Le cattive frequentazioni elettorali di Emilia Barrile & C.
Potrebbe complicarsi la posizione processuale dell’ex
presidente del Consiglio comunale di Messina Emilia Barrile, tra gli imputati
eccellenti del procedimento Terzo livello
sul presunto condizionamento della vita politico-amministrativa della città di
Messina negli ultimi anni.
E’ quanto si evincerebbe dalla Richiesta di autorizzazione
alle operazioni di intercettazioni telefoniche ed ambientali effettuata dalla
Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica nel maggio
2018, intercettazioni poi autorizzate dal Gip del Tribunale di Messina ed
effettuate proprio alla vigilia delle elezioni amministrative del 10 e 24
giugno 2018, a cui Emilia Barrile ha partecipato in prima persona candidandosi
a sindaco e presentando una lista d’appoggio per il rinnovo del Consiglio
comunale.
“L’intercettazione delle conversazioni e comunicazioni appare
assolutamente necessaria, al fine di comprendere quale sia il reale tenore dei rapporti
che la Barrile intrattiene con vari soggetti, accertare lo scambio di eventuali
utilità e, in generale, per la completa ricostruzione dei fatti”, riporta il
Pubblico ministero Fabrizio Monaco nella richiesta presentata al Gip del
Tribunale peloritano. Al centro delle indagini della Direzione distrettuale
antimafia non ci sarebbe però solo la spregiudicata campagna elettorale portata
avanti dalla Barrile e da alcuni suoi controversi collaboratori in occasione
del rinnovo degli organi amministrativi comunali, ma anche quella dell’autunno
precedente per l’elezione dei nuovi componenti dell’Assemblea regionale
siciliana (6 novembre 2017). In quella tornata elettorale, Emilia Barrile interpretò
infatti il ruolo di supporter del candidato di Forza Italia (poi eletto) Luigi
Genovese, figlio dell’ex parlamentare ed ex sindaco di Messina Francantonio
Genovese (prima Pd poi Forza Italia). Nello specifico, gli inquirenti ritengono
che la Barrile, in concorso con altri soggetti, “si sia mossa per acquisire
consenso elettorale a favore di Luigi Genovese, mettendo a frutto la forza di
intimidazione che promana dall’azione di matrice mafiosa, dietro promessa di un
corrispettivo”; da qui l’esistenza di “sufficienti indizi di reità per il
delitto di cui all’art. 416 ter c.p. (scambio
elettorale politico-mafioso)” per svolgere ulteriori indagini nei confronti
della Barrile e dei suoi collaboratori (per questi fatti, comunque, l’on. Luigi
Genovese non risulta indagato).
Dalle attività investigative era emerso, tra l’altro, che la
Barrile avrebbe utilizzato l’ufficio di Presidente del Consiglio Comunale non
solo per fini istituzionali, ma, “soprattutto, per ricevere soggetti anche
collegati direttamente o indirettamente a temibili circuiti della criminalità organizzata
che, le chiedono di risolvere problemi, apparentemente attraverso pratiche di
dubbia liceità”. Con tali soggetti, Emilia Barrile avrebbe intrattenuto
“rapporti con ogni probabilità in cambio di sostegno elettorale, anche in vista
delle prossime elezioni amministrative, che si svolgeranno a breve a Messina,
nell’ambito delle quali ella è candidata al ruolo di sindaco”. Pur non
ottenendo i suffragi sufficienti a concorrere al ballottaggio per la carica di
primo cittadino, alle amministrative Emilia Barrile ottenne un ottimo risultato
personale, 5.061 voti di preferenza, anche alla luce della insanabile frattura
con l’ex leader e mentore Francantonio Genovese, reo di non averla sostenuta
nell’ambizione di concorrere a un seggio alla Camera dei deputati alle
politiche del 4 marzo 2018.
Gli inquirenti ritengono che uno dei personaggi chiave
dell’entourage elettorale dell’ex Presidente del consiglio comunale sia stato
Carmelo Triglia, dipendente del Ministero della Difesa (già nel Corpo delle
Capitanerie di porto – Guardia costiera). “Dalle intercettazioni dei colloqui
cui prendeva parte il Triglia, emergeva come costui si muovesse per acquisire
consenso elettorale nei confronti di Emilia Barrile e, suo tramite, nell’interesse
di Luigi Genovese, candidato alle ultime elezioni per il rinnovo dell’Assemblea
regionale siciliana”, annota la DDA peloritana. Nello specifico, durante la
raccolta voti, Carmelo Triglia “spendeva il nome di Salvatore Bonaffini, soggetto
legato a temibili contesti della criminalità organizzata messinese” (Bonaffini è stato coinvolto nell’omicidio di Paolo Pellegrino, il macellaio di via Del santo, ucciso il 20 marzo del 1992 a vent’anni. Bonaffini, allora ventenne, non fu il killer del giovane macellaio ma ebbe il ruolo di staffetta nella preparazione dell’agguato e fu condannato con sentenza passata in giudicato a 14 anni e 6 mesi. Bonaffini non è stato mai condannato per mafia e anche in relazione all’omicidio di Pellegrino la Corte d’appello ha escluso l’aggravante di aver favorito la mafia, invece riconosciuta dal giudice di primo grado, che lo aveva condannato a 20 anni) e con il
quale il Triglia organizzava incontri ai quali prendeva parte “con ogni
probabilità” la medesima Barrile. Nel corso di un colloquio telefonico del 18 ottobre
2017 con un conoscente, Carmelo Triglia riferiva di trovarsi con Emilia proprio al cospetto di
Salvatore Bonaffini, il presidente dello
stadio… della curva sud…. “Poi ti porto io i volantini”, dichiarava
Triglia. “Lo sai che sto portando a Luigi?”.
I soggetti con i quali il Triglia è entrato in contatto “manifestavano
apertamente di attendersi una qualche utilità dal sostegno elettorale fornito
alla Barrile ed a Luigi Genovese”. Ad esempio, nel corso di un colloquio
telefonico intercettato la mattina del 18 ottobre 2017, il Triglia chiedeva
a tale Cambria chi stesse sostenendo lui alle elezioni regionali. “Io non sto portando a nessuno”,
rispondeva l’interlocutore. “Tu stai portando il figlio di Genovese? Eh va bene,
pero voglio parlare…”. Al che Triglia prometteva che presto gli avrebbe
presentato pure Emilia. “A Emilia Barrile…
Eh me la presenti così portiamo pure lei, ma voglio mangiare pure io”,
rispondeva Cambria. “Oh, la devi finire di parlare così al telefono…
disgraziato tu ed io…”, si lamentava Triglia. E Cambria: “Non hai capito… Giovedì
c’è una cena di politica e non so chi è, mi volevano invitare. Non so a chi
stanno portando…”. “Eh, ma vedi, a me interessa Luigi… Io ora mi sto vedendo con
Emilia dove c’è’ il bar Fiumara, là al Comune”, ribatteva Triglia. “Va bene,
poi ne parliamo. Facciamo un incontro con Emilia”, concludeva Cambria.
Nel corso dei frequenti incontri tra Emilia Barrile e Carmelo
Triglia, oltre ad analizzare l’evoluzione della campagna per le elezioni
regionali, l’uomo segnalava all’interlocutrice i “soggetti che avevano ricevuto
utilità o promesse di utilità in cambio del voto, o che ancora si erano
impegnati a procedere ad assunzioni sponsorizzate dalla Barrile in vista delle
elezioni, attendendosi un ritorno”. Come si evince da un dialogo telefonico del
24 ottobre 2017 tra il Triglia e tale Francesco,
quest’ultimo assicurava che il giorno successivo avrebbe assunto una persona che mi ha portato Emilia…. “Mi sono
sentito per telefono”, spiegava Francesco.
“Mi ha mandato una persona e domani l’assumo, vediamo se si sa niente… Era
soltanto così per fartelo sapere. Ho assunto un Domenico Minzoni, una cosa del
genere. Io la mia parola la sto mantenendo, sai, eh non so se loro se loro si
stanno muovendo…”.
Intanto l’allora Presidente del consiglio comunale e il proprio
collaboratore si confrontavano in vista del secondo round elettorale previsto
da lì a pochi mesi, quello per il rinnovo del Parlamento italiano, a cui la
Barrile intendeva partecipare direttamente, convinta di poter contare sul
sostegno dei Genovese padre e figlio. “Cosa faccio? Giro, giro e la voce… sta
andando bene per Luigi… Ed ora sì, anche le pescherie ora”, le riferiva Carmelo
Triglia in un colloquio del 31 ottobre 2017. “Tu dove sei buttata? Ma dice che
ora ha due mangiate… Una dove c’è invitato anche qualcuno di Camaro Superiore, oggi
Luigi… Camaro lo stanno portando bene. Tu dove sei? In quale harem sei? Per te
la campagna elettorale te la dobbiamo fare più forte, che non ne hai bisogno,
perché ovunque vada, il tuo nome riecheggia più di lui… Veramente, la verità,
perché tutti mi dicono ma Emilia, ma Emilia e ti posso dire che ho avuto
voti in più perché io me li scrivo, tutti voti in più, anche di persone che
ringraziando il Signore questa estate ho fatto lavorare e non mi hanno detto né
A né B e né C, perché sono
andate altre persone e via dicendo e portano Luigi anche se non lo conoscono…”.
“All’esito delle elezioni - nelle cui operazioni peraltro
Carmelo Triglia aveva svolto il ruolo di presidente di seggio - il candidato
Luigi Genovese riceveva largo consenso (ottenendo più di diciassettemila
preferenze) e veniva eletto all’Assemblea Regionale Siciliana”, annotano gli
inquirenti. “Ancora, nel corso di taluni colloqui si faceva riferimento alla
circostanza che Luigi Genovese era stato eletto grazie al decisivo sostegno
della Barrile ed aveva ricevuto molti voti in quartieri notoriamente
controllati dalla criminalità organizzata”. Nelle ore immediatamente successive
allo spoglio, Carmelo Triglia manifestava il proprio convincimento che
attraverso il neoparlamentare e la sua sostenitrice locale, egli avrebbe
ottenuto dei vantaggi personali. Il 6 novembre 2017, l’euforia di Carmelo
Triglia era proprio alle stelle. Dopo aver appreso da tale Mimmo che nei seggi da lui monitorati il proprio candidato di Forza
Italia aveva ottenuto una valanga di voti, Triglia dichiarava: “Anche a Camaro…
Si deve mettere a culo a ponte Genovese…”. Poi, nella stessa giornata, spiegava
ad un altro amico che ora Emilia mi deve
dare di più!. “Perché i miei voti
sono stati di più…”, aggiungeva Triglia. “A Manuela… gli ha detto: la prima
cosa che faccio, una bella telefonata a tuo compare principale… (Genovese Nda) La deve mettere com’era prima… a 1.500
euro al mese”. Il giorno successivo Carmelo Triglia era intercettato in un dialogo
con tale Debora Paola Amante. Alle domande su cosa Emilia Barrile avrebbe fatto in politica
successivamente, Triglia rispondeva che si
candiderà alle prossime elezioni nazionali. Poi l’Amante, leggendo dei
messaggi scritti sui social che facevano riferimento a Luigi Genovese, esternava
il suo malcontento per la sua elezione. “Io per Emilia, la verità perché, mi
sento più corrotta di loro che l’ho votato…”, spiegava. “Loro sono saliti per loro, per gli altri. Lui anche per i suoi
amici, i ragazzi anche della scuola, che magari non capiscono tante cose, vero
Melo? Minchia dei gran voti… Ma io non pensavo tutti questi voti, Carmelo… Tu
lo pensavi…”. “C’è stata una spinta, c’è stata…”, rispondeva Triglia. “Io gli
ho detto che arrivava a 20 mila e nessuno ci credeva”. E Amante: “E’ vero che è
salito per Giostra, per Bordonaro? E’ così?”. Triglia: “E perché secondo te? … L’unico
che non chiede mai niente sono io e c’è qualcuno che è scioccato, ma come mai?
E come mai, lo so io perché… Arriverà il momento che ti sfondo la porta!”.
Nei giorni seguenti, Carmelo Triglia continuava ad informare
i suoi interlocutori sull’intenzione di Emilia Barrile a candidarsi alle prossime
elezioni nazionali e che perciò avrebbe presto aperto una segreteria politica
per ricevere le persone che in passato avevano seguito le proprie indicazioni
di voto. Inoltre l’uomo “si premurava di contattare vari soggetti perché si recassero
al cospetto della donna”; nel tentativo di ampliare il bacino elettorale a
favore dell’esponente politica, Carmelo Triglia entrava in contatto con “plurimi
soggetti appartenenti alla locale criminalità organizzata”. Gli inquirenti
citano ad esempio una conversazione del fidato collaboratore della Barrile con
un soggetto non identificato (il 19 ottobre 2017) in cui egli si soffermava su
una vicenda di interesse del pluripregiudicato Giuseppe Selvaggio, concernente
il sequestro di un bazar ed in relazione al quale lasciava intendere che la presidente
del Consiglio comunale potesse interessarsi per la sua risoluzione. “Come si è
visto, Triglia poneva la Barrile in contatto con Salvatore Bonaffini, il quale,
per come rivelato dallo stesso Triglia, lo aveva contattato, dopo il voto, con
un mezzo di comunicazione difficilmente intercettabile (il sistema Messenger),
per ribadire il sostegno elettorale prestato”, aggiunge la DDA. Nelle fasi finali
dello spoglio per le elezioni all’ARS, quando il successo di Luigi Genovese si
andava già delineando, Carmelo Triglia raggiungeva telefonicamente, per
ringraziarlo del sostegno elettorale fornito, tale Giovanni Mercurio, “cognato
di Luigi Tibia, soggetto di elevatissimo spessore criminale, detenuto in regime
di cui all’art. 41 bis dell’ordinamento penale, ritenuto il reggente del clan Giostra, operante nell’omonimo quartiere”.
Triglia: “Ehi, che fai? Ti volevo dire grazie…”. “Grazie di che cosa? Dimmi una
cosa, come è finita? ‘Chianau? Salito? E quanti voti ha preso?”, domandava
Mercurio. E Triglia: “Ora non lo so, qua sono alla segreteria di Genovese”. Mercurio:
“Eh, ho capito. Fa… auguri per lui e dimmi una cosa, Carmelo: Calderone è
salito anche lui?”. “Mi sembra, ancora non si sa”, rispondeva l’interlocutore. Mercurio:
“No, perché ho visto che Forza Italia… che ha preso il 13 dei voti…”. “Venti,
siamo arrivati a 20, ora…”, correggeva Triglia. “Eh, certo, devo fare le
condoglianze a chi so io… A Nino Germanà e Formica gli sputo in faccia…”.
Mercurio: “Non sono saliti? Ho piac… io pensavo che Germanà era…”. Triglia: “Le
scale di casa sua salgono… A me interessa Camaro: non ha preso neanche un voto…
Quarantasei voti ha preso”.“Eh quindi Emilia è contenta?”, domandava Mercurio.
Triglia: “Eh certo… Emilia è contenta!”. Sei mesi dopo Carmelo Triglia scenderà
direttamente nell’agone elettorale, candidandosi alla Presidenza della 2^
Circoscrizione (zona sud del Comune: Pistunina, Zafferia, Santa Lucia, CEP,
Contesse, Minissale e San Filippo) con la lista “Leali Progetto per Messina –
Emilia Barrile Sindaco”, ottenendo però appena il 2,54% dei consensi (338
voti).
Altro soggetto appartenente alla criminalità organizzata
messinese che grazie a Carmelo Triglia è entrato in contatto con Emilia Barrile
è Massimiliano D’Angelo. Già coinvolto nell’operazione denominata Anaconda, “gravato da precedenti per
reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, rapina,
violenza privata, furto in abitazione, usura, detenzione e porto d’armi”,
Massimiliano D’Angelo è stato condannato recentemente con sentenza passato in
giudicato a 6 anni e 6 mesi di reclusione in quanto facente parte del gruppo
capeggiato da Giovanni Lo Duca, ritenuto il boss del rione Provinciale della
città di Messina. Anche per il D’Angelo, la DDA di Messina ha richiesto ed
ottenuto l’autorizzazione alle intercettazioni delle proprie comunicazioni
telefoniche onde “accertare la natura delle utilità che egli pare abbia chiesto,
in cambio del sostegno elettorale fornito, la riconducibilità di esse ad
interessi della criminalità organizzata locale, e gli esatti contorni delle
pressioni mafiose operate per il procacciamento dei voti”. In uno dei contatti,
Carmelo Triglia indicava Massimiliano D’Angelo come un suo fratello, rivelando ad una donna che si trovava in sua compagnia,
che egli “aveva più volte garantito per lo stesso nell’ambito della locale
malavita, impedendo azioni ritorsive nei confronti di questi”. Nel corso di un
colloquio tra lo stesso Triglia e il D’Angelo, il primo prometteva che presto
lo avrebbe messo in contatto con la Barrile. Risentendosi, Triglia e D’Angelo programmavano
di sollecitare la Barrile, “perché ella tenesse fede a promesse di utilità
effettuate in campagna elettorale”. “Giorno sette oggi siamo, mi avevi detto
giorno sette che c’era qualche novità”, lamentava il D’Angelo nella telefonata
registrata la mattina del 7 novembre 2017. “Eh, ora sono finite le elezioni, ora!
Domani ho appuntamento con lei”, lo tranquillizzava Triglia. E D’Angelo: “Tutti
contenti e felici per ora. Se non si batte il ferro per ora che è caldo, giusto?”.
Due giorni dopo Massimiliano d’Angelo tornava a pressare lo stretto
collaboratore della Barrile. “E perdono solo tempo e basta. Novità ne abbiamo?”,
domandava il pregiudicato. Triglia: “Tua moglie? No e ora lunedì mi vedo con
lei. Lunedì lei riparte daccapo con la segreteria ecc, e tutto quello che si è parlato…
Vediamo… così glielo ricordo dell’ultima volta…”. “Importante, dico, se non si
ricordano ora queste cose poi diventano fredde… Lei ha detto: metto la mia faccia, metto qua, metto là, quindi…”, concludeva D’Angelo. “Sotto tale profilo non va
sottaciuto come, riferendosi a questioni concernenti la campagna elettorale,
Triglia ipotizzava di dare mandato a terzi per il compimento di azioni violente
nei confronti di altri”, aggiungono gli inquirenti. “Triglia e D’Angelo, anche
nel corso di conversazioni molto recenti, alludevano a promesse operate dalla
Barrile nei confronti del D’Angelo, il quale meditava di rinfacciarle
prepotentemente alla donna, per ottenerne la pronta realizzazione”.
L’allora Presidente del Consiglio comunale sarebbe entrata in
contatto anche con Antonino Tindaro Genovese, coinvolto nella nota operazione
antimafia Gotha 5 dell’estate 2015,
contro le cosiddette nuove leve della
criminalità barcellonese. Agli atti
c’è una chiamata sull’utenza della Barrile in data 23 febbraio 2018 da parte di
Salvatore Genovese, padre di Antonino Tindaro, per fissare un appuntamento al
Comune di Messina presso l’ufficio di Presidenza. “L’incontro tra la Barrile e
Salvatore Genovese era stato fissato telefonicamente con la predetta dal figlio
di quest’ultimo, il giorno prima (22 febbraio), tramite l’utenza mobile del
padre”, annota la DDA. “La Barrile si avvale inoltre di una serie di soggetti
operanti all’interno del Comune di Messina, tra i quali Piero Bottari (che
introduceva presso la Barrile Giovanni Spartà - figlio di Giacomo Spartà, boss
del rione Santa Lucia sopra Contesse, detenuto in regime di cui all’art. 41 bis
- e la compagna Veronica Busà), e tale Maria Danaro, alla quale la Barrile si
rivolgeva, in occasione dell’incontro con Busà e Spartà, con fare criptico,
perché i due fossero indirizzati a presentare un certo tipo di domanda, che li avrebbe facilitati nell’assegnazione
dell’alloggio”. Per la cronaca, Pietro Bottati era stato tratto in arresto l’8 giugno
1999 dalla Squadra Mobile di Messina in esecuzione dell’ordinanza di custodia
cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale nell’ambito della cosiddetta Operazione Sorriso, poiché ritenuto
responsabile del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, in
concorso con altri soggetti, tra cui proprio il capo del gruppo di Giostra, Giacomo
Spartà (al processo, però, con sentenza del 9 maggio 2009, Pietro Bottari è
stato assolto, nonostante la richiesta di condanna del Pm a 10 anni di
reclusione). Nel 2000 lo stesso Bottari era stato sottoposto alla misura di
prevenzione dell’obbligo di soggiorno e nel 2001 alla misura della sorveglianza
speciale poi revocata nel 2003. “Ciò dimostra che Emilia Barrile dispone delle
assegnazioni di case popolari per intercettare le richieste dei suoi
sostenitori elettorali”, aggiungono gli inquirenti. “Occorre inoltre precisare
che tra tali sostenitori (talora con apparenti funzioni di capi elettori)
sembrano rientrare anche plurimi soggetti censurati per gravi reati o
addirittura affiliati alla locale criminalità organizzata, ancorché il loro
supporto sia dissimulato attraverso il ricorso a varie cautele, tra le quali la
candidatura di parenti poco riconoscibili dall’opinione pubblica, ma ben noti
nei rioni ove sono radicati i sostenitori stessi)”. In questo contesto, gli
inquirenti segnalano un incontro tra Emilia Barrile, Carmelo Triglia e Diego Celona,
figlio del noto pregiudicato Giovanni Celona di Santa Lucia sopra Contesse,
tratto in arresto nell’ambito del procedimento penale originato dalla
operazione di polizia Matassa, poiché
ritenuto responsabile unitamente ad altri, del reato di associazione mafiosa, “procedimento
avente ad oggetto tra l’altro plurime fatti di corruzione elettorale” (tra gli
imputati al processo Matassa, l’ex
parlamentare nazionale Francantonio Genovese e il cognato Franco Rinaldi, già
deputato all’Assemblea regionale siciliana). “Io non parlo più con nessuno… Che
fai tu? Ti vuoi candidare al Comune? Ti vuoi candidare al quartiere, al Comune?
Che vuoi fare? Che ha precedenti?”, domandava nervosa Emilia Barrile. Triglia: “Suo
padre…”. E Diego Celona: “Non posso… A quest’ora, al quartiere mi ero candidato…”.
“Che hai? Associazione mafiosa?”, incalzava la Barrile. “Ancora sì, mi risulta…
Sì.”, rispondeva Celona. “Mio padre all’epoca, quando si è candidato, era con
Genovese”. “Non hai qualcuno?”, chiedeva Barrile. Celona: “Ed a chi? Mio
fratello non lo può fare”. Triglia: “Tuo cognato?”. Celona: “Lo potrei dire a
mio cognato, ma ormai non è tardi?”. Triglia: “No. Lo puoi dire a tuo cognato…
Suo cognato ha una bella presenza seria”. “Vediamo cosa vuole fare”, commentava
Celona. “Ce la facciamo Emilia! Mio nonno è venuto qua l’altro giorno… Me lo ha
detto lui. Mio nonno sempre a te menziona! Lui i voti te li porta… Mio nonno mi
ha portato pure là… da Francantonio quando è stato il fatto di suo figlio… Fatti vedere (mimando la voce stridula di Francantonio Genovese). Io mi faccio
vedere due, tre volte e mi prendi sempre per il culo… Mi faccio vedere?”.“Forse
non hai capito…”, spiegava la Barrile. “Allora se io avessi avuto una ditta…
avevo una fabbrica e prendevo tutte le persone e non prendevo a te… tu mi
dicevi minchia Emilia, sei una stronza! Ma
purtroppo io dipendevo… Poi, posso fare… ma non è che posso fare grandi cose,
no! Posso aiutare, figurati… io aiuto… a prescindere da quello… Ora mi ha scritto
nel profilo quella (riferendosi verosimilmente ad un messaggio ricevuto) sei una stronza… che voleva il lavoro…”.
Emilia Barrile ha pure incontrato, con modalità particolarmente riservate e per il tramite del solito
Piero Bottari, il pluripregiudicato Domenico Trentin, già tratto in arresto l’8
febbraio 2000 nell’ambito dell’operazione Omero,
svolta a seguito del tentato omicidio di Massimo Russo e dell’omicidio di Domenico
Randazzo, entrambi già noti alle forze dell’ordine. “Le indagini consentirono
di accertare che i due fatti di sangue erano scaturiti nell’ambito dell’insorgente
guerra di mafia scatenatasi tra le contrapposte consorterie criminali,
rispettivamente capeggiate dai noti pregiudicati Ferdinando Vadalà e Antonino De
Luca”, annotano gli inquirenti. “Il Trentin, nella fattispecie, risultava
essere affiliato al clan del Vadalà e ritenuto responsabile, in concorso con
altri, dell’efferata esecuzione del Randazzo”. Il 18 ottobre 2002 Domenico Trentin
veniva sottoposto a fermo di P.G. a seguito del tentato omicidio di Letterio Stracuzzi
e contestualmente accusato di porto e detenzione illegale di arma da fuoco e
relativo munizionamento, unitamente a Salvatore Mangano. Per questi ultimi
reati, nel settembre 2004 Trentin veniva condannato alla pena di 5 anni e 10 mesi
di reclusione.
Alla vigilia delle amministrative, l’allora candidata a
sindaco chiedeva il sostegno elettorale pure al pregiudicato Carmelo Prospero, “impegnandosi
nel corso di un incontro per il soddisfacimento di un’esigenza abitativa del
Prospero, verosimilmente non accoglibile”. Successivamente il Prospero contattava
più volte Carmelo Triglia perché intervenisse in suo favore garantendo il suo
impegno elettorale. “Carmelo, e però ora muoviamoci un attimo il culetto…”, invocava
Triglia nel corso di una telefonata del 2 maggio 2018. “L’ho detto anche a lui,
ci servono le firme qua entro giorno 11 per presentare la lista altrimenti non
ci arriviamo. Manda più persone possibili alla segreteria. Carta d’identità però…
Carmelo, per favore, muoviamoci…”. Prospero: “Carmelo, va bene… Senti un altra
cosa … Ma quell’altro foglio che ti ho portato, come sappiamo, novità?”. Triglia:
“Ce l’ha lei nella tasca… Se la sta vedendo lei…”.
Sempre in vista delle amministrative del giugno 2018,
Emilia Barrile si avvaleva della collaborazione di Nino Neri, “persona che annovera
pregiudizi penali per il reato di danneggiamento, poi arrestato per i reati di
furto, estorsione ed associazione a delinquere”. Lo stesso Neri, in ambito
lavorativo, ha svolto attività dal 2005 al 2017 all’interno di alcune cooperative
sociali per poi passare alle dipendenze di una società che presta lavoro
interinale all’interno dell’Atm - Azienda Trasporti di Messina. Poi candidato al
Consiglio comunale nella lista di Emilia Barrile “Leali - progetto per Messina”
(dove ha ottenuto ben 703 preferenze personali), Nino Neri, unitamente a
Carmelo Triglia e su indicazione della Barrile, avrebbe “gestito il flusso di
persone che giornalmente si recano presso la segreteria della Presidenza del
Consiglio e presso il comitato elettorale sito sul viale San Martino, da un lato
per rappresentare istanze e dall’altro per essere istruite a votare per il
candidato a sindaco o a firmare per la sottoscrizione della lista”. Secondo gli
inquirenti, sempre Nino Neri, anche per il tramite del padre Antonino Neri
(anch’egli gravato da pregiudizi penali segnatamente per furto, ricettazione ed
associazione a delinquere, lesioni personali e minacce), avrebbe ricercato il consenso
elettorale “in certi ambiti sociali come quelli interni alla società
Messinambiente (oggi Messina Servizi Bene Comune), nella quale operano diversi
dipendenti provenienti dal tessuto criminale della città”. “Gli sta
organizzando mio padre con tutto il quartiere generale di Messinambiente”,
spiegava Neri al Triglia nel corso di una telefonata del 3 maggio 2018. “E là,
compare, non entra nessuno… Là sono blindati!”. Triglia: “Là, tutti i miei
cugini sono… Ci sono tutti i miei cugini pure…”. Neri: “Per farti capire, mio padre
si sta sfondando il sedere!”. Triglia: “Ti sto chiamando perché tre miei cugini
mi hanno detto il fatto su di te, che sono stati invitati… E io gli ho detto: certo che lo potete votare. A Nino Neri a Emilia Barrile…”.
Articolo pubblicato con Enrico Di Giacomo in Stampalibera.it, il 26 aprile 2019, http://www.stampalibera.it/2019/04/26/esclusiva-emilia-barrile-avrebbe-cercato-voti-alla-mafia-anche-per-luigi-genovese-potrebbe-complicarsi-la-posizione-processuale-dellex-presidente-del-consiglio-comunale/
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