Processo Beta. Dai centri commerciali al Ponte sullo Stretto, gli affari di Biagio Grasso, clan Romeo & C.
Gli esordi con il mattone in Venezuela, poi di nuovo a casa
in Sicilia e le relazioni con le cosche mafiose barcellonesi e le nuove leve
della famiglia di rappresentanza del
clan Santapaola nella città di Messina. Le cementificazioni selvagge sul
Torrente Trapani e i centri commerciali a Villafranca Tirrena e nella piana di
Milazzo, gli affari e i mezzi affari con l’ambigua e spregiudicata borghesia
imprenditrice peloritana, i contatti con i professionisti consiglieri e
consigliori. Infine certe controverse operazioni finanziarie nella Milano tutta
da bere, gli occhi puntati sulle grandi opere dell’Italia del terzo millennio,
ad iniziare dall’Expo di Milano e finire magari con l’intramontabile mito del
Ponte sullo Stretto. E’ un fiume in piena il costruttore Biagio Grasso:
chiamato a deporre al processo antimafia Beta
sui pericolosi intrecci tra criminalità organizzata, imprenditoria e colletti
bianchi a Messina e provincia, il neocollaboratore di giustizia (già condannato
con rito abbreviato nello stesso procedimento penale) ha ricostruito i passi
salienti della sua infelice carriera di uomo cerniera tra economia legale ed
illegale. All’udienza del 30 novembre scorso, Grasso ha risposto con dovizia di
particolari a tutte le domande del giudice Silvana Grasso e dei pubblici
ministeri Fabrizio Monaco e Liliana Todaro, confermando di meritare per memoria
e attendibilità l’attestato di fiducia ottenuto dagli inquirenti della
Direzione distrettuale antimafia.
Con gli amici degli amici di Barcellona P.G. e
dintorni
“Dopo alcuni anni di studio all’Università di Messina mi sono
trasferito in Sudamerica, in Venezuela cominciando l’attività sempre in campo
edilizio. Tornai in Italia negli anni 2000 e iniziando anche qui attività in
campo di infrastrutture di telecomunicazioni, opifici industriali ed edilizia
civile. Dal 2002 in avanti ebbi già i primi rapporti con la criminalità
organizzata di Barcellona Pozzo di Gotto con persone all’apice
dell’organizzazione dell’epoca, tra cui Carmelo D’Amico, Carmelo Bisignano,
Tindaro Calabrese e diversi altri”. Esordisce in questo modo Biagio Grasso. “Il primo contatto con la criminalità
organizzata ce l’ho avuto nel 2001 con Antonino Merlino che era già stato
imputato all’epoca per l’omicidio di Beppe Alfano. Con Antonino Merlino avevamo
un rapporto di collaborazione in quanto aveva una società che si chiamava Ramer che operava in subappalto con
molte commesse che in quel momento io avevo nel campo delle infrastrutture di
telecomunicazioni. Avevo diversi appalti a Messina, per esempio ho fatto
Albacom S.p.A. dove ha partecipato sia Merlino sia Carmelo Bisignano come
subappaltatori in quest’opera. Carmelo Bisignano era il boss reggente del clan
di Mazzarrà Sant’Andrea, mentre Antonino Merlino era parte attiva e quindi
componente effettivo del clan di Barcellona Pozzo di Gotto, che all’epoca
faceva riferimento a Pippo Gullotti… Con Merlino ho lavorato dal 2001 al 2005,
quindi non ero soggetto ad estorsione pura ma c’era un rapporto di
collaborazione dove in ogni caso io, a parte i subappalti, comunque davo dei
contributi all’organizzazione come si usa sia a Natale, Pasqua e Ferragosto.
Nel 2005 arrestano Nino Merlino per una condanna definitiva per l’omicidio
Alfano e prima dell’arresto lui mi presentò Carmelo D’Amico come nuovo reggente
del clan di Barcellona Pozzo di Gotto e Tindaro Calabrese come nuovo reggente
del clan di Mazzarrà Sant’Andrea, insieme ad Agostino Campisi come referente
della zona di Terme Vigliatore. Da questo momento in poi mi dice: Rivolgiti a questi tre che sono persone di
cui ti puoi fidare e comunque sono ai vertici dell’organizzazione. Da quel
periodo i rapporti che ho avuto con Carmelo D’Amico sono in riferimento ad una
società che lui aveva con tale Salvatore Puglisi. Avevano una società che
faceva forniture di calcestruzzo confezionato, la Map S.r.l.. Ha fatto
forniture per me per diversi milioni di euro in particolare per la costruzione
di un centro commerciale a Milazzo denominato Centro Commerciale Milazzo che all’epoca era un’operazione che
stavano sviluppando Nino Giordano e Carlo Borella e io ho avuto l’appalto per
intero per la costruzione, soprattutto perché sapevano i rapporti che avevo con
la criminalità del luogo e quindi per evitare qualsiasi tipo di problemi. La
Map S.r.l. mi ha fatto tante altre forniture nella zona industriale di
Giammoro. Ho avuto rapporti anche col fratello di Carmelo D’Amico, Francesco
D’Amico, che aveva una società di impianti elettrici che mi ha fatto dei lavori
sia in alcuni capannoni e anche nel complesso Torrente Trapani a Messina. Ho
poi avuto rapporti con altri fornitori che erano comunque legati alla
criminalità organizzata della zona di Barcellona e Mazzarrà Sant’Andrea.
Il rapporto con Carmelo D’Amico si è protratto fino al 2009
quando l’hanno arrestato. Dopodiché, considerato che in quel momento ero molto
vicino a loro e avevo paura di essere in qualche modo coinvolto in ulteriori
operazioni, per questo decido di tagliare con i lavori sulla parte tirrenica e
di cercare altri investimenti in aree diverse. Così fino al 2009-2010 ho
operato nella zona di Milazzo-Barcellona e anche in altre parti d’Italia e dal
2010 in poi iniziai delle attività su Messina, in particolare ho acquisito una
società che si chiamava Se.Gi. S.r.l. che faceva capo all’ingegnere Oscar
Cassiano. L’ho acquisita attraverso una società che si chiamava Solea S.r.l.
intestata fittiziamente al signor Fabio Lo Turco, persona che mi è stata
presentata dai fratelli Romeo. Fu proprio per questa operazione che io
incontrai e conobbi dapprima Maurizio Romeo, che poi mi presentò Vincenzo Romeo.
Con Vincenzo Romeo dal 2010 in avanti iniziammo una serie di attività in
società, coadiuvati da tutta una serie di altre persone che seguivano sia la
parte legale e sia la parte collaborativa in genere. Successivamente, nel 2011
mi trasferii a Milano per l’acquisizione di una società che si chiamava Else S.p.A.
e lì insieme a me e a Vincenzo Romeo intervennero anche altre due persone tra
cui l’avvocato Andrea Lo Castro che effettivamente fu il segnalatore di questa
operazione e che poi comunque rimase in quota con noi e Carlo Borella che io
già conoscevo dagli anni 2005 e 2006 per altre attività che avevamo in qualche
maniera svolto insieme. Quindi portammo avanti questa operazione su Milano.
Dall’aprile 2011 Carlo Borella ebbe la prima interdittiva antimafia su Demoter
S.p.A. e da lì per tutta una serie di eventi, le interdittive antimafia caddero
a cascata su tutte le società, sia su quelle riconducibili direttamente a me e
a Vincenzo Romeo, sia su quelle conducibili a Carlo Borella e alla sua
famiglia, sia quelle dov’eravamo tutti quanti insieme. In virtù di questi
eventi furono poi adottate una serie di azioni volte a mettere in salvo alcuni
capitali che erano all’interno delle società, attuando quindi attività anche
illecite in campo di reati fallimentari. Dopodiché con Vincenzo Romeo ci
occupammo anche di appianare una serie di attriti che c’erano da vecchia data
con Demoter per alcuni lavori sulla regione Calabria, in particolare per alcuni
appalti che Demoter aveva assegnati e che però non riusciva a ripartire per due
ordini di motivi: il primo perché appunto già aveva avuto un’interdittiva
antimafia e non poteva avvedere ai cantieri e il secondo perché Carlo Borella
in particolar modo aveva avuto degli attriti con le cosche calabresi fra cui in
particolare la cosca Barbaro di Platì. Qui io e Vincenzo Romeo, che in quel
periodo eravamo in ottimi rapporti e in società su quasi tutti i fronti ci
occupammo anche di dipanare queste vicende. Utilizzando la forza del gruppo Santapaola-Ercolano
a cui lui faceva riferimento abbiamo fatto in modo di poter avere
l’autorizzazione a ripartire su quei cantieri attraverso la società Cubo S.p.A.
che nelle more era stata ceduta dalla famiglia, se non erro dai nipoti di Carlo
Borella sempre fittiziamente a Fabio Lo Turco, ma in realtà la società faceva
capo a me, Carlo Borella, Vincenzo Romeo ed Andrea Lo Castro”.
Le contorsioni
immobiliari di Grasso & soci
“Insieme a Vincenzo Romeo ho fatto altre attività su Messina,
in particolar modo la costruzione di 64 alloggi in località Villaggio Aldisio, via
Chinigò, partecipando anche ad un bando pubblico emanato dal Comune di Messina
per l’assegnazione di alloggi per lo sbaraccamento della zona Fondo Fucile,
dove lì ci siamo adoperati attraverso l’aiuto di alcuni impiegati del Comune
per avere delle vie preferenziali per l’assegnazione”, aggiunge Biagio Grasso. “Da
questo momento in poi con Vincenzo Romeo inizia un rapporto un pochino
complicato e teso e quindi io maturo un mio distacco verso questa famiglia,
cosa che poi comunque non riesco a fare perché realmente c’erano tutta una
serie di vicende che si dovevano sistemare e che hanno portato ad alcuni miei
investimenti giù in Africa insieme a Michele Spina che è un altro soggetto che
faceva sempre parte, non direttamente come io però in passato sì, al gruppo, e
che poi ci porta fino all’arresto del 6 luglio 2017 con l’operazione Beta.
Nel 2010 ho avuto l’opportunità della Se.Gi. S.r.l. che mi è
stata proposta dall’avvocato Giuffrida e quindi arrivo a Messina. Faccio un
inciso, anche per dare un quadro chiaro… Io non avevo solo delle attività che
erano collegate alla criminalità organizzata, avevo anche delle attività con
gente completamente estranea alla criminalità organizzata, come per esempio
l’ingegnere Giuseppe Puglisi con cui avevo diverse società, abbiamo fatto delle
operazioni immobiliari... Decido di venire su Messina anche per altri
interessi, perché con l’ingegnere Puglisi, poi insieme a Giuseppe Denaro,
abbiamo acquistato un terreno in zona Villafranca per lo sviluppo di alcune
attività commerciali fra cui per esempio una parte poi fu venduta ad Eurospin.
Quindi, come dicevo, l’avvocato Antonio Giuffrida, quello con lo studio in via
dei Verdi, mi propone questa operazione Se.Gi.. Giuffrida lo conoscevo, mi
stava seguendo tutta una serie di attività che io avevo in corso, in maniera
tale da poter ricreare una mia posizione sulla città di Messina.
A quel punto le prime sono due operazioni contestuali che
vengono fatte a Messina e che mi avvicinano ai Romeo. La prima si chiama Edil
Raciti, è una società a responsabilità limitata uninominale che all’epoca era
completamente controllata da tale Vincenzo Lombardo che era un parente di
questo Antonino Raciti che non era titolare delle quote perché aveva avuto dei
problemi bancari. Questa operazione in particolare mi è stata proposta da un
soggetto che poi è il collante fra me e i primi contatti con Romeo e che si
chiama Ivan Soraci. Quando lo conobbi Soraci era dipendente di Giuseppe Denaro presso
il bar Irrera e considerato che io
ero in società con Giuseppe Puglisi e con Giuseppe Denaro in una S.r.l. che si
chiamava P. & F., che è quella che poi ha sviluppato le attività
commerciali tra cui Eurospin, sapeva bene o male che ero in questo campo e che
comunque ero anche vicino alla criminalità organizzata della mia zona. Su come
lo sapeva non ho dettagli, comunque lui mi fece delle confidenze: Tu conosci a D’Amico, ho detto Sì; Tu
conosci a Bisignano, ho detto Sì;
e mi dice: Senti ci sono dei ragazzi che
sono persone che io conosco e di cui ci possiamo fidare: sono i nipoti di Nitto
Santapaola, nipoti diretti perché sono i figli della sorella, persone serissime
collegate in maniera importante su tutto il territorio sia siciliano che
nazionale, di cui ti puoi fidare molto di più diciamo dei tuoi contatti che hai
dall’altra parte della Sicilia. Così nasce il primo rapporto e quindi sia
Edil Raciti S.r.l. che Se.Gi. S.r.l. sono l’incipit di questo accordo
commerciale che poi sfocia in società vera e propria che io faccio con la
famiglia Romeo. Ad onore del vero nelle prime due operazioni era socio in parte
e doveva avere degli utili anche Ivan Soraci, a parte Maurizio Romeo ed Enzo
Romeo. Diciamo che chi gestiva realmente in tutto e per tutto la parte
economica era Enzo Romeo. I soldi io li ho ricevuti in questa prima fase; poi
negli anni successivi ci sono stati altri investimenti con soldi che sono
arrivati anche dagli altri fratelli e da persone vicino sempre ad Enzo Romeo.
Allora, per questi due specifici investimenti, il denaro lo
mettevamo io e Enzo Romeo: io per la mia quota, Enzo Romeo andava a coprire
chiaramente sia le quote dei suoi familiari e anche la quota di Ivan Soraci.
Edil Raciti consisteva nella costruzione di 12 appartamenti in località Santa
Margherita di cui un corpo di fabbrica era già stato costruito e però la
società era andata in problematiche perché la signora Raciti aveva venduto ad
un prezzo non congruo una serie di appartamenti, a meno della metà del prezzo
di mercato, per avere liquidità e poi però non riusciva più a mantenere gli
impegni con i fornitori e con i promissari acquirenti. In questa prima fase
quindi acquisiamo questa società sempre con Solea S.r.l. che nelle more era
stata costituita anche per acquisire la Se.Gi. S.r.l. che era titolare di una
porzione del programma costruttivo in località Torrente Trapani in capo alla Residenza
S.r.l. e che consisteva nella realizzazione, se non ricordo male, di 255
alloggi. Abbiamo investito circa 100 mila euro. Il primo versamento credo sono
stati 50 mila euro io e 50 mila euro in contanti Enzo Romeo e successivamente
altri 50 e 50. I soldi per la Se.Gi. sono stati consegnati direttamente nelle
mani dell’ingegnere Cassiano in un pranzo che avevo organizzato presso il
ristorante l’Ossidiana in via dei
Verdi sotto lo studio dell’avvocato Giuffrida.
Raggiri, triangolazioni,
attriti e presunte estorsioni
“L’Edil Raciti S.r.l. è rimasta in quiescenza perché, come
dicevo, aveva problemi con i compromissari acquirenti, non si potevano
consegnare gli appartamenti a quel prezzo e quindi si è deciso di lasciarla in
standby in modo tale da trovare poi una soluzione per rigirarla una società ex
novo e quindi non riconoscere le somme che erano state versate dagli acquirenti
e tanto meno cercare di non pagare i fornitori con cui aveva contratto i debiti
la signora Lombardo”, prosegue il costruttore. “Fino al 2015-2016 tutto è
rimasto così in maniera immutata. Per quanto riguarda invece Se.Gi. S.r.l., nel
momento in cui è stata acquistata, io ricordo una riunione che è stata fatta
con i primi dipendenti tra cui il geometra Franco Santoro, il geometra Polisano
e altri soggetti che mi dissero immediatamente: guarda che hai acquistato una società con grossi problemi, perché
era arrivata qualche giorno prima una comunicazione da parte dell’ufficio
urbanistica del Comune di Messina dove c’erano le licenze non ricordo se
revocate o sospese per problemi di carattere urbanistico. Effettivamente poi fu
notificata la sospensione della concessione edilizia e le attività a Torrente
Trapani si sono dovute bloccare. Questo è stato uno dei primi attriti che io ho
avuto non tanto con la famiglia Romeo ma in particolare con Ivan Soraci che mi
disse: Il tecnico, lo specialista sei tu,
quindi siccome ti sei preso l’impegno con i fratelli Romeo e con me, ora fai in
modo di mantenerlo. Noi non vogliamo sapere niente, stabiliamo più o meno un
forfait di quanto si poteva ricavare, ci liquidi e usciamo dall’operazione.
E qua nasce il discorso che ho già riferito in riferimento alla cessione:
diciamo che non ho avuto scelta della mia quota nella P. & F. in quanto
Soraci era a conoscenza che ancora avevo una porzione di terreno in società con
Giuseppe Denaro e con Giuseppe Puglisi e quindi mi dice: Ti vendi questa quota di terreno e cominci ad appianare i debiti, cioè
un po' di soldi del mancato guadagno della Se.Gi. S.r.l. che si è bloccata
perché tu e i tuoi tecnici non siete stati in grado di valutare bene tutta
quanta la vicenda…
Il Soraci pretendeva cioè la restituzione delle somme
investite per Torrente Trapani. Si era concordato anche in presenza di Enzo
Romeo che il possibile guadagno che poteva toccare a loro per la fuoriuscita di
queste prima due operazioni, cioè Edil Raciti e Se.Gi., ammontava a circa 600
mila euro per le loro quote. Quindi il Soraci mi dice: Hai questo terreno, quindi intanto te lo devi vendere. Era stata
fatta una riunione, onestamente l’ho indetta io, nello studio dell’avvocato Lo
Castro dove sono venuti Ivan Soraci, Maurizio Romeo e Vincenzo Romeo… Mentre io
ero a Milano, mi ha convocato in questa riunione nel marzo 2011, addirittura mi
disse: se è necessario ti devi vendere
pure la casa a Portorosa perché devi chiudere il debito... Ad onor del vero
in questa vicenda l’avvocato Lo Castro mi ha dato solamente l’appoggio della
sala riunioni, perché della vendita della quota di P. & F. egli non è
voluto entrare in merito a questo particolare. Allora ho detto: Guarda, io non c’ho un acquirente per la
quota della P. & F. anche perché il terreno ha un certo peso sul mercato,
un certo valore. E Soraci dice: Non
ti preoccupare che io faccio in modo di trovare il compratore. Dopodiché
Maurizio Romeo e Ivan Soraci mi rincontrano e mi dicono: preparati perché noi abbiamo trovato il compratore che è nella persona
di Giuseppe Denaro, a me è sembrato molto strano anche perché io con
Giuseppe Denaro non avevo rapporti come con Giuseppe Puglisi, però bene o male
lo vedevo. Effettivamente vengo a conoscenza che Giuseppe Denaro vuole
acquistare questa quota perché ho ricevuto una telefonata dall’ingegnere
Giuseppe Puglisi che mi dice: Ma scusami,
vendi la quota a Giuseppe Denaro senza dirmi niente e in più ho saputo che
vuole la garanzia della P. & F. per acquistare la quota a te perché hai dei
debiti con delle persone… Chiaramente rimasi evasivo, poi quando ci
incontriamo di persona gli ho detto chi erano le persone a cui dovevo venderla e
quindi mi disse: Non sapevo che Denaro
era interessato ad acquistare questa quota, io rimasi sorpreso anche perché
sapevo che aveva fatto altri investimenti, insieme al fratello aveva avuto
delle difficoltà con altri investimenti che aveva fatto nel campo nautico e
delle profumerie, insomma mi sembrò un po' strano. Scoprii perché me lo disse
sia Maurizio Romeo sia Ivan Soraci e me l’ha confermato Enzo Romeo, che quando
Enzo Romeo mi diceva una cosa era cassazione e non mi diceva mai una cosa per
un’altra, che Giuseppe Denaro è stato costretto anche con atti intimidatori
violenti, io non ho assistito, me l’hanno riferito loro in più volte, è stato
costretto ad acquistare quelle somme. L’acquisizione della quota effettivamente
è stata abbastanza complessa è complicata, cioè la banca che ha autorizzato,
che ha acceso il mutuo ha voluto la garanzia fideiussoria di tutta quanta la P.
& F. e quindi anche del terreno rimanente, questo a dimostrare che Denaro
in quel momento non aveva una posizione bancaria adeguata da acquistare
un’operazione di questo tipo. In più successivamente ho saputo dall’ingegnere
Puglisi che Denaro ha avuto grossissime difficoltà alla restituzione del debito
e che nell’ultimo periodo era andato anche ad incaglio provocando seri problemi
ad altre attività che il dottore Denaro aveva in quel periodo e credo che abbia
ancora oggi.
Per la vendita della P. & F. siamo nel 2011. Allora la P.
& F. la detenevo attraverso la Carmel S.r.l., che è un’altra società che
poi entra nell’operazione Torrente Trapani. Sembrerebbe che rompo con il Romeo
ma in realtà questo è l’evento in cui rafforzo, perché si è vero che da una
parte Ivan Soraci mi mette con le spalle al muro e mi dice: Devi chiudere l’operazione perché lui ha
tutto l’interesse ad avere la sua quota, perché non ha messo un centesimo,
li ha messi solamente Enzo Romeo… Quindi lui dal momento in cui mi conosce
comincia ad avere dazioni di denaro da me in anticipo ad operazioni future,
quindi esaspera talmente l’operazione... Ho raccontato anche un evento che sono
venuti a Milano Romeo Maurizio e Ivan Soraci dove mi hanno anche lì usato
violenza quasi fisica per avere restituite queste somme, quindi in virtù di
questa situazione ho i primi contatti diretti con Enzo Romeo che poi è quello
che gestisce i soldi a tutta la famiglia. Ed Enzo Romeo in questa fase mi dice:
Guarda, considerato che neanche io il
modo di fare che ha Ivan Soraci a me piace, facciamo una cosa, mettiamo le
operazioni insieme, metti anche Milano insieme a tutta quanta questa
operazione, iniziamo un percorso insieme e ti aiuto anche io a liquidare Ivan
Soraci, fermo restando che comunque nelle more avevo già venduto la quota
di P. & F.. Anche se salto da palo in frasca è per precisare che non c’è
una rottura con il gruppo Santapaola, è una rottura principalmente con Ivan
Soraci, che da questo momento in poi viene messo fuori dalle altre operazioni,
almeno quelle dove ci sono io. Poi lui continua a fare affari con il Romeo
perché con i soldi che ha racimolato da me sull’operazione di Torrente Trapani
e dagli altri interventi che ha fatto Enzo Romeo per liquidarlo, insieme a
Romeo Maurizio lui ha fatto investimenti in campo commerciale costituendo la
società Botte Gaia che poi era un
locale….
Quindi dicevo con Vincenzo Romeo prendiamo confidenza, lui si
rende conto che Ivan Soraci ha un atteggiamento completamente sproporzionato,
che alla fine siamo io e lui che abbiamo sia capacità economica sia capacità
commerciale, in più lui nel frattempo si era rassicurato della mia serietà con
i gruppi criminali della parte di Barcellona e Terme Vigliatore e quindi nascono
da questo momento in poi tutte le attività di cui sopra, fra cui quindi la Se.Gi.,
la Edil Raciti, la Else S.p.A., immediatamente dopo la Demoter, la Cubo e la
Brick che viene acquisita sempre dalla Solea che nel frattempo era stata
costituita da Fabio Lo Turco. Lo Turco è una persona presentata dai fratelli
Romeo ed Ivan Soraci quindi persona di fiducia sia loro, ma poi l’ho conosciuto
anch’io e quindi anche mia…
Per completare il discorso di Torrente Trapani, nel 2010 io
ho acquistato le quote della Se.Gi. S.r.l. attraverso la Solea che era
controllata da Fabio Lo Turco che rappresentava me e la famiglia Romeo e Ivan
Soraci al principio; successivamente rimane sempre controllata dalla Solea S.r.l.
che nelle more era stata ceduta da Fabio Lo Turco. Se non erro è nel 2012-2013 che
le quote della Solea che detenevano la Edil Raciti e la Se.Gi. sono state
cedute a Franco Lo Presti che era una persona che ho presentato io come testa di legno per gestire queste
società che nel frattempo avevano avuto delle complicazioni: sia bancariamente che
dal punto di vista burocratico non erano pulite e quindi bisogna intestarle ad
una persona che non aveva nulla da perdere. In virtù di questo, la Se.Gi. contestualmente
con un contratto di appalto con cessioni di beni che è stato congeniato tra
Antonio Giuffrida, Andrea Lo Castro e il notaio Bruni, cede una parte del
Torrente Trapani che è quella diciamo pulita, riferita al corpo D per la
costruzione di 28 alloggi che già erano in stato avanzato, alla Carmel S.r.l., che
all’epoca era detenuta fittiziamente da mio padre Nicola Biagio Grasso e mia
madre Lucia Russo che apponevano le firme ma non avevano assolutamente nessuna
cognizione di causa su quello che succedeva perché controllavo totalmente io
d’accordo con Enzo Romeo sui movimenti da fare. Successivamente nel 2011 cedo
fittiziamente la Carmel S.r.l. a un’associazione in partecipazione a Domenico Bertuccelli
e sua madre che mi sembra si chiama Calò di cognome. Il Bertuccelli, coadiuvato
da un altro personaggio che si chiama Giampaolo Giuffrida sempre di Messina,
dovevano completare e rogitare questi 28 alloggi e dividere in proporzione… Dovevamo
fare i conteggi alla fine, fra me, Vincenzo Romeo e quindi Domenico Bertuccelli
e Giampaolo Giuffrida.
Tutti quei soggetti erano a conoscenza del fatto che nell’affare
oltre me era coinvolto anche Vincenzo Romeo, anche perché quando non c’ero a
Messina, il punto di riferimento era Enzo Romeo. Se c’erano da pagare delle
somme e non c’ero io, le pagava Vincenzo Romeo; gli stipendi a Fabio Lo Turco e
Franco Lo Presti li pagavamo io e Vincenzo Romeo, diciamo come compenso per
avere intestaste le società in maniera fittizia. Avevamo dato a Fabio Lo Turco
un compenso di 1.500 euro al mese; a Franco Lo Presti più o meno quello, poteva
essere meno come poteva essere di più, perché lui aveva sempre delle
problematiche, una volta la bolletta, una volta il gas…, mentre su Lo Turco era
molto più regolare il rapporto.
Successivamente io cedo la Carmel a Domenico Bertucelli che
si era impegnato a finire questi alloggi e anche per togliere mia mamma e mio
padre, che ripeto non erano completamente a conoscenza di niente. Bertuccelli
insieme al Giuffrida si era impegnato attraverso un loro apporto anche
economico a completare l’edificio, cosa che in una parte è stata fatta, poi la
concessione edilizia è stata bloccata ancora una volta e quindi l’operazione si
arena nuovamente. Ancora ad oggi Carmel è in mano a Domenico Bertuccelli e alla
madre anche se realmente la proprietà è da considerare, prima dei sequestri
chiaramente, mia e di Enzo Romeo. Al contrario del Lo Turco o del Lo Presti che
facevano solamente da prestanome e testa
di legno, il Bertuccelli entra dicendo: Io
faccio anche l’investimento, me la gestisco tutta io e in percentuale poi mi
riconoscete una parte. In verità lui investì poco nella Carmel, perché poi
alla fine scoprimmo che la maggior parte dei quattrini sono stati versamenti
che hanno fatto i promissari acquirenti. Realmente i soldi li mise Gianpaolo
Giuffrida attraverso la società che se non ricordo male si chiama B. & G. o
B.G. Costruzioni.
Stiamo parlando del 2010-2011 e per questa specifica società,
anche se la proprietà in ogni caso era riconosciuta come mia e di Enzo Romeo,
considerato l’apporto economico che aveva fatto il Giuffrida e l’impegno che
aveva messo Domenico Bertuccelli, anche loro due partecipavano agli utili al 50%
se l’operazione andava completamente rogitata, cosa che poi non si è fatto
perché l’hanno bloccata. L’investimento viene concretizzato dapprima fra me e
Enzo Romeo nel 2010, e nel 2011 apportano dei soldi Gianpaolo Giuffrida e in
piccola parte anche Domenico Bertuccelli”.
Vecchi e nuovi padrini
del Ponte
“Da questo momento in poi entriamo in affari veri e propri
con Vincenzo Romeo e ci sono tutti una serie di ragionamenti a 360 gradi che
vanno degli investimenti in campo edilizio a quelli in campo commerciale,
investimenti in campo dei giochi e in campo sanitario, anche perché eravamo nel
momento in cui pensavamo in qualche misura di poter uscire più o meno colpiti
ma non affondati dal problema dell’interdittiva antimafia”, prosegue Grasso. “Di
tutta questa mole di attività che sono state messe in essere insieme a Vincenzo
Romeo, alcune si sono concretizzate, altre erano in fase di concretizzarsi prima
dell’arresto, altre si sono arenate soprattutto perché le interdittive
antimafia hanno poi completamente collassato tutte quante le società. In più
c’è l’aggravante del fallimento Demoter che ha inficiato su Cubo, con cui
avevamo fatto ulteriori investimenti sia io che i Romeo per farle ripartire.
Per chiarire meglio, dal 2011 in poi si forma un vero e
proprio direttorio su quello che saranno le attività e su come svilupparle e
cioè io, Vincenzo Romeo, Carlo Borella e Andrea Lo Castro, anche se il fatto
che noi quattro ci siamo incontrati magari non tantissime volte nasce anche
dalla posizione geografica in cui ognuno di noi stava. Ad Andrea Lo Castro lo
conosco sempre nella operazione del Torrente Trapani, quando ho acquisito la Se.Gi.
S.r.l., in quanto egli ha sempre seguito le vicende amministrative di Torrente
Trapani per conto della Pet S.r.l., della famiglia Pettina, ma era in ottimi
rapporti e in contatto con l’avvocato Giuffrida che seguiva Cassiano. Considerato
che La Residenza sì era sprittata su
due società ma la concessione era unica, ob torto collo erano obbligati a
ragionare insieme, quindi nel momento in cui acquisisco la Se.Gi. è chiaro che
mi devo sedere al tavolo con Pettina, con cui avevo avuto degli attriti perché
per conto suo avevo costruito già Torrente Trapani ed erano nati tutta una
serie di contenziosi. Quindi Giuffrida mi dice: No guarda, chi la segue è l’avvocato Andrea Lo Castro, che di nome
conoscevo ma con cui non avevo avuto mai rapporti così diretti, Andiamo a parlarci, prendi i rapporti con
lui perché è persona vicina a me, persona seria, persona di cui ci possiamo
fidare, li gestisce lui in qualche maniera i Pettina, così nasce il
rapporto con Andrea Lo Castro. Poi nasce una simpatia, un’amicizia, vedo che è
una persona in ogni caso preparata, anche lui un po’ spregiudicato come lo ero
io, quindi avevamo molte attitudini insieme... Nell’occasione ero vicino alla
famiglia Romeo e comunque lui già sapeva, non ne sono sicuro ma credo che in
qualche misura forse aveva avuto qualche rapporto precedente, non so se con
Enzo o qualcuno della famiglia. Carlo Borella lo conoscevo precedentemente
perché ho costruito per conto suo e del socio Giordano questo centro
commerciale a Milazzo, abbiamo fatto un investimento abbastanza importante per
la costruzione di una fabbrica di pannelli fotovoltaici a Milano, quindi
avevamo già tutta una serie di rapporti e di interessi.
Con l’operazione Else S.p.A. si solidifica nel 2011 il
rapporto di ripartizione degli affari. Per esempio Andrea Lo Castro anche per
conto nostro ha firmato qualche documento su Milano per accordi con la famiglia
Allievi e per altre operazioni, o con Carlo Vandoni che era il titolare della
Else; lui si presentava appunto come persona facente parte all’operazione e al
gruppo, indipendentemente dal discorso e dalla consulenza giuridica e legale. Cioè
lui sì era il nostro avvocato ma allo stesso tempo era nostro socio nelle
attività. Faccio un esempio: su Cubo in ogni caso l’operazione si doveva
portare a termine con proventi diviso quattro, c’era per esempio tutta una
serie di serve, mi sembra 11-12 milioni di euro con le amministrazioni
pubbliche e il compenso veniva diviso in quattro… C’erano delle attività su
fallimenti presso il Tribunale di Catania per l’acquisizione di 365
appartamenti in località Letojanni dove eravamo io, Carlo Borella, Vincenzo
Romeo e Andrea Lo Castro. Per fare un paragone, Benedetto Panarello che era un
consulente e che comunque ha fatto tutta una serie di azioni concordate con noi
e che hanno portato anche a tutta una serie di reati, non partecipava agli
utili, si limitava solamente alla parte di consulenza; Andrea Lo Castro invece,
le strategie su come muoverci, indipendentemente da quello che potevano essere
le indicazioni legali, le faceva insieme a me, a Carlo Borella e a Vincenzo
Romeo. Sulla Se.Gi. e su Torrente Trapani c’era solamente l’accordo che Andrea
Lo Castro doveva essere pagato con un appartamento o due, ora non ricordo i
dettagli, forse due Pettina e uno noi, cosa che poi realmente in qualche misura
è successa perché Domenico Bertuccelli su nostra anche autorizzazione fece
trascrivere un importo di 100 mila euro o forse più su un appartamento a
Torrente Trapani per garantire Andrea Lo Castro dell’impegno che si era assunto
e dall’altra parte bloccare un contenzioso che era nato con un promissario
acquirente.
Successivamente al 2010-2011, c’è il discorso di Milano e lì
parliamo di numeri molto più ampi e le possibilità e le prospettive che si
erano aperte con l’Expo. Da lì in poi nasce il rapporto di divisione di utili,
anche se ognuno aveva il suo ruolo, cioè io mi occupavo del rapporto con la
pubblica amministrazione e della base Milano, Vincenzo Romeo chiaramente si
occupava della copertura della criminalità non solo sulla Lombardia ma già si
era mosso sulla regione Calabria, in Toscana, in Puglia. Carlo Borella ha messo
sul tavolo in quel momento le società e od onor del vero Else Milano sono stato
io a proporlo a Carlo Borella su segnalazione di Andrea Lo Castro… Questi erano
i ruoli principali nostri; poi c’erano altre persone che ci coadiuvavano, tipo
appunto Benedetto Panarello che si occupava della parte di organizzazione, di
direzione di cessione di rami d’azienda con studio della società, dove
portarle, bilanci, perizie e tutta quest’altra tipologia di attività. O la
famiglia Allievi su Milano che ha fatto affari con noi e che tutto sommato
insieme a noi ha svuotato buona parte delle sopravvenienze attive di Else
S.p.A., ha venduto tutta una serie di attrezzature che erano di Demoter insieme
a noi…
Così io e Borella entrammo in contatto fattivo per
l’operazione Else S.p.A. a Milano e quindi cominciammo a fare un programma
insieme su quello che potevano essere attività di sviluppo nell’area del Nord,
fino all’aprile 2011 quando se non erro a lui forse gli è arrivato un avviso di
garanzia in merito ad un’estorsione che non aveva subito e che non aveva
denunciato. Subito dopo abbiamo avuto un accesso ai cantieri e anche ai nostri
uffici da parte della DIA di Milano e hanno cominciato ad indagare su chi erano
i personaggi che avevano acquisito Else e qual erano i reali proprietari. All’epoca
Else era stata acquisita con lo stesso metodo che abbiamo utilizzato per tante
altre società: da una società veicolo dove noi non partecipammo, intestata ad
un prestanome, in questo caso Roberto Forliano.
Else arriva ad Andrea Lo Castro attraverso la
segnalazione di tale dottor Rossetto, che era già liquidatore di una società di
fondazioni speciali, perché Else si occupa di fondazioni speciali su Milano, se
non ricordo male la Rodeo. Andrea Lo Castro in quel periodo entra in contatto
con me e mi dice: C’è un’operazione
brillante su Milano, un po’ ingarbugliata, però in qualche maniera possiamo
trarre dei vantaggi. Il primo incontro a Milano con Carlo Vandoni lo faccio
io nella prima decade di febbraio 2011. Comprendo che ha una serie di debiti
importanti, ma anche tutta una serie di lavori, di iscrizioni e anche di
incassi che si possono fare e quindi trarre degli utili considerevoli. Lo
Castro ancora non ha tutti i dettagli o non me li ha voluti dire, questo non lo
so, fatto sta che nel momento in cui vado a Milano, il liquidatore pro tempore,
l’ingegnere Carlo Vandoni, mi mostra tutta la fotografia attuale dell’azienda. Fatturava
intorno a 30 milioni di euro l’anno ma c’erano circa 30 o 40 milioni di debiti
fra banche e fornitori e dall’altra parte gli incassi per 3 milioni di euro da
fare quasi immediatamente. Però allo stesso tempo c’era la possibilità di
acquisire un’azienda che aveva delle caratteristiche simili a quelle che noi
volevamo presentare sul mercato dell’Expo a Milano, ma soprattutto aveva la
possibilità di collocarci nel panorama delle opere per la costruzione del Ponte
sullo Stretto di Messina, camuffati completamente da società non riconducibili
né a me, né a Carlo Borella, né tanto meno a Vincenzo Romeo. Quindi troviamo sì
una società piena di debiti ma allo stesso tempo di trarre materialmente
benefici perché c’erano degli incassi da fare, la possibilità attraverso i rami
d’azienda di entrare e quindi acquisire anche quella posizione che era stata
ormai cristallizzata all’interno del consorzio per la costruzione del Ponte
sullo Stretto di Messina e meglio di
quell’occasione non c’era…".
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 18 dicembre 2018, http://www.stampalibera.it/2018/12/18/i-documenti-inediti-processo-beta-dal-ponte-sullo-stretto-ai-centri-commerciali-tutti-gli-affari-di-biagio-grasso-e-del-clan-romeo-c/
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