Alternanza scuola-lavoro nelle forze armate. Il protocollo d’intesa tra l’USR Sicilia e il Comando dell’Esercito
Insegno Scienze motorie in
un Istituto comprensivo della città di Messina. Mi trovavo nel cortile di
scuola il pomeriggio di una decina di giorni fa con le alunne e gli alunni di
una classe di seconda media. Al suono della campana della scuola dell’infanzia,
sette-otto bambine e bambini di età compresa tra i 4 ei 5 anni iniziano a
inseguirsi mimando azioni di guerra con mitra e kalashnikov. Il “gioco” è
palesemente violento, ben diverso nelle modalità e nei mezzi impiegati alle
“sparatorie” tra indiani e cow boy a cui mi è capitato di assistere nella vita.
Corrono freneticamente dappertutto, qualcuno cade ed è prontamente raggiunto
dal compagno che gli punta l’arma sul petto e poi spara urlando “adesso sei
morto!”. Ed i morti vengono poi
oltraggiati dagli altri compagnetti inseguitori, sbeffeggiati, umiliati. Guardo
attonito e temo che qualcuno possa farsi male davvero. Ma non interviene
nessuno. Eppure in cortile ci sono le madri e all’uscita del portone anche
qualche giovane insegnante. I miei ragazzi osservano divertiti.
“Russia-Ucraina”, commenta uno di loro. Sì, come se fossimo alla finale del
Mondiale di calcio in Qatar. Può essere, mi chiedo con rabbia, che si siano
tutti assuefatti alle immagini in tv delle bombe, dei corpi dilaniati sotto le
macerie o riversi scomposti ai bordi delle strade? Poi, quando mitra e
kalashnikov rischiano di trasformarsi in pericolosi bastoni per colpire volti,
braccia e gambe, vedo una giovane madre che corre verso i bambini semi-accecati
dall’eccitazione bellica. Mi accorgo solo allora che oltre ad essere armati,
uno di loro indossa un giaccone-mimetica. E’ l’ultima moda, scoprirò solo più
tardi. La madre urla ai bambini di fermarsi. Finalmente, mi dico. E i bambini si fermano. Sì, perché è l’ora del
selfie collettivo. La madre-reporter allestisce i piccoli corpi in posa: alcuni
in piedi bardati a mo’ di fedayn, o miliziani Isis o foreign fighters; un paio supini a terra, gli eroi sconfitti morti con le armi in pugno. Arrivano gli scatti. Un
veloce scambio di ruoli e posti e qualche altro scatto ancora. Dulcis in fundo
il capannello delle altri madri sopraggiunte per inviarsi cellulare-cellulare
le foto-immagini. Immagino che il kinder
squadrone di morte sia poi apparso su decine di profili facebook e altri
social o nei display di chissà quanti divertiti mariti, nonni, zii, cugini e
amici. Anche questo è un drammatico segno dei tempi che viviamo. Tempi di
estetica e retorica bellica. Esaltazione dell’uccidere e della buona morte. Per dio. Per la patria. Per
i sacri e inviolabili confini.
Questo mio racconto
simbolizza bene i processi in atto all’interno della scuola italiana. A partire
dal tema che mi è stato chiesto di sviluppare in questo convegno di formazione
del CESP che intanto ringrazio per l’impegno assunto già da diversi anni contro
l’avvelenamento bellico-militarista del sistema educativo. Come è noto, il 20
dicembre 2021 l’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia e il Comando
dell’Esercito hanno sottoscritto un Protocollo
d’intesa per promuovere lo svolgimento delle famigerate attività PTCO, che
preferisco comunque continuare a chiamare di alternanza scuola-lavoro, in alcuni dei più importanti reparti
militari presenti nell’Isola. E’ utile per comprendere il “modello culturale”
alla base di questo gravissimo accordo, riportare le finalità e gli obiettivi presenti
in premessa al testo di Protocollo.
“Il Comando militare dell’Esercito riserva particolare attenzione al mondo
scolastico, accademico e scientifico per la diffusione dei valori
etico-sociali, della storia e delle tradizioni militari, con un focus sulla funzione centrale che la Cultura della Difesa ha svolto e
continua a svolgere a favore della crescita sociale, politica, economica e
democratica del Paese”. Valori
etico-sociali, storia e tradizioni militari, dunque, per
permeare gli impegni lavorativi degli studenti-soldati in caserma, ma
soprattutto centralità strategica della Cultura
della Difesa, termine di cui spiegherò origine e significati a conclusione
dell’intervento. Dico sin da ora però che la Cultura della Difesa è promossa e analizzata ormai in tutti
documenti e report del ministero della Difesa, a fondamento dell’identità e dei
modelli delle forze armate italiane del XXI secolo, onnipresenti in
qualsivoglia sfera sociale-economica-politica-formativa del paese e,
ovviamente, pronte a intervenire in ogni scacchiere di crisi internazionale a
“protezione” degli interessi (e dei profitti) delle élite e delle holding
dominanti.
In allegato al Protocollo d’Intesa scuole-forze armate
in Sicilia c’è un primo elenco degli enti, reparti e reggimenti individuati dal
Comando dell’Esercito dove a partire dall’anno scolastico 2021-22 e per i
successivi tre anni sarà possibile realizzare i percorsi di “formazione” per
gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. A Catania, presso il 62° Reggimento fanteria
“Sicilia”, sono stati attivati PCTO per Riparazioni
apparati telecomunicazioni e veicoli; Gestioni
magazzini e depositi; Manutenzione
del verde; Gestione del servizio
cucina e distribuzione vitto. Presso il 46° Reggimento trasmissioni di Palermo, gli
studenti siciliani possono operare al Cablaggio
strutturato nelle reti locali e alla Gestione/supervisione
dei servizi di rete. Sempre nel capoluogo siciliano, offerte “formative”
sono disponibili presso il “Centro documentale dell’Esercito” (Relazioni con il pubblico); nella
“Sezione rifornimenti e mantenimento” (Lavorazioni
meccaniche di officina; Falegnameria;
Fabbro; Verniciatura); all’11° Reparto infrastrutture (Progettazione opere edili; Assistente
cantiere opere edili – impianti); al “CME – Comando Militare Esercito
Sicilia” (Accoglienza e accompagnamento
visitatori al Palazzo e per mostre/eventi; Gestione; Orientamento
topografico). PCTO di Lavorazioni in
officina e laboratori sono attivi infine presso il 6° Reggimento
bersaglieri della brigata “Aosta” a Trapani.
Purtroppo
non è la prima volta che in Italia la scuola abdica alle funzioni di promozione
e coordinamento di progetti finalizzati alla formazione culturale e democratica
degli studenti nel rispetto dei valori della difesa della pace, contro tutte le
guerre. Subito
dopo l’entrata in vigore della legge n. 107 del 13 luglio 2015 di “riforma del
sistema nazionale di istruzione e formazione” (la Buona scuola di Renzi & C.), il 15 dicembre 2017 i rappresentanti dei ministeri della Difesa, del Lavoro
e dell’Istruzione hanno sottoscritto un Protocollo
d’intesa per la mutua collaborazione all’alternanza che
ha dato nuova linfa e copertura ideologica al rafforzamento dei binomi scuola-caserma e libro-moschetto, con però sempre meno scuola e libri e ancora più
caserme e moschetti. “Il ministero
della Difesa metterà a disposizione i musei militari, gli Enti e gli
istituti operativi e logistici, mentre gli studenti potranno aiutare il ministero
durante il periodo dell’ASL nei suddetti spazi”, si legge nella nota emessa dal
MIUR. Le forze armate, inoltre, “s’impegneranno a rafforzare e qualificare
l’inserimento lavorativo dei giovani, in particolare nelle strutture civili del
ministero della Difesa dedicate alla manutenzione dei mezzi militari”. Agli
ufficiali delle forze terrestri, navali ed aeree viene chiesto altresì di
cooperare allo sviluppo delle attività di orientamento, “per consentire agli
studenti una scelta consapevole del percorso di studio e delle opportunità
degli sbocchi occupazionali”.
A
partire dalla firma del Protocollo
tra i tre ministeri si sono moltiplicate un po’ ovunque le convenzioni
sottoscritte con le forze armate dagli uffici periferici del Ministero
dell’Istruzione (USR, provveditorati) e direttamente dai dirigenti scolastici
di licei e istituti tecnici e professionali. Nel giugno 2017 il Comando
dell’Esercito di Bologna ha firmato un accordo per la realizzazione di
programmi di alternanza scuola-lavoro con l’Ufficio scolastico dell’Emilia Romagna. Esso prevede
l’utilizzo degli studenti presso l’Ufficio documentale dell’Esercito per la
gestione di tutta una serie di pratiche (archiviazione, riordino e
catalogazione patrimonio e aggiornamento dei
database anagrafe, documentazione e matricola del personale delle forze
armate e dei Carabinieri dell’Emilia Romagna, ecc.). L’11 aprile 2019, sempre
l’USR Sicilia e il Comando Militare dell’Esercito hanno firmato un Protocollo d’Intesa (simile per
contenuti a quello odierno), per consentire a un centinaio di studenti
dell’Isola di sperimentare per qualche settimana un’attività lavorativa non
retribuita in alcune delle caserme della Brigata Meccanizzata “Aosta”. La
pandemia da Covid-19 ha però “congelato” progetti e attività, da cui il
“rilancio” dei PCTO con la convenzione di fine dicembre 2021.
Negli anni scorsi ho
pubblicato alcuni articoli e interventi sulle sempre più strette relazioni
scuola-forze armate, approfondendo in particolare proprio il settore relativo
ai programmi sull’alternanza. Il
quadro che emerge è davvero grave ed evidenzia ulteriormente la crisi culturale
e didattico-educativa del sistema scolastico italiano dopo decenni di attacchi
neoliberisti da parte di tutti i governi succedutisi alla guida del paese. Comandi,
generali e ammiragli propongono ormai opportunità
“formative” di ogni tipo: alcune sono mere duplicazioni di quanto potrebbe
essere offerto dagli stessi insegnanti o da enti e associazioni “civili”; altre
hanno solo lo scopo di ottenere manodopera a costo zero che possa cucinare,
servire a mensa e fare da giardiniere in caserma. Poi ce ne sono diverse che
sono invece uniche e irripetibili: come quelle di poter lavorare fianco a
fianco ai top gun e ai manovratori di sommergibili e carri armati o di poter
mettere le mani ai misteriosi circuiti che consentono il funzionamento di
sistemi missilistici, bombe, mine e droni.
Il numero delle offerte di
alternanza nel sistema militare differisce via via che si passa da Nord a Sud.
Sono rare anche se di qualità nelle regioni più ricche e dove sono forti la
competizione e le opportunità occupazionali di industrie e imprese private; nel
Mezzogiorno, sia per la crisi economica strutturale che per l’asfissiante
presenza di basi, porti e aeroporti militari, sono innumerevoli gli stage e i
corsi presso le forze armate ed altri corpi sicuritari. Lunghissima la lista predisposta
dallo Stato maggiore della Difesa sui percorsi formativi attivabili presso
comandi territoriali e infrastrutture militari. Dietro misteriose sigle e
ignoti acronimi si nascondono spesso quasi tutti i principali corpi d’élite
impegnati in “missioni internazionali” che violano palesemente il dettato
costituzionale e dilapidano ingentissime risorse finanziarie sottratte alle
spese sociali e all’istruzione.
Voglio soffermarmi solo su
alcuni dei PCTO più “significativi” svolti in questi ultimi anni. A Cameri, in
provincia di Novara, all’interno dell’infrastruttura in cui si stanno
costruendo i famigerati cacciabombardieri F-35 di quinta generazione (a doppia
capacità, convenzionale e nucleare), costati fior di miliardi di euro, sono
stati realizzati “percorsi” con la manutenzione dei velivoli da guerra. Lo
stesso è accaduto presso il 6° Stormo dell’Aeronautica di Ghedi (Brescia), a
cui sono attribuite “operazioni di ricognizione, intelligence, attacco e
bombardamento” con i caccia multiruolo Panavia “Tornado PA-200”, anch’essi in
grado di utilizzare testate nucleari. Ghedi, del resto, è uno dei due scali
aeroportuali militari in Italia (l’altro è quello di Aviano, Pordenone), in cui
sono ospitate le bombe nucleari tattiche B-61, recentemente aggiornate per
renderle ancora più potenti e adattabili ai nuovi caccia F-35.
In Veneto si propone
l’alternanza presso il 5° Reggimento Artiglieria Terrestre “Superga” di
Portogruaro (Venezia) e l’8° Reggimento Guastatori Paracadutisti “Folgore” di
Legnago, reparto delle forze d’assalto. Un percorso etico-educativo-formativo
presso l’8° Reggimento è stato concluso di recente dagli studenti del
professionale “Medici” di Legnago. “Per due intere settimane i ragazzi hanno
partecipato alla cerimonia dell’alzabandiera, inquadrati coi propri professori,
cantando l’inno e issando, a turno, la bandiera italiana”, riporta l’ufficio stampa dell’Esercito. “I frequentatori del corso di agraria hanno
progettato ed eseguito il recupero di una zona verde della caserma, mentre il
corso alberghiero si è esercitato a preparare pietanze e gestire il servizio di
vettovagliamento anche in modalità campale, a favore dei guastatori in
addestramento…”.
Un programma tecnologico è attivo presso il Centro Interforze Munizionamento
Avanzato di Aulla (Massa Carrara) a cui sono attribuiti compiti di alto valore strategico: il mantenimento in
efficienza del munizionamento (missili e siluri, mine navali, armi portatili,
bombe a mano, ecc).; il confezionamento o lo spolettamento del munizionamento
convenzionale; le attività a fini sperimentali sul munizionamento di
artiglieria; la “gestione, conservazione, distribuzione dei materiali NBC
(nucleari, batteriologici e chimici) della Marina Militare italiana”. Di pari
rilevanza bellica è il Centro Interforze Studi Applicazioni Militari
(CISAM) di San Pietro a Grado (Pisa), dove sono stati attivati percorsi di
alternanza scuola-lavoro in Telecomunicazioni;
radioprotezione–dosimetria-personale. Fondato nel 1956 con il nome di C.A.M.E.N.
(Centro per le Applicazioni Militari dell’Energia Nucleare), l’ente di San Piero a Grado puntava alla
sperimentazione e all’impiego dell’energia nucleare nel campo della propulsione
navale. Dal 2006 il centro è stato posto alle dipendenze del Capo di Stato maggiore
della Marina e ha ampliato i propri studi
alle applicazioni militari “nei settori dell’energia nucleare,
dell’elettroottica e della compatibilità elettromagnetica; al controllo
ambientale di siti militari e di porti nazionali che ospitano unità navali a
propulsione nucleare; alle campagne di misura delle emissioni elettromagnetiche
in Italia ed all’estero, in collaborazione con le altre nazioni Nato”.
Ricerca
ed analisi agenti chimici e biologici con l’alternanza presso il
7° Reggimento Difesa NBC “Cremona” di Civitavecchia, il reparto dell’Esercito specializzato nella “difesa” nucleare, biologica e
chimica. Sempre in Lazio c’è la possibilità di operare nella
manutenzione e riparazione degli elicotteri del
4° Reggimento “Scorpione” di Viterbo (i velivoli da trasporto pesante CH 47F “Chinoock”
e i multiruolo NH 90). In questa regione l’Aeronautica privilegia
l’aeroporto di Pratica di Mare a Pomezia (uno dei più vasti scali militari di
tutta Europa, 830 ettari di superficie): l’offerta
“educativa” punta alla Manutenzione
di sistemi avionici, meccanici e telecomunicazioni, riparazioni strutturali.
In Puglia, lo storico Arsenale militare
di Taranto ospita stage in
informatica-telecomunicazioni-automazioni-elettrotecnica; turismo archeologico
e attività grafica. All’Arsenale sono già più di duemila gli studenti pugliesi
che hanno completato percorsi di alternanza “affiancando le maestranze civili e
militari nelle varie lavorazioni navali e in molteplici attività in officine, uffici, laboratori tecnologici,
fisico-elettrici, chimici, ecc.”, come riporta il sito della Marina. Gli
studenti, inoltre, hanno modo di visitare la base dei sommergibili, assistere alle
manovre di messa a secco delle unità navali. Anche
il Comando flottiglia sommergibili - Comflotsom di Taranto ha un suo programma
scuola-lavoro relativo agli Impianti elettrici
e agli elementi di navigazione.
In Sardegna, regione che
vede buona parte del territorio sottoposto a servitù militare, sono stati
implementati alcuni dei progetti ASL più osceni.
Ci sono quelli ad esempio presso il Reparto
Sperimentale Standardizzazione al Tiro Aereo di Decimomannu (Villasor),
dove agli stagisti viene assicurato anche il vitto e l’alloggio. Tra i compiti chiave di questo ente c’è quello di
garantire il supporto tecnico e logistico ai gruppi di volo dell’Aeronautica in
addestramento nei poligoni di Perdasdefogu e Capo San Lorenzo, importantissimi
per la sperimentazione delle nuove tecnologie di guerra globale in ambito Nato
ed extra-Nato. Percorsi di alternanza sono stati attivati pure in queste due ultime
aree: nell’elenco delle infrastrutture individuate dall’Aeronautica ci sono
infatti il Distaccamento aeroportuale di Capo San Lorenzo e il Poligono sperimentale e di
addestramento interforze Salto di Quirra (P.I.S.Q.). In particolare
Salto di Quirra è noto alle cronache per le inchieste giudiziarie avviate
sull’uso di proiettili all’uranio impoverito che hanno causato una vera e
propria strage tra i militari italiani inviati in guerra in Kosovo a fine anni
’90 e tra i pastori e gli abitanti che vivono a ridosso del poligono. Solo dopo
le manifestazioni e le proteste delle associazioni antimilitariste e NoWar sarde, alcuni istituti superiori
hanno avuto il buon senso di sospendere i PCTO a Salto di Quirra. A causa della
distanza dai centri abitati, gli studenti erano costretti a risiedere nelle
caserme all’interno delle aree di esercitazione per due settimane, con il
rischio di entrare in contatto con gli agenti chimici provenienti dai sistemi
d’arma, dalle munizioni e dagli esplosivi testati responsabili della
contaminazione del suolo e delle falde acquifere della zona.
In Sicilia, oltre ai due
Protocolli USR-Esercito vanno menzionati numerosi accordi diretti tra gli
istituti secondari e i comandi delle basi terrestri, aeree e navali. Tra le insostenibili
alternanze, quella che ha visto gli studenti del liceo artistico “Basile” e
dell’industriale “Verona Trento” decorare con murales l’asilo nido aziendale
realizzato dalla Brigata “Aosta” all’interno di una caserma di Messina. L’asilo
è stato intitolato al Lupetto Vittorio,
la mascotte dell’Esercito prescelta dopo un “sondaggio realizzato presso alcune
scuole primarie d’Italia” e il cui nome, di origine romana, “vuol dire appunto
vincitore, conquistatore, vittorioso e fu utilizzato molto dai primi cristiani
per simboleggiare la vittoria del bene sul male”, come spiega lo Stato
maggiore. La Marina militare ha invece offerto PCTO nelle infrastrutture
strategiche site nel comprensorio di Augusta (Siracusa), uno dei maggiori poli
navali italiani e Nato di tutto il Mediterraneo. Tra le convenzioni va segnalata in particolare quella sottoscritta dal
Comando Marittimo “Sicilia” (Marisicilia) e dall’istituto “Insolera” di Siracusa per avviare
il progetto denominato Abbellisci
l’ambiente che ti circonda. Gli allievi sono stati impiegati a Punta Izzo nella “progettazione e
successiva realizzazione del rinverdimento delle aiuole e delle aree demaniali della Marina”, quelle cioè che sono
utilizzate periodicamente come poligono di esercitazione e per cui è previsto
un piano di ampliamento e potenziamento infrastrutturale fortemente osteggiato
dalla popolazione di Augusta.
Il Comando della Stazione
Marittima Elicotteri (Maristaeli) di Catania Fontanarossa ha promosso pacchetti
“formativi” di 40 ore settimanali “al
fine di sviluppare e valorizzare le vocazioni personali degli studenti, gli
interessi e gli stili di apprendimento individuali e per avvicinarli alle
attività della Difesa”. Il Comando dell’Aeronautica Militare
italiana presso la grande stazione aeronavale Usa e Nato di Sigonella
(enfatizzata dal Pentagono come la “capitale mondiale dei droni da guerra”) ha avviato
progetti ASL con l’ITC “Besta” di Ragusa, sia all’interno del grande scalo
aereo siciliano che in quello di Comiso e nella Stazione radar dell’Aeronautica
di Noto-Mezzogregorio per “studiare le
telecomunicazioni e i sistemi d’antenna”. Nell’anno
scolastico 2015-16, gli studenti più meritevoli dell’istituto
ibleo sono stati premiati con uno stage presso il complesso
Alenia-Leonardo di Cameri. A condurre gli allievi in Piemonte è stato il 41°
Stormo dell’Aeronautica con un pattugliatore antisommergibile “Atlantic” decollato da Sigonella. L’ITC “Besta” ha pure realizzato PCTO con la Guardia
Costiera di Catania per la manutenzione degli elicotteri destinati alle
operazioni anti-migrazioni nel Mediterraneo centrale da parte dell’Agenzia Frontex
per il controllo delle frontiere esterne dell’Unione europea.
Le alternanze scuola-forze armate si
sovrappongono purtroppo ai sempre più invadenti interventi
“educativi-formativi” promossi all’interno degli istituti di ogni ordine e
grado dai vertici del Ministero della Difesa italiano.
Accade ormai con frequenza che alle città d’arte, ai musei e ai siti
archeologici, presidi e docenti preferiscano sempre più le visite alle basi Usa
e Nato “ospitate” in Italia in barba alla Costituzione o quelle alle caserme,
agli aeroporti, ai porti militari, alle installazioni radar e alle industrie
belliche. Non c’è giorno che gli studenti non vengano chiamati ad assistere a
cerimonie e parate militari, alzabandiera, conferimenti di onorificenze a
presunti eroi di guerra. Ci sono poi le molteplici attività didattiche e
culturali affidate a generali e ammiragli docenti
(dalla lettura ed interpretazione della Costituzione, all’educazione ambientale
e alla salute, alla lotta alla droga e alla prevenzione dei comportamenti
classificati come “devianti”, bullismo, cyberbullismo, ecc.); i cori e le bande di studenti e soldati; ecc..
A
ciò si aggiunge la progressiva trasformazione delle stesse strutture
scolastiche a fini sicuritari con l’installazione di videocamere agli ingressi
e nei corridoi e la proliferazione di dispositivi elettronici identificativi e
di controllo sociale (tornelli ai portoni, l’obbligatorietà per studenti e
docenti ad indossare badge, l’illegittima imposizione all’uso del rilevatore
elettronico delle presenze del personale educativo, ecc.). In un vero e proprio
clima di caccia alle streghe e criminalizzazione generale, questori e prefetti
ordinano le incursioni delle forze di polizia all’interno delle aule con
perquisizioni a tappeto e cani antidroga sguinzagliati a sniffare zaini, giacche
e cappotti. Proliferano altresì i divieti di assemblea e delle attività
autogestite degli studenti e i locali scolastici vengono dichiarati off-limits
in orario pomeridiano, mentre viene minacciata l’azione penale e civile contro
ogni forma di occupazione. A concorrere al rafforzamento del processo di
militarizzazione del sistema scolastico l’approvazione di leggi che hanno
conferito ai presidi poteri illimitati e istituzionalizzato gerarchizzazioni e
discriminazioni tra gli insegnanti; la precarizzazione de iure e de facto della
figura e delle funzioni del docente; il dilagante esautoramento degli organi
collegiali; l’uso indiscriminato dei procedimenti amministrativi contro il
personale della scuola disobbediente e il riconoscimento ai dirigenti di poter
esercitare contestualmente il ruolo di inquirente, pubblico ministero e giudice
nei contenziosi con i dipendenti.
La
sempre minore rilevanza riservata dai programmi ministeriali alle discipline
storiche, filosofiche e sociali, lo strapotere del “modello” Invalsi che
privilegia i test attitudinali e le cosiddette “competenze” a danno della
formazione globale della persona, concorrono alla cancellazione dal sistema
scolastico dei principi della complessità e del pensiero critico. Si
esemplificano pericolosamente gli “apprendimenti” e le analisi del mondo
globale imponendo la “logica binaria” causa-effetto
e azione-reazione, del tutto
funzionale alle narrazioni tossiche di guerra e filo-guerre a cui assistiamo
dolorosamente in questi mesi di conflitto Russia-Ucraina e che contribuiscono
inesorabilmente all’escalation delle violenze e al pericolo di allargamento
geografico della belligeranza.
Come abbiamo visto,
l’accordo MIUR-FFAA enfatizzava il concetto di Cultura della Difesa, non nuovo in ambito militare e sicuritario,
ma ignoto al mondo scolastico e della formazione. Per comprenderne in parte il
significato bisogna andare al testo della legge n. 124 del 2007 con cui sono stati “riformati” i servizi segreti. Tra gli
obiettivi della nuova architettura d’intelligence nazionale viene specificato
quello di “far crescere la consapevolezza per i temi dell’interesse nazionale,
e della sua difesa, in tutte le declinazioni che esso assume di fronte alle
sfide della globalizzazione e alle minacce transnazionali che arrivano dentro
il sistema Paese mettendo a rischio
la sua integrità patrimoniale e industriale, la sua competitività, la sicurezza
delle sue infrastrutture e dei sistemi informativi”.
In
verità i riferimenti della legge sono alla Cultura della Sicurezza
e l’organo preposto alla sua definizione è il nuovo Dipartimento
delle informazioni per la sicurezza (DIS),
che sovrintende alle attività delle due agenzie d’intelligence, l’AISE per la
“sicurezza esterna” e l’AISI per quella “interna”. “Il DIS deve essere in continuo contatto con il
sistema educativo nazionale, dalle scuole superiori alle università, e con
tutti coloro che si occupano a vario titolo di intelligence e contribuiscono alla
creazione di una via nazionale per la
diffusione della cultura della sicurezza”, specifica la legge n.124/2007. Nei
fatti viene sancita la cooptazione del sistema scolastico e accademico
all’interno degli apparati sicuritari e militari riproducendo il modello
implementato in quei paesi che hanno fatto della guerra l’essenza stessa della
propria esistenza (Israele, petromonarchie, ecc.).
Successivamente
alla Cultura della Sicurezza si è
sovrapposta la Cultura della Difesa.
“L’obiettivo della Cultura della Difesa
– spiegano i vertici delle forze armate italiane - è quello di facilitare i
cittadini a comprendere i temi di interesse strategico per la Difesa, acquisire
sistemi ed equipaggiamenti per le forze armate, valorizzare le capacità dell’industria
nazionale e sostenere la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica”. Si
punta in particolare ad estendere a tutte le fasce sociali e generazionali
l’incondizionato consenso per le forze armate, le missioni di guerra
internazionali e il complesso militare-industriale affinché i cittadini siano
disponibili a sempre maggiori sacrifici in termini di tagli salariali e accesso
ai servizi sociali. Tutto ciò con lo scopo d’indirizzare sempre più risorse
finanziarie pubbliche alla produzione e all’acquisto di armi tecnologicamente
avanzate. “Invito tutti ad essere
attori di uno sforzo comune per far crescere la Cultura della Difesa e
la consapevolezza del ruolo che riveste per il Sistema Paese”, ha
dichiarato il ministro Guerini ad un recente convegno promosso dalle maggiori
aziende aerospaziali e dal Centro Alti Studi della Difesa. “Dobbiamo intraprendere tutti gli
sforzi necessari per avviare un percorso teso ad incrementare gli investimenti e
allineare, progressivamente, il rapporto budget Difesa–PIL alla media
degli altri Alleati europei. Le risorse destinate alla
Difesa devono essere viste come uno straordinario volano economico”.
Educazione all’obbedienza, cieca, che torna ad essere virtù. Imposizione autoritaria e spregiudicata di un modello di
conversione bellica della produzione e dell’economia su cui ottenere il
consenso popolare e insostenibili trasferimenti di risorse finanziarie
pubbliche da sottrarre alle spese dell’istruzione, della salute e del welfare.
Un progetto di ristrutturazione neoliberista della società che docenti,
studenti, associazionismo, sindacalismo di base e NoWar sono chiamati a
contrastare per difendere gli ultimi spazi di libertà e agibilità democratica
in nome della giustizia sociale e dell’uguaglianza sostanziale a cui aspiravano
i giovani protagonisti della Resistenza al nazifascismo.
Per
approfondire i temi scuola-militarizzazione e PCTO nelle forze armate:
https://www.academia.edu/44978745/Scuole_armate_e_militarizzazione_dellistruzione_in_Italia
http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2021/12/lalternanza-scuola-lavoro-in-sicilia-si.html
Relazione
svolta in occasione del Convegno nazionale di aggiornamento / formazione
promosso dal CESP – Centro Studi per la Scuola Pubblica, su ASL/PCTO:
Un bilancio del loro svolgimento e delle ricadute sui processi didattici,
tenutosi a Palermo l’8 aprile 2022.
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