E nella scuola italiana, in tempi d’emergenza, c’è chi esalta la sanguinosa guerra…
“In questo giorno il nostro reverente pensiero va a tutti i figli d’Italia che dettero la loro vita per la Patria, una gioventù che andò al fronte e là vi rimase. Una gioventù lontana dai prudenti, dai pavidi, coloro che scendono in strada a cose fatte per dire: Io c’ero. Giovani che vollero essere altro, non con le declamazioni, ma con le opere, con l’esempio consapevoli che Un uomo è vero uomo se è martire delle sue idee. Non solo le confessa e le professa, ma le attesta, le prova e le realizza.
Combatterono per dare un
senso alla vita, alla vita di tutti, comunque essi la pensino. Per questo
quello che siamo e saremo lo dobbiamo anche a Loro e per questo ricordando i
loro nomi sentiamo rispondere, come nelle trincee della Grande Guerra
all’appello serale del comandante: PRESENTE!”.
E’ il testo integrale della
nota inviata il 4 novembre 2020 a tutti gli studenti delle scuole marchigiane
dal dottor Marco Ugo Filisetti, direttore scolastico regionale (Ministero dell’Istruzione)
in occasione della ricorrenza della fine della Prima guerra mondiale (4 novembre
1918), e giorno in cui si festeggiano in Italia le forze armate. Certamente una
delle pagine più nere della scuola italiana repubblicana, folle esaltazione
della guerra e del più bieco militarismo, con più di un riflesso nostalgico per
la manipolazione storica e i disvalori del ventennio fascista. Un comunicato,
quello del dirigente, che fortunatamente ha scatenato critiche e polemiche in
ampi settori del mondo politico, sindacale ed educativo e che, speriamo, venga prontamente
censurato dal MIUR e dalla ministra Lucia Azzolina magari con una pesante
sanzione per il proprio funzionario in mimetica, fez e moschetto.
“Con piglio
(in)degno d’altri tempi, l’ineffabile direttore generale Marco Ugo Filisetti ritiene
opportuno e necessario, in un momento tanto difficile come quello che stiamo
vivendo, prendere penna e calamaio e rivolgersi direttamente agli studenti
delle scuole marchigiane, evidentemente scambiati per balilla”, scrivono i COBAS
– Comitati di base della Scuola delle Marche. “Con toni da Istituto
Luce, come armato di libro e moschetto, citando Giovanni Gentile e
addirittura parafrasando il Benito Mussolini del Discorso sulla fondazione dei fasci di combattimento del 1919, ecco
il nostro lanciarsi in una cialtronesca esaltazione della Prima Guerra
Mondiale, condita con il classico armamentario di corbellerie fascistoidi: i
motti tipici, l’esaltazione del coraggioso maschio italico e, naturalmente, il
disprezzo per quei pavidi che si sono opposti – spesso a costo della vita,
aggiungiamo noi -, a un conflitto che nulla ha avuto di eroico e che ha causato
milioni di morti, infierendo soprattutto sulle classi più deboli”.
I COBAS, nell’esprimere il loro sdegno “per un comunicato intriso del più
becero nazionalismo e per la condotta di un direttore generale che evidenzia, a
dispetto del ruolo rivestito, un profondo spregio verso i valori che
caratterizzano la nostra Carta Costituzionale”, hanno chiesto al Ministero dell’Istruzione
la “pronta rimozione” dall’incarico del dirigente USR.
Il Garante
dei diritti della Regione Marche, Andrea Nobili, ha suggerito a Marco
Ugo Filisetti la lettura del libro di memorie Un anno sull’altipiano dello scrittore
sardo Emilio Lussu, “per non dimenticare l’idiozia e la brutalità della guerra”.
Fortemente critica pure la segreteria di Cgil Marche che ha stignatizzato il messaggio del dottor Filisetti perché “fuori
da ogni contesto storico e politico” e che “sconcerta soprattutto perché
proviene da chi ricopre un ruolo di grande responsabilità nel sistema educativo
nazionale, che dimentica come la guerra sia un disvalore costituzionalmente
sancito”. Un’interrogazione parlamentare è stata annunciata dall’on.
Nicola Fratoianni di Leu.
E’ doverosa
tuttavia una precisazione: il pensiero bellico-fascista del funzionario MIUR
non è una detestabile anomalia nel panorama scolastico-educativo nazionale. Gli
ultimi anni sono stati segnati infatti dal proliferare nelle scuole
di ogni ordine e grado di convegni, incontri e testimonianze con la
particolarità che i narratori ed interpreti unici della Prima Guerra Mondiale, chiamati
a fare da formatori, sono stati generali ed ammiragli, ufficiali e
sottufficiali. Nei racconti fatti dalle forze armate agli studenti di ogni età,
quella guerra è tornata ad essere “Grande”; “grandi” anche la “Vittoria” e il “Paese”
risorto dalla sconfitta di Caporetto; e sono stati pure sdoganati nelle aule i
“valori” del primo dopoguerra e del fascismo: la Patria, la Nazione, il Dovere, il Sacrificio, l’Unità e l’Identità degli italiani, ecc.. Un frasario
ideologico che è stato riprodotto anche nei documenti ufficiali del Ministero
dell’Istruzione.
Il 22 ottobre 2019, alla
vigilia del Giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, il MIUR ha
inviato una circolare a tutte le scuole d’Italia per invitarle a
promuovere iniziative o a partecipare a quelle realizzate d’intesa con le “articolazioni
periferiche” del Ministero della Difesa. “In questa giornata si intende
ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno
sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di
attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e
quelli di oggi”, esordiva il MIUR. “Tradizionalmente, oltre alle cerimonie
istituzionali che avranno luogo su tutto il territorio nazionale, verranno
organizzate conferenze nelle scuole. Gli argomenti saranno incentrati sulle
circostanze storiche e le fasi salienti della Grande Guerra, in relazione anche
alle odierne missioni delle Forze Armate”.
Altrettanto infarcito di
retorica bellicista e del tutto falso e strumentale dal punto di vista storico
il comunicato emesso dalla Difesa per presentare le
iniziative promosse con gli enti locali e le istituzioni scolastiche in vista
del 4 novembre 2019. “Fu quella la prima drammatica esperienza collettiva che
si verificava dopo la proclamazione del Regno”, esordiva lo Stato maggiore. “L’impegno
militare lungo il confine nord-orientale, dallo Stelvio agli altipiani d’Asiago,
dalle Dolomiti all’Isonzo e
fino al mare, fu la testimonianza di quel profondo sentimento di amor di Patria
che animò i nostri soldati e gli italiani in quegli anni. L’Italia dimostrò di
essere una Nazione e alimentò questo senso di appartenenza con la strenua
resistenza sul Grappa e
sul Piave, fino alle
giornate di Vittorio Veneto
(…) L’Armistizio
di Villa Giusti consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e
Trieste e portare a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato
in epoca risorgimentale”
Commenti
Posta un commento