Joint-venture israelo-marocchina produrrà droni kamikaze nel regno africano
Dopo i droni spia e i droni killer, gli arsenali dei
signori della guerra si arricchiscono di un famigerato generatore di morte e
distruzione: il drone kamikaze, cioè
un velivolo senza pilota di ridotte dimensioni che al posto di telecamere e
visori imbarca bombe ed esplosivi; avvistato l’obiettivo si lancia in picchiata
e si fa esplodere al momento dell’impatto. Realizzarlo non comporta grossi
investimenti finanziari e un po’ ovunque ci si sta attrezzando per acquistarlo
e utilizzarlo nei campi di battaglia.
Secondo il sito Africa
Intelligence potrebbe essere il Marocco di re Muhammad VI ad affermarsi
presto come uno dei maggiori produttori di droni kamikaze nel continente
africano e questo grazie alla collaborazione del complesso militare-industriale
israeliano. “Il Marocco si sta specializzando nello sviluppo dei droni
kamikaze, apparati relativamente semplici da costruire ma dagli effetti
devastanti, grazie ad Israele”, riporta Africa
Intelligence.
Non sono stati forniti ulteriori dettagli ma è
presumibile che sarà l’holding aerospaziale IAI - Israel Aerospace Industries a fornire al paese
nordafricano il know how e le tecnologie necessarie alla realizzazione dei
velivoli senza pilota auto esplodenti, attraverso la propria controllata BlueBird
Aero Systems, azienda con sede e stabilimenti a Kadima, specializzata nella
produzione di micro e minidroni e UAS (Unmanned
Aerial Systems) tattici.
Defence News,
sito statunitense specializzato nel settore difesa, ha raccolto le
dichiarazioni dell’analista marocchino Mohammad Shkeir. “Marocco ed Israele
stanno per sottoscrivere un accordo che consentirà ai due paesi di cooperare
nel settore dei droni kamikaze”, ha spiegato. “Si attende la visita ufficiale a
Rabat del ministro della difesa israeliano per avviare la produzione in Marocco
di questi piccoli velivoli senza pilota. Inoltre dovrebbe essere firmato un
contratto per la fornitura all’esercito marocchino di sistemi missilistici a
corto e medio raggio in modo da rafforzare i propri arsenali, così come di
blindati e carri armati che potranno essere utilizzati in un eventuale
conflitto che potrebbe scoppiare con l’Algeria o per paralizzare ogni movimento
del Fronte Polisario nei pressi del muro innalzato nel Sahara occidentale”.
Non
sarebbe ancora stata prescelta la località che ospiterà gli impianti
industriali per i droni kamikaze, ma sempre secondo Mohammad Shkeir, verrà creata
ad hoc una joint venture israelo-marrocchina e con l’apporto di capitali
statunitensi. Attualmente esiste un’azienda marocchina che si è specializzata
nella progettazione di velivoli senza pilota, la Bio Cellular Design
Aeronautics con sede a Cadablanca, che ha presentato nel 2018 un primo
prototipo di drone da riconoscimento e intelligence (MA-1) all’Air Show di
Marrakech.
Il
regime di re Muhammad VI ha avviato i
contatti con i manager di IAI - Israel Aerospace Industries già a
partire dall’inizio di quest’anno. A luglio la Direzione
Nazionale Cyber d’Israele ha annunciato che il suo responsabile, Yigal Unna
(già capitano della 8200 Intelligence
Unit, l’unità israeliana d’eccellenza di spionaggio militare), aveva
sottoscritto un accordo con le autorità marocchine per “consentire il
trasferimento di saperi e tecnologie da parte delle aziende israeliane”.
Tecnicamente
i droni kamikaze vengono classificati come loitering
munitions, cioè munizioni che esplodono quando raggiungono l’obiettivo. “Il Marocco li testerà e se
dimostreranno la loro capacità operativa, verrà avviata la loro produzione”, ha
aggiunto l’analista a Defence News. “Tuttavia
l’eventuale produzione non sarà limitata a un solo modello, ma successivamente
includerà altre tipologie di droni che potranno essere usate in differenti
campi militari”.
Il
Marocco ha già ricevuto in passato droni di guerra di produzione israeliana. Secondo
il quotidiano Times of Israel, il 26
gennaio 2020 sono stati consegnati all’aeronautica militare marocchina quattro
velivoli senza pilota MALE (Medium
Altitude Long Endurance) “Heron TP” di produzione IAI, del costo
complessivo di 48 milioni di dollari. Il contratto era stato firmato nel 2014;
non essendoci al tempo relazioni formali tra i due paesi, l’holding israeliana
affidò la commessa all’industria francese Dassault. Le forze armate francesi
avevano utilizzato gli “Heron” in Afghanistan e dopo il loro ritiro dal fronte
di guerra, Dassault ha dovuto attendere quasi sei anni per l’ok del governo di
Parigi al trasferimento in Marocco.
L’“Heron”
è un velivolo senza pilota utilizzato per svolgere un ampio ventaglio di
missioni strategiche (sorveglianza, riconoscimento e intelligence, acquisizione
di dati sugli obiettivi da colpire, ecc.), ma può essere facilmente convertito
in drone d’attacco con il lancio di missili aria-superficie.
L’aeronautica
militare marocchina si è fornita a partire del 2017 anche di tre droni tattici “Hermes
900” prodotti da un’altra grande azienda aerospaziale israeliana, Elbit Systems
Ltd.. Questi velivoli sarebbero attualmente schierati nelle basi aeree di
Meknès e Dakhla, a disposizione delle unità d’intelligence. Il Marocco dispone
inoltre dei droni spia Sky Eye R4E 5O (prodotti da un consorzio
britannico-statunitense in cui sono presenti i gruppi industriali McDonnell
Douglas e BAE Systems), anch’essi utilizzati per “vigilare” il muro nel Sahara
occidentale contro il fronte Polisario.
A fine
2020 l’agenzia Reuters ha riferito
che l’amministrazione USA ha avviato una trattativa con le autorità marocchine
per la vendita di quattro droni MQ-9B SeaGuardian; nei mesi scorsi il
produttore, General Atomics Aeronautical Systems, ha integrato le misure di
protezione elettronica di questi velivoli con il sistema ESM “Sage 750” dell’industria
italiana Leonardo (ex Finmeccanica). Ad aprile 2021 Rabat ha ufficializzato
infine l’accordo con l’industria bellica turca Baykar per l’acquisto di 13 droni
da combattimento “Bayraktar TB2”, la cui consegna è prevista entro la fine
dell’anno. La società turca è controllata dall’uomo d’affari Selçuk Bayraktar, genero
del presidente Recep Tayyip Erdogan.
Il
Marocco insieme a Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Sudan ha normalizzato le
proprie relazioni diplomatiche e commerciali con Israele nell’ambito dei
cosiddetti Accordi di Abramo,
promossi dall’amministrazione Trump alla vigilia della fine del suo mandato. Dopo
l’accordo formale sottoscritto da Rabat e Tel Aviv il 10 dicembre 2020, gli
Stati Uniti hanno riconosciuto la “sovranità” del Marocco sui territori dell’ex
Sahara spagnolo illegalmente occupati nel 1973.
Contestualmente
all’avvio delle consultazioni per la cooperazione in ambito
militare-industriale, Marocco e Israele hanno avviato alcune esercitazioni
congiunte. Secondo The Jerusalem Post,
lo scorso 4 luglio un grande aereo da trasporto C-130 dell’Aeronautica
marocchina è atterrato nella base aerea di Hatzor, nel sud d’Israele, per
partecipare ad intense attività addestrative aeree. “Il C-130 è stato il primo
velivolo di una forza aerea nordafricana ad atterrare in Israele”, conclude il
quotidiano.
Articolo
pubblicato in Africa ExPress il 4
ottobre 2021, https://www.africa-express.info/2021/10/04/joint-venture-israelo-marocchina-produrra-droni-kamikaze-nel-regno-africano/
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