L’Italia stringe i rapporti militari con il Pakistan alleato dei Talebani
“Nel
2020 il governo del Pakistan ha perseguitato i difensori dei diritti umani, gli
avvocati e i giornalisti che hanno criticato il comportamento dei funzionari di
governo e delle forze di polizia. Le autorità hanno usato leggi draconiane
contro la sedizione e il terrorismo per soffocare il dissenso e regolare con
forti restrizioni le critiche dei gruppi della società civile sulle azioni
governative o della polizia. Donne, minoranze religiose e persone transgender hanno
continuato a subire violenze, discriminazioni e persecuzioni e le autorità non ne
hanno assicurato l’adeguata protezione né hanno individuato i responsabili dei
crimini. Il governo non è riuscito a tenere sotto controllo le forze
dell’ordine responsabili di gravi abusi anche quando sono emerse nuove accuse
di torture e omicidi extragiudiziali…”. (1) Lo scenario
descritto nell’ultimo rapporto di Human Rights Watch sulle violazioni dei
diritti umani in Pakistan non consente erronee interpretazioni. Repressioni e
discriminazioni sono di casa nella Repubblica
islamica governata de facto dai vertici delle forze armate. Il Pakistan sacrifica
al complesso militare-industriale transnazionale buona parte dei bilanci
statali, nella folle guerra a
bassa intensità con la vicina India, esplosa nel 1947 con l’indipendenza dal Regno Unito. E come la nemica India, il Pakistan si onora di
appartenere al ristretto club degli Stati armati di testate che rifiutano di
aderire al Trattato internazionale di non proliferazione nucleare.
Nonostante
in passato l’establishment politico-militare abbia mantenuto ambigue relazioni
con organizzazioni fondamentaliste islamiche pro Al-Qaida, il Pakistan
è considerato un alleato chiave dell’occidente in Asia meridionale. Nel 2004,
tre anni dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle, l’amministrazione USA ha
conferito alla Repubblica pakistana lo status di “maggiore
alleato non-NATO”. E sono pure rilevanti le relazioni con i principali partner
europei dell’Alleanza Atlantica. Dal 22 al 25 novembre 2021 una delegazione
dello Stato maggiore pakistano è stata ospite a Bruxelles dei vertici NATO per “rafforzare”
i reciproci legami militari. “Il Pakistan
è un partner strategico nella guerra al terrore mentre il terrorismo continua a
minacciare la sicurezza delle nostre popolazioni e la stabilità internazionale”,
ha dichiarato il direttore generale del NATO
International Military Staff, il generale Hans-Werner Wiermann, a
conclusione del meeting. (2)
Altrettanto consolidata la partnership
diplomatico-militare tra Roma e Islamabad. A fine novembre i responsabili della
Direzione Nazionale degli Armamenti del ministero della Difesa si sono recati
in missione a Karachi, capitale economica e finanziaria del paese, per
l’annuale faccia a faccia (il
tredicesimo sino ad oggi) tra le forze armate di Italia e Pakistan. “Da 70 anni
i due Stati sono legati da solidi rapporti di amicizia e da una importante
collaborazione bilaterale in molti campi che possiamo ulteriormente consolidare”,
ha auspicato il gen. Luciano Portolano, Segretario Generale della Difesa all’incontro
con il gen. Ali Sadiq del Ministero della Produzione militare. Ci si è lasciati
con l’impegno di rafforzare la cooperazione tra i rispettivi comparti
industriali per la produzione di sistemi d’arma, materiali ed equipaggiamenti. (3)
Un luttuoso evento ha segnato il punto di svolta nelle
relazioni italo-pakistane, il violento terremoto che sconvolse vaste aree del
paese asiatico l’8 ottobre 2005. Nell’ambito dell’intervento umanitario a
fianco delle vittime del sisma, il ministero della Difesa autorizzò il
Contingente militare italiano in Afghanistan ad inviare in Pakistan una
modesta quantità di viveri tramite con un’unità speciale del Reggimento
di Supporto Tattico e Logistico di Solbiate Olona (Varese). Il 7
novembre 2005 l’Italia avviò in ambito NATO la Missione di soccorso e di supporto alla ricostruzione denominata “Indus” che si protrasse sino al 31 dicembre. Un contingente di 250 militari dell’Esercito (Task Force Elefante) con 1.800
tonnellate di mezzi e materiali operò a Bagh, città nel Kashmir a un
centinaio di km a nord-est di Islamabad. (4)
Un documento dello Stato maggiore della Difesa dell’anno
successivo, il 2006, spiega bene le ragioni dell’interesse crescente di Roma
per il lontano paese asiatico. “Il Pakistan offre interessanti prospettive per
l’industria nazionale nel settore della difesa, infatti, nel luglio del 1990,
fu sottoscritto un accordo sulla cooperazione nel settore dei materiali fra il
Ministero della Difesa della Repubblica Italiana e quello Pakistano”, vi si
legge. “Tra le attuali forme di cooperazione possiamo evidenziare quelle nel settore
Aeronautica: nel mese di marzo 2006 una delegazione pakistana si è recata in
Italia per effettuare alcuni voli prova sull’Eurofigher EF-2000 Typhon per valutarne le capacità
operative. Nel settore Marina, il Pakistan è interessato all’acquisizione di
Fregate della classe Lupo e Ardito e ha già chiesto informazioni
tecniche sulle Unità”. (5) A produrre
il caccia Eurofighter era allora l’omonimo consorzio europeo con l’italiana
Alenia Aeronautica del gruppo Finmeccanica-Leonardo S.p.A.. Quasi interamente made in Italy le fregate missilistiche Lupo e la classe di cacciatorpediniere Ardito, realizzate negli stabilimenti
navali poi acquisiti da Fincantieri S.p.A. e armate con cannoni e missili del
firmamento aziendale di Finmeccanica.
In verità in quegli anni segnati da sanguinose rivolte
interne e dall’attentato mortale alla leader d’opposizione Benazir Bhutto (27
dicembre 2007), l’Italia fece affari d’oro con il regime di Islamabad. Nel
2007 il Pakistan si attestò tra i maggiori acquirenti di armi italiane con 471,6
milioni di euro di autorizzazioni governative all’esportazione. La commessa maggiore
riguardò la vendita di dieci batterie del sistema di difesa aerea “Spada 2000 Plus” prodotte da MBDA Italia S.p.A.,
società del consorzio europeo missilistico MBDA
di cui la holding Finmeccanica-Leonardo controlla il 25% del pacchetto
azionario. Dotato dei missili terra-aria a medio raggio Aspide 2000, il sistema “Spada” opera tramite
un radar di rilevamento tridimensionale, il RAC-3D,
prodotto anch’esso in Italia da Selex Sistemi Integrati (oggi in Leonardo). Il
valore della commessa fu di 415 milioni di euro, a cui si aggiunsero le spese
per realizzare a Karachi le infrastrutture per l’assemblaggio delle munizioni e
quelle per l’addestramento dei militari pakistani in Italia. L’efficienza del
sistema fu sperimentato da MBDA con la collaborazione dell’Aeronautica militare
durante alcuni test nel poligono di Salto di Quirra in Sardegna, presente una
folta delegazione di ufficiali pakistani. Gli “Spada” furono dislocati nelle basi aeree di Chaklala, Jacobabad,
Kahuta, Kamra, Karachi e Sargodha e a “difesa” del sito di Kushab, il centro di
produzione delle testate nucleari pakistane. (6)
Tra
il 2008 e il 2009 un’azienda del gruppo Finmeccanica esportò in Pakistan pure i
sistemi radar “Grifo” per i cacciabombardieri Mirage III e
F-7PG a
supporto dei lanci dei missili aria-aria e aria-superficie. Altro
sistema d’arma progettato in Italia ed entrato a far parte degli arsenali pakistani
fu il drone “Falco UAV”, in grado di volare a medie altitudini con un raggio di
azione di 230 km e un’autonomia superiore alle dodici ore. La commessa risale al
giugno 2008 e comprendeva 25 “Falco” più le stazioni di controllo terrestri. I
droni furono poi realizzati da Selex Galileo (Finmeccanica) e alcuni, su
licenza, nello stabilimento di Kamra, in
Punjab, di proprietà del Pakistan Aeronautical Complex. Il “Falco” fu prodotto
in due versioni: come drone d’intelligence e riconoscimento grazie a
sofisticati sensori radar ad alta risoluzione e come drone killer per sganciare
bombe a
caduta libera. Il battesimo sul campo di battaglia avvenne in
occasione di una grande offensiva lanciata contro le milizie talebane nella
Swat Valley nell’autunno 2009. Secondo quanto ammesso dalle autorità militari pakistani,
i “falchi” furono utilizzati per localizzare e bombardare “tutti i tipi di
obiettivi, inclusi depositi munizioni, bunker, nascondigli e altre infrastrutture
utilizzate dagli insorti”. (7)
Al dinamismo della
diplomazia italiana e ai successi dell’industria bellica concorse per diretta
ammissione delle forze armate, il generale Antonio Pennino, al tempo addetto militare
presso l’Ambasciata d’Italia in Pakistan e poi Comandante della Brigata di
Supporto al quartier generale del Corpo
di reazione rapida della NATO (NRDC-ITA) a Solbiate Olona e - sino al novembre
2020 - Capo di Stato Maggiore del Comando per la Formazione e Scuola di
Applicazione dell’Esercito. “In Pakistan il gen. Pennino ha affrontato e
risolto la problematica relativa della chiusura dello spazio aereo ai voli
NATO/ISAF da parte dell’Iran, siglando un accordo con le Autorità pachistane
per consentire ai vettori italiani di utilizzare lo spazio aereo ed
eventualmente gli aeroporti pachistani, alle navi da trasporto italiane
l’approdo al porto di Qasim e ad eventuali convogli logistici terrestri il
transito nel paese”, riporta la biografia pubblicata nel sito dell’Esercito. “Pennino
ha seguito i rapporti commerciali Italia-Pakistan del comparto difesa. Durante
il suo mandato sono stati siglati vari contratti per la fornitura di materiali
ed in particolare quello con MBDA Italia; ha collaborato alla partecipazione
del personale pachistano ai corsi presso il Centro di Eccellenza per le
Stability Police Units (CoESPU) in Vicenza; ha concluso il mandato con la firma
di un accordo bilaterale nel comparto della Difesa, siglato a Roma dai Capi di
Stato dei due Paesi”. (8)
Il Memorandum d’intesa sulla cooperazione militare
tra la Repubblica italiana e la Repubblica islamica del Pakistan fu firmato il
30 settembre 2009. Premier del governo era Silvio Berlusconi e ministro della
difesa Ignazio La Russa ma fu ratificato dal Parlamento solo nel novembre 2012,
durante il governo presieduto da Mario Monti e con ministro l’ammiraglio
Giampaolo Di Paola. “La ratifica dell’accordo si inquadra in una fase
particolarmente positiva dei rapporti tra i due Paesi, confermata anche dal
recente incontro tra il Presidente Monti e l’omologo pakistano Gilani, in Cina,
a margine del Forum dell’Asia a Boao”, riferì il portavoce dell’esecutivo. Al
tempo la partnership tra Washington e il regime asiatico si era raffreddata; i report dell’intelligence
USA avevano sollevato più di un dubbio sulla fedeltà del Pakistan nella lotta al terrorismo in
Afghanistan e così l’Italia approfittò dello spazio di azione, accreditandosi
di fronte al regime di Islamabad come un fornitore più stabile degli indispensabili sistemi d’arma.
Come fu lo stesso governo Monti a spiegare, “l’accordo
assicurerà anche un’adeguata cornice giuridica e istituzionale per l’ulteriore
progresso di programmi di cooperazione industriale, a beneficio dei settori
produttivi e commerciali d’Italia e Pakistan”. Amplissimi i settori di cooperazione individuati
nel Memorandum: politica di sicurezza e difesa; operazioni di supporto della
pace e umanitarie; partecipazioni ad esercitazioni congiunte o multilaterali; organizzazione
e gestione delle forze armate; formazione e addestramento militare; politica
industriale e approvvigionativa nel settore aeromobili, sottomarini, unità
navali di superficie, veicoli corazzati e blindati, sistemi di comunicazione e
di difesa; scambi di personale e materiali; visite di navi, aerei e di altre
strutture militari. (9)
Il governo e i vertici
militari italiani non dovettero comunque attendere la ratifica delle Camere per
rafforzare il sostegno e i legami con il partner nucleare asiatico. Il 4
ottobre 2012 l’allora Capo di Stato Maggiore della difesa, gen. Biagio Abrate, si recò
in visita ufficiale in Pakistan per incontrare le maggiori autorità nazionali.
Una ventina di giorni prima, il 12 settembre, un’avaria a un cargo
C-130 del 6° Squadrone dell’Aeronautica pakistana e l’atterraggio d’emergenza
sull’aeroporto di Brindisi rivelò che i velivoli delle forze aeree di Islamabad
volavano con frequenza nello spazio aereo italiano, usufruendo pure della
possibilità di sostare negli scali militari nazionali. In quell’occasione il C-130 era
partito da Ankara (Turchia) e doveva raggiungere l’aeroporto di Pisa, sede
della 46^ Brigata Aerea. (10) Sono
rimaste ignote le ragioni di queste rotte e i carichi trasportati o da
trasportare.
Con il decreto di rifinanziamento annuale delle
missioni internazionali all’estero, nel gennaio 2013 l’esecutivo rese nota l’intenzione
di cedere armamenti in surplus all’Esercito al Pakistan, in particolare 500 veicoli
trasporto truppe cingolati M-113, prodotti in Italia su licenza USA da OTO Melara.
“Si tratta di mezzi non funzionanti che verranno probabilmente cannibalizzati
dai pachistani per recuperare pezzi di ricambio”, scrisse Panorama,
il 23 gennaio 2013. Dal 3 al 10 marzo di quell’anno la corvetta di ultima
generazione Cigala Fulgosi della
Marina militare alternò la sosta a Karachi con l’addestramento nelle acque territoriali
pakistane. L’unità prese parte all’esercitazione
aeronavale “AMAN 13” congiuntamente agli assetti di 14 nazioni e ad una due-giorni di esercitazioni a fuoco con
la fregata “Babur” della Marina pakistana. (11)
Il 20 novembre
2014 una delegazione della Pakistan Air Force venne in Italia per visitare
il Centro Sperimentale di Volo di Pratica di Mare (Roma). Dal 2
al 6 marzo 2015 ci fu invece il tour pakistano ad alcune delle più importanti
basi e infrastrutture italiane: la Scuola di Volo Elicotteri del 72° Stormo dell’Aeronautica
Militare a Frosinone; il Gruppo Missili del 2° Stormo di Rivolto (Udine), polo
missilistico d’eccellenza dell’Aeronautica; la 115^ Squadriglia Radar Remota di
Capo Mele (Savona), preposta al controllo del sensore RAT31 SL di Leonardo, integrato nella catena radar della NATO. (12) Sempre nel corso del 2015 venne ricevuto a Roma il
Capo delle forze terrestri pakistane, gen. Raheel Sharif.
Gli anni tra il 2014 e il 2018 videro alla guida del
governo prima Matteo Renzi e poi Paolo Gentiloni, ma la ministra della difesa
fu sempre la stessa, Roberta Pinotti (Pd), che seguì in prima persona
l’evoluzione delle relazioni d’affari militari con il paese asiatico. Il 26 luglio 2016 la ministra ricevette a Roma il Segretario
del Ministero dell’industria per la Difesa, Syed Muhammad Owais, per “rafforzare
la cooperazione industriale bilaterale e la collaborazione in campo formativo”.
Roberta Pinotti si recò poi a Islamabad il 19 settembre 2016 per incontrare il Presidente della
Repubblica Mamnoon Hussain, il Ministro della Difesa Khawaja Muhammad Asif e il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale
Sohail Aman. “Focus su ruolo strategico del Pakistan nella lotta al
terrorismo, Afghanistan, consolidamento a tutto campo dei rapporti bilaterali”,
recita il comunicato della Difesa. “I due Ministri hanno formulato la comune
volontà di sviluppare progetti di partenariato tra le aziende. L’idea è quella
di mettere insieme tecnologia italiana, manifattura e infrastrutture del
Pakistan per creare un hub nella
regione”. (13)
Nell’ottobre dello stesso anno ci fu un ulteriore
passo nella promozione del complesso militare-industriale nazionale: la visita
di una delegazione dell’Aeronautica pakistana al Centro Sperimentale Volo e al
Reparto Medicina Aeronautica e Spaziale di Pratica di Mare, dove furono valutate
dal vivo le caratteristiche tecniche ed operative del grande velivolo da
trasporto C-27J “Spartan” realizzato negli stabilimenti di Alena Aeronautica –
Leonardo di Torino Caselle. In verità tra il secondo semestre del 2016 e il
2018 il gruppo Leonardo ottenne importanti commesse in Pakistan: in tutto tre
diverse tranche di elicotteri AgustaWestland
AW139, comprensive di servizi di supporto logistico e addestramento. Gli AW139
furono consegnati tra il 2017 e il 2019 per essere impiegati per il trasporto personale, la ricerca e il soccorso.
(14)
Dal 5 al 9 aprile 2017 ormeggiò a Karachi la Fregata
Europea Multi Missione (FREMM) in versione “antisommergibile” Carabiniere della
Marina militare, in Sud Est asiatico nell’ambito della campagna navale di
promozione dell’export militare-industriale italiano (sponsor Fincantieri,
Leonardo, MBDA Italia, Elettronica, Telespazio e Drass e media partner RTV San Marino e RAI Italia). Con la fregata
pakistana FFGH “Almagir”, la Carabiniere
ebbe modo di esercitarsi in mare alla “difesa da attacchi asimmetrici e aerei e
all’esecuzione di manovre cinematiche ravvicinate”.
A fine aprile 2017 fu l’allora Capo di Stato Maggiore
dell’Esercito, gen. Danilo Errico a incontrare
il Presidente Hussain e i vertici delle forze armate e visitare l’Heavy
Industries Taxila, il maggiore conglomerato di ingegneria per la Difesa del
Pakistan e il National Counter Terrorism Training Centre of Excellence. Sempre nel
2017, ad ottobre, la ministra Pinotti incontrò in Italia il neoministro
Khurram Dastgir Khan che invitò gli ufficiali italiani a usufruire delle
strutture pakistane con “esperienza nella lotta al terrorismo e alle attività
anti-IED (Improvised Esplosive Device)”.
Il 27 febbraio 2018 una delegazione della Marina del Pakistan fu ospite del
41° Stormo Antisom dell’Aeronautica Militare di Sigonella. Agli
incontri nella grande stazione aeronavale siciliana a disposizione delle forze
USA e NATO, partecipò pure una “nutrita delegazione” della società Leonardo S.p.A. che solo qualche
mese prima aveva fornito al 41° Stormo il nuovo pattugliatore marittimo e per
la guerra ai sottomarini P-72A. Una decina di giorni dopo, il Capo di Stato
maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli, effettuò una missione
a Islamabad, Karachi e alla Stazione navale “Qasim”, quartier generale dei
marines pakistani. Contemporaneamente c’era in rada a Karachi la fregata FREMM Margottini,
impegnata nell’ennesima campagna navale promozionale del made in Italy, sponsor ancora una volta Fincantieri, Leonardo, Elettronica e MBDA Italia.
Il 21 giugno 2018
prendeva il via in Pakistan la Spedizione
Militare dell’Esercito Italiano ai ghiacciai del Gasherbrum IV, nella catena montuosa del Baltoro Muztagh (a oltre 7.900
metri sul livello del mare), sospesa l’11 luglio dopo il tragico incidente in cui
perse la vita per il crollo di un costone roccioso il caporal maggiore Maurizio
Giordano, in forza al Centro Addestramento Alpino di Courmayeur. A
fine ottobre il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito
pakistano, gen. Qamar Javed Bajwa, presenziò a un’esercitazione a fuoco nella
laguna di Venezia del Reggimento lagunari “Serenissima”, l’unico reparto di fanteria d’assalto anfibio dell’Esercito italiano.
Una seconda campagna promozionale della FREMM Margottini nell’Oceano Indiano si svolse
nel febbraio 2019 con sosta a Karachi e partecipazione all’esercitazione
aeronavale multinazionale “Aman 2019” di contrasto
alla pirateria marittima, promossa dalla Marina pakistana. Sempre a
febbraio si svolse in Italia il tour di alcuni ufficiali dell’Aeronautica
pakistana, con tappe al 61° Stormo di Galatina (Lecce) e visita alle strutture
dedicate all’iter addestrativo dei piloti cacciabombardieri con il velivolo
T-346A prodotto da Leonardo; a Pratica di Mare al Centro addestramento equipaggi
e piloti per gli aerei da trasporto dell’Aeronautica e degli altri corpi armati
dello Stato; al 72° Stormo di Frosinone e alla locale scuola di formazione per
piloti elicotteri. (15) L’ultima
missione in Italia dei vertici militari pakistani risale al 16 dicembre 2019: in quell’occasione il generale
Muhammad Zahid Latif Mirza, responsabile del procurement di armi e equipaggiamenti fu ricevuto dal’allora sottosegretario
alla Difesa, Angelo Tofalo (M5S).
In questi ultimi mesi, procurement e affari non dovrebbero essere mancati al gruppo leader
del comparto bellico nazionale. Secondo quanto rivelato dal sito specializzato
statunitense Defense News, a luglio
le autorità pakistane avrebbero assegnato a Leonardo il programma di conversione
di tre aerei da trasporto Embraer Lineage 1000 in pattugliatori marittimi e per
la lotta anti-sottomarini. Il contratto del valore di 190 milioni di
dollari prevede anche la fornitura dei sistemi radar “SeaSpray”, anch’essi
prodotti negli stabilimenti dell’azienda italiana. Al programma parteciperebbe
pure il gruppo industriale sudafricano
Paramount per farsi carico della manutenzione, riparazione e revisione
degli aerei. (16) A settembre sempre Defense News ha però riferito che il
Pakistan avrebbe declassato Leonardo alla mera fornitura degli hardware per i tre
neopattugliatori. Ad oggi il management italiano non ha voluto fornire alcun
dettaglio sulla commessa.
Qualche nube all’orizzonte per Leonardo anche
relativamente ad una maxi-commessa di
elicotteri pesanti d’attacco T129 ATAK che
l’Esercito pakistano ha affidato nell’estate 2018 al Segretariato
per l’Industria della Difesa della Repubblica di Turchia. Il valore del
contratto per 30 velivoli si aggira intorno a 1,5 miliardi di dollari, compresi
ricambi, addestramento, supporto logistico e munizioni. Secondo
quanto riferito da Analisi Difesa l’affaire
dovrebbe determinare contratti di rilievo
anche per la Divisione Elicotteri di
Leonardo. Il T-129 ATAK è infatti una variante dell’AgustaWestland AW-129 Mangusta di Leonardo, prodotto su
licenza dalle industrie nazionali turche per il mercato nazionale (viene utilizzato
per i bombardamenti in Kurdistan) e per l’esportazione ad i paesi partner di
Ankara. “Leonardo produce l’intero sistema di trasmissione dell’elicottero e
alcune componenti avioniche ed è possibile ipotizzare che l’ordine pakistano
determini produzioni made in Italy
per almeno 500 milioni di dollari”, spiega Analisi
Difesa. (17)
Né le industrie nazionali turche né i manager di
Leonardo hanno però fatto i conti con l’esitazione di Washington ad autorizzare
l’esportazione delle licenze USA per i motori da montare a bordo degli
elicotteri. Molti esponenti del Congresso degli Stati Uniti d’America sono
preoccupati delle maggiori capacità offensive che i velivoli assicureranno alle
forze armate pakistane a svantaggio dell’India, potenza nucleare che si oppone
allo strapotere cinese in Asia e con cui gli USA hanno stabilito eccellenti
relazioni diplomatico-militari-industriali. (18) Nell’attesa
dell’ok di Washington all’invio dei motori in Turchia, il governo pakistano ha
accordato alle industrie turche una proroga
per la produzione e la consegna dei T129 ATAK/Mangusta. In caso di ulteriori ritardi la commessa potrebbe
essere annullata con gli immaginabili dolori per il Sistema Erdogan e Leonardo.
1) https://www.hrw.org/world-report/2021/country-chapters/pakistan
2) https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_188944.htm?selectedLocale=en
3) https://www.difesa.it/SGD-DNA/Segretario/Eventi/Pagine/TredicesimabilateraleItaliaPakistan.aspx
4) http://www.esercito.difesa.it/operazioni/operazioni_oltremare/Pagine/Pakistan-Indus.aspx
5) https://www.difesa.it/SMD_/schede_approfondimento/Pagine/Cooperazionetecnicomilitare5.aspx
6)
http://www.cesi-italia.org/asia/item/278-il-sistema-spada-2000-plus-e-la-difesa-dei-cieli-pakistani.html
7) http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2012/04/pakistan-alleato-strategico-del-governo.html
9)
https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2012-11-30;242
11)
https://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/MarinaMilitare_esercitazioneAman13.aspx
13)
https://www.difesa.it/Il_Ministro/Eventi/Pagine/20160919_Visita_ufficiale_Ministro_Pinotti_Pakistan.aspx
15)
http://www.aeronautica.difesa.it/comunicazione/notizie/Pagine/visita-delegazione-pakistan.aspx
17)
https://www.analisidifesa.it/2018/07/i-ritorni-italiani-nel-contratto-per-i-mangusta-turchi-al-pakistan/
Pubblicato in Pagine Esteri il 6 dicembre 2021, https://pagineesteri.it/2021/12/06/primo-piano/litalia-stringe-i-rapporti-militari-con-il-pakistan-alleato-dei-talebani-parte-1/
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