Le cattive frequentazioni elettorali di Emilia Barrile & C.

Potrebbe complicarsi la posizione processuale dell’ex presidente del Consiglio comunale di Messina Emilia Barrile, tra gli imputati eccellenti del procedimento Terzo livello sul presunto condizionamento della vita politico-amministrativa della città di Messina negli ultimi anni.   
E’ quanto si evincerebbe dalla Richiesta di autorizzazione alle operazioni di intercettazioni telefoniche ed ambientali effettuata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica nel maggio 2018, intercettazioni poi autorizzate dal Gip del Tribunale di Messina ed effettuate proprio alla vigilia delle elezioni amministrative del 10 e 24 giugno 2018, a cui Emilia Barrile ha partecipato in prima persona candidandosi a sindaco e presentando una lista d’appoggio per il rinnovo del Consiglio comunale.
“L’intercettazione delle conversazioni e comunicazioni appare assolutamente necessaria, al fine di comprendere quale sia il reale tenore dei rapporti che la Barrile intrattiene con vari soggetti, accertare lo scambio di eventuali utilità e, in generale, per la completa ricostruzione dei fatti”, riporta il Pubblico ministero Fabrizio Monaco nella richiesta presentata al Gip del Tribunale peloritano. Al centro delle indagini della Direzione distrettuale antimafia non ci sarebbe però solo la spregiudicata campagna elettorale portata avanti dalla Barrile e da alcuni suoi controversi collaboratori in occasione del rinnovo degli organi amministrativi comunali, ma anche quella dell’autunno precedente per l’elezione dei nuovi componenti dell’Assemblea regionale siciliana (6 novembre 2017). In quella tornata elettorale, Emilia Barrile interpretò infatti il ruolo di supporter del candidato di Forza Italia (poi eletto) Luigi Genovese, figlio dell’ex parlamentare ed ex sindaco di Messina Francantonio Genovese (prima Pd poi Forza Italia). Nello specifico, gli inquirenti ritengono che la Barrile, in concorso con altri soggetti, “si sia mossa per acquisire consenso elettorale a favore di Luigi Genovese, mettendo a frutto la forza di intimidazione che promana dall’azione di matrice mafiosa, dietro promessa di un corrispettivo”; da qui l’esistenza di “sufficienti indizi di reità per il delitto di cui all’art. 416 ter c.p. (scambio elettorale politico-mafioso)” per svolgere ulteriori indagini nei confronti della Barrile e dei suoi collaboratori (per questi fatti, comunque, l’on. Luigi Genovese non risulta indagato).
Dalle attività investigative era emerso, tra l’altro, che la Barrile avrebbe utilizzato l’ufficio di Presidente del Consiglio Comunale non solo per fini istituzionali, ma, “soprattutto, per ricevere soggetti anche collegati direttamente o indirettamente a temibili circuiti della criminalità organizzata che, le chiedono di risolvere problemi, apparentemente attraverso pratiche di dubbia liceità”. Con tali soggetti, Emilia Barrile avrebbe intrattenuto “rapporti con ogni probabilità in cambio di sostegno elettorale, anche in vista delle prossime elezioni amministrative, che si svolgeranno a breve a Messina, nell’ambito delle quali ella è candidata al ruolo di sindaco”. Pur non ottenendo i suffragi sufficienti a concorrere al ballottaggio per la carica di primo cittadino, alle amministrative Emilia Barrile ottenne un ottimo risultato personale, 5.061 voti di preferenza, anche alla luce della insanabile frattura con l’ex leader e mentore Francantonio Genovese, reo di non averla sostenuta nell’ambizione di concorrere a un seggio alla Camera dei deputati alle politiche  del 4 marzo 2018.
Gli inquirenti ritengono che uno dei personaggi chiave dell’entourage elettorale dell’ex Presidente del consiglio comunale sia stato Carmelo Triglia, dipendente del Ministero della Difesa (già nel Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia costiera). “Dalle intercettazioni dei colloqui cui prendeva parte il Triglia, emergeva come costui si muovesse per acquisire consenso elettorale nei confronti di Emilia Barrile e, suo tramite, nell’interesse di Luigi Genovese, candidato alle ultime elezioni per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana”, annota la DDA peloritana. Nello specifico, durante la raccolta voti, Carmelo Triglia “spendeva il nome di Salvatore Bonaffini, soggetto legato a temibili contesti della criminalità organizzata messinese” (Bonaffini è stato coinvolto nell’omicidio di Paolo Pellegrino, il macellaio di via Del santo, ucciso il 20 marzo del 1992 a vent’anni. Bonaffini, allora ventenne, non fu il killer del giovane macellaio ma ebbe il ruolo di staffetta nella preparazione dell’agguato e fu condannato con sentenza passata in giudicato a 14 anni e 6 mesi. Bonaffini non è stato mai condannato per mafia e anche in relazione all’omicidio di Pellegrino la Corte d’appello ha escluso l’aggravante di aver favorito la mafia, invece riconosciuta dal giudice di primo grado, che lo aveva condannato a 20 anni) e con il quale il Triglia organizzava incontri ai quali prendeva parte “con ogni probabilità” la medesima Barrile. Nel corso di un colloquio telefonico del 18 ottobre 2017 con un conoscente, Carmelo Triglia riferiva di trovarsi con Emilia proprio al cospetto di Salvatore Bonaffini, il presidente dello stadio… della curva sud…. “Poi ti porto io i volantini”, dichiarava Triglia. “Lo sai che sto portando a Luigi?”.
I soggetti con i quali il Triglia è entrato in contatto “manifestavano apertamente di attendersi una qualche utilità dal sostegno elettorale fornito alla Barrile ed a Luigi Genovese”. Ad esempio, nel corso di un colloquio telefonico intercettato la mattina del 18 ottobre 2017, il Triglia chiedeva a tale Cambria chi stesse sostenendo lui alle elezioni regionali. “Io non sto portando a nessuno”, rispondeva l’interlocutore. “Tu stai portando il figlio di Genovese? Eh va bene, pero voglio parlare…”. Al che Triglia prometteva che presto gli avrebbe presentato pure Emilia. “A Emilia Barrile… Eh me la presenti così portiamo pure lei, ma voglio mangiare pure io”, rispondeva Cambria. “Oh, la devi finire di parlare così al telefono… disgraziato tu ed io…”, si lamentava Triglia. E Cambria: “Non hai capito… Giovedì c’è una cena di politica e non so chi è, mi volevano invitare. Non so a chi stanno portando…”. “Eh, ma vedi, a me interessa Luigi… Io ora mi sto vedendo con Emilia dove c’è’ il bar Fiumara, là al Comune”, ribatteva Triglia. “Va bene, poi ne parliamo. Facciamo un incontro con Emilia”, concludeva Cambria.
Nel corso dei frequenti incontri tra Emilia Barrile e Carmelo Triglia, oltre ad analizzare l’evoluzione della campagna per le elezioni regionali, l’uomo segnalava all’interlocutrice i “soggetti che avevano ricevuto utilità o promesse di utilità in cambio del voto, o che ancora si erano impegnati a procedere ad assunzioni sponsorizzate dalla Barrile in vista delle elezioni, attendendosi un ritorno”. Come si evince da un dialogo telefonico del 24 ottobre 2017 tra il Triglia e tale Francesco, quest’ultimo assicurava che il giorno successivo avrebbe assunto una persona che mi ha portato Emilia…. “Mi sono sentito per telefono”, spiegava Francesco. “Mi ha mandato una persona e domani l’assumo, vediamo se si sa niente… Era soltanto così per fartelo sapere. Ho assunto un Domenico Minzoni, una cosa del genere. Io la mia parola la sto mantenendo, sai, eh non so se loro se loro si stanno muovendo…”.
Intanto l’allora Presidente del consiglio comunale e il proprio collaboratore si confrontavano in vista del secondo round elettorale previsto da lì a pochi mesi, quello per il rinnovo del Parlamento italiano, a cui la Barrile intendeva partecipare direttamente, convinta di poter contare sul sostegno dei Genovese padre e figlio. “Cosa faccio? Giro, giro e la voce… sta andando bene per Luigi… Ed ora sì, anche le pescherie ora”, le riferiva Carmelo Triglia in un colloquio del 31 ottobre 2017. “Tu dove sei buttata? Ma dice che ora ha due mangiate… Una dove c’è invitato anche qualcuno di Camaro Superiore, oggi Luigi… Camaro lo stanno portando bene. Tu dove sei? In quale harem sei? Per te la campagna elettorale te la dobbiamo fare più forte, che non ne hai bisogno, perché ovunque vada, il tuo nome riecheggia più di lui… Veramente, la verità, perché tutti mi dicono ma Emilia, ma Emilia e ti posso dire che ho avuto voti in più perché io me li scrivo, tutti voti in più, anche di persone che ringraziando il Signore questa estate ho fatto lavorare e non mi hanno detto né AB e né C, perché sono andate altre persone e via dicendo e portano Luigi anche se non lo conoscono…”.
“All’esito delle elezioni - nelle cui operazioni peraltro Carmelo Triglia aveva svolto il ruolo di presidente di seggio - il candidato Luigi Genovese riceveva largo consenso (ottenendo più di diciassettemila preferenze) e veniva eletto all’Assemblea Regionale Siciliana”, annotano gli inquirenti. “Ancora, nel corso di taluni colloqui si faceva riferimento alla circostanza che Luigi Genovese era stato eletto grazie al decisivo sostegno della Barrile ed aveva ricevuto molti voti in quartieri notoriamente controllati dalla criminalità organizzata”. Nelle ore immediatamente successive allo spoglio, Carmelo Triglia manifestava il proprio convincimento che attraverso il neoparlamentare e la sua sostenitrice locale, egli avrebbe ottenuto dei vantaggi personali. Il 6 novembre 2017, l’euforia di Carmelo Triglia era proprio alle stelle. Dopo aver appreso da tale Mimmo che nei seggi da lui monitorati il proprio candidato di Forza Italia aveva ottenuto una valanga di voti, Triglia dichiarava: “Anche a Camaro… Si deve mettere a culo a ponte Genovese…”. Poi, nella stessa giornata, spiegava ad un altro amico che ora Emilia mi deve dare di più!. “Perché i miei voti sono stati di più…”, aggiungeva Triglia. “A Manuela… gli ha detto: la prima cosa che faccio, una bella telefonata a tuo compare principale… (Genovese Nda) La deve mettere com’era prima… a 1.500 euro al mese”. Il giorno successivo Carmelo Triglia era intercettato in un dialogo con tale Debora Paola Amante. Alle domande su cosa Emilia Barrile avrebbe fatto in politica successivamente, Triglia rispondeva che si candiderà alle prossime elezioni nazionali. Poi l’Amante, leggendo dei messaggi scritti sui social che facevano riferimento a Luigi Genovese, esternava il suo malcontento per la sua elezione. “Io per Emilia, la verità perché, mi sento più corrotta di loro che l’ho votato…”, spiegava. “Loro sono saliti per loro, per gli altri. Lui anche per i suoi amici, i ragazzi anche della scuola, che magari non capiscono tante cose, vero Melo? Minchia dei gran voti… Ma io non pensavo tutti questi voti, Carmelo… Tu lo pensavi…”. “C’è stata una spinta, c’è stata…”, rispondeva Triglia. “Io gli ho detto che arrivava a 20 mila e nessuno ci credeva”. E Amante: “E’ vero che è salito per Giostra, per Bordonaro? E’ così?”. Triglia: “E perché secondo te? … L’unico che non chiede mai niente sono io e c’è qualcuno che è scioccato, ma come mai? E come mai, lo so io perché… Arriverà il momento che ti sfondo la porta!”.
Nei giorni seguenti, Carmelo Triglia continuava ad informare i suoi interlocutori sull’intenzione di Emilia Barrile a candidarsi alle prossime elezioni nazionali e che perciò avrebbe presto aperto una segreteria politica per ricevere le persone che in passato avevano seguito le proprie indicazioni di voto. Inoltre l’uomo “si premurava di contattare vari soggetti perché si recassero al cospetto della donna”; nel tentativo di ampliare il bacino elettorale a favore dell’esponente politica, Carmelo Triglia entrava in contatto con “plurimi soggetti appartenenti alla locale criminalità organizzata”. Gli inquirenti citano ad esempio una conversazione del fidato collaboratore della Barrile con un soggetto non identificato (il 19 ottobre 2017) in cui egli si soffermava su una vicenda di interesse del pluripregiudicato Giuseppe Selvaggio, concernente il sequestro di un bazar ed in relazione al quale lasciava intendere che la presidente del Consiglio comunale potesse interessarsi per la sua risoluzione. “Come si è visto, Triglia poneva la Barrile in contatto con Salvatore Bonaffini, il quale, per come rivelato dallo stesso Triglia, lo aveva contattato, dopo il voto, con un mezzo di comunicazione difficilmente intercettabile (il sistema Messenger), per ribadire il sostegno elettorale prestato”, aggiunge la DDA. Nelle fasi finali dello spoglio per le elezioni all’ARS, quando il successo di Luigi Genovese si andava già delineando, Carmelo Triglia raggiungeva telefonicamente, per ringraziarlo del sostegno elettorale fornito, tale Giovanni Mercurio, “cognato di Luigi Tibia, soggetto di elevatissimo spessore criminale, detenuto in regime di cui all’art. 41 bis dell’ordinamento penale, ritenuto il reggente del clan Giostra, operante nell’omonimo quartiere”. Triglia: “Ehi, che fai? Ti volevo dire grazie…”. “Grazie di che cosa? Dimmi una cosa, come è finita? ‘Chianau? Salito? E quanti voti ha preso?”, domandava Mercurio. E Triglia: “Ora non lo so, qua sono alla segreteria di Genovese”. Mercurio: “Eh, ho capito. Fa… auguri per lui e dimmi una cosa, Carmelo: Calderone è salito anche lui?”. “Mi sembra, ancora non si sa”, rispondeva l’interlocutore. Mercurio: “No, perché ho visto che Forza Italia… che ha preso il 13 dei voti…”. “Venti, siamo arrivati a 20, ora…”, correggeva Triglia. “Eh, certo, devo fare le condoglianze a chi so io… A Nino Germanà e Formica gli sputo in faccia…”. Mercurio: “Non sono saliti? Ho piac… io pensavo che Germanà era…”. Triglia: “Le scale di casa sua salgono… A me interessa Camaro: non ha preso neanche un voto… Quarantasei voti ha preso”.“Eh quindi Emilia è contenta?”, domandava Mercurio. Triglia: “Eh certo… Emilia è contenta!”. Sei mesi dopo Carmelo Triglia scenderà direttamente nell’agone elettorale, candidandosi alla Presidenza della 2^ Circoscrizione (zona sud del Comune: Pistunina, Zafferia, Santa Lucia, CEP, Contesse, Minissale e San Filippo) con la lista “Leali Progetto per Messina – Emilia Barrile Sindaco”, ottenendo però appena il 2,54% dei consensi (338 voti).  
Altro soggetto appartenente alla criminalità organizzata messinese che grazie a Carmelo Triglia è entrato in contatto con Emilia Barrile è Massimiliano D’Angelo. Già coinvolto nell’operazione denominata Anaconda, “gravato da precedenti per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, rapina, violenza privata, furto in abitazione, usura, detenzione e porto d’armi”, Massimiliano D’Angelo è stato condannato recentemente con sentenza passato in giudicato a 6 anni e 6 mesi di reclusione in quanto facente parte del gruppo capeggiato da Giovanni Lo Duca, ritenuto il boss del rione Provinciale della città di Messina. Anche per il D’Angelo, la DDA di Messina ha richiesto ed ottenuto l’autorizzazione alle intercettazioni delle proprie comunicazioni telefoniche onde “accertare la natura delle utilità che egli pare abbia chiesto, in cambio del sostegno elettorale fornito, la riconducibilità di esse ad interessi della criminalità organizzata locale, e gli esatti contorni delle pressioni mafiose operate per il procacciamento dei voti”. In uno dei contatti, Carmelo Triglia indicava Massimiliano D’Angelo come un suo fratello, rivelando ad una donna che si trovava in sua compagnia, che egli “aveva più volte garantito per lo stesso nell’ambito della locale malavita, impedendo azioni ritorsive nei confronti di questi”. Nel corso di un colloquio tra lo stesso Triglia e il D’Angelo, il primo prometteva che presto lo avrebbe messo in contatto con la Barrile. Risentendosi, Triglia e D’Angelo programmavano di sollecitare la Barrile, “perché ella tenesse fede a promesse di utilità effettuate in campagna elettorale”. “Giorno sette oggi siamo, mi avevi detto giorno sette che c’era qualche novità”, lamentava il D’Angelo nella telefonata registrata la mattina del 7 novembre 2017. “Eh, ora sono finite le elezioni, ora! Domani ho appuntamento con lei”, lo tranquillizzava Triglia. E D’Angelo: “Tutti contenti e felici per ora. Se non si batte il ferro per ora che è caldo, giusto?”. Due giorni dopo Massimiliano d’Angelo tornava a pressare lo stretto collaboratore della Barrile. “E perdono solo tempo e basta. Novità ne abbiamo?”, domandava il pregiudicato. Triglia: “Tua moglie? No e ora lunedì mi vedo con lei. Lunedì lei riparte daccapo con la segreteria ecc, e tutto quello che si è parlato… Vediamo… così glielo ricordo dell’ultima volta…”. “Importante, dico, se non si ricordano ora queste cose poi diventano fredde… Lei ha detto: metto la mia faccia, metto qua, metto là, quindi…”, concludeva D’Angelo. “Sotto tale profilo non va sottaciuto come, riferendosi a questioni concernenti la campagna elettorale, Triglia ipotizzava di dare mandato a terzi per il compimento di azioni violente nei confronti di altri”, aggiungono gli inquirenti. “Triglia e D’Angelo, anche nel corso di conversazioni molto recenti, alludevano a promesse operate dalla Barrile nei confronti del D’Angelo, il quale meditava di rinfacciarle prepotentemente alla donna, per ottenerne la pronta realizzazione”.
L’allora Presidente del Consiglio comunale sarebbe entrata in contatto anche con Antonino Tindaro Genovese, coinvolto nella nota operazione antimafia Gotha 5 dell’estate 2015, contro le cosiddette nuove leve della criminalità barcellonese. Agli atti c’è una chiamata sull’utenza della Barrile in data 23 febbraio 2018 da parte di Salvatore Genovese, padre di Antonino Tindaro, per fissare un appuntamento al Comune di Messina presso l’ufficio di Presidenza. “L’incontro tra la Barrile e Salvatore Genovese era stato fissato telefonicamente con la predetta dal figlio di quest’ultimo, il giorno prima (22 febbraio), tramite l’utenza mobile del padre”, annota la DDA. “La Barrile si avvale inoltre di una serie di soggetti operanti all’interno del Comune di Messina, tra i quali Piero Bottari (che introduceva presso la Barrile Giovanni Spartà - figlio di Giacomo Spartà, boss del rione Santa Lucia sopra Contesse, detenuto in regime di cui all’art. 41 bis - e la compagna Veronica Busà), e tale Maria Danaro, alla quale la Barrile si rivolgeva, in occasione dell’incontro con Busà e Spartà, con fare criptico, perché i due fossero indirizzati a presentare un certo tipo di domanda, che li avrebbe facilitati nell’assegnazione dell’alloggio”. Per la cronaca, Pietro Bottati era stato tratto in arresto l’8 giugno 1999 dalla Squadra Mobile di Messina in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale nell’ambito della cosiddetta Operazione Sorriso, poiché ritenuto responsabile del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, in concorso con altri soggetti, tra cui proprio il capo del gruppo di Giostra, Giacomo Spartà (al processo, però, con sentenza del 9 maggio 2009, Pietro Bottari è stato assolto, nonostante la richiesta di condanna del Pm a 10 anni di reclusione). Nel 2000 lo stesso Bottari era stato sottoposto alla misura di prevenzione dell’obbligo di soggiorno e nel 2001 alla misura della sorveglianza speciale poi revocata nel 2003. “Ciò dimostra che Emilia Barrile dispone delle assegnazioni di case popolari per intercettare le richieste dei suoi sostenitori elettorali”, aggiungono gli inquirenti. “Occorre inoltre precisare che tra tali sostenitori (talora con apparenti funzioni di capi elettori) sembrano rientrare anche plurimi soggetti censurati per gravi reati o addirittura affiliati alla locale criminalità organizzata, ancorché il loro supporto sia dissimulato attraverso il ricorso a varie cautele, tra le quali la candidatura di parenti poco riconoscibili dall’opinione pubblica, ma ben noti nei rioni ove sono radicati i sostenitori stessi)”. In questo contesto, gli inquirenti segnalano un incontro tra Emilia Barrile, Carmelo Triglia e Diego Celona, figlio del noto pregiudicato Giovanni Celona di Santa Lucia sopra Contesse, tratto in arresto nell’ambito del procedimento penale originato dalla operazione di polizia Matassa, poiché ritenuto responsabile unitamente ad altri, del reato di associazione mafiosa, “procedimento avente ad oggetto tra l’altro plurime fatti di corruzione elettorale” (tra gli imputati al processo Matassa, l’ex parlamentare nazionale Francantonio Genovese e il cognato Franco Rinaldi, già deputato all’Assemblea regionale siciliana). “Io non parlo più con nessuno… Che fai tu? Ti vuoi candidare al Comune? Ti vuoi candidare al quartiere, al Comune? Che vuoi fare? Che ha precedenti?”, domandava nervosa Emilia Barrile. Triglia: “Suo padre…”. E Diego Celona: “Non posso… A quest’ora, al quartiere mi ero candidato…”. “Che hai? Associazione mafiosa?”, incalzava la Barrile. “Ancora sì, mi risulta… Sì.”, rispondeva Celona. “Mio padre all’epoca, quando si è candidato, era con Genovese”. “Non hai qualcuno?”, chiedeva Barrile. Celona: “Ed a chi? Mio fratello non lo può fare”. Triglia: “Tuo cognato?”. Celona: “Lo potrei dire a mio cognato, ma ormai non è tardi?”. Triglia: “No. Lo puoi dire a tuo cognato… Suo cognato ha una bella presenza seria”. “Vediamo cosa vuole fare”, commentava Celona. “Ce la facciamo Emilia! Mio nonno è venuto qua l’altro giorno… Me lo ha detto lui. Mio nonno sempre a te menziona! Lui i voti te li porta… Mio nonno mi ha portato pure là… da Francantonio quando è stato il fatto di suo figlio… Fatti vedere (mimando la voce stridula di Francantonio Genovese). Io mi faccio vedere due, tre volte e mi prendi sempre per il culo… Mi faccio vedere?”.“Forse non hai capito…”, spiegava la Barrile. “Allora se io avessi avuto una ditta… avevo una fabbrica e prendevo tutte le persone e non prendevo a te… tu mi dicevi minchia Emilia, sei una stronza! Ma purtroppo io dipendevo… Poi, posso fare… ma non è che posso fare grandi cose, no! Posso aiutare, figurati… io aiuto… a prescindere da quello… Ora mi ha scritto nel profilo quella (riferendosi verosimilmente ad un messaggio ricevuto) sei una stronza… che voleva il lavoro…”.
Emilia Barrile ha pure incontrato, con modalità particolarmente riservate e per il tramite del solito Piero Bottari, il pluripregiudicato Domenico Trentin, già tratto in arresto l’8 febbraio 2000 nell’ambito dell’operazione Omero, svolta a seguito del tentato omicidio di Massimo Russo e dell’omicidio di Domenico Randazzo, entrambi già noti alle forze dell’ordine. “Le indagini consentirono di accertare che i due fatti di sangue erano scaturiti nell’ambito dell’insorgente guerra di mafia scatenatasi tra le contrapposte consorterie criminali, rispettivamente capeggiate dai noti pregiudicati Ferdinando Vadalà e Antonino De Luca”, annotano gli inquirenti. “Il Trentin, nella fattispecie, risultava essere affiliato al clan del Vadalà e ritenuto responsabile, in concorso con altri, dell’efferata esecuzione del Randazzo”. Il 18 ottobre 2002 Domenico Trentin veniva sottoposto a fermo di P.G. a seguito del tentato omicidio di Letterio Stracuzzi e contestualmente accusato di porto e detenzione illegale di arma da fuoco e relativo munizionamento, unitamente a Salvatore Mangano. Per questi ultimi reati, nel settembre 2004 Trentin veniva condannato alla pena di 5 anni e 10 mesi di reclusione.
Alla vigilia delle amministrative, l’allora candidata a sindaco chiedeva il sostegno elettorale pure al pregiudicato Carmelo Prospero, “impegnandosi nel corso di un incontro per il soddisfacimento di un’esigenza abitativa del Prospero, verosimilmente non accoglibile”. Successivamente il Prospero contattava più volte Carmelo Triglia perché intervenisse in suo favore garantendo il suo impegno elettorale. “Carmelo, e però ora muoviamoci un attimo il culetto…”, invocava Triglia nel corso di una telefonata del 2 maggio 2018. “L’ho detto anche a lui, ci servono le firme qua entro giorno 11 per presentare la lista altrimenti non ci arriviamo. Manda più persone possibili alla segreteria. Carta d’identità però… Carmelo, per favore, muoviamoci…”. Prospero: “Carmelo, va bene… Senti un altra cosa … Ma quell’altro foglio che ti ho portato, come sappiamo, novità?”. Triglia: “Ce l’ha lei nella tasca… Se la sta vedendo lei…”.
Sempre in vista delle amministrative del giugno 2018, Emilia Barrile si avvaleva della collaborazione di Nino Neri, “persona che annovera pregiudizi penali per il reato di danneggiamento, poi arrestato per i reati di furto, estorsione ed associazione a delinquere”. Lo stesso Neri, in ambito lavorativo, ha svolto attività dal 2005 al 2017 all’interno di alcune cooperative sociali per poi passare alle dipendenze di una società che presta lavoro interinale all’interno dell’Atm - Azienda Trasporti di Messina. Poi candidato al Consiglio comunale nella lista di Emilia Barrile “Leali - progetto per Messina” (dove ha ottenuto ben 703 preferenze personali), Nino Neri, unitamente a Carmelo Triglia e su indicazione della Barrile, avrebbe “gestito il flusso di persone che giornalmente si recano presso la segreteria della Presidenza del Consiglio e presso il comitato elettorale sito sul viale San Martino, da un lato per rappresentare istanze e dall’altro per essere istruite a votare per il candidato a sindaco o a firmare per la sottoscrizione della lista”. Secondo gli inquirenti, sempre Nino Neri, anche per il tramite del padre Antonino Neri (anch’egli gravato da pregiudizi penali segnatamente per furto, ricettazione ed associazione a delinquere, lesioni personali e minacce), avrebbe ricercato il consenso elettorale “in certi ambiti sociali come quelli interni alla società Messinambiente (oggi Messina Servizi Bene Comune), nella quale operano diversi dipendenti provenienti dal tessuto criminale della città”. “Gli sta organizzando mio padre con tutto il quartiere generale di Messinambiente”, spiegava Neri al Triglia nel corso di una telefonata del 3 maggio 2018. “E là, compare, non entra nessuno… Là sono blindati!”. Triglia: “Là, tutti i miei cugini sono… Ci sono tutti i miei cugini pure…”. Neri: “Per farti capire, mio padre si sta sfondando il sedere!”. Triglia: “Ti sto chiamando perché tre miei cugini mi hanno detto il fatto su di te, che sono stati invitati… E io gli ho detto: certo che lo potete votare. A Nino Neri a Emilia Barrile…”.

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