Droni USA in Niger per le guerre africane
L’Africa sarà la nuova riserva di
caccia degli aerei senza pilota delle forze armate Usa. Il governo del Niger ha
autorizzato il dispiegamento dei droni del Dipartimento della difesa e della
Cia per le operazioni di sorveglianza ed intelligence contro le diverse
milizie filo-al Qaeda attive nella regione nordoccidentale
del continente. La
richiesta di creare una base operativa in Niger era stata formalizzata una
decina di giorni fa dall’ambasciatore statunitense Bisa Williams durante un
incontro con il presidente Mahamadou Issoufou.
Secondo quanto rivelato dai principali
quotidiani statunitensi, i droni saranno privi di armamento ma non si esclude
la possibilità che in futuro possano essere utilizzati per eseguire raid
missilistici “contro la crescente minaccia terroristica”. Le missioni di
spionaggio e strike potranno essere concordate con le forze armate francesi che
dall’11 gennaio 2013 operano nel conflitto in Mali e saranno dirette da US
Africom, il comando statunitense per le operazioni di guerra in Africa con sede
a Stoccarda (Germania). I velivoli senza pilota saranno stazionati molto
probabilmente in una base aerea della regione desertica di Agadez, prossima ai confini con Mali e Algeria.
I negoziati per sviluppare la
partnership Usa-Niger e definire lo status giuridico e le funzioni dei militari
statunitensi chiamati ad intervenire nel paese africano erano stati avviati lo
scorso anno. Un paio di mesi fa il comandante di US Africom, generale Carter
Ham, si era recato in visita in Niger incontrando le massima autorità civili e
militari. Dopo lo scoppio dei combattimenti nel nord del Mali e l’intervento
francese contro le milizie islamiche radicali di AQIM (al Qaeda in the Islamic Maghreb), le autorità governative nigerine
hanno deciso di mettere nero su bianco sul testo di negoziato bilaterale
proposto da Washington.
“Ci hanno espresso il desiderio
di stringere con noi relazioni più solide e noi siamo stati felici di
stringerle con loro”, ha spiegato il portavoce del Pentagono, George Little. Oltre a dispiegare i droni, le forze armate Usa potranno
utilizzare i principali campi di aviazione per stazionare gli aerei-spia
condotti da piloti e alcune unità speciali di pronto intervento che sosterranno
le forme armate nigerine nel controllo delle frontiere e nell’addestramento “antiterrorismo”.
Il Pentagono non ha rivelato il numero dei militari Usa autorizzati a risiedere
in Niger; sino ad oggi sono stati circa una cinquantina, ma potrebbero
raggiungere presto le 300 unità. Solo per tenere in
orbita una batteria di droni (quattro velivoli in volo per 24 ore consecutive),
sono necessari infatti non meno di 170 militari di supporto a terra.
Il Niger è uno dei paesi più
poveri del continente africano: l’aspettativa di vita è di 54,7 anni, la mortalità
infantile del 160,3‰ mentre solo il 28,7% degli adulti sa leggere e scrivere.
Ciononostante il governo destina buona parte delle risorse finanziarie statali
per acquistare mezzi da guerra e affiancare l’alleato politico-militare nordamericano
nella cosiddetta “lotta al terrorismo globale” scatenata dopo l’11 settembre
2001. Numerosi ufficiali del Niger sono stati invitati negli Stati Uniti per presenziare
a corsi di “lotta anti-terrorismo”, logistica e telecomunicazioni. Congiuntamente
alle forze armate di Mali, Ciad e Mauritania e
sotto il comando di US Africom, i militari nigerini hanno partecipato a vaste
esercitazioni nel deserto, con l’utilizzo di nuovi sistemi di guerra. Con l’ausilio
dei “consiglieri” del Pentagono, nel dicembre 2004 le forze armate hanno pure lanciato
una sortita in larga scala nella regione del Sahel - a più di 600 km di
distanza dalla capitale Niamey - contro un gruppo di miliziani islamico-radicali
con base in Algeria. Secondo quanto dichiarato
dal vicecomandante delle forze armate Usa in Europa, generale Charles
F. Wald, sarebbero già stati formati e specializzati oltre 750 ufficiali provenienti
da Niger, Mali, Ciad e Mauritania, con una spesa di 7,75 milioni di dollari.
Nel 2009 il Corpo d’ingegneria di
US Army ha avviato un programma d’intervento nelle comunità più povere ed
isolate della regione del Sahara occidentale grazie a un fondo di “assistenza
umanitaria” gestito dal Comando Africom di Stoccarda. Localizzato nelle aree di
confine tra Niger e Mali, il programma punta alla realizzazione di “pozzi d’acqua,
scuole, presidi sanitari e banche del grano” per un costo complessivo di 1,7
milioni di dollari. Ovviamente l’“umanitario” punta ad accrescere il consenso
locale al piano di penetrazione militare ed economica statunitense nella
regione. “La nostra speranza è di sostenere gli obiettivi di sicurezza di
Africom e guadagnare in esperienza nel continente ed essere più efficaci in
futuro”, ha ammesso Diana Putman, responsabile del piano di “assistenza
umanitaria” del Comando strategico delle forze militari per il continente
africano.
Nel 2010, il colpo di stato ordito
dai militari per impedire la rielezione dell’allora presidente Mamadou Tandja ha
raffreddato le relazioni tra Niger e Stati Uniti. La decisione della giunta
militare di convocare per il marzo 2011 nuove elezioni presidenziali restituendo
il potere alle autorità civili ha convinto però Washington a spingere sull’acceleratore
per ottenere l’autorizzazione a schierare in Niger i famigerati aerei senza
pilota.
Il Dipartimento della difesa e la Cia hanno già stazionato droni d’attacco
e velivoli spia in diversi paesi africani. La principale base operativa è
certamente quella di Camp Lemonnier a Gibuti, dove risiedono più di 2.000
militari statunitensi impegnati nei conflitti che lacerano il Corno d’Africa,
lo Yemen e le regioni nord-orientali del continente. Secondo
quanto pubblicato dal Washington Post,
il centro-droni che coordina l’intero sistema d’intelligence in Africa si
troverebbe in Burkina Faso. Dietro la copertura di un programma top secret denominato
in codice Creek Sand, una decina di
militari e contractor statunitensi opererebbero stabilmente all’interno della
zona militare dell’aeroporto di Ouagadougou. Gli aerei-spia decollerebbero pure
dal Mali, dalla Mauritania, dall’Etiopia, dal Kenya, dall’Uganda e
dall’arcipelago delle Seychelles (Oceano Indiano). Un’altra base potrebbe
essere attivata prossimamente in Sud Sudan e - come ammesso da alcuni ufficiali
statunitensi - l’Algeria starebbe per autorizzare gli atterraggi e i decolli
dei droni per combattere le milizie di AQIM in cambio di training, equipaggiamento
e sistemi d’arma Usa.
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