Militari siciliani alla guerra nel poligono sardo di Capo Teulada
Migliaia
di bombe, ogive e missili sono stati esplosi durante le esercitazioni che da
oltre mezzo secolo le forze armate italiane e straniere effettuano nel poligono
di Capo Teulada, Sardegna sud-occidentale, uno dei più estesi di tutto il
territorio nazionale, 7.200 ettari circa. Giochi di guerra che hanno disseminato in un territorio unico dal
punto di vista paesaggistico e naturale sostanze cancerogene e veleni mortali. Nonostante
le proteste delle popolazioni locali, le azioni dirette dei movimenti No war, decine di mozioni ed
interrogazioni parlamentari e le recenti inchieste giudiziarie, a Capo Teulada,
reparti provenienti da ogni parte d’Italia e dai paesi dell’Alleanza atlantica continuano
a sparare e spareranno ancora sino alla prossima estate. Dal 1° al 26 aprile sarà
la volta delle unità e dei mezzi della Brigata Meccanizzata “Aosta”, di stanza
in Sicilia. Il 26 marzo, decine
di blindati e cingolati hanno lasciato il porto di Messina per la Sardegna, a
bordo della nave “Maior” di proprietà della compagnia di navigazione “Levantina
Trasporti” di Bari, che il Ministero della Difesa affitta dal 1992 per
trasportare armi ed esplosivi in Italia e all’estero.
Da
quando è stata trasformata in uno dei reparti d’élite delle forze armate
italiane per le operazioni di pronto intervento, la Brigata “Aosta” ha scelto Capo
Teulada come il luogo dove testare sistemi d’arma e strategie d’attacco perlomeno
due volte l’anno. La prima grande esercitazione a fuoco dei reparti
siciliani risale al maggio-giugno 2005 (nome in codice Cardega 2005). Al tempo fu ancora la nave “Maior” a sbarcare nel
porto di Sant’Antioco 180 mezzi ruotati, 24 cingolati, 13 autoblindo e 700
uomini e donne della Brigata “Aosta”. “Le attività a Capo Teulada sono state
finalizzate all’affinamento delle procedure che, dal maggio 2006 e per sei
mesi, l’Aosta dovrà attuare in Kosovo”, riferì il portavoce dell’Esercito. “Le
tre settimane trascorse in Sardegna hanno consentito di mettere in atto un
intenso programma addestrativo: tiri con armi portatili e di reparto diurni e
notturni; tiri con mitragliatrice Browning; esercitazioni a fuoco di squadre e
plotoni fucilieri meccanizzati e blindo; scuole tiro con mortai pesanti, artiglieria
e sistemi d’arma Folgore; addestramento all’impiego di esplosivi, ecc.”.
Stavolta i reparti dell’Aosta raggiungono la Sardegna con i blindati leggeri di
nuova generazione Iveco VTLM “Lince”, i veicoli corazzati da combattimento Oto
Melara VCC-1/2, gli autoblindo 8x8 “Centauro”.
Contro la prossima campagna
di esplosioni e bombardamenti si sta mobilitando la rete No basi – né qui né altrove che annuncia azioni di disturbo, come quelle
intraprese nell’aprile 2014, quando centinaia di attivisti riuscirono
a bloccare per alcune ore il passaggio dei blindati diretti a Capo Teulada. “In questi giorni teniamo d’occhio i porti e le strade
verso il poligono, pronti a ostacolare i movimenti e le manovre dei mezzi della
brigata proveniente dalla Sicilia”, spiegano i portavoce del movimento. “Il
19 novembre 2014 abbiamo cercato d’impedire lo spostamento dei mezzi militari
dal porto di Sant’Antioco al poligono di Teulada, mentre il 5 dicembre, durante
una manifestazione lungo il perimetro della base, varie irruzioni attraverso
varchi praticati nei
reticolati hanno provocato il blocco delle esercitazioni. Ancora il 20 dicembre,
un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione all’interno del perimetro del
poligono militare di Teulada”.
reticolati hanno provocato il blocco delle esercitazioni. Ancora il 20 dicembre,
un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione all’interno del perimetro del
poligono militare di Teulada”.
I danni ambientali e alla salute delle popolazioni che
risiedono nei pressi del poligono e gli effetti negativi sull’economia locale
sono sotto gli occhi di tutti da tempi remoti, ciononostante il Ministero della
difesa si ostina a non voler trovare soluzioni alternative all’uso di Capo Teulada
o quanto meno a ridurre il numero e il peso delle esercitazioni nell’area. Durante
una recente campagna di rilevamento di sostanze inquinanti all’interno dell’area
del poligono, sono state riscontrate percentuali di Torio 232 (elemento
radioattivo la cui esposizione a medio e lungo termine è cancerogena per l’uomo),
superiori da 10 a 20 volte a quelle presenti normalmente nell’ambiente
naturale. L’1 dicembre 2005, l’allora sen.
Mario Bulgarelli dei Verdi, in un’interrogazione al Ministro della difesa, riferì che nel corso di una
riunione del Comitato misto paritetico per le servitù militari della Sardegna,
le autorità militari ammisero che “nelle 335 esercitazioni effettuate nel 2004 a
Capo Teulada furono impiegati in particolare 140 missili anticarro Milan e 49
missili Tow, entrambi contenenti amianto e torina, sostanze altamente tossiche,
in grado di provocare l’inquinamento del terreno, delle falde e delle piante”.
Nella stessa riunione, fu pure riconosciuto “l’utilizzo, a fini addestrativi,
di fosforo bianco, secondo le tecniche d’attacco messe in atto dagli Usa in
occasione dell’assedio di Falluja, in Iraq”.
Numerosi poi gli incendi all’interno del poligono generati
dalle esercitazioni a fuoco (l’ultimo è avvenuto nell’ottobre 2014, nel corso delle
“operazioni di tiro con le armi di piccolo calibro - 7.62 mm - da bordo degli
elicotteri”, come dichiarato dal Ministero della difesa) o gli “incidenti” che
hanno coinvolto la popolazione civile e le imbarcazioni di pescatori delle marinerie dei comuni di Teulada e Sant’Anna
Arresi.
“Il poligono militare di Capo Teulada viene considerato
dalle Forze armate un’area unica in Italia, in quanto consente lo svolgimento
di fondamentali attività addestrative delle Forze terrestri presenti in
Sardegna e delle unità Alleate”, riporta l’Indagine conoscitiva sulle servitù militari
della Commissione difesa della Camera dei deputati (2007). “Il poligono
assicura ogni anno l’addestramento dei volontari per renderli idonei ad ogni
tipologia di impiego operativo in patria e all’estero, supportando le Brigate
in approntamento per operazioni internazionali”.
Il grande poligono sardo è suddiviso in quattro aree
addestrative (Alfa, Bravo, Charlie e Delta) e in una
zona d’installazioni permanenti che fa capo alla Caserma S. Pisano. L’area Alfa è percorribile da ruotati e
cingolati e consente lo svolgimento di attività a livello di gruppo tattico, aereocooperazione,
schieramento di artiglierie e aviolancio. L’area collinare Bravo contiene al suo interno il poligono di tiro per armi
individuali e di reparto di Portu Tramatzu ed è utilizzata per lo svolgimento
di attività con armi di reparto, mortai, mitragliatrici, nonché per lo
schieramento di artiglierie. L’area Charlie,
costituita da un costone collinoso e da una zona pianeggiante, permette lo
svolgimento di attività a fuoco di complesso minore, lo schieramento di mortai,
l’impiego di unità anfibie nonché attività concernenti la scuola di tiro per
missili teleguidati. Infine l’area Delta,
costituita da una penisola interdetta al transito dei mezzi e delle persone
per la presenza di residuati esplosivi, utilizzata però come area d’arrivo per
colpi di mortaio ed artiglierie, missili, sganci d’emergenza di aerei e per
tiri navali contro costa e bombardamenti aerei. Nelle
intenzioni delle forze armate, Capo Teulada potrebbe divenire presto pure un
poligono interforze per la sperimentazione dei velivoli senza pilota di ultima
generazione. Due anni fa sono stati avviati al suo interno lavori di sbancamento
e realizzazione di una rampa per il decollo e l’atterraggio dei droni militari.
Sui veleni disseminati dalle forze armate a Capo Teulada, nel settembre
2013 è stata avviata un’inchiesta da parte della Procura di Cagliari. La scorsa
estate i magistrati hanno ordinato alle forze armate di avviare gli interventi
di bonifica ambientale di un’area del poligono, con la rimozione degli ordigni
inesplosi e degli innumerevoli residuati metallici dispersi. Per tale compito era
stata predisposta una task force composta da personale specializzato del 5°
reggimento genio dell’Esercito di Macomer (Nuoro) e del 7° reggimento di Difesa
NBC (Nucleare, Batteriologica e Chimica) di Civitavecchia. Gli esiti sono del
tutto ignoti; di contro le esercitazioni a fuoco di carri armati e cannoni sono
proseguite da allora sino ad oggi, ininterrottamente, giorno e notte.
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