Il Montenegro, ventinovesima stella della NATO
Nei
primi mesi del 2017 il piccolo Montenegro entrerà a far parte della grande NATO.
La decisione è stata assunta il 2 dicembre scorso in occasione del vertice dei
ministri degli esteri dei 28 paesi membri dell’Alleanza. Una settimana prima, il
Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg e il vice Alexander Vershbowsi si
erano incontrati in Belgio con il ministro per gli affari esteri montenegrino Igor
Lukšić e il titolare del dicastero della difesa Milica Pejanović-Đurišić per sottoscrivere
un pre-accordo tra le parti. “Si tratta di un giorno importante per il
Montenegro, i Balcani occidentali e l’Alleanza”, ha enfatizzato Jens Stoltenberg. “I progressi fatti
dal Montenegro facilitano
pure la possibilità che diventi membro dell’Unione europea. I paesi NATO e EU costituiscono
una comunità delle moderne democrazie. Noi condividiamo gli stessi valori
e nove cittadini dell’Unione europea su dieci vivono in un paese NATO. Insieme,
l’open door NATO e l’allargamento EU hanno
rafforzato la sicurezza e la stabilità in tutta Europa”.
Per il Segretario generale della NATO, grazie al lavoro
con i partner dell’Alleanza, “le forze armate del Montenegro sono ora più forti
e più capaci nel proteggere il popolo montenegrino”. “L’ingresso di questo
paese porterà benefici alla NATO”, ha aggiunto Stoltenberg. “Rafforzerà la sicurezza e la stabilità dei Balcani
occidentali, una regione per lungo tempo caratterizzata dall’instabilità e dai
conflitti. Il Montenegro ha una consolidata tradizione militare e si è
specializzato in settori come la guerra in montagna e la sicurezza marittima. È
importante che il paese continui nel cammino delle riforme interne soprattutto
sull’adeguamento della Difesa e sullo stato di diritto”. Sui tempi necessari
per l’adesione del Montenegro, Jens
Stoltenberg ritiene che le procedure di ratifica dell’accordo da parte dei parlamenti
dei ventotto paesi NATO richiederanno almeno un anno e che comunque il tutto si
possa concludere entro l’inizio del 2017. “Nel frattempo coinvolgeremo il
Montenegro in tutte le attività dell’Alleanza, compreso il summit in programma
l’8 e il 9 luglio 2016 a Varsavia, dove potrà partecipare, senza diritto di
voto, a tutti gli incontri istituzionali”, ha concluso il segretario generale
dell’Alleanza Atlantica.
La rilevanza
geostrategica dell’incorporazione del Montenegro nella NATO è stata
sottolineata dallo studioso Luca Susic di Analisi
difesa. “L’ingresso del piccolo Montenegro ha in realtà un peso politico ben
superiore a quello militare”, spiega Susic. “Si tratta infatti di un risultato importante della NATO, innanzitutto perché
permette di sferrare l’ultimo e decisivo colpo al già moribondo storico legame fra il paese e la Russia e, in secondo luogo, perché Bruxelles
ottiene praticamente il controllo totale delle coste settentrionali del Mediterraneo,
realizzando un continuum dalle Colonne d’Ercole ad Antiochia”. Per l’analista,
inoltre, la NATO consolida ulteriormente la propria presenza nell’area
ex-jugoslava ed “incrementa la già forte pressione esercitata sulla Serbia, che
si trova ad essere letteralmente circondata da stati membri dell’Alleanza o da
territori controllati da questa (si pensi al Kosovo)”.
Il forte
rischio che l’adesione del Montenegro esasperi le tensioni tra la NATO e Mosca
è stato rilevato dall’esperto di questioni militari Gianandrea Gaiani.
“Elementari ragioni di opportunità diplomatica e prudenza consiglierebbero la NATO
a rimandare l’adesione del Montenegro, decisione che non muterebbe gli assetti
strategici, non indebolirebbe l’Alleanza occidentale ma favorirebbe quei Paesi
europei (Italia inclusa) impegnati a ricucire lo strappo con la Russia
determinato dalla crisi a Kiev e dall’annessione della Crimea”, scrive Gaiani su
Il Mattino. “Con un po’ di malizia è
facile pensare che l’invito al Montenegro punti a creare un clima sfavorevole
alla nascita della nuova inattesa alleanza tra Russia e Francia contro lo Stato
Islamico in Siria. (…) In prospettiva avere i montenegrini come alleati
potrebbe rivelarsi un pessimo affare anche per l’Italia. La base navale di Bar,
l’aeroporto di Golubovci o una delle quattro basi aeree militari oggi non più
impiegate dalle piccole forze armate montenegrine potrebbero in futuro ospitare
forze aeree e navali statunitensi oggi schierate in Italia, Spagna e Germania
offrendo costi decisamente più contenuti”.
Dal dicembre 2006, il Montenegro è uno dei membri della NATO
Partnership for Peace. Al summit dei Capi di Stato dell’Alleanza a Bucarest
nell’aprile 2008, il paese balcanico fu invitato ad intensificare il dialogo con
Bruxelles nella prospettiva di un rapido ingresso nella grande alleanza
militare. Le prime consultazioni si realizzarono il 24 giugno dello stesso anno
in occasione di un incontro tra i viceministri degli esteri e della difesa montenegrini
Dragana Radulović e Drasko Jovanović e il vicesegretario NATO per la sicurezza,
la cooperazione e la partnership, Robert F. Simmons. A Partire del 2009, la NATO e il Montenegro iniziarono a operare congiuntamente
nell’ambito del cosiddetto Membership
Action Plan, il programma che “aiuta le nazioni partner a prepararsi in
vista di un loro possibile futuro ingresso nella NATO”. Nel 2010, le autorità
di Podgorica autorizzarono la partecipazione di un plotone di fanteria e di un
piccolo staff di addestratori dell’esercito alla missione militare NATO in
Afghanistan. Nello specifico, i militari montenegrini furono impiegati nella
protezione del centro di “formazione” della polizia e delle forze armate afgane
a Kabul e dello scalo militare di Mazar-e-Sharif,
quartier generale del Comando regionale Nord della coalizione internazionale.
Nel marzo 2012, l’allora comandante in capo delle forze NATO,
l’ammiraglio statunitense James Stavridis, si recò in
visita ufficiale in Montenegro. “Colgo l’occasione per ringraziare il paese per
la professionale cooperazione militare e l’eccellente supporto alla missione di
peacekeeping NATO in Afghanistan; militarmente, il Montenegro è pronto a fare
ingresso nell’Alleanza”, dichiarò allora James Stavridis. Un ulteriore passo verso
la completa integrazione nella NATO fu compiuto il 16 ottobre 2013 in occasione
della visita del Presidente del Montenegro Filip Vujanovic al quartier generale dell’Alleanza
in Belgio, dove incontrò l’allora segretario generale NATO, il generale Anders
Fogh Rasmussen.
Nel
settembre 2014 il vertice dei Capi di stato e di governo dei paesi membri dell’Alleanza,
tenutosi in Galles, assunse la decisione di intensificare i colloqui con le
autorità montenegrine; il mese seguente, il NATO
Military Committee, la maggiore autorità militare NATO, presieduta dal
generale Bartels, si recò in visita a Podgorica per incontrare i vertici delle
forze armate locali e verificare la sostenibilità dei nuovi programmi strategici
adottati. Nel corso della visita, i membri del Comitato militare NATO parteciparono
come osservatori ad alcune esercitazioni militari navali e terrestri e al trasferimento
di armi e munizioni nell’installazione “Milovan Šaranović” di Danilovgrad.
Il 5 marzo 2015, il comandante della Kosovo Force
(KFOR), generale Francesco Paolo Figliuolo, incontrava a Pogdorica il
ministro degli interni Rasko Konjevic e il ministro della difesa Milica
Pejanovic Djurisic per discutere sull’evoluzione della situazione
socio-politica e della sicurezza in Kosovo. Nel corso del meeting, il
Montenegro ribadiva la disponibilità a collaborare con la NATO e le autorità kosovare
nella gestione del controllo delle aree di confine e della “lotta alla
criminalità organizzata”. Lo scorso 4
settembre, infine, quattro unità assegnate al gruppo navale NATO di
contromisure mine (Standing NATO Mine
Countermeasures Group TWO - SNMCMG2), schierato nel Mediterraneo a supporto
dell’operazione Active Endeavour di “contrasto
al terrorismo internazionale”, effettuavano una breve sosta nel porto di Bar. La
“visita” della flotta NATO coincideva con una tavola rotonda sulla Sicurezza nell’Adriatico organizzata
nella città montenegrina dal NATO Defense College e dalle forze armate locali,
in collaborazione con l’Unione Europea. A conclusione della visita, lo Standing NATO Mine Countermeasures Group
TWO prendeva parte a un’esercitazione in mare aperto con alcune unità della
flotta del Montenegro.
Dal 2011 al 2014, il paese
balcanico è stato pure partner del progetto di “studio” GEPSUS (Geographical Information Processing for
Environmental Pollution-Related Security within Urban Scale Environments)
sugli effetti in ambito urbano degli agenti inquinanti “specialmente nel
contesto di un attacco terroristico”, finanziato dal NATO Science for Peace and Security (SPS) Programme e realizzato da
un equipe di scienziati provenienti da Italia, Israele e Slovenia. Il progetto
si è concluso con la realizzazione di un apposito centro di formazione e
simulazione GEPSUS a Podgorica.
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