Astaldi o Impregilo: chi vincerà la gara per il Ponte sullo Stretto?
Dopo l’annuncio del ritiro del consorzio internazionale guidato dalla società austriaca Strabag AG, sono solo due i gruppi in gara per il general contractor del Ponte di Messina. Un confronto amichevole tra società che condividono affari e incroci azionari. In vista dei lavori si rafforza la partnership con famiglie ed imprese locali.
Sta accadendo un po’ di tutto. Un’inchiesta giudiziaria sull’infiltrazione di Cosa nostra negli appalti; un’altra indagine sulle omissioni dello studio di valutazione d’impatto ambientale; l’annuncio di un rinvio nell’aggiudicazione della gara per il general contractor; il ritiro dalla gara, inatteso, di una delle cordate internazionali più favorite.
Non sono giorni facili alla Stretto di Messina, la società che ha in mano la gestione dell’affare Ponte di Messina. Così si preferisce rinviare ogni decisione a fine maggio, quando, forse, sapremo quali saranno le società che si aggiudicheranno progetto finale e realizzazione del Ponte sullo Stretto.
Uscita di scena la concorrente Strabag-Risalto & C., restano in gara i consorzi guidati rispettivamente da Astaldi ed Impregilo, i due colossi italiani delle costruzioni. A favore della prima società giocherebbero una maggiore solidità finanziaria e la forza degli innumerevoli appalti conquistati recentemente nel Belpaese e in giro per il mondo. Contro Impregilo pesano poi le ombre dell’inchiesta giudiziaria aperta a Monza per falso in bilancio e il tracollo finanziario del gruppo Agnelli-Gemina-Fiat al timone di comando. Va tuttavia riconosciuto a quest’ultimo gruppo di essersi preparato a lungo e con dovizia di legami all’appuntamento con il Ponte sullo Stretto, sin dai tempi in cui Presidente del Consiglio era il professore Romano Prodi. Nonostante le denunce sulle innumerevoli violazioni dei diritti umani in Indonesia, nel 1997 i vertici della società di Sesto San Giovanni, in compagnia dei dirigenti della Stretto di Messina e dell’allora capo di governo si recarono congiuntamente dal dittatore Suharto per promuovere il manufatto ed ottenere l’incarico per un collegamento stabile tra le isole di Giava e di Sumatra.
Con questi presupposti non è semplice scommettere su chi otterrà la vittoria finale nella gara per il Ponte. Poco importa, in fondo. Al di là di scaramucce verbali, ricorsi amministrativi e finte o vere scalate, i due colossi sono facce della stessa medaglia: cresciuti a dismisura con le commesse statali, privilegiate e protette all’estero dai signori della malacooperazione allo sviluppo, talvolta disponibili ai patteggiamenti nel Mezzogiorno d’Italia con i poteri politici e criminali, Astaldi ed Impregilo si fingono contendenti in un duello che non avrà vittime sui marosi dello Stretto. È sufficiente un’occhiata ad incroci azionari, scoperture e megaprestiti bancari per rendersi conto che attorno alle due società ruotano holding e capitali finanziari di comuni e interdipendenti provenienze. Nei lavori a dighe ed infrastrutture viarie dei cinque continenti, Astaldi ed Impregilo concorrono congiuntamente condividendo immensi profitti e crimini socioambientali. Appena un mese fa le due società hanno deciso di partecipare insieme alla gara da 789 milioni di euro bandita dall`Anas per il general contractor che dovrà eseguire i lavori di uno dei maxilotti (il numero 7) di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, ultimo segmento di quel corridoio europeo che si vorrebbe prolungare con il Ponte sullo Stretto. E questo nonostante a fine 2004 alla società del gruppo Gemina-Fiat era stato aggiudicato un appalto da 500 milioni per i lavori del lotto numero 3 della stessa arteria autostradale, soffiandolo tra le polemiche proprio alla stessa Astaldi. Quest’ultima, tuttavia, aveva parato il colpo conquistando, sempre in punta dello stivale, un appalto per 500 milioni di euro per l’ammodernamento della statale 106 Ionica a due passi da Reggio Calabria. Comunque vada con il Ponte, le cordate a guida Astaldi e Impregilo resteranno così a guardia dei lavori dello Stretto.
Oltre agli impegni diretti ci sono poi i lavori in mano alle società partner che specie negli ultimi mesi hanno fatto man bassa in Sicilia delle commesse più allettanti. La spagnola Sacyr Vallehermoso ad esempio, consorziata Impregilo per il Ponte di Messina, si è aggiudicata nel novembre 2004 i lavori per il raddoppio ferroviario della tratta siciliana Palermo-Orleans-Carini (importo 665 milioni di euro). La Sacyr , che ha finanche annunciato di voler ossigenare la collega italiana con capitali freschi insieme alle famiglie Gavio-Rocca-Bonomi-Benetton, sempre in Sicilia concorre alla gara per il tratto ferroviario Fiumetorto-Cefalù-Ogliastrillo (307 milioni). Alla Pizzarotti S.p.A. di Parma, partner Astaldi e società leader nella realizzazione di aeroporti, basi e complessi USA e Nato, l’ANAS ha attribuito invece lo status di general contractor per i lavori della nuova autostrada Catania-Siracusa, una commessa di 473,6 milioni di euro.
Ci sono poi coloro che stanno stringendo le opportune alleanze con i probabili soggetti locali che si aggiudicheranno i lavori di supporto alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. La C.C .C. Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna, il colosso della Lega delle Cooperative, in cordata Ponte con Astaldi e Pizzarotti, dal prossimo mese condividerà al 50% i lavori per 37 milioni di euro della variante Castelnuovo-Garfagnana (Provincia di Lucca) con l’azienda tutta messinese della Demoter. Nata come società di movimentazione terra, la Demoter del geometra Carlo Borrella è divenuta un’azienda leader nel settore dei lavori pubblici e privati, ottenendo importanti appalti in Trentino, Toscana, Calabria e Sicilia. La Demoter è stata la subappaltatrice del consorzio Ferrofir (Astaldi-Di Penta-Impregilo) nella realizzazione della lunga galleria dei Peloritani tra Villafranca e Messina, predisposta appunto in vista del costruendo passante ferroviario per il Ponte sullo Stretto. Alla Di Penta, poi Astaldi, la Demoter di Carlo Borrella è subentrata nella realizzazione dello Stadio San Filippo di Messina inaugurato in fretta e furia per ospitare gli incontri casalinghi del Football Club Messina neopromosso in serie A.
Ad un’associazione temporanea composta dalla Demoter e dalla Itaca S.r.l. del gruppo Mancuso di Brolo (società di costruzioni che ha realizzato a Messina buona parte dei complessi abitativi della locale Lega delle Cooperative), la Pizzarotti di Parma ha assegnato lavori per 5,2 milioni di euro per la costruzione del cosiddetto “Residence Mineo” destinato ad ospitare 400 alloggi familiari per il personale americano in forza alla base nucleare di Sigonella. Un filo rosso quello dello scalo militare aeronavale alle porte di Catania, segnato a fine anni ’90 dall’appalto assegnato dal Pentagono alla C.M.C. di Ravenna a danno di Impregilo che pure aveva offerto due miliardi di vecchie lire in meno della cooperativa della Lega. Oggi per il Ponte le “alleanze” appaiono invertite: la Cooperativa Muratori & Cementisti-C.M.C. è partner del colosso di casa Fiat e chissà per quale strano gioco del destino si trova a gareggiare proprio contro la C.C .C. di Bologna, di cui la cooperativa ravennate è una delle 240 associate e certamente tra la più importanti.
Un filo rosso, pertanto, che parte dalla militarizzazione dell’isola e che arriva oggi proprio sullo Stretto. Rosso e non solo però. Anche per il Ponte, come lo è stato per il business dei rifiuti e dei termovalorizzatori in Sicilia, si è creata infatti una virtuosa alleanza trasversale che accomuna sinistra, centro ed estrema destra. La “Demoter demolizioni terra” e la “Ingegneria e Finanza” del geometra Borrella, sono infatti partner a Messina della società mista di trasformazione urbana “Il Tirone S.p.A”, che vede una quota del capitale nelle mani della Garbali-Conicons S.p.A., azienda con sede a Mondovì che ha fatto il pienone dei lavori per la realizzazione delle infrastrutture per le Olimpiadi invernali di Torino 2006 e che tra i membri del proprio C.d.a. vede il dottore Paolo Sabatini, consigliere della Gemina ed amministratore delegato della Promozione e Sviluppo S.p.A. del gruppo Impregilo.
La società mista “Il Tirone” è una creatura dell’amministrazione comunale (decaduta) di centrodestra, la quale detiene direttamente il 30% del capitale azionario e sembra non temere la “vicinanza” del geometra Borrella con le cooperative “rosse”. Le giunte degli ex sindaci Salvatore Leonardi (oggi presidente della Provincia di Messina) e Giuseppe Buzzanca (coordinatore provinciale di An) hanno assegnato un gran numero di lavori di somma urgenza alle società del gruppo Borrella. Il geometra Carlo è poi socio - attraverso la “Iniziative Immobiliari S.r.l.” - della società contenitore “Opera prima”, insieme alla Gest-Comm (amministrata da Andrea Lo Castro, legale di fiducia del dottore Buzzanca e degli uomini guida di An) e alla Zilch Finanziaria, una società a responsabilità limitata che appartiene per un 25% alla Fi.Pe. S.p.A. della famiglia Franza, a capo della navigazione dello Stretto e di un impero finanziario che ha nell’F.C. Messina Calcio la sua migliore vetrina.
Il nome del geometra Borrella compare pure nel C.d.a. della società “Due Torri”, che secondo il quotidiano “Repubblica” starebbe dietro il tentativo di acquisizione a Capo Peloro di terreni che potrebbero essere oggetto di espropriazione in vista della costruzione del Ponte sullo Stretto. Un ulteriore possibile affare per le famiglie della borghesia imprenditrice messinese che vedrebbe accanto al titolare della Demoter, Vincenzo Cambria, il figlio di quel Francesco che fu socio di maggioranza delle esattorie siciliane dei cugini mafiosi Nino e Ignazio Salvo, e il commercialista Salvatore Cacace, massone del Grande Oriente d’Italia e membro del collegio sindacale della Società Editrice S.E.S. e della Gazzetta del Sud-Calabria S.p.A..
Astaldi o Impregilo, allora? Non importa. Chiunque ce la farà a spuntarla nella gara per il general contractor, sarà sempre la Messina che conta, quel potere oligopolistico e trasversale che governa da sempre le sorti dello Stretto, a festeggiare il cataclisma ecologico e sociale del Ponte tra Scilla e Cariddi.
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