Antonio Mazzeo racconta il MUOS e la Lista Tsipras
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Muos e leggi morte. Il Mobile User Objective System è un sistema di
comunicazioni satellitari, con quattro stazioni a terra, in dotazione alla
marina statunitense. Nell'ottica della guerra del futuro, la Sicilia gioca un
ruolo strategico fondamentale. Non a caso una delle quattro basi, è stata
installata a Niscemi, in provincia di Caltanissetta.
Mafia,
malaffare e disastro ambientale sono le prerogative di questa vicenda,
raccontata dal giornalista Antonio Mazzeo, nel libro “Il MUOStro di Niscemi”.
Antonio,
come si è arrivati alla costruzione del Muos?
Diciamo
pure in perfetta violazione del dettato della Costituzione, delle leggi
nazionali, delle normative regionali relative alla riserva naturale e al
regolamento istitutivo della stessa riserva di Niscemi, dove sono in atto i
lavori di completamento, anche in violazione della normativa antimafia,
relativamente all'impedimento delle infiltrazioni mafiose negli appalti
pubblici di imprese in odor di mafia.
Questo
dimostra che abbiamo subito un golpe permanente, un colpo di stato. Grazie
all'assenza totale del Parlamento che non ha mai legiferato in violazione degli
articoli 80 e 87 della Costituzione, perché il Muos è un strumento di guerra ad
uso esclusivo dell'esercito statunitense in territorio italiano che stravolge
completamente il ruolo della guerra e le relazioni internazionali del nostro
Paese. E sottolineo che i due governatori che si sono succeduti alla guida
della Sicilia, Lombardo e Crocetta, avevano tutti gli strumenti per impedire e
bloccare la realizzazione e invece di fatto hanno legittimato lavori che non
erano autorizzati proprio perché in violazione di tutta una serie di leggi. Per
questo associazioni, comitati e comuni hanno chiesto l'intervento del TAR. Il
27 marzo si discuterà proprio sul merito e sulla legittimità delle
autorizzazioni concesse per i lavori. A questo aggiungiamo che i lavori sono
iniziati tre anni prima che la Regione li autorizzasse, un fatto gravissimo che
giustificava che il governo italiano aprisse un contenzioso con gli Stati
Uniti. Perché nei trattati bilaterali è sancito il rispetto delle norme vigenti
nei paesi ospitanti. E proprio il rispetto per le leggi urbanistiche e
ambientali era l'unica richiesta che era stata fatta dalle Forze Armate
italiane per installare il Muos.
Quindi,
riassumendo, ci sono una serie di irregolarità su più livelli istituzionali?
Innanzitutto
c'è un'illegittimità costituzionale sollevata da avvocati, giuristi e da
importanti costituzionalisti delle Università siciliane.
C'è
stata la violazione dell'articolo 11 della Costituzione (ripudio della guerra),
perché il Muos è uno strumento di guerra globale, di attacco preventivo, un
sistema bellico che punta alla totale automatizzazione dei conflitti. A ciò si
aggiunge l'inosservanza degli articoli 80 e 87 della Costituzione, che
impongono le discussioni parlamentari in relazione alle questioni di diritto
internazionale, come nel caso del Muos. il Parlamento è stato esautorato delle
sue prerogative decisionali.
Ma
allora se non è stato il Parlamento, chi ha autorizzato la costruzione del
Muos?
É
questa la cosa più grave. La più assurda. L’autorizzazione ha preso il via da
un mero carteggio tra l'esercito italiano e la marina statunitense, come se si
fosse trattato di un protocollo migliorativo di quello già esistente della base
militare NRTF (Naval Radio Transmitter Facility) di Niscemi. Hanno ritenuto di
far passare così, un progetto strategico e che muta il ruolo dell'Italia nello
scacchiere internazionale, e che di fatto ci proietta verso guerre più
aggressive, cambiando le modalità di gestione di queste ultime. Quelle del
futuro aaranno guerre da far gestire ad aerei senza pilota, in totale
automatismo.
Anche
le normative ambientali non sono state rispettate
Assolutamente.
Queste violazioni sono state dimostrate e c'è anche un procedimento penale
presso il Tribunale di Caltagirone per abusivismo edilizio, a seguito
dell'inosservanza delle leggi urbanistiche, che portò, due anni fa, al
sequestro dei cantieri. L’Associazione antimafia “Rita Atria” ha inoltre
presentato, tra gli altri, un esposto che denuncia l’avvio dei lavori del tutto
privi di autorizzazioni.
E
come si è riusciti ad aggirare questo sequestro?
Il
Tribunale della Libertà ha poi rilevato che non ci fosse urgenza per la
sospensione dei lavori, rinviando la discussione proprio su questo. Però il
procedimento penale è ancora in atto. Nell’ordinanza di sequestro emessa
durante il procedimento penale c'è un passaggio in cui si sottolinea che la
Regione siciliana avrebbe avuto il dovere oltre che il diritto di revocare le
autorizzazioni proprio perché palesemente in violazione. Questo non è stato
fatto. È arrivato Rosario Crocetta che in un primo momento ha revocato le
autorizzazioni e poi sotto il pressing delle autorità statunitensi e italiane
ha revocato la revoca della autorizzazioni per consentire il completamento dei
lavori. Si tratta di lavori effettuati all'interno di una area SIC, di
interesse comunitario. Tra l'altro i lavori sono stati fatti nella Zona A,
inedificabile, consentendo interventi espressamente vietati dal decreto
istitutivo della medesima riserva.
Qualora
il Tar desse ragione alle associazioni, ai comitati e ai comuni schierati
contro il Muos, cosa si potrebbe fare in concreto?
Qui
sorge un problema tecnico. È ipotizzabile almeno la chiusura del Muos. Ma serve
uno strumento adeguato. Anche per questo l'azione si è spostata a Roma,
invitando il gruppo parlamentare della Pace (che raccoglie deputati di SEL, PD,
Movimento 5 Stelle e Scelta Civica) a presentare una mozione che chieda
l'immediata sospensione dei lavori fino a quando il Parlamento legiferi sul
Muos nel rispetto della Costituzione. Al Senato è già iniziata la discussione
mentre alla Camera non è stata ancora calendarizzata a causa del cambio di
governo.
Purtroppo
abbiamo un'informazione nazionale che non deve parlare del Muos
La
cosa non deve sorprendere. Credo che il Muos risponda oltre che a interessi
geo-strategici, anche a logiche di profitto del complesso militare industriale
internazionale, di cui anche un pezzo della borghesia finanziaria italiana ne è
parte. Dietro le scelte strategiche in Italia – Dal Molin di Vicenza, il
potenziamento delle strutture militari in Campania e in Puglia, l'uso dei
poligoni sardi per i soldati statunitensi – non ci sono atti dovuti, nel senso
di conseguenze della Seconda Guerra Mondiale. Di fatto credo ci sia un nuovo
rapporto di scambio e ottime relazioni fra la borghesia americana e quella
italiana per cui si cede il territorio italiano per installare strumenti di
morte che altri Stati non vogliono e contemporaneamente avviene l'apertura del
mercato americano, che è quello mondiale, alle armi made in Italy. Non è un
caso che negli ultimi dieci anni di ipermilitarizzazione dell'Italia a fronte
del do ut des con gli Stati Uniti, questo abbia consentito a
Finmeccanica di volare nei profitti e diventare l'ottava società esportatrice
di armi a livello mondiale. Ovviamente senza nessuna ricaduta per l'economia
del nostro Paese. Perché si tratta di strumenti che sottraggono risorse
finanziarie enormi e che portano all'espulsione dal mercato del lavoro di
miglia di addetti. Penso alla Selex della Finmeccanica che vende droni agli
U.S.A e che ha messo in cassa integrazione e in mobilità centinaia e centinaia
di dipendenti.
Una
delle espressioni più interessanti del movimento NoMuos è quello delle mamme
Io
credo che oltre ad essere un'espressione interessante, sia stata anche tra le
più belle e più cariche dal punto di vista emotivo. Mamme che erano scese in
piazza la prima volta per proteggere i figli dalle cariche delle Forze di
Polizia, quando i loro figli bloccavano coi propri corpi l'ingresso ai camion
che trasportavano le gru per completare i lavori. E poi pian piano hanno preso piena
coscienza civile e politica ritenendo di dovere assumere la difesa dei propri
figli da questa grande bomba elettromagnetica, che avvelenerà una popolazione
che subisce il bombardamento elettromagnetico della base militare di Niscemi da
vent'anni.
Progressivamente
hanno compreso il diritto/dovere di diventare le madri della difesa della vita
e della specie umana. Perché di fronte a progetti di guerra come il Muos, come
la base di Sigonella, con questa spinta spaventosa all'automatizzazione della
guerra, si esautorerà l'uomo anche dalle decisioni se, come e quando fare la
guerra, le madri NoMuos hanno capito che quello che è in gioco la sopravvivenza
della specie umana. E sono diventate le mamme dei figli e dei figli che
verranno e che rischiano di non poter nascere per colpa di questa follia delle
guerre globali e del tutto automatizzate del XXI secolo.
Antonio,
nel tuo blog, si fa riferimento ad un'azienda, la Calcestruzzi Piazza, che ha
lavorato alla costruzione del Muos senza avere la certificazione antimafia
Esatto.
La cosa gravissima è questa denunciata tra l'altro in diverse sedi
istituzionali. C'è stata pure un'interrogazione parlamentare a cui nessuno ha
risposto, nonostante la segnalazione della Prefettura di Caltanissetta, perché
si riteneva che l'azienda fosse contigua a quello che all'epoca era ritenuto il
capo mafia dominante di Niscemi e che da qualche mese è sottoposto al regime
carcerario del 41bis. Nonostante questo, nessuno in sede governativa né in sede
amministrativa, ha ritenuto di imporre l'allontanamento di questa impresa che
potuto tranquillamente concludere i suoi lavori che hanno avuto il maggior
impatto di tipo ambientale.
Continuiamo
a parlare di mafie e della loro evoluzione
Io
credo che le mafie rispondano alle dinamiche e alle stesse contraddizioni del
modello finanziario globale in atto. da una parte ancora ripercorrono sistemi
di produzione meno dinamici e più tradizionali, come il ciclo del cemento, la
cementificazione dei territori, la distruzione del suolo, edilizia, riproponendo
gli schemi consolidati di accumulazione non moderni. Ma accanto a questi, le
mafie agiscono in maniera moderi dinamica e moderna, investendo i loro capitali
nei mercati finanziari internazionali. Così spostano ogni giorno enormi quantità
di risorse e denaro,nei Paradisi artificiali e nei mercati più redditizi del
Sud del Mondo. C'è chi investe in borsa, chi nei mercati finanziari, nei fondi
di investimento, ecc. Quindi le mafie hanno una struttura in parte legata a
vecchi modelli economici, in parte moderna. E questa è anche la forza delle
mafie. Per questo non bastano politiche repressive di polizia. Ben poco si fa
in campo internazionale per impedire gli investimenti dei profitti del crimine
nei mercati finanziari. Di fatto le mafie controllano pezzi reali di economia.
Torniamo
a parlare della Sicilia. Sembra che questa regione sia stata ceduta agli Stati
Uniti
Guarda
questo noi lo vediamo e lo denunciamo da anni. C'è stata una dichiarazione
dell'ex Ministro della Difesa, Mauro, che ha ribadito il ruolo geo-strategico
della Sicilia, piazzata dal buon Dio come roccaforte al centro del
Mediterraneo. La Sicilia come punto di rottura coi Paesi del Sud del Mondo, a
cui si aggiunge la cosiddetta guerra del contenimento, contro le migrazioni,
col trasferimento in Sicilia di buona parte dell'assetto aeronavale italiano
per prevenire l'arrivo delle imbarcazioni coi migranti. Quindi la Sicilia è
fondamentale per gli interventi Usa, Nato e anhe Extra-Nato, perché oggi nelle
basi militari siciliane arrivano anche forze armate che non fanno parte
dell'Alleanza Atlantica. Durante la guerra in Libia partendo dalla Sicilia
hanno operato cacciabombardieri del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti. A questo
si aggiunge nell'ottica della guerra globale, la lotta ai migranti. La Sicilia
diventa la frontiera internazionale, la linea militarizzata che comporta la
sospensione della legalità e del diritto, proprio come sta accadendo qui da
noi.
Si
tratta allora di una guerra contro gli ultimi?
Esattamente.
Ti ritrovi nella situazione di dover difendere interessi che non sono quelli
dei siciliani. Perché buona parte dei siciliani sta con gli ultimi, con
interventi pratici e di solidarietà. La Sicilia si sente parte di quel mondo
che si è sempre sentito espropriato dei diritti, delle risorse, ecc. E invece
ora diventa lo strumento di quei pochi che concentrano sempre di più la
ricchezza nelle proprie mani, sottraendola proprio agli ultimi, aumentandone
spaventosamente il numero.
Concludiamo
con la tua candidatura alla Lista Tsipras per le elezioni europee. Cosa può
portare questo progetto politico in termini di lotta alla mafia?
Innanzitutto
“L'Altra Europa con Tsipras”, in quanto progetto anticapitalista, in
opposizione al modello neoliberista, colpisce molto gli aspetti centrali delle
mafie moderne. Le organizzazioni criminali hanno bisogno di un mercato privo di
controlli statali e pubblici, libero, senza controllo. Fomentano e anno bisogno
del totale smantellamento dello stato sociale e della piena libertà per lo
spostamento dei capitali. Non è un caso che i progetti neoliberisti realizzati
in Europa negli ultimi anni hanno favorito enormemente le mafie sotto il
profilo finanziario. Occorre così controllare i grandi capitali, le loro
origini, e soprattutto il trasferimento di questi da un Paese all'altro. Controlli
centralizzati e sistemi di tassazione reale dei capitali e dei profitti, forti
limitazioni alle delocalizzazione e ai trasferimenti nei circuiti finanziari
internazionali in un’Europa che sia dei popoli e mai più fortezza militare e paradiso
per i crimini e le illegalità delle borghesie mafiose statali. Un'Europa che
riesca ad imporre leggi a difesa delle produzioni deboli e di promozione dello
sviluppo autocentrato, può limitare enormemente il processo di accumulazione
mafiosa, a livello micro, in quelle aree in cui c'è di fatto il controllo del
crimine organizzato. L'opposizione al modello neoliberista è funzionale alla
lotta alla mafia. La Lista Tsipras è un progetto che va sostenuto. E combattere
la logica neoliberista significa rafforzare la pratica dell'antimafia sociale.
Intervista
a cura di Francesco Trotta, pubblicata il 12 marzo 2014 in 9ArtCorsoComo9.it
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