L’Italia alla corte del diabolico Qatar
Per
il ministro allo Sviluppo tedesco, Gerd Mueller, il Qatar è il “bancomat
dell’Isil”, lo Stato Islamico
dell’Iraq e del Levante che ha lanciato la
guerra santa all’Occidente. Ancora più duro l’ambasciatore israeliano all’Onu,
Ron Prosor, che sul New York Times ha
definito l’emirato il “Club Med dei terroristi” internazionali. Ciononostante,
ministri, militari, industriali e faccendieri italiani fanno a gara per ingraziarsi
i favori del piccolo ma potente stato mediorientale. Il 26 novembre, ad
esempio, la ministra della Difesa Roberta Pinotti si è recata in visita
ufficiale a Doha per incontrare
i ministri qatarini generale Hamad Bin Ali Al Attiyah (difesa) e Khalid Bin
Mohammed Al Attiyah (esteri). “Al centro dei colloqui, improntati alla
massima cordialità, gli scenari di crisi regionali, con particolare riguardo a
Iraq, Siria e Libia, e la cooperazione bilaterale in ambito Difesa”, riporta il
sito del Ministero. “Italia
e Qatar hanno avviato da tempo un dialogo e la visita del Ministro Pinotti ha
contribuito a rafforzare e consolidare i rapporti di cooperazione esistenti
anche nel settore della formazione e dell'addestramento del personale militare”.
Temi centrali degli incontri, la controffensiva internazionale anti-Isis e gli “sviluppi
della situazione nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo e nel Medio
Oriente”. Undici giorni prima, la ministra Pinotti aveva ricevuto a Roma il generale
Ghanim Bin Shaheen Al-Ghanim, Capo di Stato Maggiore delle forze armate del
Qatar. Durante il breve tour in Italia,
il Capo delle forze armate qatarine è stato pure ospite dell’ammiraglio Luigi
Binelli Mantelli (Capo di Stato maggiore della Difesa) e del Centro Sperimentale di Volo dell’Aeronautica militare
di Pratica di Mare, l’unico ente di consulenza della Difesa per le prove in
volo dei velivoli e dei sistemi d’arma, l’addestramento e la sperimentazione
nel settore della medicina aeronautica e spaziale, ecc.
Il 3
novembre era stato il viceministro Lapo Pistelli a raggiungere Doha per incontrare
con il ministro degli Esteri Khalid Bin Mohammed Al Attiyah e alcuni
imprenditori italiani che operano nella penisola arabica. “Il Qatar non è
soltanto un attore fondamentale e imprescindibile per le prospettive di
stabilizzazione della regione, ma anche un Paese molto ricco dove è più che
opportuno esplorare ogni possibilità di collaborazione nel reciproco interesse”,
dichiarava Pistelli. “Sul
piano prettamente politico, questa prima sessione delle consultazioni politiche
bilaterali è servita anche a comprendere meglio, nell’ottica del Qatar, le
ragioni degli attuali conflitti nella regione, dalla Libia alla Siria all’Iraq,
premessa necessaria all’individuazione dei meccanismi più appropriati per
stemperarli”.
Italia
e Qatar sono legate da un accordo di cooperazione militare, ratificato
dal Parlamento con voto bipartisan il 29 settembre 2011, che prevede l’organizzazione di
attività d’addestramento ed esercitazioni congiunte, la partecipazione ad
operazioni di peacekeeping e lo “scambio” di una lunga lista di armi e
munizioni, sistemi di telecomunicazione e satellitari, ecc. L’ultima grande esercitazione bilaterale
risale alla primavera 2014: gli uomini del Gruppo
Operativo Incursori (il reparto d’eccellenza della Marina militare di stanza a
La Spezia) hanno realizzato un’intensa campagna addestrativa a favore del team di pronto intervento della guardia
dell’Emiro, conducendo “operazioni speciali di assalto ad unità navali e
liberazione di ostaggi”. L’attività, pianificata e coordinata dal Comando Interforze per le Operazioni delle
Forze Speciali, è stata svolta in alcuni poligoni terrestri e marittimi
del Qatar e nelle aree addestrative liguri del Raggruppamento Subacquei ed
Incursori “Teseo Tesei”. “A sottolineare l’importanza degli accordi bilaterali
italo-qatarini, alle esercitazioni hanno assistito il Capo ufficio generale del
Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Donato Marzano, il Comandante
del COFS, generale Maurizio Fioravanti, il Comandante di Comsubin, contrammiraglio
Francesco Chionna e una delegazione di autorità militari qatarine”, riporta una
nota del Comando della Marina militare italiana.
È soprattutto
il complesso militare-industriale-finanziario nazionale a essere interessato al
rafforzamento della partnership con il Qatar, uno dei maggiori acquirenti di
sistemi di guerra a livello mondiale. Alla mostra internazionale riservata alle
aziende del settore bellico “DIMDEX 2014”, svoltasi a marzo a Doha, le forze
armate dell’emirato hanno firmato contratti per un valore complessivo di 23
miliardi di dollari, facendo razzia di carri armati “Leopard”, blindati obici
semoventi, sistemi antimissile “Patriot”, elicotteri d’attacco “Apache”,
cacciabombardieri di ultima generazione, velivoli “Boeing 737” per la sorveglianza
aerea, navi veloci per il controllo costiero, missili “Hellfire”. Una delle commesse
più rilevanti (2 miliardi di euro) ha riguardato l’acquisto di 22 elicotteri da
combattimento NH90 prodotti dal consorzio NHIndustries costituito da
Airbus’Eurocopter (62,5%), dall’olandese Stork Fokker (5,5%) e
dall’italo-britannica AgustaWestland (32%), gruppo Finmeccanica. Al salone “DIMDEX”,
presente il vicesegretario della Direzione nazionale degli armamenti,
ammiraglio Valter Girardelli, un’altra azienda partecipata di Finmeccanica, MBDA
Missile Systems, ha presentato il nuovo sistema di difesa costiera MCDS (Marte Coastal Defence System) basato sui
missili antinave “Marte MK2/N” e “Marte ER”, anch’essi di produzione MBDA, ricevendo favorevole accoglienza da parte dei
militari del Qatar e di altri Paesi del Golfo Persico. Il “lancio” del sistema
missilistico a Doha era stato preceduto dalla visita in Italia di una
delegazione della Marina qatarina, interessata ad acquisire i missili “Marte” per
armare gli elicotteri NH-90. Relativamente
al business delle armi made in Italy,
va pure segnalato che tra il 2012 e il 2013 AgustaWestland aveva
consegnato alle forze armate del Qatar 21
elicotteri AW139, assicurando contestualmente l’addestramento degli equipaggi e
la fornitura di parti di ricambio (valore complessivo della commessa 260
milioni di euro).
Nulla sembra imbarazzare il
governo, le forze armate e gli industriali italiani. Neanche il fatto che il Qatar sia considerato da alcuni nostri alleati Nato
ed extra-Nato come il paese che più di tutti ha fornito sostegno finanziario,
armi, protezione e copertura internazionale a numerosi gruppi dell’estremismo
islamico attivi in Africa e Medio oriente. Diplomatici e studiosi indipendenti
hanno rilevato come l’emirato sia un sostenitore della discussa organizzazione
della Fratellanza musulmana, particolarmente attiva in Egitto e Gaza. “Pur
continuando a presentarsi come un prezioso interlocutore e partner economico
per gli Stati Uniti e i Paesi europei, il
Qatar ha coltivato rapporti con leader e realtà salafite attive nella regione”,
afferma Gianmarco Volpe, autore
di uno studio sulle politiche dell’emirato, pubblicato a marzo dal CeSI - Centro
Studi Internazionali. “Va
sottolineato, inoltre, il forte legame stretto dalla leadership qatariota con i
vertici della Fratellanza musulmana. Fondata su solidi rapporti
interpersonali (in particolare quelli che legano l’ex Emiro Hamad bin Jassim bin Jaber al‐Thani allo sceicco Yusuf
al‐Qaradawi, esponente di spicco della
Fratellanza in Qatar, l’alleanza tra Doha ed i Fratelli musulmani si è
concretizzata dopo la rottura del movimento con l’Arabia saudita, avvenuta dopo
la Prima Guerra del Golfo”. Il Qatar ha utilizzato i Fratelli musulmani per rafforzare
il proprio ruolo politico-economico nel mondo arabo; contestualmente i Fratelli musulmani hanno trovato un rifugio
sicuro a Doha e nella rete radiotelevisiva al‐Jazeera una voce autorevole per amplificare
la propria visione politico-religiosa.
Da
più parti il Qatar viene accusato di tenere relazioni sin troppo ambigue con gruppi
e fazioni pro-Isis, organizzazione che ha proclamato la rinascita del Califfato
nei territori controllati. L’emirato è stato uno dei primi paesi ad invocare l’invio di una
forza multinazionale in Siria a sostegno dei “ribelli” in lotta contro il
regime di Bashar al-Assad. Attualmente,
il Qatar sostiene apertamente il Free Syrian Army, espressione militare dei
gruppi vicini alla Fratellanza musulmana, mentre ha messo a disposizione di alcuni diversi gruppi di
ribelli una vasta area d’addestramento nel deserto, al confine con l’Arabia
saudita. Il “campo”, dove operano formatori e “consiglieri” qatarini e
statunitensi, sorge nei pressi della grande base di Al Adeid, utilizzata insieme
a quelle di Assaliyah e Doha dalle forze aeree Usa per sferrare gli attacchi contro
le postazioni dell’Isis in Iraq e Siria. Contemporaneamente, però, le autorità governative e le
forze armate lasciano libertà di movimento in Qatar ai finanziatori di gruppi jihadisti
alcuni dei quali apertamente schierati con l’Isis o come il Fronte al-Nusra che
dal dicembre 2013 è classificato tra le “organizzazioni terroristiche” dal
Dipartimento di Stato.
“L’approccio spregiudicato del Qatar e la sua
quantità di relazioni (spesse volte, tra di esse, apparentemente
inconciliabili) sono frutto di una politica nella quale è del tutto assente
qualunque limitazione ideologica”, aggiunge lo studioso del CeSi, Gianmarco
Volpe. “La politica estera qatariota non si fa portatrice di
alcuna particolare idea, né di alcun particolare disegno strategico. A essere
veicolato è un indefinito messaggio di cambiamento, funzionale alle ambizioni
di crescita internazionale dell’Emirato”.
Il
diabolico comportamento del Qatar sta avendo effetti indesiderati nel conflitto
iracheno e siriano. Missili antiaerei di fabbricazione cinese, fornite dal
Qatar ai ribelli siriani, vengono utilizzati dai miliziani del Califfato islamico
contro gli elicotteri e gli aerei dell’esercito nazionale dell’Iraq. “Si tratta
in particolare dei missili portatili cinesi FN-6, che il Qatar aveva consegnato
alle milizie legate ai Fratelli musulmani”, denuncia Analisi difesa. “Queste brigate sono confluite in gran parte nello
Stato Islamico o nei qaedisti del Fronte al-Nusra, come hanno fatto la gran
parte delle unità combattenti dell’Esercito Siriano Libero”. La rivista specializzata
Jane’s Defense Weekly ha documentato
come gli FN-6 siano stati utilizzati lo scorso anno per colpire in Siria elicotteri
MI-8, aerei da trasporto e almeno un Mig-21, mentre negli ultimi mesi hanno
abbattuto in Iraq elicotteri multiruolo MI-17, MI-35 da attacco e Bell 407 “Scout”.
Altrettanto gravi le responsabilità qatarine nei
sempre più drammatici scenari di guerra in Libia. A metà settembre, il primo
ministro libico Abdullah al-Thinni ha affermato che tre aerei militari del
Qatar, pieni di armi pesanti, erano atterrati nell’aeroporto di Tripoli, al
momento sotto il controllo di una fazione armata “ribelle”. Nel 2011, prima che la coalizione multinazionale a
guida Nato avviasse la campagna di bombardamento in Libia, l’emirato aveva fornito armi e munizioni alle milizie
anti-Gheddafi. L’Aeronautica militare del Qatar ha successivamente partecipato ai
bombardamenti grazie a 6 cacciabombardieri Mirage
2000 rischierati nella base greca di Souda Bay.
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