Zamberletti, l’Istituto Grandi Infrastrutture e il Ponte sullo Stretto
Si moltiplicano i conflitti d’interesse alla vigilia dei lavori per il Ponte sullo Stretto. Il presidente della Società Stretto di Messina dirige un ‘centro-studi’ di cui sono soci le imprese che concorrono alla progettazione e alla realizzazione dell’opera. In corsa alcune aziende in mano agli azionisti della società che affiderà le gare.
Dal 1986 grandi imprese di costruzioni, concessionari autostradali, enti aeroportuali, istituti bancari hanno in Italia un loro “centro-studi”, l’IGI - Istituto Grandi Infrastrutture, per approfondire l’evoluzione del mercato dei lavori pubblici, monitorare le grandi opere e premere sugli organi istituzionali per ottenere modifiche e aggiustamenti legislativi in materia di appalti e concessioni a vantaggio degli investimenti privati. A capo di questa potente lobby dei signori del cemento, dal 1986, l’on. Giuseppe Zamberletti, più volte parlamentare Dc e sottosegretario all’interno e agli esteri ed ex ministro per la protezione civile e dei lavori pubblici. Studioso di tematiche militari ed armamenti, Zamberletti è certamente più conosciuto per il ruolo svolto da commissario straordinario dopo i terremoti in Friuli e in Irpinia; ma è pure invidiabile l’esperienza in materia di grandi infrastrutture, sia per il suo ormai ventennale impegno alla guida dell’IGI e sia perché da dieci anni è pure presidente del Forum europeo delle Grandi Imprese, uno degli interlocutori privilegiati della Commissione europea.
È forse per questo che dal 2002 l’on. Giuseppe Zamberletti è stato chiamato alla presidenza della Società Stretto di Messina, la S.p .A. interamente a capitale pubblico concessionaria della realizzazione del Ponte sullo Stretto. Per la più monumentale delle opere infrastrutturali previste in Italia si è ormai entrati nella fase cruciale: quest’estate saranno scelti il General Contractor a cui sarà affidata la realizzazione dell’opera e il Project Management Consulting che ne seguirà la progettazione definitiva.
Scelte delicatissime che il consiglio di amministrazione della Società Stretto di Messina dovrà prendere con la massima ponderazione, libero da condizionamenti o conflitti d’interesse. Avrebbe fatto pertanto bene, l’on. Zamberletti, a presentare le sue dimissioni da presidente IGI contestualmente alla presa funzione di presidente del Cda della Stretto di Messina. Sino ad oggi, però, non l’ha fatto. Del resto nessuno gliel’ha chiesto, neppure i rappresentanti delle forze politiche di opposizione. Eppure accanto al presidente della Società del Ponte compaiono nell’IGI quasi tutti i concorrenti alle gare per la realizzazione dell’opera.
In cordata per il Ponte
I membri del consiglio direttivo dell’Istituto Grandi Infrastrutture, innanzitutto. Vicepresidente vicario, il cavaliere Franco Nobili, trent’anni a capo della società di costruzioni Cogefar del Gruppo Gemina-Fiat entrata a far parte del colosso Impregilo, ed attuale membro del consiglio di amministrazione della Pizzarotti di Parma, azienda leader nella costruzione delle basi militari Usa e Nato in Italia. Ebbene, Impregilo e Pizzarotti sono concorrenti nella gara per l’aggiudicazione del General Contractor per il Ponte di Messina, la prima come capogruppo mandataria, la seconda come integrante della cordata “avversa” guidata dall’Astaldi di Roma. Franco Nobili ha pure ricoperto dal 1989 al 1993 la carica di presidente dell’IRI, l’istituto, poi liquidato, a capo dell’industria statale nazionale e di cui è stato direttore generale e membro del Collegio dei liquidatori l’odierno amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci. La stagione di Franco Nobili all’IRI ha coinciso, tra l’altro, con il piano di rilancio della controllata Società del Ponte, con la nomina alla presidenza del giornalista Nino Calarco (oggi presidente onorario della S.p.A.) e con l’inserimento nella finanziaria di un rilevante stanziamento annuale a favore della concessionaria.
Vicepresidenti del consiglio direttivo dell’Istituto Grandi Infrastrutture sono poi altri importanti manager di società e istituti bancari in gara per il business del Ponte: Salvatore Ricci per conto di Impregilo, Fabrizio Di Amato (Maire Engineering), Pietro Gian Maria Gros (Autostrade), Vittorio Morigi (C.M.C. – Cooperativa Muratori Cementisti di Ravenna) e Maurizio Pagani (Banca Intesa). La C.M .C. di Ravenna (Lega delle cooperative), ad esempio, fa parte dell’associazione temporanea d’imprese a guida Impregilo per la gara del General Contractor. Il gruppo Autostrade, in mano alla famiglia Benetton, compare invece tra i nuovi azionisti che hanno rilevato un significativo pacchetto di Impregilo per tentarne il salvataggio finanziario in vista di importanti commesse (oltre il Ponte sullo Stretto l’Alta Velocità ferroviaria, il Mose di Venezia, il Passante di Mestre e i megalotti per l’ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria). Un ruolo chiave nel tentativo di salvataggio della società leader delle costruzioni è stato giocato pure dall’altra dirigente IGI, Banca Intesa, holding creditrice di Impregilo per centinaia di milioni di euro, pure a fianco della famiglia Benetton nel controllo azionario di Autostrade S.p.A..
La società per cui Fabrizio Di Amato siede come vicepresidente dell’Istituto Grandi Infrastrutture, la Maire Engineering (ex Fiat Engineering) concorre invece al Ponte a fianco dell’Astaldi. Conti alla mano, alla direzione dell’istituto di Zamberletti siedono 4 uomini della cordata Ponte pro-Impegilo e 2 pro-Astaldi.
I signori dello Stretto
Ci sono poi le aziende di costruzioni e le banche solo “socie” IGI, senza cioè un loro rappresentante nel consiglio direttivo. Anche in questo elenco abbondano le società che concorrono su fronti opposti ai differenti bandi di gara per il Ponte sullo Stretto. Tra esse, ad esempio, la Società Italiana per Condotte d’Acque, maggiore partner di Impregilo per il General Contractor, più tre importanti gruppi che hanno fatto recentemente il loro ingresso nel suo capitale sociale: la Techint della famiglia Rocca; la Grassetto Lavori e la Milano Serravalle controllate dalla finanziaria Argos di Marcellino Gavio e dal costruttore siciliano Salvatore Ligresti. Ci sono poi, all’interno di IGI, l’Astaldi, capogruppo dell’associazione d’imprese che si contrappone a Impregilo, e le associate Grandi Lavori Fincosit e Vianini Lavori dell’imprenditore-editore Caltagirone.
I soci IGI pro-Astaldi possono inoltre contare, almeno sulla carta, su due importanti cooperative “rosse”: Coopsette e Iter - Cooperativa ravennate interventi sul territorio, affiliate entrambe al Consorzio Cooperative Costruzioni C.C.C. di Bologna, il maggiore partner di Astaldi nella gara per il Ponte. Un appoggio virtuale, s’intende, anche perché all’interno del consorzio di costruzioni non pare che tutti concordino sulla scelta delle alleanze per la realizzazione del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia. Un’altra socia della C.C.C. di Bologna, la C.M .C. di Ravenna, nel consiglio direttivo dell’Istituto Grandi Infrastrutture di Zamberletti, si è infatti schierata a fianco della “concorrente” Impregilo.
Nell’elenco dei soci IGI ci sono poi altre due holding bancarie con rilevanti interessi sul Ponte: Capitalia e Unicredit Banca Mediocredito. La prima vanta un determinante controllo azionario sia di Impregilo che di Astaldi. Di Capitalia è a sua volta azionista la Regione Siciliana che detiene anche una quota della Società Stretto di Messina (la Regione Siciliana siede con un proprio rappresentante in entrambi i consigli di amministrazione). Di Capitalia è pure azionista la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, presieduta dal professore Emmanuele Emanuele, sino a qualche giorno fa membro per conto della Regione Calabria del Cda della società del Ponte. Anche Unicredit è tra le creditrici ultramilionarie di Impregilo; sulla holding esercita un controllo azionario, tra gli altri, il gruppo Italmobiliare della famiglia Pesenti, azionista della Ses società editrice del quotidiano diretto dall’odierno presidente onorario della Stretto di Messina, Nino Calarco.
Sempre per restare in casa della società concessionaria dell’affare del secolo va rilevato che un’altra sua importante azionista, l’ANAS, compare nella lista soci dell’Istituto Grandi Infrastrutture a guida Zamberletti. Del Cda della Stretto di Messina è anche membro l’odierno direttore generale ANAS, Francesco Sabato.
Azionisti in gara
Due soci IGI, infine, si contendono la gara per il Project Management Consulting (PMC) che seguirà la progettazione definitiva del Ponte: Tecnimont, società d’engineering del gruppo Edison e principale partner di Impregilo nei lavori ferroviari dell’Alta Velocità ed Italferr, società d’ingegneria controllata al 98,5% dalle Ferrovie Italiane (quest’ultime, contestualmente, azioniste del 13% della Stretto di Messina che aggiudicherà la gara per il PMC).
In vista del bando per il Project Management, Tecnimont si è associata con Parsons Transportation Group inc., controllata dall’omonimo gruppo statunitense Parsons entrato nell’Ati con Impregilo per il General Contractor, “leader mondiale nella realizzazione di ponti sospesi”. La società d’ingegneria delle Ferrovie, da parte sua, insegue da tempo l’iter progettuale della megaopera: nel 1990, ad esempio, Italferr ha eseguito per conto della Stretto di Messina lo studio di fattibilità per il collegamento ferroviario del Ponte. Per concorrere alla gara del Project Management, Italferr ha scelto come partner Metropolitana Milanese, mentre la società francese Systra S.A. (che attraverso Financyere Systra ha rilevato nel 2001 l’1,5% del capitale azionario di Italferr), partecipa al bando da “concorrente” in associazione con Technital S.p.A..
Ad un raggruppamento guidato da Systra e comprendente le società Bonifica, Systra-Sotecni ed Ast Sistemi, il Cda della Stretto di Messina aveva aggiudicato tre anni fa la gara “per l’affidamento del servizio d’aggiornamento e integrazione dello studio di impatto ambientale del Progetto del Ponte e dei suoi collegamenti e la predisposizione della documentazione per l’accertamento di conformità urbanistica delle opere”. Si tratta dello studio criticato da più parti per la sua “superficialità” che fu comunque approvato da una speciale commissione istituita dal Ministero dell’Ambiente. Una vicenda su cui la Procura di Roma ha avviato un’inchiesta giudiziaria per accertare eventuali illeciti.
Come per Italferr, anche allora tra gli aggiudicatari di una gara per il Ponte comparve una società controllata direttamente da uno degli azionisti della Stretto di Messina. Si trattava di Ast Sistemi, una S.r.l. operante negli studi ingegneristici di cui è in buona parte titolare AST, l’Azienda Siciliana Trasporti controllata dalla Regione Siciliana, azionista di minoranza della Società dello Stretto. Una piccola quota azionaria di Ast Sistemi è pure in mano al Comune di Messina, l’ente che ha affidato proprio alla francese Systra la progettazione e la direzione dei lavori per la nuova linea tranviaria. Un’opera che sin dalla sua inaugurazione ha rivelato tutti i suoi limiti.
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