Il Sudan ha un amico tricolore. “L’Italia addestrò i janjaweed”
E’ il 6 aprile e mentre a Khartoum la tensione è alle stelle tra le forze armate fedeli al presidente del Consiglio di transizione, il generale Abdel Fattah al-Burhan e le Rapid Support Forces del generale-vicepresidente Mohamed Dagalo “Hemetdi”, a Roma viene sottoscritto un accordo tra la fondazione Med-Or del gruppo Leonardo SpA e la Repubblica del Sudan. “Si stabilisce un mutuo impegno per il sostegno all’educazione, alla formazione professionale e, soprattutto, alla promozione della lingua italiana in Sudan”, spiega il presidente di Med-Or, Marco Minniti. “Erogheremo borse di studio a favore di giovani studenti presso università italiane e realizzeremo progetti di ricerca congiunti con alcuni think tank sudanesi”.
Due
colpi di stato e una sanguinosa guerra civile in meno di quattro anni ma l’Italia
non ha mai fatto mancare aiuti di ogni tipo ai leader militari succedutisi alla
guida del paese africano. E sempre e solo in nome della lotta all’immigrazione “clandestina”.
Con il Sudan è
stato firmato il 3 agosto 2016 un memorandum sulla gestione dei fenomeni migratori e delle frontiere: a sottoscriverlo
l’allora direttore generale della Pubblica sicurezza, Franco Gabrielli, governo Renzi e sottosegretario alla
Presidenza del consiglio con delega alla sicurezza della Repubblica marco
Minniti, poi ministro dell’Interno. A rappresentare la controparte il capo
delle forze
di polizia sudanesi, generale Hashim Osman el-Hussein, uomo di fiducia del dittatore Omar Hassan al-Bashir, dal 30 giugno 1989 incriminato
dalla Corte Penale Internazionale per genocidio e crimini contro l’umanità.
L’accordo, ancora in vigore,
prevede un’ampia serie di misure per contrastare
il crimine organizzato e il traffico di esseri umani: stage e scambi
di esperti; attività addestrative; fornitura di mezzi ed equipaggiamenti; gestione
congiunta di rimpatri anche di cittadini di paesi terzi. Roma si impegna
inoltre a finanziare programmi allo sviluppo,
prioritariamente a favore dei campi che “ospitano” oltre un milione e mezzo di rifugiati
e sfollati interni. L’ultima missione umanitaria
del Ministero
degli Affari Esteri e della Cooperazione risale al 2-5 agosto 2022 nei
campi di Um Rakuba e Tunyadbah, a 230km da Ghedarif. “Confermiamo il forte
impegno a favore non solo dei rifugiati, ma anche delle comunità locali che
accolgono i rifugiati in Sudan, con l’obiettivo di una stabilizzazione dei
flussi con soluzioni di lungo periodo”, riporta la Farnesina a conclusione
della visita.
In quegli
stessi giorni
anche una decina di militari italiani giungevano a Khartoum a bordo di un aereo
privato. “Il loro compito è quello di istruire gli ex janjaweed, i miliziani
arabi impiegati durante la guerra in Darfur e che ora si sono riciclati nelle Rapid Support Forces”, ha denunciato
Massimo Alberizzi, direttore di Africa
ExPress. Le attività addestrative sarebbero state formalizzate in occasione
di un vertice svoltosi il 12 gennaio 2022 tra il vicepresidente Hemetdi e una
delegazione di altissimo livello del Dipartimento delle informazioni per la
sicurezza della Presidenza del Consiglio. A guidarla, sempre secondo Alberizzi,
il generale Giovanni Caravelli (dal 16 maggio
2020 direttore dell’AISE, l’Agenzia di informazioni e
sicurezza esterna) e il tenente colonnello Antonio Colella. “Durante l’incontro è stato confermato l’impegno
italiano ad addestrare i janjaweed,
ufficialmente per bloccare i migranti che tentano di raggiungere il
Mediterraneo e quindi l’Europa attraverso il Sudan e la Libia”, conclude il
giornalista.
La missione
dei servizi segreti italiani era già stata rivelata dal quotidiano Al-Sharq di Doha, Qatar. “Fonti sudanesi
ci hanno riferito che ieri 11 gennaio 2022 il vicedirettore dell’intelligence
italiana, Giovanni Caravelli, si è recato in Sudan, in una visita ufficiale non
annunciata e durata solo alcune ore, durante la
quale ha avuto colloqui con il vicepresidente del Transitional Sovereignty
Council, il generale Muhammad Hamdan Dagalo e il direttore dell’intelligence
sudanese, generale Ahmed Ibrahim Mufaddal”, scriveva Al-Sharq. “Si
è discusso di questioni bilaterali e del
dossier libico, oltre che sull’immigrazione clandestina. Le stesse fonti
indicano che Giovanni Crivelli ha concluso una visita ufficiale in Ciad”. A Palazzo
Chigi c’era Mario Draghi e agli Esteri Luigi Di Maio.
Articolo pubblicato in Il Manifesto del 30 aprile 2023.
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