L’Italia va alla guerra contro i pirati e spedisce una fregata nel golfo di Guinea
Dallo scorso 7 marzo la Marina Militare italiana è
tornata a pattugliare il Golfo di Guinea a “difesa” del traffico mercantile e
delle grandi compagnie petrolifere, ENI in testa. Salpata dal porto di Civitavecchia il 24 febbraio, dopo uno scalo tecnico
a Dakar (Senegal), la fregata missilistica “Luigi Rizzo” è giunta nelle acque
del Golfo per concorrere alle operazioni militari USA-UE anti-pirateria. La
missione in Africa occidentale si protrarrà sino alla fine di giugno.
La
nave da guerra “Luigi Rizzo” (F595) è la seconda unità
FREMM della classe Bergamini in
configurazione multiruolo. Costruita negli stabilimenti di Fincantieri SpA, è
stata consegnata alla Marina il 20 aprile 2017 e posta alle dipendenze della 1^
Divisione Navale di La Spezia. La fregata imbarca 131 militari tra cui un
gruppo di fucilieri della Brigata “San Marco” ed è armata con
potenti
dispositivi di fuoco: cannoni Oto Melara da 76/62 mm e da 127/64 mm con
munizioni guidate ad alta precisione Vulcano;
mitragliere da 25/80 mm Oto Melara/Oerlikon GBM-A01;
lanciatori per siluri da 324 mm MU-90
Impact; missili superficie-aria e antimissile MBDA Aster; un elicottero NH-90 dotato di siluri leggeri e missili
anti-nave Marte Mk 2/S.
“Le capacità di scoperta e l’armamento la
rendono idonea per svolgere tutte le missioni tipiche delle unità di questa
classe”, spiega lo Stato Maggiore della Marina. “Tra esse la polizia dell’alto mare con l’assolvimento
di operazioni antiterrorismo, di sorveglianza ed interdizione dei traffici illeciti,
di prevenzione e controllo dell’immigrazione illegale, della protezione delle
linee di comunicazione in mare e del traffico mercantile; le support-land operations, con la scorta a
convogli o forze navali in transito, la protezione di siti terrestri e la
difesa antiaerea degli stessi; il contrasto alla minaccia di superficie; il power projection support, con il
coordinamento e il controllo di azioni contro costa, l’immissione di forze
speciali e il supporto mediante impiego di armi contro obiettivi terrestri”.
A spiegare gli obiettivi e le finalità della missione
italiana nel Golfo di Guinea sono i vertici della Marina Militare. “L’operazione che abbiamo denominato Gabinia è volta a garantire la vigilanza
e la protezione degli interessi nazionali, nonché a sviluppare attività di
cooperazione con le Marine partner e alleate presenti nella regione”, afferma l’ammiraglio
Aurelio De Carolis, comandante in capo della Squadra
Navale (CINCNAV).
“La Marina Militare è al servizio della
comunità: quello che succede nel Golfo di Guinea ha un diretto impatto sul
nostro Paese, sulla nostra industria e sul nostro commercio marittimo”,
aggiunge l’ammiraglio Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore. “Su nave
Rizzo ci sono idealmente tre Ministeri: quello della Difesa, quello degli
Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e quello dello Sviluppo
Economico; questo è un segnale di coesione del Sistema Paese verso la
marittimità. Il task principale riguarda la prevenzione ed il contrasto
della pirateria in quello specchio di oceano Atlantico, un fenomeno molto più
agguerrito e notevolmente differente rispetto a quello che riguarda l’oceano
Indiano”.
“Questa
zona nel 2021 ha raggiunto gli onori della cronaca classificandosi come uno dei
mari del mondo più a rischio per gli attacchi di pirateria e allo stesso tempo
di estrema rilevanza per gli interessi nazionali correlati e per la sua stretta
connessione con il Mediterraneo”, aggiunge il capo di Stato Maggiore. “Il Golfo
di Guinea è da considerarsi il ponte per l’ingresso nel mare nostrum e gran parte dei
prodotti e delle materie prime afferenti all’Africa occidentale transitano
attraverso le principali vie di comunicazione marittime”.
Per
la fregata missilistica “Luigi Rizzo” si tratta della terza missione in Africa
occidentale. “Il 2022 segna il
consolidamento di un livello maggiore di presenza e regolarità nell’azione
della Marina nel Golfo di Guinea, raggiungendo gli 8 mesi all’anno”, avverte
l’ammiraglio Enrico Credendino.
Una presenza dunque ancora più stabile per le unità da guerra italiane nelle
acque prospicienti la Costa d’Avorio, il Ghana, la Nigeria e l’Angola. Una
proiezione muscolare in nome e per conto del Sistema Italia, la cui denominazione voluta dal ministero della
Difesa dovrebbe preoccupare forze politiche e società civile. “L’Operazione
Gabinia prende il nome dalla legge romana approvata nel 67 a.C. che
concesse a Pompeo Magno i più ampi poteri possibili per condurre la guerra
contro i pirati che ormai da decenni rendevano insicuro il Mediterraneo e le
sue coste”, scrive lo Stato Maggiore della Marina. Una infausta reminiscenza
storica che ci riporta allo strapotere che il Senato dell’antica Roma concesse
al generale-condottiero in barba al diritto: massima libertà operativa nel Mare Nostrum e nella terra ferma sino a
50 miglia di distanza dalle coste con un’armata di
500 navi, 5.000 cavalieri e 120.000 fanti. Con in più l’aggravante che l’approvazione della
legge Gabinia segnò una tappa
fondamentale nel collasso della Repubblica romana e nella fondazione
dell’Impero, autoritario, militarista ed espansionista.
Nel testo
approvato dal Parlamento nel luglio 2020 che ha dato il via al pattugliamento del Golfo, la nuova missione
militare è inserita nel capitolo riservato al Potenziamento dei dispositivi nazionali e della NATO. “E’
autorizzato l’impiego di un dispositivo aeronavale per attività di presenza,
sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea con l’obiettivo di assicurare la
tutela degli interessi strategici nazionali nell’area”, riporta il dispositivo.
“In particolare è previsto lo svolgimento dei seguenti compiti: proteggere gli
asset estrattivi dell’ENI presenti in Nigeria e in Ghana; supportare il
naviglio mercantile nazionale in transito; rafforzare la cooperazione, il
coordinamento e l’interoperabilità con la Nigeria e gli altri Stati
rivieraschi; garantire una presenza e sorveglianza non continuativa, con
compiti di Naval Diplomacy”. Una presenza
in Africa occidentale per proteggere dunque
petrolio, gas e gli interessi degli armatori italiani e, come enfatizzato dalla
Marina, utile a “valorizzare e
promuovere le peculiarità dei sistemi imbarcati sulle unità della classe FREMM”,
cioè i cannoni, i missili e gli elicotteri prodotti dalle maggiori industrie
nazionali del comparto militare.
Per comprendere cosa farà
davvero nei prossimi mesi la “Luigi Rizzo” è utile riportare quanto fatto
dall’unità da guerra gemella, la FREMM “Antonio Marceglia” nel corso della sua missione nel Golfo di Guinea dal settembre
al dicembre 2021, sempre nell’ambito di Gabinia.
Transitando
al largo delle coste senegalesi, il 19 settembre la “Marceglia” ha svolto
un’intensa attività addestrativa con la fregata “Independência” della Marina
Militare del Brasile, con abbordaggi del team della brigata “San
Marco” ed appontaggi di elicotteri. Il 3 ottobre 2021 la nave italiana ha
effettuato una passing exercise (passex) con la fregata francese “Commandant Ducuing” nelle acque
antistanti il delta del Niger, fragile e conflittuale regione africana in cui
sono presenti infrastrutture estrattive delle società ENI e SAIPEM. “La Passex è un esempio di cooperazione
condotta regolarmente tra assetti navali alleati ed UE per migliorare l’interoperabilità
dei mezzi e aumentare il livello di addestramento degli equipaggi e in
particolare dei team specialistici”, riporta l’ufficio
stampa della Marina. “Questo evento mirava in particolare ad addestrare il
personale nell’impiego delle mitragliere automatiche OTO-Melara
da 25/80 mm. A seguire, l’esercitazione ha
visto il team della Brigata Marina San Marco e la controparte
francese delle Troupes de Marine impegnati in attività
di abbordaggio”.
Cinque
giorni dopo la “Antonio Marceglia” interveniva in soccorso del mercantile liberiano
“Queen Zenobia” al largo delle coste del Ghana, dopo aver ricevuto una
comunicazione del Maritime Multinational
Coordination Centre di Accra sulla presenza a bordo di persone estranee all’equipaggio. Dopo aver lanciato in volo
l’elicottero SH90 con a bordo un team di fucilieri della “San Marco”, il
mercantile veniva scortato sino alla Nigeria dove veniva preso in consegna da
un’unità di guerra nazionale che lo conduceva in porto a Lagos. Nessuna azione
di pirateria, dunque, solo un intervento di pre-allarme ma sufficiente ad
essere enfatizzato dai media come esempio chiave del ruolo della Marina italiana
a presidio dei mari africani. Approdata nel porto ghaniano di Accra-Tema, la
fregata ha poi ricevuto una speciale benedizione dal Nunzio Apostolico, monsignor
Henryk Mieczysław Jagodziński. “Voi siete operatori di pace e la vostra
presenza è al servizio di queste terre e dei suoi popoli”, aggiungeva il
prelato.
Di
ben altra portata militare e strategica la partecipazione di Nave Marceglia, a
inizio novembre, all’esercitazione aeronavale multinazionale a guida francese GANO - Grand Africa NEMO 2021. “Essa ha promosso il concetto UE
di Coordinated Maritime Presences nel Golfo di Guinea, con
l’obiettivo di aumentare le capacità di interoperabilità ed info-sharing tra
gli assetti europei dispiegati in area, per una risposta sempre più attagliata
alle crescenti sfide in materia di sicurezza, quali la pirateria marittima ed i
sequestri di marittimi a scopo di estorsione”, spiega la Difesa. Ai war games hanno partecipato pure il
pattugliatore oceanico brasiliano “Amazonas”, fregate e pattugliatori delle
Marine di Belgio, Danimarca, Portogallo, Regno Unito e Spagna, unità di numerosi
paesi africani (Angola, Benin, Camerun, Capo Verde, Congo, Costa d’Avorio,
Gabon, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea Bissau, Guinea Equitoriale, Liberia, Marocco,
Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Sao-Tomé e Principe, Senegal, Sierra
Leone, Togo) e finanche alcuni marines assegnati al Comando delle Forza Navali
USA per il continente africano (U.S.
Naval Forces Africa - NAVAF) con quartier generale a Napoli. A coordinare
la maxi-esercitazione il Centre Regional
de Securité Maritime de l’Afrique Centrale (CRESMAC) ospitato a
Pointe-Noire, Congo.
“Durante
questa intensa settimana sono stati elaborati venti scenari con lo scopo di
simulare attività di Counter Piracy, Search And Rescue (SAR),
operazioni anti-inquinamento ed addestramenti mirati al contrasto del traffico
di armi, droga o migranti”, spiega la Marina italiana. “In particolare,
Nave Marceglia ha interagito con la Marina ghanese e con
lo United Nations Office on Drugs and Crime, simulando di essere un
mercantile piratato (…) Nave Marceglia si è poi addestrata con
la Marina del Benin, simulando di essere una petroliera sotto attacco e,
successivamente, un traghetto coinvolto nel traffico di migranti. Il 9
novembre, ultimo giorno dell’esercitazione, nelle acque antistanti Pointe Noire
le unità di Italia, Francia, Danimarca e Brasile, insieme ad un mezzo
d’assalto della Marina congolese, hanno condotto una parata navale e la
simulazione di un attacco di pirati”.
Nuova
esercitazione con le navi militari di Danimarca e Portogallo il 21 novembre
2021, a largo delle coste della Nigeria. “Al fine di affinare le tattiche
operative e le capacità di intervento, le tre unità navali hanno svolto diverse
manovre cinematiche, esercitazioni di segnali a lampi di luce e bandiere nonché
procedure di comunicazione radiofoniche”, riporta la Marina italiana. “Il
personale specialista ha svolto vicendevolmente gli abbordaggi, ponendo in
essere le tattiche di inserzione a mezzo gommoni a chiglia rigida. La
fregata italiana, al termine dell’esercitazione, ha virato la prora verso
Accra, la capitale del Ghana, per una sosta logistica di ripianamento”.
Dopo
una tappa a Libreville, Gabon, ospite d’onore il ministro della Difesa Michael
Moussa-Adamo, la fregata FREMM ha raggiunto il porto di Monrovia (Liberia),
per addestrarsi con unità specializzate della Marina liberiana. Poi un’ultima
tappa a Dakar. “L’occasione è stata propizia per organizzare un evento
trilaterale con un pattugliatore della Marina senegalese ed un aereo da
pattugliamento marittimo Falcon 50 della Marine Nationale ”,
annota lo Stato Maggiore della Difesa. “Il corpo diplomatico italiano ha evidenziato
nell’occasione l’importanza strategica che riveste il Senegal per l’Italia,
ricordando la formazione di giovani allievi ufficiali senegalesi, ora
Comandanti della Marina, presso gli istituiti di formazione della Marina”. Dopo
il Senegal, la fregata “Antonio Marceglia” ha lasciato le acque del Golfo di
Guinea e rientrare a La Spezia alla vigilia di Natale dopo una breve sosta
operativa a Casablanca (Marocco) per svolgere l’esercitazione bilaterale ITA-MOR 21.
Tappa fondamentale
dell’impegno della fregata nell’ambito dell’Operazione
Gabinia l’“esercitazione di antipirateria” svolta il 28 ottobre 2021 in acque internazionali,
in prossimità dell’isola di Bioko (Guinea Equatoriale) con la motonave veloce “Blue
Brother” della Società Bambini S.p.A. di Ravenna, associata a CONFITARMA, la
Confederazione Italiana Armatori. La “Blue Brother” opera da più di vent’anni nell’area
tra il Golfo di Guinea e l’Angola a supporto di attività petrolifere offshore e
l’addestramento con la FREMM è stata promossa in coordinamento con la Centrale
Operativa del Comando CINCNAV e il Comando Generale del corpo della Capitaneria
di Porto - Guardia Costiera.
“Dal
2020, anno in cui è iniziata l’Operazione
Gabinia, la Marina Militare ha già effettuato altre esercitazioni similari che
hanno coinvolto le fregate Luigi Rizzo
e Federico Martinengo insieme alle
unità da carico del Gruppo Grimaldi e di Carbofin S.p.A.”, spiega la Difesa. Come
aggiunge CONFITARMA, le attività congiunte rappresentano un “importante test
delle procedure di allarme e delle comunicazioni tra tutti i soggetti
coinvolti, ma anche un’occasione preziosa per verificare i piani di sicurezza
in vigore e mettere a punto l’interazione operativa e tattica tra le unità
della Marina Militare presenti nell’area e il naviglio nazionale di volta in
volta interessato”.
Intervenendo
al convegno organizzato a Roma il 15 dicembre 2021 dalla Confederazione
Italiana Armatori per celebrare i 120 anni della sua istituzione, il ministro
della difesa Lorenzo Guerini ha enfatizzato la partnership tra forze armate e
società private di navigazione. “In un sistema geopolitico sempre più fluido
e dinamico caratterizzato da una crescente competizione per l’accesso alle
risorse, il mare è sempre più la nuova frontiera dello sviluppo economico,
commerciale, energetico, tecnologico e alimentare”, ha dichiarato Guerini. Da
qui la necessità di “presidiare attentamente” l’ambiente marittimo.
“Ricordiamoci
sempre che un mare sicuro è un mare poco costoso mentre un mare insicuro è un
mare estremamente costoso”, aveva affermato due mesi prima a Report Difesa il presidente di CONFITARMA, Mario Mattioli, durante Seafuture 2021, l’esposizione
internazionale dei sistemi navali dual use (militare-civile) di La Spezia. “Per
noi armatori il rapporto con la Marina Militare è sempre più fondamentale per proteggere i traffici commerciali”.
Ottimo
affaire quello militare-industriale: i costi della collaborazione sono a carico
dei contribuenti italiani mentre i profitti restano in mano agli azionisti
delle transnazionali petrolifere e delle compagnie di navigazione.
Articolo
pubblicato in Africa ExPress il 18
marzo 2022, https://www.africa-express.info/2022/03/18/litalia-va-alla-guerra-contro-i-pirati-e-spedisce-una-fregata-nel-golfo-di-guinea/
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