Denuncia rischi d’infiltrazione mafiosa nel Comune di Falcone, giornalista rinviato a giudizio
Il Pubblico ministero del
Tribunale della Repubblica di Patti ha disposto il rinvio a giudizio del
giornalista Antonio Mazzeo, querelato dal Comune di Falcone per un’inchiesta
pubblicata sul periodico I Siciliani
giovani (n. 7 luglio-agosto 2012), dal titolo “Falcone comune di mafia fra
Tindari e Barcellona Pozzo di Gotto”. Nell’inchiesta giornalistica venivano descritte
alcune vicende che avevano interessato la vita politica, sociale, economica ed
amministrativa della piccola cittadina della costa tirrenica del messinese
(speculazioni immobiliari dalle devastanti conseguenze ambientali e paesaggistiche;
lavori di somma urgenza post alluvione del 2008 dal forte impatto sul fragilissimo
territorio; ecc.) nonché le origini e le dinamiche evolutive delle
organizzazioni criminali presenti nel territorio, organicamente legate alle
potenti cosche mafiose di Barcellona Pozzo di Gotto.
Dopo che l’8 luglio scorso il
Giudice per le indagini del Tribunale di Patti, dott.ssa Ines Rigoli, aveva rigettato
la richiesta di archiviazione nei confronti del giornalista a firma del Pm
Francesca Bonanzinga, ordinando di formulare l’imputazione a carico dell’indagato,
il Pubblico ministero ha disposto la citazione a giudizio per il reato di cui
agli artt. 81 e 595 comma 3 del codice penale, fissando l’udienza davanti al
Giudice di Patti per il 10 dicembre 2015. Nella sua richiesta di archiviazione,
depositata il 7 febbraio 2013, la dott.ssa Bonanzinga aveva riportato che il
giornalista Antonio Mazzeo, “seppur utilizza toni particolarmente forti ed
espressioni suggestive, a parere di quest’ufficio, non travalica il limite di
critica politica/storica posto che nella ricostruzione della storia del Comune
di Falcone richiama fatti da sempre ricollegati al paese nonché problematiche
sociali che attengono alla realtà del territorio locale”. “Nel caso di specie –
proseguiva il Pm– la critica mossa dal giornalista non si risolve in un attacco
sterile e offensivo nei confronti del denunciante ma in una amara riflessione
sulla storia del Comune di Falcone, ove, il denunciante viene menzionato solo
perché facente parte della gestione dell’Amministrazione Comunale”. Per tutto
questo, concludeva la dott.ssa Bonanzinga, “non sussistono, pertanto, elementi
sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio nei confronti dell’odierno
indagato per il reato di diffamazione a
mezzo stampa”. Contro la richiesta d’archiviazione, il legale incaricato dal
Comune di Falcone aveva presentato opposizione il 29 dicembre 2012.
“Provo profonda amarezza per
il rinvio a giudizio”, commenta Mazzeo. “Ancora una volta in Italia un
giornalista subisce un processo per aver svolto il proprio dovere di denuncia
sui pericoli d’infiltrazione criminale nella vita sociale e amministrativa di
un Comune, su querela di quegli amministratori che avrebbero avuto il dovere
invece di interrogarsi sul proprio agire e sulla drammaticità del fenomeno
mafioso nella realtà del comprensorio tirrenico compreso tra Barcellona Pozzo
di Gotto, Mazzarrà Sant’Andrea e Patti. Non nascondo il mio sconcerto per
quanto oggi contestatomi. Nel decreto di rigetto della richiesta d’archiviazione
nei miei confronti, il Gip rileva – testualmente – che la connotazione gravemente diffamatoria del giudizio di disvalore espresso
nello scritto rispetto al sindaco di Falcone, Santi Cirella, appare
specificatamente confermata dall’auspicio di uno scioglimento del consiglio
comunale per infiltrazioni mafiose, nonché dall’allusione a illecite
interferenze nella gestione degli appalti pubblici. Sono cioè reo di aver richiesto
che le autorità dello Stato esercitassero il proprio dovere di verifica della
sussistenza di eventuali criticità nella conduzione amministrativa del Comune
di Falcone, come del resto in questi anni è stato fatto da diversi esponenti
politici nazionali di opposte tendenze politiche (tra gli altri l’ex ministro
Antonio Di Pietro e l’ex europarlamentare Rita Borsellino)”.
“Sulla discutibile gestione
di alcuni appalti pubblici a Falcone – aggiunge il giornalista Mazzeo - voglio
solo ricordare che il 12 gennaio 2015, un altro giudice del Tribunale di Patti,
il dott. Ugo Molina, ha fissato per il prossimo 16 settembre l’udienza
preliminare in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio del Pubblico
ministero Bonanzinga, nei confronti dell’odierno sindaco Cirella e degli ex
assessori comunali Pasquale Bucolo, Sebastiano Calabrese, Francesco Giuseppe
Cannistraci e Mariano Antonino Gitto. Nello specifico, ai suddetti viene
contestato il reato di cui agli artt. 81, 110 e 323 c.p. perché, in concorso tra loro con più atti esecutrici di un medesimo
disegno criminoso, con ordinanza del 14.12.2008 n. 30 a firma di Cirella e con
delibere di approvazione dei lavori della Giunta Municipale n. 203 del
31.12.2008 e n. 59 dell’8.5.2009 precettando, quale ditta esecutrice dei lavori
di intervento a seguito dell’alluvione verificatasi in Falcone l’11 dicembre
2008, la ditta individuale di Trifilò Carmelo Salvatore nonostante quest’ultimo,
originario di Terme Vigliatore, risultasse gravato da precedenti penali e
all’epoca sottoposto a misura della custodia cautelare in carcere (giusta ordinanza
del G.i.p. del Tribunale di Messina a seguito dell’operazione antimafia
“Vivaio” della Procura Distrettuale Antimafia di Messina), intenzionalmente
procuravano a questi un ingiusto vantaggio consistito nell’affidamento di
lavori per un ammontare pari a 70.660 euro”.
Il giornalista Antonio
Mazzeo è difeso dall’avv. Carmelo Picciotto del Foro di Messina.
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