Ucraina. Protezione internazionale ai disertori per sottrarli alla guerra fratricida
IL LIMITE IGNOTO. La Carovana per la pace #stopthewarnow arriva a Kiev. Una petizione rivolta a von der Leyen chiede l’apertura delle frontiere Ue
Giardino di Kiev. “Oasi della Pace”. La statua del Mahatma Gandhi, dono del governo indiano al popolo ucraino. E’ il luogo prescelto dagli attivisti italiani della Carovana #Stopthewarnow per lanciare con i pacifisti ucraini un appello ai governi UE perché riconoscano lo status di rifugiato agli obiettori, ai disertori e ai renitenti alla leva militare di Ucraina, Russia e Bielorussia.
Dopo un viaggio di 15
ore in treno attraversando da sud a nord l’infinita pianura ucraina tintasi di
tutte le possibili sfumature del giallo autunnale, la delegazione della
Carovana promossa da Un Ponte per e dal Movimento Nonviolento ha raggiunto
nella tarda mattinata di giovedì 29 la capitale Kiev. Un proficuo meeting con
alcuni obiettori di coscienza e i rappresentanti del Movimento Pacifista
Ucraino e poi un flashmob nell’Oasi della Pace per ribadire la richiesta
di cessazione di tutte le operazioni di guerra e il sostegno alle vittime
innocenti e a tutti coloro che in Ucraina e in Russia auspicano la via del
dialogo e della trattativa contro la logica delle armi e della vittoria ad ogni
costo sul “nemico”.
“Alla vigilia del 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza,
da Kiev facciamo nostra la campagna promossa da IFOR (International Fellowship
of Reconciliation, Ufficio Europeo per l’Obiezione di
Coscienza e War Resisters’ International per garantire protezione e asilo
agli obiettori e ai disertori russi, bielorussi e ucraini coinvolti
nell’attuale guerra nella regione”, spiega Daniele Taurino del Movimento Nonviolento.
“Con una petizione indirizzata alla Presidente della Commissione europea Ursula
von der Leyen un centinaio di associazioni internazionali hanno chiesto di
aprire le frontiere Ue a chi si oppone alla guerra mettendo a rischio la
propria persona. Oggi come società civile italiana chiediamo al governo di assicurare
agli obiettori ucraini e russi la protezione umanitaria che fu assicurata
durante la guerra in ex Jugoslavia”.
Con l’acutizzarsi del conflitto russo-ucraino si sono
pesantemente aggravate le condizioni di sicurezza per i giovani ucraini che si
rifiutano di partecipare alle azioni belliche. “Dall’inizio dell’invasione
russa del 24 febbraio, in Ucraina vige la legge marziale e il divieto di
lasciare il Paese per tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni; allo stesso tempo
è stata decretata la sospensione del diritto all’obiezione di coscienza al
servizio militare, tra l’altro riconosciuta solo per meri motivi religiosi”,
spiega Juri Sheliazhenko, segretario esecutivo del Movimento Pacifista Ucraino.
Sul numero di giovani ucraini che hanno scelto
l’obiezione alla guerra non ci sono dati certi, mentre le autorità di Kiev mantengono
il massimo riserbo sui procedimenti penali avviati contro i renitenti alla
coscrizione militare. “Ci troviamo di fronte a un fenomeno che coinvolge
migliaia di giovani ucraini”, avverte Mao Valpiana, storico rappresentante del
Movimento Nonviolento. “Nel 2021 erano 1.600 gli obiettori in servizio civile
alternativo nel paese e oltre 5.000 le richieste di obiezione da esaminare. Sono
più di un centinaio invece i giovani obiettori sottoposti a persecuzioni
giudiziarie e con il giro di vite decretato dal governo dopo l’aggressione
russa, le pene sono state elevate a 5-10 anni di
reclusione”.
“La
sospensione del diritto alla obiezione di coscienza in Ucraina rappresenta una
totale violazione del diritto umanitario internazionale”, aggiunge Mao
Valpiana. “La Commissione delle Nazioni Unite sui diritti dell’uomo ha
esplicitato in passato che il diritto all’obiezione di coscienza non può essere
compresso per ragioni legate alla sicurezza nazionale. L’Ucraina deve
rispettare questo principio, per questo esortiamo il governo di Kiev a smettere di perseguitare gli obiettori
al servizio militare”.
Nel corso della prima giornata di Carovana per la Pace
nella capitale, la delegazione di attivisti italiani ha incontrato pure i
rappresentanti delle organizzazioni sindacali e gli studenti universitari in
protesta contro il decreto dell’esecutivo di qualche settimana fa che ha esteso
il divieto di espatrio per i maggiori di 18 anni di età anche a chi risulta
iscritto e studia in centri universitari all’estero o che è in attesa di
svolgere l’Erasmus in un paese Ue.
“I giovani che tentano di fuggire dalla coscrizione
obbligatoria in Ucraina o dalla Russia di Putin ci indicano una strada
alternativa all’approccio europeo al conflitto, quello cioè dell’invio continuo
di armi che alimentano morte e distruzione”, commenta Alfio Nicotra,
copresidente di Un Ponte Per. “Per questo dobbiamo assicurare loro la
protezione internazionale così da sottrarre il maggior numero di persone a
questa guerra fratricida. La diserzione di massa, in Russia e in Ucraina, può
contribuire tantissimo per imporre ai due governi di sedersi ad un tavolo per
trattare il cessate il fuoco e la risoluzione equa e pacifica del conflitto”.
Prima di raggiungere Kiev, la Carovana della Pace è
stata ospite dell’università degli studi della città di Chernivtsi, in Bukovina, la
regione sud-orientale dell’Ucraina che nel corso degli ultimi cento anni ha
fatto parte prima dell’impero austro-ungarico, poi del regno di Romania e
ancora dopo dell’URSS. Nello straordinario scenario architettonico del centro
accademico progettato dall’architetto Josef Havka a fine ‘ottocento (già area residenziale del vescovo della Chiesa
greco-ortodossa e oggi patrimonio Unesco), gli attivisti italiani hanno avuto
l’opportunità di confrontarsi con un centinaio tra docenti e studenti di
Chernivtsi sul conflitto in Ucraina, gli interventi di interposizione pacifica,
il peacebuilding e la risoluzione nonviolenta dei conflitti. Con l’obiettivo
concreto di rafforzare la partnership tra l’università della città della
Bukovina e le ONG e le università italiane, istituendo un Corso
interdisciplinare di studi per la pace. Un altro seme di speranza e giustizia
che i NoWar sperano germogli dopo il gelido inferno nel cuore d’Europa.
Articolo pubblicato in Il Manifesto del 30 settembre 2022, https://ilmanifesto.it/protezione-internazionale-ai-disertori-per-sottrarli-alla-guerra-fratricida?fbclid=IwAR38xkYQMT34Pxoc_Xyhm18K19kpJQH74CHL036AWk3aLN6xmXNhrE_Crsk
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