La spada di Damocle di un Rigassificatore nel Porto di Messina-Tremestieri
Dietro l’affaire del costruendo
megaporto di Tremestieri con annessa piattaforma logistica, progetto fortemente
voluto dall’ex amministrazione Accorinti e dal gruppo di traghettamento privato
Franza-Matacena, c’è pure il tentativo di realizzare a Messina una grande stazione
di “stoccaggio e bunkeraggio di Gas Naturale Liquefatto (LNG)”, ossia un vero e
proprio impianto rigassificatore ad altissimo rischio ambientale.
Quanto rivelato nei mesi scorsi da alcuni
ambientalisti e blogger ha trovato conferma ufficiale ieri nel corso del workshop
“Navi Traghetto Passeggeri alimentate a LNG: approfondimenti tecnici e
normativi”, organizzato nei locali dell’Hotel Royal dal Gruppo Caronte &
Tourist d’intesa con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto. In
particolare, nel corso del suo intervento, il rappresentante dell’Autorità
Portuale di Messina Giuseppe Lembo “ha ribadito l’intenzione del Commissario
Straordinario De Simone – che da anni è impegnato in tale direzione - di dotare
il nuovo porto di Tremestieri di una stazione di stoccaggio e bunkeraggio di
LNG in grado di soddisfare una domanda che vada oltre quella delle navi del
Gruppo Caronte & Tourist, soprattutto in quanto il Porto di Messina è
stato individuato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la realizzazione
di una delle sei stazioni di bunkeraggio finanziate nell’ambito di un Progetto
globale volto ad incentivare la creazione di tali infrastrutture”.
Nel corso del seminario sono intervenuti tra gli altri
anche l’ammiraglio Luigi Giardino e il comandante Ida Montanaro, ai vertici del
reparto della Guardia Costiera che si occupa di sicurezza della navigazione e i
tecnici della MAN Energy Solution e della Wartsila, le società che si sono
occupate della parte impiantistica e meccanica della “Elio”, la nuova nave
ammiraglia del gruppo Franza-Matacena in servizio sullo Stretto di Messina e
alimentata appunto dal Gas Naturale Liquefatto. La presenza della Guardia Costiera
al workshop conferma il notevole interesse militare per gli impianti LNG; la
Marina Militare italiana, ad esempio, è impegnata da anni nei programmi di “conversione”
di alcune unità all’uso duplice” gasolio-gas liquefatto e la possibilità di
realizzare il deposito-hub nella città dello Stretto potrebbe dunque avere pesanti
ricadute anche in termini di militarizzazione del territorio (un analogo
impianto potrebbe sorgere anche nell’area di Augusta, sede del comando della Marina
per il Mediterraneo ma anche stazione di rifornimento per le flotte USA e NATO,
anch’esse impegnate ala riconversione delle navi da guerra all’uso LNG).
Ovviamente a Messina ci sono interessi economici ancora
più articolati che spingono verso la trasformazione di Tremestieri in un grande
hub LNG mediterraneo. Nel maggio 2016, nel corso di
un convegno dal titolo “Italia hub del gas naturale, opportunità GNL per
i trasporti marittimi nel Mediterraneo” organizzato presso il Circolo Ufficiali della Marina militare di Augusta, per
sponsorizzare la realizzazione dei nuovi impianti intervennero tra gli altri Lorenzo
Matacena, consigliere d’amministrazione di Caronte & Tourist Spa, il contrammiraglio
Nicola de Felice (al tempo Comandante Marittimo Sicilia della Marina Militare)
e il dottore Guido Di Bella del Consorzio Sicilia NAVTEC di Messina. Main sponsor di quell’evento, ancora una volta Caronte
& Tourist e Wartsila Italia S.p.A., controllata dall’omonima società
finlandese leader nella fornitura di soluzioni per la generazione di energia
per il settore marino e terrestre, civile e militare. Al tempo, il dottore Guido
Di Bella ricopriva contestualmente l’incarico di ricercatore associato del CNR
ITAE di Messina, nonché di “componente della commissione
tecnico-scientifica per la verifica delle valutazioni di incidenza ambientale
(VIA) nel Comune di Messina” (nomina con decreto del marzo 2014 a firma del
sindaco Renato Accorinti). Per la cronaca, il Consorzio Sicilia NAVTEC ha tra i
propri soci sia la Caronte & Tourist del gruppo Franza-Matacena, il gruppo
Noè di Augusta, Fincantieri e Intermarine S.p.A., questi ultimi particolarmente
attivi nella produzione di imbarcazioni mercantili e da guerra; mentre presidente
del Consiglio di amministrazione del consorzio è l’ing. Gaetano Cacciola, vicesindaco
di Messina con l’amministrazione Accorinti e dirigente di ricerca del CNR ITAE
di Messina (di quest’ultimo istituto, l’ing. Cacciola è stato direttore sino
all’estate 2013).
“La nostra azienda, che vanta 14 navi per il trasporto
passeggeri nello Stretto, è molto interessata ad avere una nave alimentata
anche a GNL già entro il 2018 ma puntiamo ad incrementarne il numero”, dichiarava
nel corso del meeting di Augusta Lorenzo Matacena. “La strategia riguarda per
ora solo lo stretto di Messina: in Italia dobbiamo essere bravi a sviluppare
una rete estesa, come quella nel Nord Europa, grazie a nuove infrastrutture
essenziali e a una normativa adeguata a supporto: in questo caso, la Sicilia
potrebbe diventare davvero l’hub del Mediterraneo, visto che vanta il maggior
numero di navi nell’area in grado di utilizzare il GNL”.
In verità sin dal 2013, nell’ambito del piano di
ricerca Smart cities and communication
and social innovation finanziato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione,
Università e Ricerca), la Caronte & Tourist, in collaborazione con il Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti, l’Autorità Portuale di Messina, Fincantieri S.p.A.,
il Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR ITAE di Messina,
l’Università della città dello Stretto, la Comet S.r.l. del gruppo Blandina che
cura la logistica a Tremestieri, Rina Service S.p.A. e Isotta Fraschini Motori
hanno dato vita a un “progetto sperimentale” per l’uso integrato di motori
alimentati a GNL a bordo delle navi mercantili nazionali a partire di quelle del
gruppo Franza-Matacena in navigazione nello Stretto.
“Tale progetto prevede il refitting di una nave
traghetto esistente, la progettazione di una nuova unità a GNL ed infine uno
studio di fattibilità per la costruzione a Messina di una piccola stazione a
bunkeraggio del GNL”, si legge nella slide di presentazione del progetto. I partner
si sono incaricati di approfondire alcune tematiche, quali “semplificazione
e facilitazione deroghe normative”, “coordinamento delle stazione di
bunkeraggio a terra”, “sviluppo del processo logistico con
l’implementazione di sistemi di informatizzazione applicati alla logistica
integrata”, “produzione e liquefazione su piccola scala di GNL da gas naturale
e di bio-metano”, “sviluppo e produzione motori a combustione interna”, “metodologie
di bunkeraggio, a partire dalle bunkering
stations, ovvero strutture terrestri di stoccaggio e distribuzione di LNG,
in prossimità di porti, capaci di asservire ai fabbisogni delle unità”, ecc..
Caronte % Tourist e partner
di ricerca hanno stimato un investimento per la realizzazione
dell’infrastruttura di bunkeraggio “presso il costruendo porto di Tremestieri”
tra i 12 e i 15 milioni di euro. “L’Autorità Portuale di Messina ha espresso
l’intenzione di sviluppare tale struttura anche in vista della possibilità di
offrire tale servizio a navi diverse dai ferries”, si legge nella slide. Tra i
risultati attesi dal progetto, oltre alla realizzazione di uno studio di
fattibilità, anche il “conseguente sviluppo di tecnologia italiana sulla
cantieristica navale LNG”, il conseguimento di “deroghe normative sull’utilizzo
del LNG sia a terra che a bordo” e la “proposta di agevolazioni fiscali per
aziende che utilizzano l’LNG come combustibile ed aiutino lo Stato Italiano a
rientrare nei parametri imposti dal Protocollo
di Kyoto sulle emissioni inquinanti”.
Mentre a Messina si è
consolidato un fronte comune tra centri di ricerca, università, aziende,
politici e complesso militare industriale a favore di una location LNG nel megaporto di Tremestieri con annessa piattaforma
logistica, nell’area siracusana un ventilato progetto del tutto simile strutturalmente
ha visto l’opposizione degli ambientalisti e di alcuni importati esperti e docenti
universitari. In una lettera aperta alle autorità, il prof. Luigi Solarino, già docente di Chimica
industriale all’Università di Catania, e presidente
di “Decontaminazione Sicilia”, stigmatizzando
il progetto di realizzazione nella rada di Augusta di
un “serbatoio per lo stoccaggio di
10.000 m3 di GNL”, ha rilevato la pericolosità di
questi impianti e dei processi che vi si realizzano. “Quando la temperatura del GNL aumenta, esso
comincia a cambiare di stato diventando gas, cioè si verifica la cosiddetta
rigassificazione”, ha spiegato il prof. Solarino. “Il GLN, trasformandosi in gas, incrementa il suo
volume di ben 600 volte, cioè 1 metro cubo di GNL diventa 600 metri cubi di gas
metano. Nel caso di accidentale perdita
di GNL, la nube di gas che si formerebbe sarebbe freddissima e fluttuerebbe
nell’aria a bassissima quota (perché risulta molto più pesante dell’aria
circostante); essa, trasportata dai venti, allorché si miscela con aria nel
rapporto fra il 5 e il 15% diventa facilmente infiammabile, per cui
basta una scintilla per farla deflagrare”.
Ma agli abitanti della zona sud di Messina, qualcuno lo ha
spiegato mai cosa potrebbe accadere con l’Hub LNG di Franza, Matacena, Blandina
& C?
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