Patto d’acciaio Italia-Turchia: accordi su migranti, sicurezza, difesa e Roma pronta a intervenire a fianco di Erdogan
L’Italia
si dichiara pronta a intervenire nel Mar Nero a fianco della Turchia e della
NATO mentre rafforza la partnership militare-industriale con Ankara e concede
pieni poteri a Erdogan in Libia, anche contro i migranti.
Intervenendo il 14 luglio in audizione davanti alle Commissioni riunite Affari esteri e
Difesa delle due Camere sul tema del rinnovo delle missioni militari all’estero, il Capo di Stato maggiore della
Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha annunciato l’intenzione delle
forze armate di partecipare alle attività di bonifica di mine e materiali
esplosivi nel Mar Nero.
“Un buon dialogo con la Turchia potrà essere
foriero di sinergie e condivisione di questo sforzo”, ha dichiarato Cavo Dragone. “La
minaccia subacquea c’è e va affrontata e l’Italia lo farà in coordinamento con
le altre Marine interessate”. Obiettivo strategico dell’asse Roma-Ankara e NATO
quello di accrescere il pressing a tutto campo contro le unità navali e
sottomarine di Mosca.
“La
presenza nel Mediterraneo della flotta russa è marcata, più marcata rispetto a
prima, anche perché in base al trattato di Montreux la Turchia ha chiuso gli
stretti e non li rende accessibili agli Stati belligeranti, cioè in sostanza
alla Russia”, ha aggiunto il Capo di Stato maggiore. “Questo non permette un turnover, che era auspicabile, delle
forze della Federazione Russa e anche questo imbottigliamento ha causato la presenza che dobbiamo ormai
considerare probabilmente duratura e endemica”.
Meno
di dieci giorni prima della sortita dell’ammiraglio, a consacrare il patto di
acciaio con il regime di Erdogan ci aveva pensato la folta compagine
governativa in missione ufficiale in Turchia. Alla corte dell’ultimo sultano di
Ankara si erano presentati il presidente del consiglio Mario Draghi e i
ministri Lorenzo Guerini (difesa), Luigi Di Maio (esteri), Luciana Lamorgese
(interni), Giancarlo Giorgetti
(sviluppo economico) e Roberto Cingolani (transizione “ecologica”).
“Questo
vertice intergovernativo indica la volontà comune di rafforzare la
collaborazione: Italia e Turchia sono partner, amici alleati”, aveva
enfatizzato il premier Draghi al termine dell’incontro con il presidente Recep
Tayyip Erdogan. Numerosi gli accordi di cooperazione sottoscritti, dallo
sviluppo industriale, culturale e della ricerca scientifica comune fino - e
soprattutto - a quello diplomatico-militare.
“Non posso che esprimere soddisfazione per la firma
dell’accordo sulla reciproca protezione delle informazioni classificate
nell’industria della Difesa, esplicita dimostrazione di coesione tra i nostri
due Paesi, legati da sentimenti di profonda amicizia, i cui rapporti in ambito
di cooperazione militare sono destinati a consolidarsi ulteriormente”, ha
dichiarato il ministro Guerini a conclusione del vertice con il responsabile
del dicastero della difesa turco, Hulusi
Akar.
“Il nostro Paese – ha aggiunto Guerini - vede da
sempre nella Turchia un partner rilevante, sul piano della cooperazione
operativa e industriale, col quale lavorare insieme a obiettivi condivisi
nell’interesse della sicurezza collettiva, della crescita reciproca e della
stabilità del Mediterraneo”.
Conflitto
Russia-Ucraina, sicurezza mediterranea, crisi libica e collaborazione bilaterale
in ambito operativo e in particolare nelle missioni Nato in Iraq e in Kosovo, alcuni dei
temi approfonditi. “Queste
forme di cooperazione tra le forze armate dei nostri Paesi sono l’esempio
lampante della solidità dei nostri rapporti e gettano le basi per future
opportunità sempre più importanti”, ha spiegato Guerini.
“La stabilità della regione mediterranea è
l’imprescindibile premessa della sicurezza di noi tutti e l’Italia segue con
attenzione e preoccupazione i recenti avvenimenti in Libia”, ha aggiunto il
ministro. “Auspichiamo la massima attenzione da parte di tutti gli Alleati per
giungere a una soluzione attuabile, che indirizzi il Paese verso una
normalizzazione istituzionale, politica, economica e di sicurezza interna. L’unità
e la stabilità della Libia sono un requisito essenziale per affrontare al
meglio i fenomeni che interessano il Mediterraneo”. Ovvio che di Libia se ne
dovesse parlare ad Ankara: per strappare il sì di Erdogan all’ingresso nella
NATO di Finlandia e Svezia, Washington e partner occidentali non hanno solo dato
l’Ok per una soluzione finale anti-kurda, ma hanno legittimato lo
strapotere diplomatico e militare della Turchia nel martoriato paese
nordafricano.
Come
riportato da una nota dello Stato maggiore della difesa, gli accordi raggiunti
durante il vertice interministeriale del 5 luglio 2022 “hanno rappresentato l’ultima
tappa di un confronto ad ampio raggio, sviluppatosi attraverso i numerosi
incontri bilaterali, inaugurati nel luglio 2020 con la visita del Ministro
Guerini ad Ankara, e proseguiti sino ad oggi con il bilaterale tra i ministri
della difesa dei due paesi, che segue la recente trilaterale tra Italia, Regno Unito e Turchia dell’8
aprile 2022”.
In
occasione della visita a Istanbul dello scorso aprile, Lorenzo
Guerini non aveva fatto mancare tutto il suo apprezzamento per il regime. “La Turchia è un partner importante per
l’Italia e un prezioso alleato NATO”, aveva dichiarato il ministro pd. “Il
nostro Paese, del resto, vede da sempre nella Turchia un partner con cui
soddisfare le reciproche esigenze di difesa e con cui condividere opportunità
di collaborazione tra le rispettive industrie. Questo incontro va nella
direzione di un rafforzamento delle relazioni tra i nostri Paesi”.
Relazioni da rafforzare
anche relativamente al contrasto di una “minaccia” che in ambito alleato è
stata classificata come ibrida: le
migrazioni “irregolari” nella regione mediterranea. Non sono state certamente casuali le parole
pronunciate da Mario Draghi a conclusione dell’ultimo faccia a faccia con
Erdogan. “La gestione dell’immigrazione deve essere umana, equa ed efficace; noi
cerchiamo di salvare vite umane, ma occorre anche capire che un Paese che
accoglie non ce la fa più”, ha dichiarato il premier oggi dimissionato. “E’ un
problema che abbiamo posto in Europa, lo abbiamo detto qui in Turchia e lo
diremo alla Grecia quando la incontreremo. Forse noi siamo il Paese meno
discriminante e aperto, ma anche noi abbiamo limiti e ora ci siamo arrivati”.
Il
sultano di Ankara ha colto la palla al balzo, anzi la ghiotta occasione per
alzare il prezzo con Bruxelles in tema di lotta ai migranti e per sferrare
l’ennesimo attacco allo storico nemico di Atene. “La Grecia ha cominciato a
essere un minaccia anche per l’Italia con i suoi respingimenti di migranti
nell’Egeo”, ha chiosato Erdogan. ONG e commentatori temono che Italia e Turchia
abbiano posto le basi per il rafforzamento delle attività di “blocco” dei
migranti, con particolare attenzione all’inferno libico.
Come
poi Draghi, Lamorgese, Di Maio e Guerini possano ritenere Ankara un partner serio
e credibile per respingere i migranti in Libia - e dalla Libia verso il Sahel -
è davvero un mistero. Proprio in contemporanea alla missione in Turchia del
governo italiano del 5 luglio scorso, a Tripoli il quotidiano Libya Observer riportava
la notizia che la forza aeronavale europea che vigila sul rispetto dell’embargo
di armi al paese nordafricano (Operazione
Irini) si era vista rifiutare per ben otto volte l’ispezione a una nave
battente bandiera turca nel porto di Misurata.
Attualmente
all’operazione Ue sono assegnate tre fregate (la ITS Grecale della Marina militare italiana, la HS Themistocles greca e la FS
Commandant Blaison francese), più alcuni aerei pattugliatori di Italia,
Francia, Grecia, Germania, Lussemburgo e Polonia, con principale base operativa
la stazione di Sigonella in Sicilia.
Amici e vaddati recita un antico detto
siciliano. Cioè meglio guardarsi da certi “amici”, davvero impresentabili e che
non perdono l’occasione per approfittare della fiducia accordata. Chissà, se e
quando, Roma e Bruxelles lo capiranno.
Articolo pubblicato in Africa ExPress il 22 luglio 2022, https://www.africa-express.info/2022/07/22/patto-dacciaio-italia-turchia-accordi-su-migranti-sicurezza-difesa-e-roma-pronta-a-intervenire-nel-mar-nero-a-fianco-del-dittatore-ottomano/
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