido di Leonardo nelle
devastanti operazioni di cannoneggiamento contro le milizie di Hamas e la
popolazione palestinese, Pagine Esteri
aveva dedicato un’inchiesta il 7 febbraio scorso (Contro i palestinesi di Gaza ci sono anche i cannoni Made in Italy)
(1), partendo da un articolo
pubblicato il 2 agosto
2024 dalla rivista specializzata “Israel Defense”.
Nonostante siano state prodotte innumerevoli testimonianze ufficiali, video e
fotografiche sull’uso massiccio dei sistemi bellici prodotti in Italia durante
la campagna genocida israeliana, Leonardo ha negato il loro impiego in questo o in altri teatri di guerra.
Silenzio tombale da parte del governo in carica o di quelle forze politiche
alla guida del paese negli anni precedenti.
Tra le autorizzazioni concesse
all’esportazione di armi ad Israele non c’è traccia della commessa dei Super Rapido 76/62 e, comunque, nel
quinquennio 2018-2022, quello in cui sarebbe avvenuto il trasferimento, il
valore complessivo dell’export italiano alle forze armate di Tel Aviv non ha
superato gli 80 milioni di euro.
Ma allora, come è stato
possibile fare arrivare i cannoni navali alla Marina militare israeliana? I
documenti rinvenuti da Pagine Esteri
negli archivi open del Pentagono consentono di ricostruire oggi le transazioni
di un affare di poco meno di mezzo miliardo di dollari: Leonardo ha offerto i
sistemi di guerra ad Israele; Israele ha chiesto di acquistarli dal governo
degli Stati Uniti d’America; Washington li ha comprati dal gruppo italiano e li
ha dirottati a Tel Aviv che poi li impiegherà nella carneficina contro Gaza e i
palestinesi.
L’arma migliore per dominare i
mari
La stampa internazionale
specializzata nel settore difesa e sicurezza inizia a focalizzare l’interesse
israeliano verso i cannoni made in Italy il 4 agosto 2016. In particolare fu l’accreditato
sito statunitense Defensenews.com a
rivelare che “dopo una decade di discussioni”, la Marina militare di Israele
aveva avviato un negoziato con US Navy per “ricevere cannoni da 76mm a fuoco
rapido dall’industria italiana contractor OTO
Melara, una sussidiaria di Leonardo-Finmeccanica”. Per l’operazione era stata
prevista una spesa di 100 milioni di dollari grazie alla copertura finanziaria
delle autorità USA e “la consegna via US Navy dallo stabilimento della società
italiana di Largo, Florida”.
Nel
reportage venivano riportate le dichiarazioni favorevoli ai Super Rapido da parte di alcuni
ufficiali della Marina israeliana. “I nuovi cannoni equipaggeranno la flotta di
superficie composta dalle unità Sa’ar-4.5, Sa’ar-5 di produzione USA e quattro
nuove corvette Sa’ar-6 sotto contratto con i cantieri tedeschi”, rivelavano i
militari di Tel Aviv. “Stiamo aspettando questo cannone da anni, da tanti anni.
Il sistema di OTO Melara è già stato prodotto negli Stati Uniti per la Marina
egiziana. Adesso è il nostro turno!”.
A sponsorizzare
la commessa dei cannoni navali ad Israele i manager USA di Leonardo. “Il 76/62 Super Rapido è l’unico cannone navale multimissione
di medio calibro al mondo, con una capacità di fuoco sostenuto, una richiesta
fondamentale in ogni scenario che prevede l’ingaggio simultaneo contro bersagli
di manovra multipli”, dichiarava con malcelata enfasi a Defensenwes.com, Stephen Bryen, già presidente di Finmeccanica-Leonardo
North America, nonché ex vice sottosegretario alla Difesa e capo del Jewish Institute for National Security Affairs di Washington. “Un sistema così accurato consentirà ad Israele di
rispondere contro un ampio spettro di minacce, incluso il missile C-802 che ha colpito
l’unità da guerra INS Hanit della Marina
israeliana durante la Guerra in Libano del 2006”. Sempre secondo mr. Bryen, il
cannone di OTO Melara sarebbe stato il “sistema ideale” per “ogni futuro
confronto contro l’Iran”. (2)
Il 28
aprile 2017 la transazione dei sistemi da guerra veniva confermata da una nota
della Defense Security Cooperation Agency (DSCA), l’agenzia alla cooperazione
alla sicurezza del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America. “Il
Dipartimento di Stato ha fatto una determina approvando una possibile Foreign Military Sale (3) ad Israele per
il cannone navale da 76mm più relativo supporto tecnico, con un costo stimato
di 440 milioni di dollari”, spiegavano gli ufficiali della DSCA. “Il Governo di
Israele ha richiesto la possibile vendita di tredici cannoni navali da 76mm. La
commessa include pure i ricambi di bordo per supportarne l’operatività e la
manutenzione preventiva; la strumentazione speciale necessaria per la
manutenzione; le attrezzature per lo stoccaggio, il trasporto e i test; i
manuali tecnici, altre pubblicazioni e documentazioni; gli ingegneri, i tecnici
del Governo USA e della società contractor ed i servizi di supporto logistici;
l’installazione, la messa in funzione e i test dei sistemi a bordo delle unità
navali; le attività di addestramento del personale predisposto alla
manutenzione; altri servizi di supporto correlati”.
Onde
ottenere le previste autorizzazioni al trasferimento dei cannoni da parte del
Congresso, l’agenzia alla cooperazione alla difesa e alla sicurezza del
Pentagono forniva alcune giustificazioni di ordine politico-strategico. “Gli
Stati Uniti d’America sono impegnati a favore della sicurezza di Israele, ed è
vitale per gli interessi nazionali USA assistere Israele nello sviluppo e nel
mantenimento di una forte e pronta capacità di auto-difesa”, spiegava la DSCA.
“Questa proposta di vendita di armi è coerente con questi obiettivi e
contribuirà alla politica estera e alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti,
aiutando a rafforzare la sicurezza di un partner regionale strategico come esso
è stato e continua ad essere, una forza importante per la stabilità politica e
il progresso economico in Medio Oriente”.
A conclusione
della nota, la Defense Security Cooperation Agency confermava che i cannoni
navali erano destinati ad armare le unità Sa’ar 4.5 e Sa’ar 6 “per accrescere
le capacità di Israele di andare incontro alle odierne e future minacce, a difesa
dei propri confini e delle acque territoriali”, mentre un sistema Super Rapido sarebbe stato assegnato al “Naval
Training Center” di Haifa, il principale centro di addestramento e formazione
della Marina militare israeliana, nonché sede dell’Accademia e delle scuole per
le operazioni sottomarine e missilistiche navali. “Il potenziale principale
contractor sarà DRS North America (una compagnia del gruppo Leonardo)”,
concludeva l’agenzia del Pentagono. “Non sono noti accordi di compensazione
proposti in connessione con questa possibile vendita. La sua realizzazione non
richiederà l’assegnazione ad Israele di eventuali ulteriori rappresentanti del
governo USA o del contractor”. (4)
Ulteriori particolari sul
trasferimento e sulle specificità tecniche-operative delle armi italiane
venivano fornite in una nota inviata sempre in data 26 luglio 2017 dal viceammiraglio
di US Navy, Joseph W. Rixey, direttore della Defense Security Cooperation Agency, all’allora speaker della
Camera dei Rappresentanti, il repubblicano Paul D. Rayan. In particolare si
specificava che relativamente ai costi, 400 milioni di dollari sarebbero andati
a coprire il valore dei cannoni, mentre i restanti 40 erano destinati ai
servizi di supporto, test e manutenzione. “Il sistema navale proposto risponde
alla richiesta di una variante moderna al cannone MK-75”, specificava il
viceammiraglio Rixey. “Il nuovo sistema di fuoco è montato a bordo delle unità
navali e supporta multiple missioni sia che esse si trovino in mare aperto o in
rada: difesa navale superficie-aria e superficie-superficie o modalità di attacco.
Esso può essere impiegato anche per bombardamenti mare-superficie o per il
fuoco d’artiglieria offshore a supporto delle truppe terrestri (…) Alcune delle
tipologie di munizioni che potranno essere impiegate con il cannone sono a
guida laser e GPS, ma non sono comprese in questo accordo. Il sistema navale è
dotato di un Digital Control Console
che può essere utilizzato congiuntamente ai sistemi di controllo di fuoco (Fire
Control System) e di gestione combattimento (Combat Management System), anch’essi non previsti in questa vendita.
Una determina è stata fatta affinché il paese ricevente garantisca lo stesso
grado di protezione alla tecnologia sensibile che sarà rilasciata dal Governo
USA”. (5)
Il cannone 76/62 Super Rapido (fonte Leonardo S.p.A.)
E
i cannoni italiani vanno alla guerra di Gaza
Nel settembre 2022, con un
proprio comunicato, il gruppo Leonardo ha reso nota la consegna dei primi
cannoni 76/62 Super Rapido e il loro allestimento
a bordo della corvetta INS Oz della
classe Magen/Sa’ar 6. L’“accettazione” veniva celebrata giorno 13 con una
cerimonia ufficiale presso la base navale di Haifa. All’evento RID – Rivista Italiana Difesa dedicava
un servizio annotando in particolare come la Marina militare israeliana fosse
stata tra i primi “clienti” al mondo ad utilizzare i cannoni OTO Melara da
76/62, modello Compatto, la versione
precedente al Super Rapido. “Sei
cannoni di questo primo tipo sono ancora in condizioni operative e in uso dal
1973 a bordo di navi missilistiche NIRIT (Tipo Sa’ar 4.5)”, sottolineava RID. (6)
La consegna dei Super Rapido era anche la ghiotta
occasione per proporre all’acquirente dei cannoni pure le munizioni di
produzione Leonardo. “In comparazione con i sistemi di difesa navale
attualmente disponibili, il 76/62 Super Rapido garantisce la massima
flessibilità operativa grazie alla sua capacità di integrare e sparare tutti i
tipi di munizioni convenzionali che possono essere acquisiti nel mercato”,
dichiaravano i manager del gruppo. “Esso è in grado di sparare i Sapomer di Leonardo, l’unica munizione
convenzionale che può coprire un raggio di 20 Km, ed anche le nuove munizioni
guidate Vulcano che permettono l’ingaggio
di un bersaglio fino a 35 Km. Le Vulcano
possono essere anche equipaggiate con l’ultima generazione di seekers (a raggi IR infrarossi e laser SAL
semi-attivi), che accrescono ulteriormente la precisione eliminando il margine
di errore e riducendo i rischi anche negli ambienti più complessi. Il 76/62 Super Rapido è il solo sistema in grado
di sparare con questi due tipi di munizioni”. (7) Ad oggi, in verità, non è
noto se gli israeliani abbiano deciso di affidarsi ancora al gruppo italiano
per munizionare i cannoni navali. Va detto però che una delle aziende leader
del comparto militare-industriale israeliano, Elbit Sistems Ltd (partner di
Leonardo in alcuni programmi di ricerca, sviluppo e produzione di armi),
promuove dal suo sito internet il 76mm
High-Explosive, “progettato per fornire effetti di esplosione e
frammentazione contro bersagli di superficie, navi ed aerei” e che “può essere
sparato da tutti i tipi di cannoni navali OTO Melara da 76/62mm”. (8)
Quel
che è certo invece è che i Super Rapido
a bordo delle corvette israeliane di ultima generazione sono stati impiegati
contro Gaza fin dall’inizio del sanguinoso conflitto che ha già causato oltre
40.000 morti tra la popolazione civile palestinese. Il primo a documentare
l’impiego delle Sa’ar 6 è stato Defence
Industry Europe, sito web specializzato
registrato a Varsavia, Polonia.
Il 15 ottobre, sette giorni dopo l’inizio del genocidio, veniva pubblicato
l’articolo “Israeli
Navy’s new Sa’ar 6 corvettes enter combat against Hamas” (Le nuove corvette Sa’ar 6 della Marina di Israele entrano in
combattimento contro Hamas) in cui venivano riportate le parole del
portavoce delle forze armate israeliane, l’ammiraglio Daniel Hagari, che confermava il battesimo di
fuoco, nei giorni precedenti, delle nuove unità navali. “Le Israel Defense
Forces (IDF) non hanno specificato i tipi di armi utilizzati per colpire
obiettivi a Gaza, ma fonti hanno affermato che le corvette possono essere equipaggiate
con diversi sistemi missilistici che sono lanciati da un container speciale e
anche con sistemi d’arma autoesplodenti (presumibilmente il riferimento è ai
famigerati droni kamikaze, nda)”. (9)
Il 16 ottobre 2023 anche The Jerusalem Post dedicava un lungo articolo all’impiego delle
nuove corvette nei bombardamenti contro Gaza. Il quotidiano specificava che gli
attacchi erano stati sferrati dalle unità Sa’ar 6 “Oz” e “Magan” e che
secondo le forze armate israeliane erano state colpite alcune infrastrutture di
Hamas utilizzate per assemblare armi nonché postazioni e posti di vedetta dei commando
navali della stessa organizzazione politico-militare. “Tra fine marzo ed
aprile, la nostra Marina militare ha completato un’esercitazione internazionale
in cui le corvette Sa’ar hanno giocato un ruolo preminente”, dichiarava a The Jerusalem Post, il comandante del
32° Squadrone navale israeliano, Steven Gordon. “Per tre settimane noi abbiamo
guidato l’esercitazione a cui hanno partecipato unità di superficie,
sottomarini ed aerei di Grecia, Cipro, Italia, Stati Uniti d’America e Francia,
in tutto il Mediterraneo e in prossimità delle coste di Israele”, affermava
Gordon. (10)
Meno di due mesi dopo (6 dicembre 2023) la rilevanza strategica delle operazioni navali israeliane contro Gaza veniva approfondita da un’inchiesta di una delle riviste più lette negli Stati Uniti d’America e paesi terzi, Forbes. Il periodico si soffermava in particolare su un video fornito il giorno precedente dalle forze armate israeliane in cui faceva bella mostra di sé un’unità della classe Sa’ar 6 che colpiva a ripetizione alcuni edifici localizzati nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. “Il video include fotogrammi di proiettili che volano lontano e che colpiscono obiettivi, il tutto visto dal display del posto di controllo di fuoco. I proiettili esplodono quando impattano sugli edifici che sembrano essere situati immediatamente lungo la costa anche se sembrano essere stati colpiti anche alcuni bersagli oltre la spiaggia”, riportava Forbe.
Lo screengrab di un’immagine del video rilasciato dalle
forze armate israeliane che mostra un edificio puntato dal sistema di controllo
del fuoco di una corvetta Sa’ar a largo della Striscia di Gaza. (fonte: Forbes)
“Secondo quanto dichiarato dallo Stato Maggiore IDF, le forze navali israeliane sono intervenute a supporto delle truppe terrestri con strike su dozzine di target operativi appartenenti ad organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza”, aggiungeva il periodico statunitense. “In altre immagini del video si vede un’unità da guerra, certamente appartenente alla classe missilistica Sa’ar 4.5 che procede attraverso la costa mediterranea, ripresa in prospettiva da un’altra imbarcazione. Il vessillo, possibilmente l‘INS Sufa, sembrerebbe sparare a salve da un cannone ospitato a bordo, un 76mm OTO Melara, progettato e realizzato da un’unità del gruppo del settore difesa Leonardo. Più di 50 nazioni utilizzano il cannone da 76mm su navi da guerra, compresi pattugliatori, fregate e cacciatorpediniere”. (11)
Attacco alla
Striscia di Gaza di una corvetta classe Sa’ar 6 della Marina israeliana con
cannoni OTO Melara (screenshot di un video dell’IDF del 14 ottobre 2023, Fonte:
The Weapon Watch)
L’8 febbraio 2024 il sito web
specializzato in campo militare, Israel Defense
ha pubblicato una lunga intervista al tenente
colonnello Steven in forza alla 3^ flotta della Marina Militare israeliana che nel
soffermarsi sugli armamenti delle unità navali impegnate nelle operazioni di
guerra contro Gaza, ha particolarmente enfatizzato l’efficacia e l’efficienza
dei cannoni OTO Melara – Leonardo. (12)
“Nella 3^
flotta ci sono attualmente 15 corvette missilistiche della classe Sa’ar –
modelli 4.5, 5, e 6, le ultime arrivate”, ha dichiarato l’ufficiale israeliano.
“Le corvette di classe 4.5 sono equipaggiate con gli stessi mezzi della classe
6, eccetto per un elicottero sul ponte. Ogni unità è armata con un cannone da
76mm, un cannone Typhoon da 25 mm, con capacità offensive e difensive. sistemi
elettronici EL/M e per la guerra anti-sottomarini (…) La maggior parte dei
sistemi d’arma è stata prodotta da industrie israeliane, eccetto i cannoni da
76mm, che sono stati prodotti invece dall'azienda italiana OTO Melara”.
Nel corso
della sua intervista a Israel Defense,
il tenente colonnello Steven ha rivelato altri inquietanti particolari sulle
operazioni di guerra condotte dalle unità israeliane. “Nei primi giorni di
guerra le navi sotto il mio comando sono state impegnate in missioni difensive
usando il fuoco, principalmente per impedire ai terroristi di avvicinarsi alle
forze armate di Israele”, ha dichiarato l’ufficiale. “Tuttavia, molto
rapidamente, la forza navale si è spostata dalla difesa all’offesa. Noi siamo
in guerra da quattro mesi adesso e già tre settimane dopo l’inizio dei
combattimenti noi partecipavamo alla battaglia con una duplice missione:
sorveglianza e fuoco”. (12)
Cannoni
italiani dunque in prima linea, a sputare morte contro Gaza e la sua
popolazione. Il tutto, però, mediaticamente edulcorato come un innocuo
videogioco. Per la cronaca, Israel
Defense è pubblicato dal media group Arrowmedia Israel Ltd.,
specializzato nella creazione e gestione di siti internet e nell’organizzazione
di eventi e fiere. Fondatore ed editorialista della testata militare è
l’imprenditore Amir Rapaport, originario della città di Be’er Sheva (deserto
del Negev), contestualmente amministratore delegato di CyberTech Global, società che
promuove in tutto il mondo esposizioni in tema di cyber war e cyber security.
In collaborazione con Leonardo S.p.A. CyberTech Global
ha organizzato al centro congressi “La Nuvola” di Roma CyberTech Europe 2023 a cui hanno partecipato oltre 90 aziende e
start-up attive nel plurimiliardario cyber-business, provenienti in buona parte
da Israele. L’evento si è tenuto il 3 e 4 ottobre 2023, un paio di giorni prima
cioè dell’attacco di Hamas e della controffensiva delle forze armate di Israele
contro la popolazione palestinese di Gaza. (13)
Note
(3)
Si tratta del programma di
assistenza alla sicurezza del governo degli Stati Uniti per facilitare l’acquisto
di armi, attrezzature di difesa, servizi di progettazione e costruzione e
addestramento militare statunitensi a governi stranieri.
(4)
www.dsca.mil/press.media/majior-arms-sales/israel-76mm-naval-gun-and-tecnical-support
(5)
https://public-inspection.federalregister.gov/2017-09233.pdf?1493988347
(8)
https://elbitsystems.com/product/76mm-naval-ammunition/
(9)
https://defence-industry.eu/israeli-navys-new-saar-6-corvettes-enter-combat-against-hamas/
(10) https://www.jpost.com/israel-news/defense-news/article-768665
(12) https://www.israeldefense.co.il/en/node/61170
Pubblicato in Pagine Esteri il 26 agosto 2024, https://pagineesteri.it/2024/08/26/mondo/dallitalia-a-israele-passando-per-gli-usa-le-armi-di-leonardo-consegnate-a-tel-aviv/
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