Arabia saudita. Armi italiane in mostra per le guerre degli Anni Venti
Nei giorni in cui l’esercito russo ha bombardato edifici pubblici e privati e ospedali in Ucraina, grandi e piccole industrie belliche italiane e un sottosegretario di Stato hanno promosso armi e sistemi di distruzione e morte all’Expo militare promossa dal petroregime dell’Arabia saudita, a capo della coalizione in guerra in Yemen dal 2015 (oltre 100.000 morti tra cui 7.500 bambini).
Dal 6 al 9 marzo si è tenuta
a Riyadh la prima edizione del World Defense Show
(WDS), maxi-kermesse del complesso militare-industriale internazionale. Vi
hanno preso parte 590 aziende in rappresentanza di 42
paesi e diverse agenzie governative e forze armate della regione del Golfo. L’evento è stato promosso dal GAMI, l’Autorità
Generale per le industrie militari del Regno saudita, con il patrocinio dei ministeri della Difesa e dell’Interno, della Guardia
Nazionale e della centrale d’intelligence nazionale. Ad inaugurare il World Defense Show il principe
ereditario Mohammed bin Salman al-Saud, primo viceministro e ministro della
difesa del Regno. Tra gli ospiti d’onore il presidente-ditatore della Repubblica
Araba d’Egitto, Abdel Fattah al-Sisi.
Decine di stand zeppi di sistemi di guerra
terrestri, aerei e navali, prototipi di satelliti e nuovi droni-killer per
tutti i gusti e tutti gli scenari di conflitto. E ottimi affari per tanti espositori
soprattutto con i vertici militari sauditi. Ventitré i contratti firmati da Riyadh
per il valore complessivo di 3,4 miliardi di dollari. “I nuovi sistemi d’arma rafforzeranno la prontezza
delle forze armate e i sistemi di difesa e ci saranno ricadute importanti per
le industrie militari nazionali”, ha commentato Khaled Al-Biyari, responsabile del
settore acquisizioni del ministero della Difesa saudita. “I contratti stipulati
rispondono all’ambiziosa visione della leadership del Regno di rafforzamento
della produzione e dell’efficienza industriale e del settore militare, nota
come Vision 2030”. Lanciata dalla casa regnante con il fine di diversificare
l’economia e renderla sempre meno dipendente dall’estrazione petrolifera, Vision 2030 punta in particolare a
destinare entro la fine del decennio la metà della spesa militare all’acquisto
di sistemi e apparecchiature prodotti da industrie localizzate nel territorio saudita.
Nel corso
del World Defense Show, il ministero per gli
investimenti del paese mediorientale ha firmato 12
memorandum di collaborazione con altrettante aziende internazionali per
promuovere progetti di ricerca e sviluppo nel settore industriale aerospaziale
e militare. “Le attività di business saranno sviluppate grazie alla partnership
con alcuni importanti gruppi, come ad esempio Hanwha Corporation (Corea del
Sud), Expal Milkor (Spagna), Naval Group (Francia) e Leonardo (Italia)”, riferisce Arabnews.com.
E l’holding italiana controllata
in parte da capitali statali ha fatto davvero le cose in grande all’esposizione
armiera di Riyadh: quattro grandi stand espositivi (uno per il made in Italy; il secondo di Leonardo
Saudi, la controllata saudita; gli altri due per i programmi sviluppati nel
Regno Unito e negli Stati Uniti grazie alla controllata Leonardo DRS) e la partecipazione
dei massimi vertici aziendali, primo fra tutti il presidente Alessandro Profumo.
Tra gli ospiti più graditi in visita ai modellini di elicotteri, caccia e cannoni,
l’ufficio stampa di Leonardo SpA ricorda il ministro saudita delle Comunicazioni
e dell’Informazione Tecnologica, Abdullah Al-Swaha; il presidente del board dei
direttori del ministero della Difesa, Ahmed al Khateeb (“riconfermando l’impegno
di Leonardo alla Vision 2030 del Regno
saudita”); il sottosegretario della difesa italiano Giorgio Mulé, giornalista già
direttore di Studio Aperto e
parlamentare di Forza Italia.
“Leonardo partecipa alla prima edizione del World Defense Show 2022 presentando al
salone capacità e soluzioni tecnologiche multi-dominio”, riporta la nota dell’ufficio
stampa. “Nel settore terrestre, Leonardo presenta le munizioni Vulcano 155 mm a lungo raggio ad alta
efficacia e precisione, in grado di raggiungere distanze fino a 70 km. Anche il
Type 163 LTD, designatore laser
leggero, compatto e performante, è tra le offerte dell’azienda”.
Le controllate da Leonardo hanno poi proposto in
Arabia saudita alcuni innovativi sistemi di gestione
combattimento, tecnologie di contrasto ai velivoli senza pilota, il drone Falco Xplorer per le operazioni d’intelligence
e il controllo delle frontiere e il velivolo ad ala rotante a controllo remoto AWHero.
“Sempre nel settore dei velivoli senza pilota Leonardo
è partner chiave in molti fra i più importanti programmi strategici della
difesa, tra cui l’Eurodrone, recentemente
posto sotto contratto da OCCAR (l’agenzia europea per la cooperazione in
materia di armamenti, nda), e –
tramite le sue attività sia nel Regno Unito che in Italia – anche del programma
Tempest FCAS, per il quale è prevista
l’entrata in servizio a partire dal 2035”, aggiunge lo staff di Leonardo presente
a Riyadh. Tra i velivoli da guerra anche il cacciabombardiere Eurofighter Typhoon (già acquistato dalle
forze armate saudite – 72 velivoli – e impiegato nei devastanti attacchi in
Yemen) e il cargo C-27J Spartan, quest’ultimo
presentato ai media l’8 marzo nella versione Next Generation con una rinnovata componente avionica. “In evidenza
anche l’M-346, la soluzione oggi più avanzata per addestrare i piloti destinati
ai velivoli da difesa di nuova generazione”, aggiunge il gruppo italiano. “Il
sistema di addestramento dell’M-346 è alla base dall’International Flight Training School, iniziativa realizzata da
Leonardo e dall’Aeronautica Militare che sta riscuotendo ampio interesse nel
Golfo e non solo. La nuova versione operativa del velivolo, l’M-346 FA, conserva
tutte le caratteristiche addestrative del trainer e, attraverso l’integrazione
di equipaggiamenti e sensori diventa un efficace velivolo operativo da attacco
leggero”.
In vetrina al World
Defense Show anche i modelli di elicotteri militari del tipo AW159 “altamente
efficace nelle operazioni marittime grazie alle proprie flessibilità di
missione, che lo rende realmente multi-ruolo (difesa anti-sottomarina, di
superficie, operazioni di intelligence, sorveglianza, acquisizione bersagli e
ricognizione, interdizione marittima, ricerca e soccorso)” e l’AW159, velivolo multiruolo
medio “per il supporto del campo di battaglia”.
Leonardo ha presentato infine un’ampia gamma di
sistemi radar e sensori per piattaforme aeree, tra cui il BriteCloud active Expendable Decoy e il Miysis DIRCM (Directed Infrared Countermeasure), il
sistema SAGE per missioni di
intelligence e ricognizione e il radar AESA Osprey
30; il radar per la sorveglianza costiera a lungo raggio SPS 732 ed il radar multifunzionale Kronos Grand Naval per il tracciamento
simultaneo di bersagli multipli. Alla kermesse saudita, l’holding ha esibito
per la prima volta il modello del radar per
la sorveglianza e difesa aerea a lungo raggio RAT 31 DL digital, con sistema L-band,
antenna AESA e raggio operativo sino a 470 km. “Quest’ultima versione accresce
le alte capacità del sistema RAT 31, specialmente
nell’individuazione di obiettivi altamente veloci (ad esempio i missili balistici), contribuendo inoltre
alla difesa contro i missili ARM (Anti-Radiation)
e alle contromisure elettroniche”, ha spiegato il portavoce di Leonardo durante
la presentazione pubblica del nuovo radar.
Per
sapere se e cosa Leonardo riuscirà poi realmente a vendere agli organizzatori e
ai visitatori del World
Defense Show bisognerà attendere ancora del tempo. Di certo è che
proprio alla vigila della kermesse il gruppo italiano ha ottenuto due importanti
successi con le autorità saudite. Il 7 febbraio, in occasione del meeting organizzato
ancora dall’Autorità Generale per le
industrie militari (GAPI) per lanciare la Roadmap di
promozione del capitale umano dell’industria bellica nell’ambito di Vision 2030, Leonardo ha firmato con i
sauditi un accordo di collaborazione nel settore della ricerca e dello scambio di
know how.
I primi di marzo, all’HAI Heli-Expo 2022, l’esposizione annuale del settore elicotteri di
Dallas (Texas), Leonardo ha ottenuto una commessa per 17 elicotteri da parte di
THC - The Helicopter Company, grande società operante nel settore del trasporto
elicotteristico in ambito commerciale, turistico, energetico e sanitario, con
quartier generale presso l’aeroporto internazionale “King Khalid” di Riyadh,
interamente controllata dal Fondo di Investimento Pubblico del Regno saudita.
L’ordine riguarda la fornitura di 16 velivoli AW139 e di
uno AW109 Trekker, con l’opzione di
altri sei AW139 nei prossimi anni. Mentre sei AW139 saranno destinati al trasporto
del personale della società, gli altri 10 saranno impiegati nel progetto
nazionale di emergenza medico-sanitaria HEMS (helicopter emergency medical services). “Il programma HEMS, conosciuto
anche come Saudi Air Ambulance è in corso
di sviluppo insieme alla Saudi Red Crescent e comporterà l’uso di 23 basi, 20
delle quali in via di realizzazione”, spiegano gli amministratori di THC. “Il
primo AW139 entrerà in servizio a maggio, mentre gli altri elicotteri saranno
consegnati entro due anni. Per supportare lo sviluppo della flotta sarà
necessario realizzare in Arabia saudita alcuni centri addestrativi, di supporto,
manutenzione e riparazione elicotteri”.
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