C’è anche l’Italia ai war games “Blue Flag 2021” in Israele
La più grande e più avanzata esercitazione aerea mai
effettuata in Israele. E’ la definizione
utilizzata dal Ministero della difesa israeliano per presentare Blue Flag 2021, i war games e le
simulazioni di attacchi aerei e missilistici che hanno preso il via domenica 17
ottobre dalla base aerea di Ovda (nei pressi della città meridionale di Eilat),
e che si concluderanno giorno 28.
“Lo
scopo di questa esercitazione è il rafforzamento strategico, l’apprendimento e
il miglioramento della coordinazione internazionale nell’uso dei velivoli di
quarta e quinta generazione (i cacciabombardieri Eurofighter, Rafale, Mirage
2000 e F-35 Lightning II di Lockheed Martin, nda) in un ambiente operativo stimolante, con particolare enfasi al
potenziamento strutturale delle capacità operative delle forze aeree
partecipanti”, riporta la nota delle autorità israeliane. “Blue Flag 2021 darà l’opportunità di condurre voli tattici
congiunti contro una serie di minacce, utilizzando le tecnologie più avanzate.
Nel corso delle operazioni, le forze partecipanti si eserciteranno nei
combattimenti aria-aria e aria-terra, nel contrasto ai missili terra-aria (SAM)
e in differenti scenari operativi in territorio nemico”. Previsti infine
pericolose evoluzioni aeree e voli in formazione a pochi metri dal suolo delle
grandi città di Tel Aviv e Gerusalemme.
Ai
giochi di guerra partecipano oltre agli assetti aerei di Israele, quelli di Stati
Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, Grecia, India e dell’immancabile Italia,
cioè i maggiori partner in campo militare-industriale e strategico di Tel Aviv.
Per i cacciabombardieri della Royal Air Force si tratta della prima presenza
nelle basi aeree israeliane dalla fine del mandato britannico in Palestina nel
1948. Battesimo di fuoco nel deserto del Negev pure per i caccia “Mirage”
dell’aeronautica indiana e per i “Rafale” delle forze armate francesi.
“Viviamo
in una regione assai complicata e le minacce allo Stato di Israele dalla Striscia
di Gaza, dal Libano, dalla Siria e dall’Iran stanno solo aumentando”, ha
dichiarato all’inaugurazione di Blue Flag
il comandante dell’Aeronautica militare israeliana, gen. Amikam Norkin. “Ospitare oggi un’esercitazione internazionale in
questa realtà, mentre stanno continuando le nostre attività operative - palesi
e coperte - in tutti i fronti, è di un’importanza di massimo valore strategico
e ha un enorme impatto sull’Israeli Air Force, sulle forze armate e sullo Stato
d’Israele. Questa esercitazione è rivoluzionaria in termini di tecnologia,
qualità d’addestramento e numero delle nazioni partecipanti. Essa evidenzia la
partnership e i forti legami tra le forze aeree partecipanti e funge da
trampolino di lancio per la cooperazione in ambito regionale e internazionale”.
(1) Come dire, ci prepariamo bene ai
prossimi strike ma facciamo pure buoni affari con i nostri gioielli di morte…
Le
esercitazioni internazionali aeree e missilistiche di Blue Flag si tengono in Israele ogni due anni dal 2013. Quella di
quest’anno è la prima dopo la decisione del Pentagono di porre Israele e le sue
forze armate sotto la “protezione” e la responsabilità dell’U.S. Central
Command. In passato, per le conflittuali relazioni di Tel Aviv con i governi
arabi grandi alleati di Washington, la responsabilità operativa e strategica
era sta affidata al Comando Usa in Europa. Dopo la firma lo scorso anno degli Accordi di Abramo, l’U.S. Central
Command ha invitato gli squadroni con i cacciabombardieri F-35 dell’Israeli Air
Force a partecipare ad alcune esercitazioni aeronavali in Medio oriente insieme
alle unità statunitensi, degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrain. (2) Nessuno
dei “nuovi” alleati israeliani tra i petroregimi è però presente a Blue Flag 2021.
Mentre
gli Stati maggiori dei paesi presenti alla maxi-esercitazione hanno fornito
ampi dettagli sui reparti e i mezzi da guerra inviati in Israele, come ormai
accade da qualche tempo per le missioni in teatri “impopolari” il ministro
della Difesa Lorenzo Guerini ha preferito tenere (sino ad oggi) il massimo
riserbo sulle modalità della partecipazione italiana. All’ultima edizione di Blue Flag nel 2019, l’Aeronautica
militare schierò nella base di Ovda circa 200 militari tra piloti, personale
tecnico e logistico, quattro F-35 del 32° Stormo di Amendola (Foggia), quattro cacciabombardieri
“Eurofighter” del 4° Stormo di Grosseto, del 36° Stormo di Gioia del Colle,
del 37° Stormo di Trapani e un CAEW (Conformal Airborne
Early Warning) del 14° Stormo di
Pratica di Mare. Quest’ultimo velivolo è preposto allo svolgimento di delicate funzioni
di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni ed è “strumentale
alla supremazia aerea e al supporto alle forze di terra”, così come spiega la
Difesa. La sua esibizione nel deserto del Negev non è stata casuale: il CAEW è
basato sulla piattaforma commerciale Gulfstream G550 progettata e realizzata
negli Stati Uniti e successivamente modificata da Elta Systems Ltd., azienda leader
del complesso militare-industriale israeliano con quartier generale ad Ashdod. “L’allestimento
ed il montaggio dei sistemi di missione da parte di Elta Systems consentono di
condurre missioni di Maritime Patrol e Battlefield Management”, precisano le forze armate italiane.
“L’obiettivo
dell’esercitazione Blue Flag 2019 è
stato quello di addestrarsi in uno scenario complesso, conducendo
principalmente missioni COMposite Air
Operation che hanno previsto attività di volo a bassa e bassissima quota
operativa”, riporta ancora la nota del Ministero. “Sono state testate inoltre
diverse tattiche e manovre evasive contro i sistemi missilistici
superficie-aria (…) La
partecipazione all’esercitazione ha offerto all’Aeronautica Militare
l’opportunità di operare in un contesto addestrativo complesso ed altamente
qualificante perché condotta con Paesi che vantano eccellenze nel campo della
Difesa aerea contribuendo così a mantenere elevato il livello di
interoperabilità”. (3)
Lo
scorso mese di luglio le forze aeree italiane hanno partecipato ad un’altra
importante esercitazione multinazionale in Israele, Blue Guardian, anch’essa presentata con particolare enfasi
dall’Israeli Air Force come la “prima attività addestrativa al mondo con i
velivoli a pilotaggio remoto”. In particolare sono stati impiegati i più
moderni droni da guerra nella simulazione di attacchi contro obiettivi
molteplici, sia singolarmente che in appoggio ai cacciabombardieri e alle
divisioni elicotteri israeliani e degli altri paesi partecipanti (oltre
all’Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito). Blue Guardian ha avuto come principale base operativa Palmachim, nei pressi della città di Rishon LeZion, a sud di Tel
Aviv. L’Aeronautica militare ha inviato gli uomini e i velivoli senza
pilota del 32° Stormo di stanza nella base di Amendola, che oltre ad essere la prima installazione ad
ospitare gli F-35 made in Italy, aspira a divenire uno dei principali centri di
formazione dei piloti di droni in ambito NATO ed extra-NATO.
Meno
di due mesi prima di Blue Guardian e
solo un mese dopo l’operazione d’attacco di Israele contro Gaza (in codice Guardiani delle Mura, con 256
palestinesi assassinati di cui 66 minori), nell’Italia meridionale e nel
Mediterraneo centrale si è tenuta un’altra complessa esercitazione (Falcon
Strike 21) che ha visto protagoniste le forze aeree e navali di
Israele, Stati Uniti, Regno Unito e Italia. Secondo la nota emessa dal
Pentagono, “Falcon Strike ha rappresentato un test
strategico per i nuovi cacciabombardieri F-35 in dotazione alle aeronautiche
dei quattro paesi partecipanti”. All’esercitazione hanno partecipato oltre 50
velivoli tra caccia, aerei da trasporto e rifornimento ed elicotteri pesanti, e
circa seicento militari. La base
principale di rischieramento è stata sempre Amendola, ma sono state impiegate altre
importanti installazioni militari di supporto, tra cui Trapani-Birgi,
Decimomannu in Sardegna e Poggio Renatico (Ferrara).
A riprova della sempre più
stretta collaborazione militare e industriale tra le forze aeree di Italia e
Israele vanno poi segnalate alcune recenti
- e ad oggi inedite - determine di acquisto materiali bellici e
affidamento di servizi tecnico-logisitici a favore di imprese israeliane.
L’ultima risale al 21 aprile 2021 ed è stata emessa dall’Ufficio Generale - Centro Responsabilità
Amministrativa dell’Aeronautica militare. Nello specifico, con un importo di
spesa di 30.000 euro, è stato richiesto un supporto al programma di sorveglianza in servizio su spolette elettriche serie
ID260A alla Orion Advanced
Systems Ltd. con sede nella cittadina di Yavne, società specializzata nella
produzione di munizioni e interamente controllata da Elbit Systems, holding leader
del complesso militare-industriale israeliano. Sempre alla Orion Advanced
Systems, l’Aeronautica italiana aveva affidato nel 2016 le prove tecniche di riqualificazione
all’impiego delle spolette elettriche ID260A/M1, ID260A/M2 e 980LAPF,
utilizzate sulle bombe da 500, 1.000 e 2.000 libbre in dotazione ai velivoli da
combattimento.
Il 27 maggio 2020 è stata firmata un’altra determina dal Centro Responsabilità Amministrativa
dell’Aeronautica che affidava il supporto logistico per la calibrazione e la manutenzione di Test Equipment & Gas Panel del
sistema d’arma “Lizard” ad Elbit Systems, per un importo complessivo di 300.000 euro. Kit di sistemi “Lizard 2
Plus” erano stati acquistati dalla forza aerea nel dicembre 2013 sempre alla
stessa Elbit Systems. Il “Lizard” è un sistema d’arma molto simile alle bombe a guida laser GBU-16; è stato acquistato per la
prima volta dall’Aeronautica italiana in Israele nel giugno 2002 (300 kits) per
essere montato sui corpi bomba Mk82, poi utilizzate dai caccia AMX nelle
sortite di guerra in Iraq, Afghanistan e Libia.
L’Aeronautica
militare ha affidato infine nel dicembre 2018 la manutenzione e l’aggiornamento
di alcune componenti del Persistant
Surveillance System (un sofisticato sistema di sorveglianza e
intelligence) alla Tecnodife S.r.l. di
Roma per un importo complessivo di 410.000 euro. Si è ricorso alla
procedura negoziata senza bando in quanto “la società è l’unica in grado di
eseguire la commessa con i necessari requisiti in quanto la Aeronautics Ltd. di
Yavne (Israele) è progettatrice, costruttrice e detentrice dei diritti di
proprietà intellettuale del sistema PSS”. Sempre secondo l’Aeronautica
italiana, “la predetta Aeronautics Ltd. ha conferito alla Tecnodife S.r.l. la
rappresentanza esclusiva per l’attività specifica concernente la manutenzione e
gli altri interventi concernenti il sistema in questione, come Refurbishment of the Italian Air Force
existing PSS system”.
A ciò vanno aggiunte le multimilionarie commesse di sistemi d’arma avanzati che si sono
incrociate sulla rotta Roma-Tel Aviv negli ultimi anni. Il 14 febbraio 2019 è
stato firmato un accordo tra il gruppo Leonardo (ex Finmeccanica) e il
Ministero della difesa israeliano per la fornitura d sette elicotteri AW-119Kx
“Koala” da utilizzare per l’addestramento avanzato delle unità aeree. Il valore
del contratto è di 350 milioni di dollari, comprensivo della copertura
ventennale del supporto logistico e manutentivo da parte di Leonardo. A fine
settembre 2020 Israele ha ordinato altri cinque elicotteri dello stesso modello
AW119 e due simulatori di volo; in contropartita l’Italia si è impegnata ad
acquistare un valore equivalente in tecnologia militare israeliana: l’Aeronautica
punterebbe in particolare alle nuove piattaforme CAEW (Coformal Airborne Early Warning) ed ELINT/SIGINT (Electronic Intelligence/Signal Intelligence).
Nell’ambito
del programma di ammodernamento ed approvvigionamento di nuovi sistemi d’arma
da parte dell’Esercito italiano sono stati ordinati 126 lanciatori controcarro
e 800 missili “Spike” prodotti da Rafael Advanced Defense Systems, con una
spesa stimata in 105 milioni di euro. Si starebbe valutando di acquisire anche
il missile aria-superficie controcarro “Spike” di quinta generazione per armare
il nuovo elicottero d’attacco AH-249 di Leonardo. L’Esercito italiano impiega
questo genere di missili dal 2009, quando acquisì da Rafael Advanced 53 sistemi
di lancio e 165 “Spike MR” con una spesa di 53,6 milioni di euro. Nel 2014 furono consegnati ai
reparti di terra pure 20 lanciatori e 870 missili “Spike LR”, mentre nel 2017
altri due lanciatori “Spike MR/LR”.
Recentemente i ministri della Difesa di Italia e Israele hanno
siglato un Implementing Agreement per sviluppare gli studi
ingegneristici sui blindati VBM 8x8 “Freccia” ed “Eitan”. Il “Freccia” è
il nuovo veicolo da combattimento prodotto da
Leonardo ed Iveco Defence Vehicles, già consegnato in 250 esemplari a due
brigate meccanizzate. L’8x8 “Eitan” è
invece un blindato per il trasporto truppe prodotto da Israel Aerospace Industries (IAI), Israel Military
Industries (IMI) e Rafael Advanced Defence Systems, in dotazione alle forze israeliane. Ancora le Israel
Aerospace Industries - attraverso la controllata Tamam Ltd. - hanno concluso un
accordo con la società FB Design S.r.l. di Annone di Brianza (Lecco) per la
fornitura di sensori avanzati elettro-ottici e puntatori laser MiniPOP EO/IR da montare a bordo dei
pattugliatori veloci della classe V7000 che l’industria lombarda consegnerà
alla Guardia di Finanza e alla Guardia costiera italiana. (4)
“Nel
quinquennio 2016-2020 l’Italia ha autorizzato esportazioni militari a Israele
per un valore complessivo di oltre 90 milioni di euro che comprendono armi
semiautomatiche, bombe e missili, strumenti per la direzione del tiro e
apparecchi per l’addestramento militare”, ricorda il ricercatore Giorgio
Beretta dell’Osservatorio permanente sulle armi
leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia. “Spiccano
soprattutto quei 17,5 milioni di euro di autorizzazioni rilasciate nel 2019
nella categoria militare ML2 che comprende bocche
da fuoco, obici, cannoni, mortai, armi anticarro, lanciaproiettili e
lanciafiamme militari: quale tra questi è impossibile saperlo, vista
la poca trasparenza delle
Relazioni governative riguardo agli specifici tipi di materiali forniti ad ogni
Paese”. Nel contempo l’Italia ha acquistato dalle aziende
israeliane materiali e sistemi militari per circa 150
milioni di euro. Tra le aziende italiane beneficiate dall’export di armi
a Israele, oltre a Leonardo, l’Opal annota Ase Aerospace, CABI Cattaneo, Fimac, Forgital, Leat,
Mecaer, MES, OMA Officine, Sicamb, Teckne. (5)
The Weapon Watch, l’osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, ha denunciato
l’imbarco nei mesi scorsi in alcuni porti italiani di munizioni e materiale
esplodente “presumibilmente” acquistati dalle forze armate israeliane. In
particolare il 13 maggio presso il terminal portuale di Genova “carichi di
proiettili ad alta precisione destinati al porto israeliano di Ashdod sono
stati imbarcati nella nave Asiatic Island,
battente bandiera di Songapore”. Il cargo proveniva da Marsiglia ed è salpato
all’alba del 14 maggio alla volta del porto di Livorno dove sarebbero stati
imbarcati altri container con “merci pericolose”. L’unità ha poi raggiunto le
destinazioni finali di Ashdod e Haifa.
“Nel
porto di Genova operazioni di imbarco di merci esplosive sono frequenti e con
tutta probabilità riguardano munizionamento pesante assimilabile alla classe di
pericolosità 1.4”, conclude The Weapon
Watch. “Movimenti analoghi sono già stati registrati in più occasioni
proprio in relazione alla Asiatic Island,
che passa regolarmente dal porto genovese ogni 2-3 settimane”. (6) Sulla
vicenda si attende ancora il chiarimento da parte del presidente del consiglio
Draghi e del ministro della difesa Guerini.
(1) https://www.idf.il/en/minisites/israeli-air-force/blue-flag-2021/
(3) http://www.aeronautica.difesa.it/comunicazione/notizie/Pagine/bf19.aspx
(4) https://www.academia.edu/44659231/Israele_un_paese_perennemente_in_guerra_un_paese_per_la_guerra
Articolo
pubblicato in Pagine Esteri il 19
ottobre 2021, https://pagineesteri.it/2021/10/19/medioriente/ce-anche-litalia-ai-war-games-blue-flag-2021-in-israele/
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