L’Italia verso le deportazioni di migranti in Nord Africa
Respingimenti
“assistiti” di migranti e richiedenti asilo nel Canale di Sicilia; accompagnamenti
coatti ai megacentri d’accoglienza che Bruxelles auspica di aprire in Nord
Africa; blocchi navali e ulteriore militarizzazione del Mediterraneo nel nome
della guerra alle migrazioni, al terrorismo e ai traffici illegali. L’Unione europea, congiuntamente alle Nazioni Unite e alla
Nato, sta per varare il nuovo pacchetto d’interventi armati per “contenere” i
flussi migratori dal continente africano mentre l’Italia pensa intanto a varare
una nuova operazione Mare nostrum con
rotte navali opposte a quelle seguite sino al settembre 2014 dalla Marina militare
con il sostegno operativo delle unità da guerra dei paesi nordafricani. Il 12
marzo, nel corso di una riunione ristretta a Bruxelles con i ministri
dell’Interno di Francia, Germania, Spagna, e con il commissario Ue
all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, il ministro Angelino Alfano ha
presentato una “proposta confidenziale” in cui si chiede d’intervenire per “coinvolgere
direttamente i paesi terzi affidabili nella sorveglianza marittima e nelle attività
di ricerca e salvataggio”, affinché i migranti salvati nel Mediterraneo vengano
poi riportati in Nord Africa. Secondo l’agenzia di stampa Askanews, il paper di Alfano indicherebbe ai partner europei 14
punti per l’impiego di “meccanismi di cooperazione operativa ad hoc”, in
particolare al largo della Libia, l’area più interessate dal fenomeno delle
migrazioni dal Nord Africa.
Alfano,
in particolare, caldeggia l’idea che nel caso in cui le unità da guerra
tunisine intercettino imbarcazioni con migranti “clandestini”, esse facciano
rientro in Tunisia per sbarcarvi le persone fermate in mare, “nel rispetto del
principio del luogo sicuro più vicino, previsto dalla Legge del Mare”. Giunti a
terra, “i rappresentanti degli Stati membri dell’Ue e delle due agenzie Onu dei
rifugiati (Unhcr) e dei migranti (Iom) assisterebbero le autorità tunisine
fornendo la loro expertise nel
campo della gestione dei flussi migratori, delle procedure internazionali
di protezione, dell’assistenza alle persone vulnerabili e del ritorno dei
migranti irregolari ai loro paesi d’origine”. Sempre secondo il documento del
ministro degli interni, “questo nuovo possibile modello di cooperazione con i
paesi terzi produrrebbe anche un effetto deterrente, così che sempre meno
migranti sarebbero pronti a mettere a rischio la loro vita per raggiungere le
coste europee, e porterebbe a una riduzione della portata del fenomeno nel
medio-lungo termine”. “Gli interventi – aggiunge Alfano - dovrebbero essere
adeguatamente sostenuti dall’Ue, attraverso finanziamenti e fornitura di
assistenza tecnica, con l’obiettivo, di costituire a termine una efficiente
guardia costiera”. In un primo tempo, il supporto Ue andrebbe a favore delle
autorità tunisine, ma successivamente potrebbe estendersi anche all’Egitto e al
Marocco, dove il 13 marzo scorso si è recata in vista la ministra della difesa Roberta
Pinotti per discutere di “controllo delle frontiere e dei flussi migratori e lotta
al terrorismo internazionale”.
Nel
quadro della cooperazione con i paesi nordafricani nella “prevenzione” dei
flussi migratori indesiderati, nel dicembre 2014 si è tenuta nelle acque della
Sicilia orientale l’esercitazione bilaterale italo-tunisina “Oasis”. “Con la
pianificazione del Comando delle forze da pattugliamento di Augusta, l’esercitazione
ha avuto lo scopo di accrescere e consolidare le capacità delle forze navali
italiane e tunisine nel campo della ricerca e soccorso marittimo (Sar),
sorveglianza e controllo del traffico mercantile, contrasto alle attività
illecite via mare e ricerca e rimozione di ordigni rinvenuti sul fondale marino”,
ha spiegato il portavoce della Marina militare italiana. Il mese scorso, il
governo italiano ha pure concluso la consegna di dodici pattugliatori alle
forze armate della Tunisia, per un valore complessivo di 16,5 milioni di euro, nel
quadro di un accordo intergovernativo sottoscritto dai due Paesi nell’aprile
2011. Secondo l’accordo, le unità saranno impiegate nel controllo delle acque
territoriali tunisine e per “contrastare il fenomeno dell’immigrazione
clandestina”.
I
pattugliatori, realizzati dal Cantiere Navale “Vittoria” di Adria (Veneto), sono
stati destinati alla Guardia Nazionale e alla Marina militare tunisina: si
tratta di sei motovedette modello P350TN e di sei pattugliatori P270TN. I
P270 e P350 sono unità navali specializzate in compiti di sorveglianza
marittima, pattugliamento delle coste e oceanico, “intercettazione e
combattimento a fuoco”. La motovedetta P270TN
è lunga 27 metri, larga 7,20 e ha un dislocamento di 90 tonnellate; il sistema
di propulsione assicura una velocità massima di 35 nodi e un range di 500 miglia
marittime. I sei P350TN hanno un dislocamento di 140 tonnellate, sono lunghi 35
metri e larghi 7,20; il sistema di propulsione consente un range di 600 miglia
e una velocità massima di 38 nodi. Le unità sono state consegnate prive di
armamento, ma sono state equipaggiate da Tunisi con cannoni da 20-30 mm.
Nell’ambito dell’accordo bilaterale con la Tunisia,
nel maggio 2011, l’Italia ha fornito alla Guardia Nazionale del paese
nordafricano quattro motovedette Classe 700 “Carabinieri”, prodotte a Gaeta dai
Cantieri Navali del Golfo, di 18 tonnellate di dislocamento. Altre due
imbarcazioni Classe 500, 13 sistemi radar di pattugliamento e 38 motori marini
sono stati consegnati alla Tunisia tra il 2009 e il 2011. Nello stesso periodo,
l’Italia ha infine sostenuto finanziariamente la manutenzione di sette
pattugliatori da 17 metri e di 8 motovedette classe “Squalo”/P58. Nell’aprile 2013, l’Italia ha
consegnato alla Tunisia anche alcuni fuoristrada per contrastare e bloccare le
partenze dei migranti.
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