Caccia italiani di Leonardo-Finmeccanica per l’infinita guerra in Nagorno-Karabach

 


La prossima guerra per il controllo della regione del Nagorno-Karabach nel Caucaso meridionale si combatterà con i caccia prodotti in Italia dal gruppo Leonardo-Finmeccanica.

Alla vigilia dell’esplosione dell’ennesimo conflitto tra Armenia e Azerbaijan che ha già causato la morte di centinaia di civili, il 20 febbraio 2020 l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo e il ministro della Difesa del regime azero Zakir Hasanov, hanno sottoscritto una Dichiarazione d’Intenti in vista di un più articolato accordo di cooperazione industriale per la fornitura alle forze armate del paese caucasico di caccia-addestratori avanzati Alenia Aermacchi M-346 “Master” da produrre in Italia.

L’intesa è stata raggiunta in occasione della contestuale visita in Italia del Presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev. Le trattative per la commessa dei caccia di Leonardo-Finmeccanica era stata avviata nell’autunno 2018; secondo indiscrezioni circolate nella stampa azera, le autorità militari nazionali avrebbero ordinato una decina di velivoli con un’opzione per altri 15. “Quello con Leonardo sarà un accordo davvero importante”, ha riportato Ilham Aliyev sul sito web ufficiale della Presidenza della Repubblica dell’Azerbaijan. “Esso consentirà di aprire una nuova pagina nella nostra collaborazione e di modernizzare ancora di più la nostra infrastruttura difensiva, una delle mie priorità di governo”.

Progettato per l’addestramento dei piloti dei cacciabombardieri di quinta generazione come l’Eurofighter “Typhoon” (prodotto dal consorzio europeo Leonardo - Airbus Group - Bae Systems) e l’F-35A Joint Strike Fighter di Lockheed Martin, l’M-346 “Master” è già stato acquistato dalle forze armate di Italia, Singapore, Israele e Polonia. In Azerbaijan sostituirà gli obsoleti caccia-addestratori L-29 “Delfin” e Aero L-39C “Albatros”; insieme ai velivoli sarà acquisito il Ground Based Training System, un sistema integrato che consentirà agli allievi pilota di familiarizzare con le procedure addestrative e anticipare a terra le attività che saranno poi sviluppate in volo.

Come anticipato da Ares Osservatorio Difesa in un articolo pubblicato il 25 febbraio 2020, l’ordine dell’Aeronautica azera non si limiterebbe alla versione da addestramento dell’M-346, ma sarebbe prevista anche quella per l’attacco aereo. “In questo modo gli azeri potrebbero implementare i missili da crociera turchi della Roketsan SOM-B1 appena acquistati e modernizzare di conseguenza la componente aerotattica”, ha spiegato Ares. Anche nel caso della vendita dei velivoli ad Israele, i “Master” sono stati convertiti per gli attacchi contro obiettivi terrestri e navali. “Per la sua flessibilità, il velivolo M-346 può essere configurato come un accessibile advanced defence aircraft per ruoli operativi”, spiegano i manager dell’holding italiana. “Dall’inizio del programma esso è stato concepito anche con l’obiettivo di fornire un aereo da combattimento multiruolo molto capace, particolarmente adatto per l’attacco a terra e di superficie compreso il CAS (Close Air Support), COIN (COunter INsurgency) o anti-nave, nonché le missioni di polizia aerea”.

Sempre secondo Ares Osservatorio Difesa, nel corso dei recenti colloqui con Leonardo-Finmeccanica, l’Azerbaijan avrebbe mostrato interesse anche all’acquisto del nuovo convertiplano Augusta-Westland AW609, velivolo da guerra a decollo e atterraggio verticale già ordinato dalle forze armate degli Emirati Arabi Uniti.

Nella regione contesa del Nagorno-Karabakh auspichiamo una de-escalation”, aveva dichiarato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a conclusione della sua missione a Bruxelles, il 2 ottobre scorso. “Tutti i soggetti coinvolti devono evitare una spirale di violenza, un conflitto militare che ovviamente non può giovare alle popolazione interessate né a nessuno. Dobbiamo soprattutto evitare che ci siano interventi esterni che possano complicare ancor di più e cristallizzare questo conflitto”. Sagge considerazioni quelle del premier, peccato che nessuna forza politica in Italia abbia ricordato che appena otto mesi il governo aveva brindato per il nuovo accordo multimilionario della grande holding a capitale pubblico per la produzione di sistemi di morte, nonostante fosse chiaro a livello mondiale che il partner azero si avviasse ad un nuovo conflitto in Nagorno-Karabach.

Una pesante ingerenza italiana nella pluridecennale contesa tra Azerbaijan e Armena che non è invece sfuggita ai media e alle autorità di Yerevan. Il 15 ottobre PanArmenian.Net ha dedicato un lungo articolo all’affaire M346. “Leonardo S.p.A., una scoietà italiana specializzata nel settore aerospaziale, della difesa e della sicurezza sta pianificando di consegnare i caccia d’attacco M-346FA a un cliente internazionale, molto probabilmente all’Azerbaijan”, riportava l’organo di stampa. “L’Azerbaijan sta programmando di acquistare il caccia nella versione d’attacco. Se è fuori di dubbio che l’Azerbaijan acquisterà il caccia italiano, li utilizzerà scuramente per non colpire non solo obiettivi militari in Nagorno-Karabakh ma anche la popolazione civile che vive nella zona di conflitto”.

La cooperazione industriale-strategica tra il regime azero e Leonardo-Finmeccanica ha preso il via nel 2012 con la vendita alla compagnia aerea nazionale di 10 elicotteri prodotti da Augusta Westland (società controllata da Leonardo) per il trasporto offshore e del personale VIP, i servizi medici d’emergenza, la ricerca e il salvataggio. L’1 marzo 2017, alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, l’allora amministratore delegato di Leonardo, Mauro Moretti, firmò a Baku un accordo con la società petrolifera statale azera SOCAR per “incrementare la sicurezza fisica e cyber delle infrastrutture per gli approvvigionamenti energetici e garantire maggiore efficienza alle attività della società azera attraverso le tecnologie di Leonardo”.

Al centro dell’accordo, in particolare, la “sicurezza” del nuovo gasdotto in via di realizzazione da parte di SOCAR che consentirà di far arrivare in Europa oltre 20 miliardi di metri cubi l’anno di metano azero. Lungo oltre 4.000 km., il gasdotto partirà dal Caucaso meridionale, attraverserà la Georgia (tratto Scpx), quindi la Turchia (Tanap), la Grecia e l’Albania per arrivare in Puglia (Tap). Tra le aziende italiane partner di questo maxi-progetto energetico spicca in particolare il gruppo Snam S.p.A. di San Donato Milanese, mentre in qualità di sub-contractor compaiono ENI, Maire Tecnimont e Saipem.

Attualmente l’Italia è il principale partner commerciale dell’Azerbaijan (l’interscambio è stimato in sei miliardi di euro l’anno) nonché il primo destinatario dell’export petrolifero della repubblica caucasica. Il Ministero degli Affari Esteri stima che siano oltre 3.000 le imprese italiane che hanno investito nell’economia azera; Eni e il gruppo bancario Unicredit avrebbero da soli interessi in Azerbaijan per quasi 600 milioni di dollari.

Nel corso della visita a Roma - lo scorso febbraio - del presidente Ilham Aliyev, oltre all’intesa con Leonardo-Finmeccanica per i caccia M-346, il governo azero ha sottoscritto altri 16 accordi di partenariato con l’Italia nel settore tecnologico, commerciale, energetico, agroindustriale e manifatturiero. Oltre che dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Ilham Aliyev è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dalla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, da quello della Camera dei Deputati Roberto Fico, dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dalla sindaca di Roma Virginia Raggi. Una missione in terra italica quella del capo di stato azero che il Capo del dipartimento Politica estera della Repubblica caucasica, Hikmat Hajiyev, ha definito “fondamentale” per “dare una sferzata alla nostra cooperazione economica”. “L’Italia è un partner strategico importante dell’Azerbaigian nell’Unione europea e il dialogo politico è basato sulla comprensione e il rispetto reciproco e ci sosteniamo a livello internazionale vicendevolmente”, ha aggiunto Hajiyev. Rispetto e sostegno che Roma non sta facendo mancare neanche in questi mesi segnati da violenti bombardamenti nel martoriato Nagorno-Karabach.

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