Cinismo della diplomazia europea: l’Egitto è un buon amico per respingere i migranti, quindi alleiamoci

 


L’Unione europea rafforza i legami con il regime egiziano in nome della lotta al terrorismo e alle migrazioni e il governo Draghi ringrazia. Il 19 giugno scorso si è tenuto in Lussemburgo il Nono meeting del Consiglio associativo Ue-Egitto, presenti Josep Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri e le politiche di difesa dell’Unione europea e Sameh Shoukry, ministro degli esteri della Repubblica Araba d’Egitto dal 2014, l’anno dell’ascesa del federmaresciallo Abdel Fattah Al-Sisi. “L’incontro ha confermato quanto sia robusta e multiforme la partnership tra i due paesi”, riporta l’ufficio stampa della Commissione europea. “Ue ed Egitto hanno sottolineato l’importanza di adottare un approccio globale alla governance delle migrazioni che affronti alle radici le cause dell’immigrazione irregolare, combatta il traffico di migranti e il traffico di persone, assicuri ritorni e reintegrazioni dignitosi e sostenibili”.

“L’Unione europea e l’Egitto sono impegnati nella protezione dei diritti dei migranti e dei rifugiati”, aggiunge Bruxelles facendosi beffa dei report delle organizzazioni internazionali e delle ONG che denunciano le gravi violazioni perpetrate dal regime del Cairo a danno di migranti e rifugiati. E per il dittatore Al-Sisi è scattato pure l’ennesimo premio in denaro da convertire in nuovi sistemi d’arma e tecnologie sicuritarie e repressive. La Commissione europea ha infatti comunicato al ministro Shoukry l’approvazione del Multi-Annual Indicative Program 2021-2027 con lo stanziamento di una prima tranche di 240 milioni di euro per il triennio 2021-2024 a supporto dei programmi egiziani nel campo dello sviluppo sostenibile, della resilienza economica e dell’edificazione della prosperità attraverso la transizione verde e digitale. “Sarà sviluppata la cooperazione della ricerca nel settore dell’energia, dell’acqua, dell’agroalimentare e della salute così come quella sulle tecnologie digitali”, aggiunge Bruxelles. “La lotta al terrorismo e all’estremismo violento rappresenta un obiettivo comune dell’Unione Europea e dell’Egitto. Le due parti sono liete dell’imminente co-presidenza del Global Counter Terrorism Forum che prenderà il via nel marzo 2023 (si tratta della piattaforma multilaterale per sviluppare pratiche comuni contro il terrorismo internazionale, attualmente presieduta da Canada e Marocco, ndr) e ribadiscono l’impegno diretto a sradicare le cause del terrorismo nel pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.

L’insostenibile condivisione di Ue e Al-Sisi delle politiche di “contrasto” alle migrazioni e al terrorismo è stata ribadita il 27 giugno nel corso della visita ufficiale dell’ambasciatore egiziano presso l’Unione europea, Badr Abdel Aati, al Comitato militare Ue. “Il diplomatico egiziano ha discusso con il presidente permanente del Comitato, il generale Robert Brieger, sulla lotta all’immigrazione illegale e sui grandi progressi che l’Egitto ha registrato a riguardo, così come sulla situazione in atto nel Sahel e nel Corno d’Africa, alla luce della grande importanza che queste due aree rivestono per le due parti”, riferisce il quotidiano Daily News Egypt. “Grande apprezzamento” sarebbe stato espresso dal generale Brieger per il ruolo centrale che l’Egitto ha assunto “per assicurare stabilità e sicurezza in Medio oriente e in Africa”. Il Comitato militare Ue si è altresì impegnato per sviluppare le relazioni di cooperazione con il partner mediterraneo nel settore dell’addestramento e del miglioramento dell’efficienza operativa.

Il colpo di acceleratore ai nuovi accordi di collaborazione Ue-Egitto è giunto dopo la visita Al Cairo della presidentessa della Commissione europea Ursula von der Leyen, lo scorso 15 giugno. Dopo il vertice con Abdel Fattah Al-Sisi, L’Unione europea ha annunciato un nuovo accordo per accrescere le importazioni del gas estratto a largo delle coste egiziane. Coincidenza vuole che proprio lo stesso giorno della visita di Ursula von der Leyen al Cairo, la Commissione Ue ha redatto un paper a uso interno relativo allo stanziamento di 80 milioni di euro a favore del Corpo della Guardia costiera egiziana per “prevenire che le persone prendano le imbarcazioni per dirigersi verso l’Italia”, come riferisce EU Observer, entrata in possesso del documento. Sempre secondo la Commissione Ue il denaro sarà sborsato in due fasi: 23 milioni saranno consegnati quest’anno per l’acquisto di “equipaggiamento per la sorveglianza delle frontiere marittime”, mentre i rimanenti 57 milioni giungeranno nel 2023 per “altre attrezzature non identificate”. Altri 32.9 milioni di euro verranno stanziati per “interventi umanitari” a favore dei rifugiati e dei richiedenti asilo “ospiti” in Egitto.

“Il denaro fa parte del piano di sviluppo della Commissione europea a supporto delle attività di ricerca e soccorso e di sorveglianza delle frontiere terrestri e marittime”, spiega EU Observer. “La Commissione afferma che l’Ue è pronta a sostenere l’Egitto perché intervenga a impedire che le persone fuggano in barca dal paese. Essa vuole accrescere i controlli della frontiera dell’Egitto con la Libia e il Sudan, ma non fornisce approfondimenti vista la lontananza della regione”.

Nel paper redatto il 15 giugno 2022, la Commissione Ue annota che più di 3.500 cittadini egiziani avrebbero lasciato il paese d’origine a bordo di imbarcazioni nei primi cinque mesi dell’anno. “La maggior parte di essi è giunta in Italia”, si aggiunge. “Questo dato è quattro volte superiore a quanto registrato nello stesso periodo del 2021. Quella egiziana è adesso la prima nazionalità delle persone che sono giunte irregolarmente in Italia (…) Per questo è urgente che si sviluppi la cooperazione tra Egitto, Libia e altri paesi alla luce del drammatico incremento degli arrivi irregolari di cittadini egiziani in Unione europea (Italia)”. Bruxelles omette ovviamente di analizzare le ragioni per cui sempre più egiziani tentano di fuggire da un regime all’indice per la brutalità della repressione di ogni forma di dissenso, per la violazione sistematica dei diritti umani e sociali, per l’aumento esponenziale degli omicidi extragiudiziali, delle torture e delle sparizioni forzate.

Nell’autunno dello scorso anno alcuni organi di stampa egiziani hanno rivelato l’avvio di trattative top secret tra l’Italia e Il Cairo finalizzate a facilitare le deportazioni in Egitto di migranti egiziani “irregolari” in cambio di nuovi aiuti militari. Il 4 ottobre Al-Araby Al-Jadeed, citando fonti anonime interne al regime, ha riferito di un accordo di cooperazione tra Egitto e Italia in via di elaborazione con cui Il Cairo continuerà ad accettare il rientro di rifugiati che hanno tentato di raggiungere l’Europa in cambio di incentivi militari e per la sicurezza da parte del paese europeo. “Questa non dichiarata cooperazione alla sicurezza, ha aggiunto la fonte di Al-Araby Al-Jadeed – è la ragione per cui l’Egitto non è stato finora oggetto di una netta condanna nonostante il record di abusi dei diritti umani”.

Nonostante le proteste delle maggiori organizzazioni non governative internazionali, l’Italia ha aumentato le procedure di deportazione di cittadini egiziani. Nel periodo compreso tra il marzo e il maggio 2022 il Viminale ha noleggiato tre aeromobili per altrettanti servizi di rimpatrio di migranti (“tra 60 e 120”), con tanto di scorta di oltre 300 operatori di polizia. Il primo volo è stato effettuato il 9 marzo con partenza da Roma Fiumicino, scalo a Palermo Punta Raisi e destinazione finale Il Cairo (costo 99.580 euro, contractor l’azienda P.A.S. – Professional Aviation Solutions Srl di Milano). La seconda espulsione è stata effettuata il 29 aprile con identico itinerario di volo (costo 82.500 euro, contractor Air Partner Srl di Milano); la terza il 14 maggio con partenza da Roma Fiumicino, scali a Bari Palese e Palermo Punta Raisi e destinazione finale Il Cairo (101.300 euro ancora una volta alla P.A.S. – Professional Aviation Solutions).

Secondo l’ultimo Rapporto tematico sull’attività di monitoraggio dei rimpatri forzati di cittadini stranieri del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, l’Egitto è stato il terzo paese di destinazione dei rimpatri forzati tra il 1° gennaio e il 15 settembre 2021 (252 migranti espulsi, dopo Tunisia con 1.159 casi e Albania con 462). Nei tre anni precedenti gli egiziani deportati dall’Italia erano stati 748.

In una recente intervista a Repubblica, il garante nazionale Mauro Palma ha invitato le autorità italiane a una “doverosa riflessione” sull’opportunità dei rimpatri nel paese nord-africano. “Molti rapporti internazionali parlano di casi di detenzione in Egitto basati su motivi ideologici e, alla luce dei fatti, non ci sono garanzie sul futuro delle persone che vengono espulse, una volta rientrate in quel Paese”, ha dichiarato Mauro Palma. “Già nel 2018, nella nostra Relazione al Parlamento, avevamo espresso forti perplessità sull’opportunità di organizzare voli di rimpatrio forzato verso Paesi come l’Egitto che non hanno istituito un organismo nazionale di prevenzione della tortura o di altri trattamenti o pene inumane o degradanti e che non hanno firmato e tantomeno ratificato il trattato Opcat delle Nazioni Unite”.

L’Accordo di cooperazione tra Italia ed Egitto in materia di “riammissione e contrasto dell’immigrazione irregolare”, assunto a fondamento giuridico dell’escalation delle espulsioni è stato firmato a Roma il 9 gennaio 2007 dall’allora viceministro Ugo Intini (Presidente del Consiglio Romano Prodi) e dall’omologo viceministro della Repubblica d’Egitto Mohammed Meneisi. L’Accordo è rimasto in vigore nonostante l’estromissione del presidente Hosni Mubarak, l’11 febbraio 2001, da parte del Consiglio supremo delle forze armate guidato dal generale Mohammed Hoseyn Tantawi, a cui è seguita la contestata elezione di Mohamed Morsi (Fratelli Musulmani) e il golpe militare del 3 luglio 2013, con la presidenza provvisoria del magistrato Adil Mahmud Mansur e infine l’arrivo al potere di Al-Sisi (8 giugno 2014).

In vista del consolidamento dell’accordo di cooperazione contro l’immigrazione “clandestina”, il 6 maggio 2010 l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni (Lega Nord, premier Silvio Berlusconi) si recò in visita al Cairo insieme al capo della Polizia, Antonio Manganelli. “In occasione dell’incontro con il ministro dell’interno egiziano Habib Ibrahim El Adly, l’Italia ha consegnato, nel porto di Alessandria d’Egitto, due imbarcazioni classe 500 per controllare le acque territoriali e contrastare le partenze di immigrati clandestini”, riporta la nota del Viminale. “Con l’Egitto - ha spiegato Maroni - abbiamo un ottimo accordo nell’ambito della lotta all'immigrazione clandestina, alla criminalità e al terrorismo: facciamo informazione ai poliziotti egiziani, a cui abbiamo dato, prima delle motovedette di oggi, jeep e altre dotazioni. L’Egitto è interessato ad ampliare la cooperazione con l’Italia nel settore della sicurezza, soprattutto nell’ambito della lotta al terrorismo”.

Allora come adesso governi, ministri e parlamentari chiudono entrambi gli occhi di fronte ai crimini del regime egiziano. Non sono stati sufficienti per imporre un cambio di rotta a Roma l’efferato omicidio del giovane ricercatore Giulio Regeni e i depistaggi delle autorità egiziane, così come la lunga e illegittima detenzione in Egitto di Patrick Zaki (studente del Master in studi di genere dell’Università di Bologna). L’ultimo sentito riconoscimento alle politiche di contenimento migratorio è giunto il 22 giugno scorso per bocca del deputato di Italia Viva, Gennaro Migliore, già sottosegretario alla Giustizia e odierno Presidente dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo (PAM). Secondo Egypt Today, Migliore ha definito come “molto efficace” la cooperazione con l’Egitto nella lotta all’immigrazione illegale.

 

Articolo pubblicato in Africa ExPress il 7 luglio 2022, https://www.africa-express.info/2022/07/07/cinismo-della-diplomazia-europea-legitto-e-un-buon-amico-per-respingere-i-migranti-quindi-alleiamoci/

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