Beni confiscati alla mafia e l’operazione “bottiglie di pomodoro”
Un lettore
mi ha segnalato alcune foto taggate in un profilo facebook che ritraggono un
gruppo di amici che nei primi giorni di settembre di quest’anno si ritrovano
per vivere gli antichi fasti della preparazione (in casa) della salsa di
pomodoro per le dispense familiari invernali.
Le foto
hanno un titolo. “Operazione Bottiglie di pomodoro 2017 con gli amici del
Gruppo di Acquisto Solidale Ecogastronomia nella villa di Marmora dedicata alla
memoria di Boris Giuliano, confiscata alle mafie e gestita per finalità sociali
da EcoSMed”.
Dalle immagini sembrerebbe
trattarsi in fatti della villa “holliwoodiana” confiscata al boss-imprenditore
di Cosa Nostra Michelangelo Alfano, nativo di Bagheria e morto suicida a Messina nel
2005,: quattrocento metri quadrati di superficie con tanto di super piscina.
Dopo la confisca, la villa fu inserita nel patrimonio del Comune di Messina (amministrazione
Buzzanca), nell’ambito dei progetti dei Programmi Operativi Nazionali PON “sicurezza
per lo sviluppo e riqualificazione”.
Non ho avuto modo di seguire personalmente la
questione del successivo utilizzo del bene confiscato, per cui devo limitarmi
agli articoli raccolti in rete. Nell’aprile 2013, il dipartimento patrimonio e
demanio del Comune di Messina, dopo un bando ad evidenza pubblica per la presentazione
di un progetto per la realizzazione di un’attività sociale (aperto ad associazioni
ed enti che promuovono la cultura della legalità, dei principi della
Costituzione ed il contrasto alla criminalità organizzata), assegnò l’immobile
“ad una cooperativa che prevede l’impiego di circa sessanta persone ricoverate
in Ospedali Psichiatrici Giudiziari”. La cooperativa sociale è EcoSmed e con delibera numero 468 del 29 maggio 2013, è stato
autorizzato il dirigente preposto a stipulare l’atto di concessione.
E’ LegaCoop
con un comunicato stampa in data 10 marzo 2014 a fornire numerose informazioni sui
progetti avviati nella ex villa Alfano. “Coopfond – si legge - ha finanziato il
progetto di Ecos-Med per
restituire alla città un bene confiscato alla mafia che ospiterà una residenza
per ex internati di un Ospedale psichiatrico giudiziario, un circolo sportivo
attento anche alle esigenze dei disabili, una residenza per giovani artisti. Un
progetto di riconversione complesso – denominato ContaminAzioni – che Coopfond ha scelto di sostenere, attraverso il
proprio Fondo Promozione Attiva.
Nella villa partirà così un’attività per promuovere processi di
de-istituzionalizzazione e di progressiva autonomia umana per 6 ex internati
nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di
Barcellona Pozzo di Gozzo, sperimentando forme di co-housing, socializzazione e
inclusione lavorativa. Dopo la fase di avvio dell’iniziativa, questa sarà
finanziata dalla Fondazione di Comunità di Messina.
Gli impianti
sportivi (piscina e campo da tennis) consentiranno la nascita di un
circolo, con servizi a fruizione libera e con corsi strutturati, affiancati da
servizi di ristorazione e socializzazione. Particolare attenzione sarà prestata
all’erogazione di servizi per i portatori di handicap, in particolare la
cooperativa sociale Ecosfera – di cui Ecos-Med è socio fondatore – organizzerà
corsi di subacquea secondo il protocollo HSA Italia (Handicapped Scuba
Association). L’offerta socio-sportiva così strutturata rappresenta un’unicità
per tutto il territorio della fascia tirrenica del Comune di Messina, ad oggi
sfornito di strutture simili.
Nella villa, infine, sarà aperta una Residenza d’artista. Talenti creativi
internazionali, selezionati dalla curatrice Martina Corgnati, potranno soggiornare
per dieci giorni con cadenza semestrale nella villa elaborando progetti di
micro-opere d’arte. Questi saranno poi realizzati nell’incubatore d’impresa
culturale, in serie limitata a partire dai progetti ideati dagli artisti
ospiti, con scansione digitale tridimensionale ad alta risoluzione (stampanti
3D e/o sistemi di colaggio) attraverso la valorizzazione anche di materiali
tipici della cultura locale come la pomice. È prevista la partnership
commerciale con il Gruppo Civita e sono stati avviati contatti con i Musei
Vaticani”.
Da quanto
pubblicato recentemente da Lettera emme,
il concessionario del bene confiscato “ha una serie di sedici obblighi codificati dallʼarticolo 6 del regolamento comunale: dalla stipula di polizza assicurativa
a quello di tenere costantemente informato lʼente concedente, quindi il Comune
di Messina, sullʼattività svolta, lʼobbligo di rispettare le norma in materia
di lavoro, assistenza e previdenza e quello di mantenere inalterata la
destinazione dʼuso del bene concesso (…) A controllare sul corretto andamento della concessione
(quasi sempre comodato d’uso per sette anni, rinnovabili con proroga di 40
mesi) è la Polizia municipale”.
Rigiro allora
la domanda fattami dal lettore all’Amministrazione Comunale di Messina, in
particolare al sindaco Renato Accorinti e agli assessori competenti: “cosa
c’entra la salsa di pomodoro in un bene di mafia da utilizzare per attività
sociali e chi e come si controlla il pieno rispetto dei regolamenti e la
corretta implementazione dei progetti?”
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 19 novembre 2017, http://www.stampalibera.it/2017/11/18/laffondo-beni-confiscati-alla-mafia-e-loperazione-bottiglie-di-pomodoro/
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 19 novembre 2017, http://www.stampalibera.it/2017/11/18/laffondo-beni-confiscati-alla-mafia-e-loperazione-bottiglie-di-pomodoro/
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