Precipitano droni di guerra nei mari siciliani
Gli
attivisti no war siciliani avevano inutilmente lanciato l’allarme da tempo ma
alla fine i test sperimentali dei droni militari P.1HH HammerHead di Piaggio
Aerospace dall’aeroporto “Cesare Toschi” di Trapani Birgi hanno mostrato tutta la loro
pericolosità per il traffico aereo e le popolazioni che vivono tra Trapani, Marsala
e le isole Egadi. Nella tarda mattinata di martedì 31 maggio un prototipo del
velivolo senza pilota (UAV - Unmanned
aerial vehicle) è precipitato in mare a 5 miglia a nord dell’isola
di Levanzo, una ventina di minuti dopo dopo
essere decollato dallo scalo di Birgi. “Non si sono registrati
danni a persone o cose e subito dopo l’incidente abbiamo attivato una commissione interna per accertarne le cause in
collaborazione con le autorità competenti”, hanno dichiarato i manager di
Piaggio Aerospace.
Sempre
secondo la società produttrice, il sistema a pilotaggio remoto P.1HH HammerHead può “operare anche
su aree densamente popolate in
quanto derivato da un aeroplano civile certificato, il Piaggio P-180”. Peccato
però che quello accaduto qualche giorno fa non è il primo “inconveniente” al
nuovo drone che Piaggio, in collaborazione con Leonardo-Finmeccanica e l’Aeronautica
militare italiana, testa in Sicilia occidentale dal novembre 2013. Il 19 marzo 2015, un P.1HH uscì fuori pista durante le prove di rullaggio,
causando la temporanea chiusura per motivi di sicurezza dell’aeroporto di
Trapani Birgi e il dirottamento dei voli sullo scalo di Palermo - Punta Raisi. Le
prove sperimentali dei droni hanno causato altri gravi disagi al traffico aereo,
come rilevato dal personale delle compagnie che operano da Birgi.
Il velivolo
precipitato al largo di Levanzo del valore di oltre 30 milioni di euro era
l’unico dimostratore abilitato al volo nell’ambito del programma di acquisizione
da parte del ministero della Difesa di tre sistemi P.1HH (sei
velivoli e tre stazioni controllo terrestre), la cui consegna dovrebbe completarsi entro la fine dell’anno. L’HammerHead è
il primo velivolo a pilotaggio remoto della tipologia MALE (Medium Altitude Long Endurance)
progettato e costruito interamente in Italia. Il drone può raggiungere la quota
di 13.700 metri e volare ininterrottamente per 16 ore, ad una velocità massima
di 730 km/h. “Il drone è stato progettato per missioni di pattugliamento, sorveglianza,
ricognizione, acquisizione e analisi dati e per rispondere alle più diverse
minacce: dagli attacchi terroristici fino alla lotta all’immigrazione
clandestina, alla protezione delle zone economiche esclusive, dei siti e delle
infrastrutture critiche, ecc.”, spiegano i manager di Piaggio. “Le
apparecchiature montate sul P.1HH lo rendono idoneo per la sorveglianza dei
confini e di spazi aperti, ma anche per l’individuazione di specifici obiettivi,
e per il monitoraggio ambientale di zone disastrate da catastrofi”. Il drone
può tuttavia essere convertito in uno spietato sistema-killer in quanto i radar
e i visori a raggi infrarossi prodotti da Selex ES (Finmeccanica) gli
consentono d’individuare l’obiettivo, anche in movimento, e di
fornire le coordinate per l’attacco aereo o terrestre con missili e bombe a
guida di precisione (il velivolo stesso può trasportare sino a 500 kg di
armamenti).
Oltre che da Trapani Birgi i
velivoli prodotti da Piaggio decollano per le loro prove sperimentali anche
dall’aeroporto sardo di Decimomannu.
Stando al calendario delle esercitazioni a fuoco previste nell’isola per il 2016,
i tecnici dell’azienda sono impegnati da un paio di mesi nei poligoni di Capo
San Lorenzo e Perdasdefogu per i test di “validazione del P1.HH – Attività EWRT, Safe separation
simulacri (10) tipo MK81”,
verificando così le capacità di sganciamento dagli UAV di bombe da 250 libbre a
guida laser ed infrarosso.
Oltre che dall’aeronautica
militare italiana, i droni P.1HH Hammerhead sono
stati ordinati dalle forze armate degli Emirati Arabi Uniti. Lo scorso mese di
marzo, Piaggio Aerospace ha annunciato la firma di un contratto, per un valore
di 316 milioni di euro, con ADASI (Abu Dhabi Autonomous Systems Investments)
per otto velivoli a pilotaggio remoto, forniti di telecamere EO/IR
(Electro-Optical Infra-Red), radar e sistemi di comunicazione avanzati. Il
contratto comprende anche il supporto logistico integrato e l’addestramento alle operazioni di volo da parte dei
tecnici dell’azienda produttrice. L’assemblaggio dei velivoli avverrà
all’interno del grande stabilimento Piaggio di Villanova d’Albenga (Savona), inaugurato
il 7 novembre 2014 alla presenza del Presidente del consiglio Matteo Renzi e
della ministra della Difesa Roberta Pinotti.
In
verità di “italiano” la Piaggio Aerospace ha ormai ben poco, essendo stata
interamente acquisita da Mubadala Development Company, la società di
investimenti del governo di Abu Dhabi che è oggi una dei partner strategici del colosso statunitense
Lockheed Martin (noto in Italia per essere il produttore dei cacciabombardieri
di ultima generazione F-35 e del sistema di telecomunicazioni satellitari MUOS).
Fondata nel 2002 per diversificare le attività economiche,
finanziarie e industriali dell’Emirato, la Mubadala Development Company è
presieduta dallo sceicco Mohamed Bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di
Abu Dhabi e vicecomandante supremo delle forze armate.
L’incidente del drone in
Sicilia è avvenuto nelle stesse ore in cui si teneva a Roma un incontro tra le
organizzazioni sindacali, il ministero dello Sviluppo economico e i manager di
Piaggio Aerospace con oggetto la grave crisi industriale e occupazionale che ha
investito l’azienda (oltre 345 i cassaintegrati nei due siti liguri di Villanova d’Albenga e Sestri Ponente). “La
caduta in mare del P.1HH non può mettere in discussione i risultati
dell’evoluzione svolta fino ad oggi sul drone dalla Piaggio”, ha dichiarato il segretario
generale della Uilm di Genova, Antonio
Apa. “Ovviamente Uilm è in attesa di verifiche sulle cause che hanno
determinato tale incidente ma in ogni caso riteniamo che vadano salvaguardati
gli assetti industriali e tutelata l’occupazione dei lavoratori”. Più pessimistiche
le considerazioni della segreteria
generale Fiom. “Piaggio non vuole chiedere la proroga della cassa integrazione
e siamo vicini ad una crisi irreversibile e al fallimento, mentre la prospettiva
di salvataggio dell’azienda da parte di Finmeccanica, che sembrava interessata
ad investire sui velivoli senza pilota ma non sulla società, è distante e
utopica”, spiega l’organizzazione dei metalmeccanici Cgil. Ancora una volta il
complesso militare industriale si conferma un’ottima opportunità per moltiplicare
gli affari e i profitti di finanzieri e speculatori di borsa, ma un modello di produzione
destinato ad espellere nei prossimi anni la stramaggioranza dei suoi occupati.
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