Khartoum sospende accordo con Mosca per costruzione base navale a Port Sudan
E’ a Port Sudan, la città sudanese che si affaccia nel Mar Rosso, che si disputa l’ennesimo confronto-scontro tra Stati Uniti e Russia per la penetrazione politico-militare ed economica delle due superpotenze nel continente africano. Con una mossa che ha sorpreso le cancellerie di mezzo mondo, le autorità sudanesi hanno deciso di congelare l’accordo bilaterale con la Russia sottoscritto a Khartum il 16 novembre 2020 con cui veniva autorizzata la realizzazione di una base navale delle forze armate russe a Port Sudan.
La
notizia è stata resa nota dall’emittente televisiva Al Arabiya ed è stata confermata a Mosca dall’agenzia TASS. Secondo la rete tv, il governo
sudanese avrebbe spiegato che l’accordo con il ministero della difesa russo
“sottoscritto dal precedente regime” è stato “sospeso in attesa della sua
approvazione da parte dell’organo legislativo”.
Secondo
i termini del memorandum, l’infrastruttura militare nel Mar Rosso dovrebbe
fungere da hub logistico e centro di supporto e manutenzione per le unità da
guerra e commerciali della Federazione Russa. Essa dovrebbe ospitare sino a 300
militari e civili e non più di quattro imbarcazioni militari contemporaneamente,
comprese quelle a propulsione nucleare. Nella nuova base verrebbe pure
autorizzato l’atterraggio di aeromobili russi, grazie alla costruzione di un’apposita
pista, nonché il transito e lo stoccaggio di “armi, munizioni ed
equipaggiamenti necessari al suo funzionamento”. Il terreno destinato ad
ospitare l’infrastruttura verrebbe messo a disposizione gratuitamente dalle
autorità sudanesi, così come non sono previsti canoni e imposte per l’uso. La
durata dell’intesa bilaterale era stata fissata in 25 anni, con la possibilità
di un’estensione per altri dieci con il consenso delle due parti.
Il 3
aprile scorso il sito middleeasteye.net
aveva rivelato che a Khartum era in corso un braccio di ferro per rimettere in
discussione i termini dell’accordo militare con Mosca, sotto il pressing del
Dipartimento di Stato USA e del Pentagono. “Il Sudan è impegnato separatamente
in colloqui diplomatici con le due superpotenze che vogliono rafforzare
entrambe la loro presenza militare nel Mar Rosso e in Medio Oriente”, riferiva
il periodico. Citando poi una fonte governativa che aveva richiesto
l’anonimato, middleeasteye.net
aggiungeva che le autorità sudanesi “stavano studiando delle proposte da
sottoporre ai due paesi per realizzare una partnership regionale marittima per
sostenere la lotta internazionale contro il terrorismo, il traffico delle
persone e la pirateria”. Presumibilmente la “sospensione” della validità
dell’accordo con Mosca e il rinvio della sua approvazione in Parlamento
consente a Khartum di guadagnar tempo utile per non scontentare - perlomeno ora
- le due superpotenze.
Era
stato l’ex presidente Omar al-Bashir a sostenere l’ipotesi di concedere
un’installazione militare alla Russia in occasione di un meeting con il
ministro della difesa Sergi Shoigu. Dopo le sue forzate dimessosi due anni fa a
seguito delle proteste popolari, il Consiglio Militare di Transizione aveva
avviato i colloqui con le autorità russe, conclusisi a novembre 2020 con la
firma del memorandum sulla base di Port Sudan. Precedentemente, nel maggio
2019, Russia e Sudan avevano sottoscritto un
accordo di mutua cooperazione in ambito militare e sfruttamento dell’energia
nucleare. Mosca è attualmente il primo
fornitore di sistemi d’arma delle forze armate sudanesi e secondo quanto
riportato da fonti d’intelligence occidentali, nel paese africano opera il
Gruppo Warner attraverso due società minerarie e petrolifere. Una presenza,
quest’ultima, che ovviamente verrebbe rafforzata nel caso in cui venisse
realizzato l’hub logistico militare a Port Sudan. Da qui le forti
preoccupazioni di Washington che sta tentando in tutti i modi di convincere le
autorità sudanesi a rivedere i termini del memorandum con i russi.
Di
certo nelle ultime settimane non sono mancati in Sudan i colpi di scena frutto
dei tentativi di equilibrismo pro-Usa e pro-Russia del governo. A gennaio 2021,
il vicecomandante di Africom (il comando militare per le operazioni nel
continente africano delle forze armate statunitensi), Andrew Young, e il
direttore del settore d’intelligence ammiraglio Heidi Berg, erano stati
ricevuti in visita ufficiale a Khartum per “espandere i legami di cooperazione
tra USA e Sudan nella lotta al terrorismo”, come riporta la nota stampa del
Pentagono. Il 28 febbraio 2021, era invece la fregata “Admiral Grigorovich” ad approdare
a Port Sudan insieme ad una nave appoggio e rifornimento della Marina russa, dopo
un lungo ciclo addestrativo nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. Il giorno
successivo, 1° marzo, ancora a Port Sudan ancoravano il cacciatorpediniere
lanciamissili “Winston S Churchill” e la nave da trasporto “Carson City” di US
Navy. Le unità russe e statunitensi, le une di fronte alle altre, si fermavano
in Sudan per alcuni giorni.
Ovviamente
USA e Russia non sono gli unici paesi in gara per accaparrarsi infrastrutture e
risorse nell’area geostrategica prossima al Corno d’Africa. Le ex potenze
coloniali europee come Francia e Gran Bretagna, insieme a Cina e più
recentemente Turchia, Arabia Saudita, Egitto, hanno firmato accordi di tipo
militare o economico con Sudan, Kenya, Somalia e Gibuti, e in quest’ultimo
paese “convivono” i reparti d’élite delle forze armate di Stati Uniti, Cina,
Giappone, Francia, Spagna, Arabia Saudita e Italia.
Il
governo Draghi ha mostrato in queste settimane di guardare con sempre più
interesse alla regione nel quadro di uno smisurato sogno di grandezza italico
in terra d’Africa. Il ministro della difesa Lorenzo Guerini ha annunciato il
potenziamento della partnership con Mogadiscio e Gibuti e l’escalation militare
italiana in quell’immensa area geografica che dalla sponda sud del Mediterraneo
si estende al Corno d’Africa, al Sahel sino al Golfo di Guinea per
“fronteggiare” proprio la “penetrazione di Russia e Cina nel continente”. Alle
follie neocoloniali del tricolore non c’è mai fine.
Articolo pubblicato in Africa Express il 29 aprile 2021, https://www.africa-express.info/2021/04/30/khartoum-sospende-accordo-bilaterale-con-mosca-per-costruzione-base-navale-a-port-sudan/
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