INVITALIA, il Grande Fratello dei Vaccini?
Dareste mai il consenso al trattamento dei vostri dati personali “sensibili” ad una società per azioni che ha come scopo sociale l’attrazione di capitali e lo sviluppo d’impresa? E lo fareste lo stesso se il suo amministratore delegato fosse stato rimosso dall’incarico di commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus e il presidente della suddetta società sedesse pure alla guida di aziende del complesso militare-industriale che esportano armi e tecnologie a regimi e dittature? Ebbene, lo avete fatto se in queste settimane avete deciso di vaccinarvi contro il Covid-19. Sì, perché avete firmato e consegnato un modulo (perlomeno in Calabria e in Sicilia) con cui avete acconsentito che un bel po' dei vostri dati personali vengano “trattati in modalità informatica” per tracciare l’avvenuta somministrazione del vaccino e che gli stessi “potranno essere/saranno comunicati al Servizio Sanitario Nazionale e al Ministero della Salute” (potranno o saranno? NdA), mentre i dati sanitari “potranno essere trattati da centri medici specializzati nel valutare l’idoneità alla vaccinazione”.
Quali
siano questi centri medici specializzati
e in che modo saranno fornite e impiegate le delicate informazioni non è dato
sapere. Quello che si spiega invece è che il “trattamento riguarderà anche dati
personali rientranti nel novero dei dati sensibili,
vale a dire dati idonei a rivelare lo stato di salute del soggetto vaccinato” e
che il responsabile del trattamento è
INVITALIA S.p.A., cioè l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo
d’impresa, società partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle
Finanze. Certo, in teoria, si può sempre rifiutare di dare il proprio consenso
ma – si sottolinea in calce – “il
conferimento dei dati è OBBLIGATORIO per registrare l’avvenuta somministrazione
del vaccino Anti-Covid 19 verso il Sistema Sanitario Nazionale e che
l’eventuale rifiuto di fornire tali dati comporterebbe la mancata prosecuzione
del rapporto”. Insomma se vuoi il vaccino
dacci i dati! E si tratta davvero di una mole notevole nel caso in cui
venissero utilizzate pure le schede anamnestiche compilate prima della
somministrazione del vaccino: ovviamente oltre alle informazioni anagrafiche e
quelle relative alla professione svolta, vengono richieste le condizioni di
salute odierne e le eventuali malattie pregresse (patologie cardiocircolatorie
e respiratorie, condizioni di compromissione del sistema umanitario - cancro,
leucemia, linfoma, HIV/AIDS, trapianto); se
si ha avuto attacchi di convulsioni o qualche problema al cervello o al sistema
nervoso; l’esistenza di allergie; la tipologia dei farmaci, integratori
naturali, vitamine, minerali o eventuali medicinali alternativi utilizzati; l’effettuazione
di trasfusioni nell’ultimo anno; eventuali gravidanze in corso o se si sta pensando di rimanere incinta nel
mese successivo alla prima o alla seconda somministrazione; la convivenza con soggetto ad alto rischio,
contagi e/o risultati di eventuali test anti-Covid; finanche i viaggi internazionali effettuati nell’ultimo
mese e la possibile frequenza di comunità...
Ci
si aspetterebbe che il trattamento dei dati sensibili e il loro eventuale
trasferimento a soggetti terzi per fini
di ricerca venga attribuito al Sistema sanitario nazionale e invece proprio
no. Il soggetto responsabile è INVITALIA S.p.A. (già Sviluppo Italia),
istituita con decreto legislativo n. 1 del 9 gennaio 1999
(governo con premier Massimo D’Alema) per promuovere l’imprenditorialità
giovanile e lo sviluppo di imprese turistiche e termali, “risanare” le
industrie agro-alimentari e riassorbire le funzioni dell’ex Cassa del
Mezzogiorno. Alla società a capitale pubblico è stata attribuita anche l’attrazione
di investimenti esteri in Italia, la gestione di quasi tutte le agevolazioni dello
Stato alle imprese e alle startup innovative, l’attuazione degli accordi
di programma dei progetti finanziati dall’Unione Europea, il rilancio delle aree
industriali in crisi (Napoli-Bagnoli, Taranto, Termini Imerese, ecc.), la valorizzazione
dei beni culturali (area archeologica di Pompei). INVITALIA opera inoltre per conto del
Ministero dell’Interno da Centrale di committenza e Stazione appaltante per la
realizzazione di interventi strategici sul territorio e in questa veste, tra
l’altro, ha gestito tutte le procedure di gara per la realizzazione dei
famigerati hotspot per migranti e richiedenti asilo (Messina e Lampedusa i più
recenti) e dei CPR - Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Palazzo San
Gervasio, Potenza e Pian del Lago, Caltanissetta).
L’onnisciente
società per azioni a capitale pubblico esercita il controllo al 100% di
importanti gruppi societari e bancari (Infratel Italia, Invitalia
Partecipazioni, Banca del Mezzogiorno-MedioCredito Centrale, Italia Turismo, Marina
di Portisco) e dal 26 gennaio 2021 è entrata nell’affaire-business dei vaccini
anti-Covid approvando il contratto di sviluppo
presentato da ReiThera S.r.l. di Castel Romano per il finanziamento di un
investimento industriale e di ricerca con ben 81 milioni di euro. Secondo
il comunicato stampa emesso congiuntamente da INVITALIA e ReiThera, gran parte
dell’investimento (69,3 milioni) è destinato alle attività di ricerca
e sviluppo per la “validazione e produzione del vaccino anti-Covid”, mentre la
restante quota di 11,7 milioni sarà utilizzata per ampliare lo
stabilimento di Castel Romano dove si prevede di produrre l’antidoto. “Le
agevolazioni concesse, in conformità alle norme sugli aiuti di
Stato, ammontano a circa 49 milioni di euro: 41,2 milioni a fondo
perduto e 7,8 milioni di finanziamento agevolato”, prosegue la nota. “Inoltre,
in attuazione delle previsioni dell’articolo 34 del decreto-legge 14 agosto
2020, INVITALIA acquisirà una partecipazione del 27% del capitale della
società, a seguito di un aumento del capitale di ReiThera”.
Grazie ad un precedente
finanziamento milionario della Regione Lazio e del CNR, ReiThera ha concluso - in
collaborazione con l’Istituto Spallanzani di Roma - la Fase I della
sperimentazione del nuovo vaccino made in Italy. Il nuovo investimento, secondo
i promotori, consentirà di “passare allo stadio successivo, relativo ai test di
sicurezza ed efficacia, per arrivare in tempi rapidi ad ottenere le necessarie
autorizzazioni da parte delle Autorità di vigilanza sia europee che italiane
per poter somministrare il vaccino”. La capacità produttiva prevista a regime è
pari a 100 milioni di dosi all’anno anche se non è chiaro quando esse
saranno davvero disponibili.
“Si tratta di un accordo importante per
ridurre la dipendenza del nostro Paese in un settore delicatissimo per la
tutela della salute dei nostri cittadini”, hanno dichiarato i manager di
INVITALIA. “La produzione
italiana di vaccini andrà ad aggiungersi a quelle realizzate all’estero, rafforzando
la capacità di risposta nazionale alla pandemia e accelerando così l’uscita
dalla crisi”. In verità l’enfasi si spreca: l’azienda che ha assorbito l’investimento
pubblico italiano è infatti controllata per il restante 73% da Keires AG,
società svizzera di diritto privato specializzata nello sviluppo di nuove
terapie. Costituita il 16 luglio 2013 nella città di Basel, Keires AG vede come
soci gli italiani Maurizio Cortese e
Stefano Colloca, la belga Jamila Louahed e il francese Emmanuel Hanon. Secondo
l’inchiesta di Report (Rai Tre) andata in onda il 16 novembre 2020 e
dedicata alla corsa al vaccino italiano, Louahed e Hanon ricoprirebbero
l’incarico di vicepresidenti del colosso farmaceutico britannico GSK
(GlaxoSmithKline). In verità dai profili Linkedin si può evincere che Jamila
Louahed è vicepresidente in Belgio del Global Research and Development Center
di GSK vaccines, mentre Emmanuel Hanon è vicepresidente senior e
responsabile del Centro di ricerca di GSK a Bruxelles.
Insomma sarà tutto da vedere quanto resterà in Italia dei vaccini
prodotti e dei possibili guadagni e quanto invece trasmigrerà all’estero nelle
casseforti elvetiche o di quelle delle transnazionali dei farmaci. Ad oggi si
attende di conoscere le valutazioni economico-strategiche e scientifiche che
hanno spinto gli amministratori di INVITALIA a erogare il contributo a favore
di ReiThera/Kheires. Per la cronaca, amministratore delegato della SpA di
“sviluppo”, ininterrottamente dal 2007, è Domenico
Arcuri, sì, proprio il Commissario straordinario per l’emergenza Covid nominato
da Giuseppe Conte e sfiduciato dal subentrante Mario Draghi che lo ha
sostituito con il generale degli alpini Francesco Paolo Figliuolo. All’origine
dell’inattesa e repentina defenestrazione, secondo i commentatori politici, la
vicinanza di Arcuri a Massimo D’Alema e ad alcuni settori del Pd e dunque la
dichiarata inimicizia dei due Matteo, Renzi e Salvini.
Presidente del
consiglio d’amministrazione di INVITALIA, dal novembre 2019, è invece Andrea Viero, persona meno conosciuta al grande
pubblico ma con un curriculum di tutto rilievo. Già direttore generale del Comune di Trieste e
della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Viero è stato vicepresidente e
direttore generale di Iren S.p.A., la terza multiutility italiana per
capitalizzazione di borsa, nonché membro del CdA di Edison S.p.A.. Nel 2015 è
stato nominato dall’allora ministro Graziano Delrio (Pd) Commissario di Governo
delle Ferrovie del Sud Est e Servizi Automobilistici S.r.l., mentre l’anno
successivo è stato chiamato alla guida del settore Business Development dell’holding Fincantieri SpA. “In questa veste Andrea Viero si occupa
dello sviluppo strategico del Gruppo e, tra l’altro, si è dedicato alla
complessa acquisizione dei Cantieri di Saint Nazaire e alla definizione
dell’alleanza strategica tra Italia e Francia nel settore della difesa con la
costituzione della Joint Venture con Naval Group”, riporta il sito internet di
INVITALIA. Il manager è dunque uno degli artefici del progetto che punta a dar
vita ad un colosso europeo della cantieristica per la progettazione,
realizzazione e manutenzione di unità da guerra e sottomarini da destinare
prioritariamente all’esportazione.
"Gentile collega, in merito alla Sua richiesta dobbiamo precisare che, nell’ambito della normativa inerente alla gestione dei dati delle persone che si sottopongono alla vaccinazione, Invitalia mai è stata individuata quale Responsabile del trattamento ai sensi DEL Reg. UE 679/2016. Infatti, ad ogni Regione che intendesse aderire al sistema di piattaforma nazionale centrale per l’anagrafe dei vaccinati (gestita da Poste Italiane ai sensi del D.L. 2/2021) è stato perfettamente delineato che il Titolare del Trattamento fosse la Regione aderente ed il Responsabile il Commissario Straordinario (con nomina di Poste Italiane a Sub Responsabile). In ogni caso, a seguito della nomina del nuovo Commissario del 2 marzo 2021, la responsabilità del trattamento è traslata a quest’ultimo. Ringraziandola per la segnalazione, procederemo a comunicare alla Regione Sicilia la questione, invitandola a rettificare il Modulo in quanto non coerente con le disposizioni di legge citate".
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