Scheda informativa sul sistema MUOS della Us Navy in via d’installazione in Sicilia
La stazione di telecomunicazioni di Niscemi (Caltanissetta) è attiva
dal 1991. Si tratta di una delle infrastrutture militari più estese del
territorio italiano: 1.660.000 metri quadri di terreni
boschivi e agricoli, entrati nel settembre 1988 nella disponibilità del Demanio
pubblico dello Stato – Ramo Difesa Aeronautica Militare, dopo l’acquisizione
dalla Olmo S.p.A. di Catania.
La Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi assicura le comunicazioni supersegrete delle forze di
superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri C4I (Command, Control, Computer, Communications
and Intelligence) della Marina militare Usa. Un’infrastruttura
ad uso esclusivo delle forze armate
statunitensi, come scritto nell’Accordo tecnico tra il Ministero della difesa
e il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America riguardante le
installazioni in uso alle forze USA di Sigonella, firmato a Roma il 6 aprile del 2006
dall’ammiraglio N. G. Preston, comandante US Navy per la regione europea e dal
generale Mario Marioli dell’esercito italiano. Come si legge nell’accordo, l’uso esclusivo «significa
l’utilizzazione dell’infrastruttura da parte della forza armata di una singola
Nazione, per la realizzazione di attività relative alla missione e/o a compiti
assegnati a detta forza dallo Stato che l’ha inviata».
A esplicitare ulteriormente la piena sovranità di Washington, la tabella
annessa all’accordo con l’elenco delle infrastrutture di «proprietà
ed uso esclusivo»
USA a Niscemi: il sito di trasmissione e l’antenna a microonde; l’Helix House e l’antenna a bassa
frequenza LF; un magazzino di stoccaggio; un edificio per la protezione
antincendio; un serbatoio d’acqua; un’officina di manutenzione elettronica; 37
antenne ad alta frequenza HF.
Le onde emesse dalle stazione coprono tutto lo spettro compreso tra le
UHF e le VHF (Ultra and Very High
Frequency – ultra e altissime frequenze, dai 30 MHz ai 3000 MHz, utilizzate
per le comunicazioni radio con aerei e
satelliti), alle ELF – VLF – LF (Extremely and Very Low Frequency – frequenze estremamente basse e
bassissime, dai 300 Hz a 300kHZ), queste ultime in grado di penetrare in
profondità le acque degli oceani e contribuire alle comunicazioni con i sottomarini
a capacità e propulsione nucleare. A seguito della chiusura della stazione di
Keflavik (Islanda), nel settembre 2006 è stato installato a Niscemi un Sistema
“addizionale” di processamento e comunicazione automatico e integrato (ISABPS)
che consente tutte le funzioni di collegamento in bassa frequenza con i
sottomarini strategici (Atlantic Low
Frequency Submarine Broadcast).
Attualmente all’interno dell’infrastruttura fervono i preparativi per l’installazione di uno dei
quattro terminali terrestri al mondo del nuovo sistema di telecomunicazioni
satellitari MUOS (Mobile User Objective
System) della Marina militare degli Stai Uniti d’America (US Navy). Il terminale si comporrà di tre grandi antenne paraboliche dal diametro di 18,4 metri, funzionanti in banda Ka per le
trasmissioni verso i satelliti geostazionari e di due trasmettitori elicoidali
in banda UHF (Ultra High
Frequency), di 149
metri d’altezza, per il posizionamento geografico. Mentre le maxi-ante trasmetteranno con frequenze
che raggiungeranno valori compresi tra i 30 e i 31 GHz, i due trasmettitori elicoidali avranno
una frequenza di trasmissione tra i 240 e i 315 MHz.
Il terminale terrestre
di Niscemi, nelle intenzioni del Pentagono, dovrà assicurare il funzionamento
dell’ultima generazione della rete satellitare in UHF (altissima frequenza) che
collegherà tra loro i Centri di Comando e Controllo delle forze armate Usa, i
centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i
gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise e i Global Hawk
(UAV-velivoli senza pilota), ecc..
Al progetto siciliano,
la Us Navy ha destinato oltre 43 milioni di dollari, 13 dei quali per la predisposizione
dell’area riservata alla stazione terrestre, del centro di controllo, dei
megageneratori elettrici e di un deposito di gasolio; 30 milioni di dollari per
gli shelter e l’acquisto delle attrezzature tecnologiche del sistema MUOS.
Originariamente la base
prescelta per il terminal del nuovo sistema satellitare era quella di
Sigonella, la principale stazione aeronavale della Marina militare degli Stati
Uniti nel Mediterraneo. Poi, la Us Navy ha deciso di dirottare l’impianto
terrestre presso la vicina stazione di Niscemi. Il cambio di destinazione è
stato dettato dalle risultanze di uno studio sull’impatto delle onde
elettromagnetiche generate dalle grandi antenne del MUOS, elaborato da AGI -
Analytical Graphics, Inc., importante società con sede a Exton, Pennsylvania,
in collaborazione con la Maxim Systems di San Diego, California. Lo studio,
denominato “Sicily RADHAZ Radio and Radar Radiation Hazards Model”, è
consistito nell’elaborazione di un modello di verifica dei rischi di
irradiazione elettromagnetica sui sistemi d’armi, munizioni, propellenti ed
esplosivi ospitati nello scalo aeronavale siciliano (HERO - Hazards of Electromagnetic to Ordnance). La simulazione
informatica del modello ha condotto ad un inatteso “No” all’ipotesi di utilizzo
della base di Sigonella.
“Il modello Radhaz
Sicilia - si legge sul sito internet dell’AGI - è stato implementato con
successo a Sigonella, giocando un ruolo significativo nella decisione di non
usare il sito per il terminale terrestre MUOS e di trovare una nuova
destinazione”. Anche Filippo Gemma, amministratore di Gmspazio Srl di Roma (società
che rappresenta in Italia la statunitense AGI), ha confermato l’esito negativo
dello studio sull’impatto elettromagnetico. Nel corso di un’intervista a RaiNews 24, trasmessa il 22 novembre
2007 durante lo speciale “Base Usa di Sigonella. Il pericolo annunciato”, Gemma
ha dichiarato che “una delle raccomandazioni di AGI
era che questo tipo di trasmettitore non dovesse essere installato in
prossimità di velivoli dotati di armamento, i cui detonatori potessero essere
influenzati dalle emissioni elettromagnetiche del trasmettitore stesso".
I ricercatori hanno cioè accertato che le fortissime emissioni
elettromagnetiche possono avviare la detonazione degli ordigni presenti nella
base militare.
La gravità e le incongruenze degli sudi che hanno spianato la strada
alla concessione delle autorizzazioni del MUOS hanno spinto l’Amministrazione
comunale di Niscemi ad affidare al Politecnico di Torino un’Analisi dei rischi del Mobile User Objective
System presso il Naval Radio Transmitter Facility di contrada Ulmo. Il
rapporto, presentato il 4 novembre 2011 dai professori Massimo Zucchetti
(ordinario di Impianti nucleari del Politecnico e research affiliate del MIT –
Massachusetts Institute of Thecnology) e Massimo Coraddu (consulente esterno
del Dipartimento di energetica), ha rilevato l’insostenibilità ambientale del nuovo impianto e le “gravi
carenze” degli studi effettuati dagli statunitensi. “Nella valutazione redatta dalla US Navy nel 2008 - scrivono Zucchetti e
Coraddu - non viene neppure esaminato quello che probabilmente
è il peggiore dei rischi possibili: un incidente che porti all’esposizione
accidentale al fascio di microonde, pericolosissimo e potenzialmente letale,
anche per brevi esposizioni, a distanze inferiori a circa 1 Km».
“Nonostante gli scarni dati disponibili – aggiungono i due
ricercatori – con la realizzazione delle nuove antenne si verificherà un
incremento medio dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più
vicine pari a qualche volt per metro rispetto al livello esistente, con la
possibilità del verificarsi di punti
caldi, con un incremento del campo nettamente superiore. C’è poi il rischio di effetti acuti legati all’esposizione diretta al
fascio emesso dalle parabole MUOS in seguito a malfunzionamento o a un errore
di puntamento. I danni alle persone accidentalmente esposte a distanze
inferiori ai 20 Km saranno gravi e permanenti, con conseguente necrosi dei
tessuti”.
Le onde elettromagnetiche avranno pesantissimi effetti pure
sul traffico aereo nei cieli siciliani e in particolare sul vicino aeroporto di
Comiso, prossimo all’apertura. “La
potenza del fascio di microonde del MUOS è senz’altro in grado di provocare
gravi interferenze nella strumentazione di bordo di un aeromobile che dovesse
essere investito accidentalmente”,
spiegano Zucchetti e Coraddu.
“Gli
incidenti provocati dall’irraggiamento di aeromobili distanti anche decine di
Km. sono eventualità tutt’altro che remote e trascurabili ed è incomprensibile
come non siano state prese in considerazione dagli studi progettuali. I rischi
d’interferenza investono potenzialmente tutto il traffico aereo della zona
circostante il sito d’installazione del MUOS. Nel raggio di 70 Km si trovano
ben tre scali aerei: Comiso, a poco più di 19 Km dalla stazione di Niscemi, e
gli aeroporti militare di Sigonella e civile di Fontanarossa (Catania), che si
trovano rispettivamente a 52 Km e a 67 Km”. Sigonella, tra
l’altro, è oggetto delle pericolosissime operazioni di atterraggio e decollo
dei velivoli da guerra senza pilota Global
Hawk, Predator e Reaper a disposizione delle forze armate
USA e NATO.
Ad oggi, del sistema mondiale MUOS si
è visto ben poco. Il lancio in orbita del primo satellite è avvenuto solo 24
febbraio 2012, ventiquattro mesi in ritardo rispetto ai cronogrammi progettuali.
Secondo quanto era previsto in origine, entro la fine dell’anno in corso
dovevano entrare in funzione i quattro terminali a terra:
uno alle Hawaii; uno a Norfolk, Virginia; uno in Australia e il quarto a
Niscemi. Inoltre,
le gigantesche antenne dovevano essere puntate e comunicanti con due dei
quattro satelliti geostazionari programmati. Si è però verificato un
impressionante numero di “imprevisti” tecnici, sono falliti numerosi test, sono
state aggiunte soluzioni alternative per le apparecchiature terrestri e
spaziali ed è stato modificato il link con la più potente centrale di
spionaggio planetario, la NSA - National Security Agency
USA. Alla fine
si è pure scoperto un macroscopico errore progettuale: i quattro satelliti previsti
erano insufficienti a garantire la copertura di tutti i continenti. E i
produttori si sono dovuti presentare al Congresso per chiedere un finanziamento
straordinario di 340 milioni di dollari per realizzarne un quinto.
Stando ai programmi rivisti e
corretti, le infrastrutture terrestri saranno pienamente funzionanti solo entro
il primo
trimestre 2013, mentre i satelliti verranno lanciati in ordine uno all’anno (il
secondo entro la fine del 2012, il terzo nel 2013, il quarto nel 2014, l’ultimo
entro l’ottobre del 2015). Il programma
MUOS è stato affidato nel 2002 alla Lockheed
Martin, la più potente delle compagnie USA del comparto difesa, produttrice
dei famigerati cacciabombardieri F-35, oltre 126.000 dipendenti e un fatturato
annuo di 45,8 miliardi di dollari. In qualità di prime contractor, la controllata Lockheed Martin
Space Systems di Sunnyvale (California) ha il compito di progettare e
realizzare quasi tutte le componenti e le apparecchiature dei sistemi terrestri
e satellitari. Alla realizzazione del sistema MUOS partecipano pure General Dynamics C4 Systems
(Scottsdale, Arizona), chiamata ad installare le mega-antenne satellitari e a
curare il collegamento tra i quattro distinti segmenti terrestri; Boeing Defense Space and Security (El
Segundo, California), per la messa in funzione e la verifica di compatibilità
del sistema; Harris Corporation
(Melbourne, Florida) per la fornitura della rete dei riflettori; la filiale
texana della svedese Ericsson per la
costruzione di alcune porzioni del segmento integrato terrestre.
Il costo complessivo
del MUOS è ancora un mistero. In alcuni documenti ufficiali si fa riferimento a
una spesa complessiva di 3,26 miliardi di dollari. Un dato a cui non crede
assolutamente il Government Accountaibility
Office (GAO), la Corte dei Conti degli Stati Uniti d’America, che in un
report del marzo 2011 sui sistemi d’arma in via di acquisizione dal Pentagono
ha stimato un costo finale non inferiore ai 6 miliardi e 830 milioni di
dollari, salvo altri colpi di scena.
L’iter di realizzazione
del terminale terrestre MUOS a Niscemi prende il via il 27 settembre 2005,
quando l’Ambasciata USA di Roma invia al Ministero della difesa italiano la
richiesta del Comando di NAVFAC Europe and
South West Asia (Napoli-Capodichino) d’installare
nella grande stazione aeronavale di Sigonella uno dei terminali terrestri del
nuovo sistema satellitare. Nonostante si tratti di un programma altamente
strategico, di proprietà delle forze armate statunitensi, le caratteristiche e
le implicazioni del sistema MUOS non vengono discusse in Consiglio dei
ministri, né il Ministero della difesa sente il dovere di presentarlo in
Parlamento. A valutare la scarna documentazione è chiamato il III reparto –
Politica militare e pianificazione dello Stato Maggiore della difesa (Roma) che
il 9 marzo 2006 dà la
propria autorizzazione.
Intanto la Marina degli Stati Uniti,
preoccupata dei possibili effetti negativi delle microonde del MUOS sul
traffico aereo militare, aveva deciso di dirottare il nuovo impianto di
telecomunicazioni nella stazione NRTF -
Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi e informava il comandante del
41° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza a Sigonella, che a sua volta
inoltrava a Roma la scheda relativa al nuovo progetto di Niscemi, annotando che
l’Aeronautica non aveva «nulla contro per quanto concerne il posizionamento del
MUOS, fermo restando le opportune verifiche di impatto tecnico-strumentale ed
ambientale».
Il 31 ottobre 2006 la Direzione generale dei lavori e del demanio del Ministero
della difesa approvava in via definitiva la richiesta del Comando US Navy,
precisando che «lo Stato Maggiore della Difesa ha espresso il non
interesse delle Forze Armate italiane alla futura acquisizione delle opere in
caso di dismissione statunitense». Restava solo da ottenere le
autorizzazioni da parte della Regione Siciliana, in quanto i lavori per
l’installazione delle nuove antenne avrebbero interessato un’area di 2.509 m2
ricadente in zona B della riserva naturale “Sughereta” di Niscemi, Sito di Importanza
Comunitaria (SIC), rientrante - secondo il manuale delle linee guida per la
gestione dei Siti Natura 2000 del Ministero dell’ambiente - nella tipologia «a
dominanza di querceti mediterranei».
Il 24 gennaio 2007, il comando dell’Aeronautica militare
di Sigonella inoltrava il progetto MUOS all’Assessorato regionale territorio e
ambiente. Dopo il rilascio di un’autorizzazione
di massima da parte del Servizio per i beni paesaggistici naturali ed
urbanistici della Regione, nell’attesa del progetto esecutivo e dalla relazione
paesaggistica,
il 14
giugno 2007 l’Assessorato competente inviava copia del documento all’allora
sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino.
Il 3 aprile 2008, l’Assessorato territorio e ambiente
della Regione provvedeva a trasmettere al Comune di Niscemi copie dei progetti del sistema di trasmissione satellitare e per un «nuovo impianto per mitigazione dei
problemi di erosione superficiale e protezione dagli incendi nell’area della
postazione radiotrasmittenti della Marina Statunitense». Un mese e mezzo più tardi, il Comune riceveva dall’Aeronautica militare la
relazione paesaggistica e la valutazione di
incidenza ambientale predisposta dal Comando US Navy. Il 9 settembre 2008, fu convocata a Palermo una conferenza di servizi, a cui parteciparono pure
due funzionari del Comune di Niscemi, che espresse
all’unanimità parere favorevole sulla compatibilità ambientale del MUOS.
Sotto la spinta delle crescenti mobilitazioni popolari,
l’Amministrazione comunale affidò a tre professionisti siciliani (Donato La Mela
Veca, Tommaso La Mantia e
Salvatore Pasta), l’incarico di
studiare i
possibili impatti del MUOS sulla flora e la fauna
dell’importante area protetta “Sughereta”. La relazione fu consegnata il 10 ottobre 2009 e
convinse il sindaco di Niscemi a disporre l’annullamento in autotutela
dell’autorizzazione ambientale rilasciata l’anno prima. La relazione tecnica definì incompleta
e di scarsa attendibilità la
valutazione d’incidenza ambientale presentato dalla Marina militare
statunitense,
mentre la documentazione allegata fu bocciata perché discordante, insufficiente e inadeguata
e nel progetto furono individuate gravi lacune ed omissioni.
Ciononostante i lavori furono affidati sin dalla primavera del
2008 ad un consorzio d’imprese denominato Team MUOS Niscemi,
guidato dalla Gemmo S.p.A.
di Arcugnano (Vicenza), ma sono iniziati solo dopo il parere favorevole dell’Assessorato
regionale al territorio ed ambiente, emesso l’1 giugno 2011 senza tenere minimamente conto delle norme
di attuazione previste dal Piano territoriale paesistico della Provincia di
Caltanissetta per la riserva naturale di Niscemi. «Abbiamo
rilevato alcune problematiche sulla conduzione delle opere di sbancamento», denunciano i rappresentanti del Movimento No MUOS. «Negli elaborati grafici del progetto, la
dislocazione delle piattaforme per le antenne non corrisponde con quelle in costruzione.
Nelle tavole le basi erano disposte lungo una direttrice nord-sud, mentre la
loro realizzazione è in direzione est-ovest. Non sappiamo se siano mai state
approvate varianti in corso d’opera al progetto. Se non è così, i lavori non
sono coerenti con le autorizzazioni rilasciate. Di sicuro questa modifica, per
il profilo del terreno, ha comportato un maggiore volume di
terra movimentata e di conseguenza un più pesante impatto sull’ambiente e il
territorio. È perfettamente visibile, poi, la distruzione di
essenze arboree tutelate. La scomparsa di parte della macchia mediterranea è
provata anche dalle foto satellitari in nostro possesso, scattate prima
dell’inizio dei lavori».
«L’entità delle
trasformazioni in atto denotano una gravissima manomissione dell’ambiente con
l’aggravante di esplicarsi a danno di un’area protetta di interesse
internazionale»,
commenta amaramente il responsabile del C.E.A. di Niscemi,
Salvatore Zafarana. «Nei suoli interessati dalla megastruttura
è stato stroncato un processo di successione ecologica positivo che aveva
portato alla colonizzazione dei suoli sabbiosi e steppici con specie
cespugliose di gariga mediterranea. La superficie destinata ad accogliere il
MUOS, unita a quella occupata dalle 41 antenne erette a partire dagli anni ‘90,
hanno vanificato ogni possibilità di collegamento delle aree boscate più
meridionali di contrada Pisciotto con quelle più a nord di Apa, Ulmo e Vituso e
con il residuo bosco di Carrubba ad est. Ad essere definitivamente compromessi
sono i lotti boscati di Mortelluzzo e Valle Porco, di limitate estensioni ma di
indiscusso pregio naturalistico e paesaggistico».
Ai danni ambientali si
è aggiunto l’aggiramento dei protocolli istituzionali in tema di legalità e
opere pubbliche. Con l’avvio dei lavori, è comparsa come subappaltatrice la “Calcestruzzi Piazza Srl”, società sotto osservazione da parte degli
organi inquirenti per presunte contiguità criminali.
Secondo il senatore Giuseppe Lumia (Pd) che il 14 febbraio 2012 ha
presentato una specifica interrogazione ai Ministri della difesa e
dell’interno, “la
Calcestruzzi Piazza ha come amministratore unico Concetta Valenti, il cui
marito convivente è Vincenzo Piazza, che, in base ad indagini della Direzione
distrettuale antimafia (DDA) di Caltanissetta nonché ad altri elementi
info-investigativi segnalati dalle Forze dell’ordine, apparirebbe fortemente
legato al noto esponente mafioso del clan Giugno-Arcerito, Giancarlo Giugno,
attualmente libero a Niscemi”.
Il senatore Lumia rileva che nel
corso dell’indagine Atlantide-Mercurio
della procura antimafia di Caltanissetta (gennaio
2009) “sono emersi
contatti del Piazza con esponenti mafiosi» che «evidenziano ingerenze
e condizionamenti di Cosa nostra nell’appalto per i lavori di recupero,
consolidamento e sistemazione a verde dell’area sottostante il Belvedere,
commissionati dal Comune di Niscemi”. Il 7 novembre 2011, la Prefettura di
Caltanissetta ha reso noto che dopo le verifiche disposte dalle normative in
materia di certificazione antimafia, “sono emersi elementi tali da non potere escludere la
sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le
scelte e gli indirizzi della sopracitata società”.
Alla base del pronunciamento prefettizio, i contenuti di un rapporto della
Divisione Polizia anticrimine della Questura di Caltanissetta del 6 ottobre
2011, e di quello della Sezione Criminalità organizzata della stessa Questura
del 27 dicembre 2010.
A seguito dell’intervento prefettizio, il 25 novembre 2011 il
dirigente dell’Area servizi tecnici della Provincia regionale di Caltanissetta
ha sospeso la “Calcestruzzi Piazza” dall’Albo delle imprese per le procedure di
cottimo-appalto. Venti giorni dopo anche il capo ripartizione per gli Affari
generali del Comune di Niscemi ha disposto l’esclusione della società
dall’elenco dei fornitori e dall’Albo delle imprese di fiducia. I Piazza hanno
presentato ricorso al TAR di Palermo che ha però confermato la legittimità dei
provvedimenti adottati dagli enti locali.
Scheda preparata dal peace researcher Antonio
Mazzeo per conto della Delegazione di sindaci e rappresentanti dei Comitati No
MUOS in audizione a Roma (11 settembre 2012) davanti alla Commissione Difesa
della Camera dei Deputati e del Comitato d’inchiesta sull’uranio impoverito del
Senato della Repubblica.
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