Genovese, Rinaldi, le mogli, gli amici e i corsi del Pd-Pdl


“Una inspiegabile commistione nella gestione di enti di formazione con diversa personalità giuridica, ma che hanno in comune la riconducibilità ad un unico clan politico-familiare”. Non usano mezze misure gli inquirenti della Procura della Repubblica di Messina che indagano sulla fittissima rete parentale, amicale e clientelare sviluppatasi grazie al business dei corsi di formazione gestiti dagli enti vicini all’on. Francantonio Genovese, parlamentare Pd della Sicilia orientale.

Figlio dell’ex senatore Dc Luigi Genovese e nipote dell’otto volte ministro Antonino Gullotti, Francantonio Genovese è uno dei politici più influenti dell’Isola. Già presidente nazionale del Movimento giovanile della Dc, deputato all’Assemblea regionale siciliana con la Margherita-Ppi nel 2001, quattro anni più tardi è stato eletto sindaco di Messina con una coalizione di centrosinistra. Annullato il verdetto elettorale dal TAR, nel 2008 Genovese ha fatto ingresso alla Camera dei deputati; il febbraio di quest’anno è stato riconfermato deputato dopo aver stravinto le primarie del partito in provincia di Messina con 19.590 preferenze, un record nazionale. Ma l’on. Genovese è innanzitutto un uomo d’affari con interessi che spaziano dalla finanza alle telecomunicazioni e internet, dal settore immobiliare e delle costruzioni a quello turistico-alberghiero, dalla ristorazione alla navigazione. Il suo nome compare nei consigli d’amministrazione di quasi tutte le società del gruppo Franza, la holding più potente nell’area dello Stretto.

“Il gruppo Genovese gode di una rete formidabile di copertura; non vi è settore, spazio, angolo dell’amministrazione e dei pubblici poteri che sfugga al suo possibile controllo”, scrivono i magistrati. Una rete ultraramificata che ha come punti nodali da un lato alcuni tra i più importati enti di formazione accreditati dalla Regione siciliana e dall’altro numerose società “con una marcata impronta familiare” che erogano servizi ai primi. Un sistema che ha consentito di rafforzare la leadership dell’on. Genovese all’interno dei democratici e dell’intera classe politica siciliana. “Potendo gestire un rilevante numero di posti di lavoro e cospicui capitali pubblici – spiegano gli inquirenti - gli enti in questione si trasformano in una imponente macchina elettorale e alimentano un vasto bacino di voti”.

L’inchiesta della Procura sui corsi di formazione professionale è sfociata nel luglio 2013 in una decina di ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di alcuni dei più stretti congiunti e sodali del parlamentare Pd e finanche di alcuni ex colonnelli “antagonisti” di Alleanza nazionale. Ai domiciliari sono finiti in particolare le due ultime first ladies di Messina, Daniela D’Urso e Chiara Schirò, moglie la prima dell’ex sindaco An-Pdl Giuseppe Buzzanca e la seconda dell’on. Francantonio Genovese; Melino Capone, responsabile dell’ente di formazione ANCOL (Associazione Nazionale delle Comunità di Lavoro) ed ex assessore comunale alle politiche del lavoro e alla mobilità urbana nella giunta di centrodestra di Buzzanca; il fratello Natale Capone, direttore amministrativo di ANCOL; Concetta “Cettina” Cannavò, a capo della segreteria politica dell’on. Genovese, nonché amministratrice e consigliere in diverse società riconducibili al parlamentare; Elio Sauta, già presidente dell’Istituzione dei servizi sociali di Messina, consigliere comunale del Pd sino alla primavera del 2013 e grande amico di Genovese; Graziella Feliciotto, imprenditrice, formatrice e moglie di Elio Sauta; l’imprenditore Natale Lo Presti; Nicola Bartolone, originario di Roitlingen (Germania) ma residente a Montalbano Elicona dove è consigliere comunale di maggioranza. Ai destinatari dei provvedimenti vengono contestati una serie di reati che vanno dall’associazione a delinquere al peculato, al falso in bilancio, alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate a progetti formativi. L’autorità giudiziaria ha inoltre sospeso dalle proprie funzioni Carmelo Isaja (nato a Messina ma residente a Malfa), dipendente dell’Ispettorato del Lavoro che avrebbe rivelato ad uno degli indagati l’imminente effettuazione di un controllo da parte dei funzionari della Regione siciliana.

La formazione di casa Pd-Genovese

Cinque dei dieci destinatari dell’ordine di custodia cautelare hanno in tasca la tessera del partito democratico: Chiara Schirò ed Elio Sauta ovviamente; Concetta Cannavò che è pure tesoriera provinciale (dimissionaria) del Pd; Graziella Feliciotto e Nicola Bartolone. Per loro, ma solo dopo le manette, è stata richiesta dal segretario regionale Giuseppe Lupo la sospensione da incarichi di organismi e dall’anagrafe degli iscritti del partito. Graziati invece gli onorevoli Francantonio Genovese e Franco Rinaldi, iscritti nel fascicolo al registro generale delle notizie di reato n. 7696 del 2011 e per cui il 9 maggio 2013 è stata chiesta una proroga delle indagini per altri sei mesi (i reati ipotizzati spaziano dall’associazione per delinquere al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, con l’aggravante prevista dall’art. 61 n. 2 del codice penale, cioè l’averli commessi per eseguirne od occultarne altri). Tra gli indagati non destinatari di provvedimento di arresto ci sono pure Roberto Giunta (impiegato dell’on. Genovese ed ex dipendente del gruppo parlamentare della Margherita) e il commercialista originario di Milazzo, Salvatore Natoli, consigliere comunale di maggioranza ad Acquedolci (Me).

Al centro delle indagini dirette dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai pm Camillo Falvo, Fabrizio Monaco ed Antonio Carchietti, le presunte modalità illecite di gestione dei corsi di formazione professionale. “In Sicilia i corsi vengono realizzati dall’Amministrazione regionale sulla base di finanziamenti propri, statali e comunitari per il tramite di enti privati esercenti una funzione pubblica”, spiegano gli inquirenti. “Queste attività però si sono trasformate spesso in sistematiche operazioni di sottrazione di denaro pubblico”, in evidente contrasto con i fini d’inclusione sociale delle persone svantaggiate per cui sono stati attivati in ambito europeo. Negli ultimi sette anni il Piano Operativo Regionale (POR) del Fondo Sociale Europeo ha previsto per i corsi un budget dell’ordine di 2,1 miliardi di euro. Per i progetti in Sicilia l’ultimo bando triennale ha elargito finanziamenti per più di 850 milioni. Un business smisurato che ha alimentato gli appetiti di quasi tutti i gruppi politico-imprenditoriali (di governo e opposizione): oggi nell’Isola ci sono più di 1.600 enti accreditati per la gestione di attività formative, quasi cinque volte più che nelle altre grandi regioni d’Italia. Della stramaggioranza dei corsi nessuno valuta la congruità dei costi, i risultati finali, le modalità di spesa e fatturazione. Può così capitare che per interventi sostanzialmente identici, i costi orari per singolo corsista possano variare da un minimo di 71 euro a punte massime di 241.

Soldi, soldi, soldi e pacchi di voti

Le indagini hanno accertato prestazioni totalmente simulate e sovrafatturazione delle spese da parte degli enti. Per appropriarsi del denaro pubblico, in molti casi gli indagati hanno acquistato beni o servizi apparentemente destinati allo svolgimento dei corsi a prezzi ampiamente superiori a quelli realmente praticati sul mercato, rivolgendosi ad aziende dagli stessi direttamente o indirettamente controllate. In altri casi, hanno adoperato lo schema classico della triangolazione: il bene veniva acquistato per il tramite di un’azienda controllata e quindi rivenduto o noleggiato all’ente di formazione, lucrando sulla differenza. Infine è stato dato vita all’illecito meccanismo della fornitura “totalmente” fittizia di servizi, principalmente le pulizie di locali e uffici “apparentemente prestati da aziende verosimilmente non operanti nel settore”. Tra le finalità più o meno occulte della “formazione” la propaganda elettorale e la creazione di fedeli clientele, in una logica di reciproco scambio enti-politici di riferimento, fondamentali questi ultimi per ottenere gli accreditamenti e i fondi della Regione siciliana. “La possibilità di gestire un numero rilevante di posti di lavoro e di erogare emolumenti, nell’ambito dei progetti formativi, che spesso costituiscono l’unica forma di ammortizzatore sociale per soggetti disoccupati, evolve in una potente macchina di consenso politico-elettorale”, scrivono gli inquirenti nell’informativa inviata alla procura di Messina. “Questa priorità non solo è emersa dalle dichiarazioni rilasciate alla trasmissione Report di RaiTre del 21 ottobre 2012 dal deputato regionale Franco Rinaldi, ma è palesata dal dato elettorale: lo testimoniano le 18.613 preferenze (su 74.448 della lista del Pd) ottenute dallo stesso alle ultime regionali, nonché le quasi 20.000 preferenze ottenute alle primarie del Pd dal cognato Francantonio Genovese – di cui 200 su 212 votanti ottenute nel seggio all’uopo allestito nella sede dell’ente di formazione ARAM – che hanno poi consentito una facile rielezione alla Camera nelle recenti elezioni politiche”.

“Colui che gestisce e coordina tutte le attività, in posizione di promotore e coordinatore dell’organizzazione è certamente Elio Sauta”, scrivono i magistrati nell’ordinanza contro i big della formazione in salsa peloritana. “Lo stesso Sauta interviene in quasi tutte le condotte fraudolente. Egli distraeva i fondi e i beni erogati, relativi a progetti finanziati nell’ambito degli avvisi della Regione siciliana e se ne appropriava in modo sistematico”. Sempre per gli inquirenti, l’organizzazione del Sauta “sostenuta dal gruppo Genovese, si apprezza come un’autentica macchina che instancabilmente costruisce illeciti allo scopo di ottenere denaro”, mentre contestualmente è impegnata nella “costruzione di altre falsità documentali per aggiustare i conti, inserendo ad esempio le buste paga e definendo i pagamenti, benché gli stessi per espressa ammissione degli interessati, non siano mai avvenuti”. Non secondario il ruolo assunto dalla moglie di Sauta, Graziella Feliciotto, socia e formatrice degli enti filo-Pd ed ex dipendente dell’Enaip, l’ente di formazione professionale delle Acli. “La Feliciotto si è sistematicamente prestata – probabilmente sotto le direttive del marito – ad impersonare i diversi ruoli necessari alla realizzazione delle varie condotte illecite, operando, di volta in volta, quale amministratore o legale rappresentante dell’una o dell’altra società impiegata per le materiali distrazioni”.

Elio Sauta gode di appoggi e amicizie ovunque, specie all’interno degli uffici deputati al controllo degli enti di formazione, come ad esempio l’Ispettorato del lavoro di Messina diretto da Venerando Lo Conti. Ha una vocazione per l’imprenditoria e la finanza simile a quella dell’amico-parlamentare che, insieme al commercialista Andrea Raffa, vorrebbe comunque coinvolgere per acquistare il prestigioso Istituto “San Luigi” di Viale Regina Margherita, Messina (valore sette milioni di euro). Le relazioni amicali di Sauta non trascurano comunque gli uomini del centrodestra locale, primi fra tutti l’on. Giuseppe Buzzanca o l’ex assessore comunale alle politiche finanziarie Orazio Miloro. Eccellenti pure i rapporti con il mondo accademico. Consigliere dal dicembre 2001 del Consorzio universitario per l’Ateneo della Sicilia occidentale con sede a Trapani, Elio Sauta ha dato vita insieme all’ARAM, l’Università degli studi e il Comune di Messina (sindaco Genovese) al master universitario in Economia del sistema agroalimentare (direttore il prof. Maurizio Lanfranchi, componente del comitato tecnico scientifico Elena Schirò, moglie dell’on. Franco Rinaldi e cognata dell’on. Genovese). E nel febbraio 2013, in piena tempesta giudiziaria sulla formazione professionale, i direttori e il commissario straordinario del Policlinico universitario “Gaetano Martino” di Messina hanno stipulato una convenzione per la realizzazione di eventi formativi con l’ente presieduto da Elio Sauta. Mesi prima la procura di Messina aveva formalizzato nei suoi confronti l’accusa di truffa, abuso d’ufficio e peculato per l’emanazione di un ordine di pagamento superiore a quello dovuto, ai tempi in cui sedeva a capo dell’Istituzione per i servizi sociali.

Corsi d’oro per sorelle, cognati, segretarie e nipoti

Due i principali centri di formazione professionale di area Genovese-Rinaldi finiti sotto la lente d’ingrandimento dei giudici: l’ARAM (Associazione per la Ricerca nell’Area Mediterranea) e la LUMEN Onlus (Libera Università Mediterranea di Naturopatia), entrambe con sede legale a Messina ma con filiali “educative” sparse in tutta la Sicilia. Costituita il 20 giugno 1996, l’ARAM è presieduta da Elio Sauta e ha in organico più di un centinaio di dipendenti, alcuni dei quali attivi - come il presidente - nelle competizioni politiche-elettorali: gli ex consiglieri comunali Pd Giacomo Caci e Gaetano Caliò (quest’ultimo transitato nell’Udc del ministro Giampiero D’Alia). Altri, paradossalmente, risultano essere stretti congiunti di (ex) parlamentari del Polo delle libertà (Veronica Marinese, figlia dell’on. Ignazio Marinese e cugina del commercialista palermitano Dore Misuraca, deputato della Camera nella scorsa legislatura). Ci sono pure i congiunti di importanti sindacalisti come ad esempio Fabio Salerno, dipendente della sede ARAM di Palermo, nipote del segretario regionale della Uil scuola-formazione Giuseppe Raimondi, amico personale di Elio Sauta e Daniela D’Urso (moglie di Giuseppe Buzzanca). “Ma anche altri soggetti che operano per l’organizzazione sul fronte della formazione hanno ricoperto cariche pubbliche o hanno incarichi di partito”, riporta l’informativa della Questura di Messina. Tra i nomi, in particolare, quello di Salvatore La Macchia (originario di San Piero Patti), dipendente Pd secondo l’Inps, già amministratore delegato dell’AtoMe3 e che da ultimo ha ricoperto l’incarico di dirigente esterno presso la Regione Siciliana – Dipartimento formazione professionale, nella segreteria dell’ex assessore Mario Centorrino, “anch’egli molto vicino a Genovese”. Per La Macchia, poco più di un mese fa la procura ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte irregolarità nelle convenzioni stipulate dall’Ato con le cooperative sociali nel biennio 2006-07.

La fondazione della LUMEN risale invece all’agosto 1993 e da allora la connotazione genovesiana è stata impeccabile. Alla data del 17 giugno 2005 il consiglio direttivo risultava composto da Concetta Cannavò, presidente; Elena Schirò, segretaria-tesoriera; Graziella Feliciotto, vicepresidente. L’1 dicembre 2007 Elena Schirò veniva promossa a presidente del Cda. Vicepresidente veniva nominato Francesco Sauta (figlio di Elio Sauta), mentre segretaria-tesoriera Concetta Cannavò. A seguito del fragore per l’inchiesta sulla formazione, il 14 dicembre 2012 si è insediata alla presidenza di LUMEN l’ingegnere Marilena Maccora, sorella dell’avv. Vincenza Maccora, sindaca del Comune di Sinagra in quota Pd e consulente legale della Calaservice Srl, società immobiliare dell’on. Genovese e i cui amministratori sono stati nel tempo l’on. Franco Rinaldi, la moglie di quest’ultimo Elena Schirò, Concetta Cannavò e Giovanna Schirò.

“Gli enti ARAM e LUMEN Onlus appaiono comunque correlati in ragione dei soggetti coinvolti nella gestione e delle cointeressenze economiche”, annotano i magistrati. Uomo-cerniera tra le due Onlus l’immancabile consigliere comunale Sauta, il quale, ad esempio “si interessava per il rilascio di polizze fideiussorie non solo a favore dell’ARAM, ma anche della LUMEN nonché, verosimilmente necessarie per ottenere l’erogazione degli acconti sugli importi ammessi a finanziamento”. In verità Elio Sauta interveniva pure in prima persona per l’emissione delle polizze a favore di Training Service S.c.r.l., altro ente con sede a Barcellona Pozzo di Gotto nella piena titolarità della famiglia Genovese e che compare nella black list dei 43 gestori di corsi per cui è stato avviato il processo di revoca dell’accreditamento regionale perché ritenuti non in regola con i pagamenti dei lavoratori. “Interessi in comune” sono stati rilevati pure tra l’ARAM e il CESAM (Centro Studi Aziendali del Mediterraneo), ente di formazione con sede a Palermo e legalmente rappresentato da Fabio Carraro (marito di Emanuela Esposto, dipendente del gruppo parlamentare di Forza Italia-Pdl all’ARS). A riprova della solidità del Pum, il Partito unico messinese, l’inchiesta sulla formazione ha rilevato pure i “collegamenti” tra l’ARAM-Pd e l’ANCOL-An attraverso i “rapporti intrattenuti” da Carmelo Capone e Daniela D’Urso con Elio Sauta, documentati da talune delle intercettazioni telefoniche. Per tentare di sbloccare i finanziamenti regionali, l’allora assessore comunale Capone “sollecitava in più occasione un intervento di Sauta, ritenendo evidentemente più facile per quest’ultimo e per lo schieramento politico in cui milita, attraverso le entrature con funzionari e dirigenti del Dipartimento regionale Istruzione e formazione professionale e/o presunti canali politici (nelle telefonate si fanno i nomi dei deputati regionali Giuseppe Ardizzone dell’Udc e Marcello Greco già capogruppo Pd in consiglio comunale a Messina), sia con il neoassessore al ramo Nelli Scilabra che direttamente con il presidente Rosario Crocetta, affinché interceda in suo favore”.

Il gioco delle matrioske

Secondo il consulente nominato dai Pm peloritani, tra il 2006 ed il 2011, ARAM e LUMEN hanno ottenuto dalla Regione l’approvazione di 47 progetti formativi: 32 all’ente presieduto da Elio Sauta per complessivi 23.414.821 euro; 15 alla LUMEN per un totale di 3.335.351 euro. Alla redistribuzione delle enormi risorse finanziarie della formazione avrebbero partecipato poi altre due società a responsabilità limitata, la Elfi Immobiliare di Messina e la Centro Servizi 2000 di Villafranca Tirrena. La Elfi venne costituita nel giugno 2007; il capitale sociale è stato in mano a Elio Sauta fino al giugno 2011 per poi essere ceduto, con atto di donazione, alla moglie Graziella Feliciotto. Secondo le visure camerali, Elfi Immobiliare è stata amministrata fino al marzo 2008 da Salvatore Natoli, al tempo anche amministratore della Sicilia Service Srl. Poi la conduzione della società è passata a Sauta e dal dicembre 2009 alla Feliciotto. Dal 2008 al 2012, l’immobiliare ha avuto rapporti continuativi con l’ARAM, emettendo a suo favore fatture per un ammontare di 675.184 euro più Iva.

A sua volta, la Centro Servizi è stata costituita nell’ottobre 2004 e si è relazionata con la LUMEN e l’ARAM a partire del 2006, emettendo nei loro confronti fatture per più di un milione di euro circa. Anche questa società è riconducibile alle famiglie Sauta-Genovese. Le quote sono così divise: l’11% a Graziella Feliciotto; il 29% alla Elfi Immobiliare; il 30% alla Ge.Imm. Srl (società di costruzioni sostanzialmente in mano ai due cognati-deputati Pd); l’ultimo 30% alla Euroedil, società amministrata da Chiara Schirò e controllata per intero dalla Calaservice Srl. La Centro Servizi 2000 è stata amministrata prima da Graziella Feliciotto, poi da Chiara Schirò e dalla primavera del 2010 da Roberto Giunta, uomo di fiducia dell’on. Genovese e contestualmente amministratore della Coinvest Srl (piccola società di costruzioni con sede in via Duca degli Abruzzi, la stessa della LUMEN, il cui capitale sociale è in mano al 70% a Chiara Schirò e il 30% al cognato Franco Rinaldi). Roberto Giunta è pure amministratore della Ge.Imm. Srl, società che detiene una quota sociale della LUMEN e che è sotto il controllo dell’on. Rinaldi (30%); di Marco Lampuri, nipote dell’on. Genovese e dipendente ARAM (5%); della Ge.Pa. Srl, riconducibile anch’essa a Genovese (14%); della Calaservice Srl (51%).

Con un farraginoso ma per certi verso impeccabile meccanismo di scatole cinesi, la Calaservice controlla a sua volta il 96,6% della Ge.Fin. Srl, società con sede legale a Roma e uffici a Messina in via Nicola Fabrizi is. 194 che ha come scopo l’assunzione e la gestione di partecipazioni di controllo di gruppi finanziari, il cui presidente e amministratore delegato è Francantonio Genovese (che detiene la quota restante del capitale sociale) e nel cui Cda compaiono il nipote Marco Lampuri (vicepresidente), la segretaria Concetta Cannavò, la sorella Rosalia Genovese, la moglie Chiara Schirò e le cognate Giovanna ed Elena Schirò. L’altra società di gestione finanziaria Ge.Pa. Srl, è controllata invece per il 10% dalla Ge.Fin. e per il restante 90% dall’on. Francantonio e dalla sorella Rosalia. Presidente Ge.Pa. ancora una volta il parlamentare Pd e consiglieri Concetta Cannavò, Marco Lampuri e le sorelle Chiara ed Elena Schirò. Ge.Pa. controlla in parte la Ge.Imm., la Two Srl (azienda di gestione di impianti balneari) e un pacchetto di quote sociali della regina del traghettamento dello Stretto, la Tourist Ferry Boat Spa, pari a 4.980.460 euro. Dalla Tourist dipende interamente GF Building Srl, società di costruzioni del gruppo Franza-Genovese che ha esteso il proprio intervento agli appalti pubblici anche in associazione temporanea con le imprese leader di LegaCoop. Sempre GF Buiding ha richiesto un pignoramento dei beni di proprietà del Comune di Messina per pagamenti “dovuti” per l’ammontare di 2.198.405 euro.

Ge.Imm. e Ge.Fin. infine, detengono insieme il 93% di Training Service S.c.r.l., l’altro ente di formazione di casa Genovese-Pd con sede a Barcellona Pozzo di Gotto (amministratore unico Antonino Astone, originario di Ucria). Le restanti quote sociali sono nelle mani di Elfi Immobiliare, Fabio Luciano Genovese e di tre aziende anch’esse di Barcellona: la Servizi assicurativi di Chillemi Filippo & C., Metalcassoni Soc. Coop. (fabbricazione di carrozzerie di automobili) e Le.Da. Smc di D’Angelo Giovanni e C. (taglio del legno).  

Io compro e affitto a te e tu poi riaffitti a me

Sono stati gli acquisti di appartamenti e fabbricati e il loro affitto a società di riferimento a fare la fortuna degli enti di formazione contigui al Pd peloritano. Tra le operazioni più significative i magistrati ricordano in particolare l’acquisizione di un immobile del complesso residenziale attiguo all’Istituto Cristo Re di viale Principe Umberto, Messina, di proprietà della “Congregazione dei Padri Rogazionisti”. Nello specifico, il 26 ottobre 2004 Graziella Feliciotto versava al gruppo religioso 325.697 euro provenienti dalle casse ARAM. L’atto di acquisto veniva intestato però alla Centro Servizi 2000 di cui la Feliciotto era al tempo amministratrice. Il 30 maggio 2005 la società appaltava alla Ge.Imm. Srl (amministratore unico, al tempo, l’on. Rinaldi) i lavori per adibire il fabbricato a centro di formazione, al prezzo di 900.000 euro, Iva esclusa. Poi, nell’agosto 2006, senza avere ancora ottenuto dal Comune di Messina l’agibilità dei locali e in assenza del certificato di prevenzione incendio, la Centro Servizi 2000 subaffittava lo stabile all’ARAM e alla LUMEN. All’ente nella titolarità di Elio Sauta venivano consegnate 14 aule non arredate al canone annuo di 130.000 euro che nell’agosto 2012 veniva maggiorato a 157.024 euro (quasi tre volte in più del valore di mercato). Il contestuale affitto alla LUMEN rappresentata da Concetta Cannavò riguardava invece 5 aule più servizi per 50.000 euro all’anno. Il 2 gennaio 2009, il contratto di locazione veniva esteso ad altre 3 aule: l’atto veniva firmato da Chiara Schirò per conto della società proprietaria e dalla sorella Elena Schirò in qualità di rappresentante legale della LUMEN, per un canone rideterminato di 70.000 euro. L’1 giugno 2011 il contratto veniva rescisso e la LUMEN si trasferiva nei locali di proprietà della Calaservice Srl, amministrata dalla terza sorella Schirò, Giovanna.

Altra discutibile operazione immobiliare realizzata dai coniugi Sauta-Feliciotto ha riguardato l’acquisto di due unità abitative in via G. Pascoli a Messina, il 29 dicembre 2008. Stavolta era la Elfi Immobiliare rappresentata da Elio Sauta ad acquistare al prezzo di 330.000 euro; quattro giorni dopo però la medesima società affittava l’immobile all’ARAM (nell’occasione rappresentata dal vice-presidente Nicola Bartolone) al canone di 96.000 euro (valore di mercato stimato 12.649 euro). Stranamente l’ARAM aveva già acquisito, per contratto, il diritto all’uso dello stesso immobile e aveva corrisposto più del 50% del prezzo convenuto (232.500 su 440.000 euro) con un preliminare di vendita stipulato con la Elfi. L’immobile fu poi oggetto di un’altra promessa di vendita a favore della Na.Pi. Service di Natale Lo Presti (prezzo pattuito 300.000 euro, cioè molto meno di quanto fissato con l’ARAM). Alla fine però, quest’ultima società si accontentò di prendere in locazione l’immobile dall’aprile al dicembre 2010 per subaffittarlo all’ARAM a un canone doppio di quello concordato con la Elfi.

Stabili e immobili in formazione permanente

L’affaire degli immobili acquistati, affittati e subaffittati ha avuto dimensioni regionali. A Catania, ad esempio, l’Elfi Immobiliare ha preso in locazione per tutto il 2009 uno stabile in via XX settembre n. 11, al canone annuo di 36.000 euro; contestualmente lo subaffittava all’ARAM per i corsi a 65.000 euro. Lo stesso anno l’Elfi ha preso in affitto un appartamento ad Agrigento in via Regione Siciliana n. 51/b al canone annuo di 20.000 euro per poi cederlo all’ARAM per 55.000 euro. A Palermo l’immobiliare dei coniugi Sauta-Feliciotto ha sottoscritto un contratto annuale per un immobile in Largo Val di Mazara n. 4 a 43.680 euro, rigirato poi all’ARAM a 100.000 euro. Nel capoluogo siciliano il 4 aprile 2012 ancora l’Elfi ha preso in locazione per sei anni un immobile sito in via G. Giusti n. 2/A, al canone annuo di 19.200 euro per subaffittarlo all’ARAM a 30.000. E sempre ancora a Palermo, nel luglio 2012 l’ARAM ha affittato a 500 euro al mese due aule più segreteria in via San Giovanni Gemini, in un immobile di proprietà della SED Srl, società nella titolarità di Graziella Feliciotto ed Emanuela Esposto, moglie di Fabio Carraro presidente del CESAM.

L’Elfi Immobiliare è stata utilizzata anche per dotare l’ARAM di un’autovettura di lusso (un’Audi A8): anziché stipulare direttamente un contratto con una società noleggiatrice al prezzo più conveniente, la Elfi ha acquistato il veicolo per 60.000 euro per poi “trasferirlo” all’ARAM per un canone che, in maniera singolare, era sostanzialmente crescente con il passare del tempo sino a sfiorare i 29.000 euro all’anno. “Ovviamente – annotano gli inquirenti – Elio Sauta e la moglie Graziella Feliciotto mantenevano l’autovettura per le esigenze della famiglia, custodendola nel proprio garage privato”. Sono stati rilevati inoltre tre misteriosi pagamenti dell’immobiliare a favore della nota gioielleria messinese “Aliotta”, per un ammontare complessivo di 23.000 euro. Titolare dell’esercizio commerciale Emanuele Aliotta, recentemente scomparso, primo marito di Concetta Cannavò (la tesoriera Pd segretaria dell’on. Genovese) e socio del gruppo Franza nel Messina Football Club. L’Elfi Immobiliare è stata beneficiaria invece di un bonifico di 340.000 euro proveniente dall’Ente di Sviluppo, Orientamento e Formazione Professionale (ESOFOP) con sede a Messina via N. Fabrizi 194 (lo stesso indirizzo della finanziaria Ge.Fin. della famiglia Genovese), del quale sono risultati presidente Giovanna Schirò, vice presidente Elio Sauta e membro del consiglio direttivo Chiara Schirò. ESOFOP è stato sciolto nei mesi scorsi “senza che abbia mai ricevuto fondi, né dalla vecchia Legge 24, né dall’attuale Avviso 20”, come precisato dall’avvocato Nino Favazzo, legale del gruppo Genovese-Rinaldi.

Gli inquirenti hanno pure rilevato che la LUMEN ha noleggiato attrezzature dalla Centro Servizi 2000 per complessivi 218.373 euro “senza ricorrere nella maggior parte dei casi a gare informali ed all’acquisizione di preventivi indipendenti”. Di buona parte delle attrezzature non è stato possibile documentare la consegna e le rispettive bolle di accompagnamento. Sono state rinvenute però le fatture di acquisto di quelle poi noleggiate: il loro valore era inferiore del 50% al costo di noleggio (146.442 euro). A fornire macchinari e attrezzature per i corsi le società Na.Pi. Service e Plain Assistence (entrambe riconducibili all’imprenditore Natale Lo Presti e con un giro di fatture nei confronti di ARAM E LUMEN rispettivamente di  723.014 e 69.450 euro) e il Consorzio Noè - Nuove opportunità èuromediterranèe di Patti rappresentato da Carmelo Favazzo (già editore di emittenti radio-tv ed esponente dei Verdi locali e, lo scorso anno, perfino candidato a sindaco per la lista Patti città del benessere). Accreditato dalla Regione Sicilia per la gestione di attività di formazione nel 2006, il Consorzio Noè ha ricevuto finanziamenti per una decina di corsi professionali, aprendo sedi periferiche a Barcellona PG, Palermo e Randazzo (Ct). La sede centrale del Consorzio in via 2 Giugno, è stata la sede generale della LUMEN sino al suo trasferimento da Patti a Messina nel giugno 2005. Lo stesso Carmelo Favazzo è stato pure presidente del consiglio direttivo della LUMEN fino al 17 giugno 2005 quando fu sostituito da Concetta Cannavò, nonché dipendente del medesimo ente dal 15 luglio 2005 al 10 luglio 2006. Con il Consorzio Noè la LUMEN ha inoltre sottoscritto contratti di “consulenza” per un importo complessivo di oltre 50.000 euro.

Altra società utilizzata per le sovrafatturazioni è stata la Trinacria 2001 Srl, anch’essa controllata da Elio Sauta e Graziella Feliciotto. Nel maggio 2006 la società ha subaffittato all’ARAM un immobile in via Imera n.149, Agrigento, a un canone due volte maggiore di quello sottoscritto con i proprietari. Inoltre, nel biennio 2006-2007 la Trinacria 2001 ha emesso fatture nei confronti di ARAM per complessivi 247.833 euro, principalmente per “servizi di pulizia” e il noleggio di attrezzature. Nel gennaio 2007 la Trinacria è stata posta in liquidazione e tutti i beni sono stati ceduti per 148.545 euro alla Sicilia Service,  società controllata da Natale Lo Presti e Francesco Buda e amministrata dal consigliere comunale Pd di Montalbano Elicona, Salvatore Natoli. La Sicilia Service, a sua volta, ha noleggiato le stesse attrezzature in buona parte all’ARAM. Nel febbraio 2007, la società ha inoltre affittato due locali a Caltanissetta in Via Borremans 8 al canone annuo di 10.000 euro per poi subaffittarli all’ARAM a 70.000 euro, con un ricarico record del 660%. La Sicilia Service ha bissato l’affare pure ad Agrigento: l’1 marzo 2007 ha locato un ufficio per un anno in via Lombardia per 14.400 euro per poi “girarlo” all’ARAM per 24.000 euro. Complessivamente la Sicilia Service ha avuto rapporti continuativi con l’ente di formazione presieduto da Sauta sino al 2012 emettendo fatture nei suoi confronti per 852.135 euro. Tanto Elfi Immobiliare che Sicilia Service sono state domiciliate presso lo studio commerciale di Stefano Galletti (piazza Lo Sardo 40, Messina) peraltro inizialmente titolare del 20% delle quote societarie della Sicilia Service. Il professionista risulta poi liquidatore della Trinacria 2001 Srl, mentre dal maggio 2011 è pure membro del collegio sindacale della Ge.Fin. Srl della famiglia Genovese.

L’ape regina all’Istruzione

“Allo stato delle conoscenze, in una posizione più defilata o, comunque, meno esposta compare pure Elena Schirò, moglie dell’on. Franco Rinaldi”, scrivono i magistrati messinesi. “La stessa, si è resa partecipe di una serie, per quanto modesta, di condotte illecite, sintomatiche dell’adesione al progetto criminale”. In verità a leggere bene l’informativa degli agenti di Pubblica sicurezza, ruolo e contatti dell’indagata appaiono tutt’altro che secondari. Insegnante di lettere in una scuola media di Messina, Elena Schirò mostra di sapersi muovere con disinvoltura e autorevolezza nel mondo dell’istruzione pubblica e della formazione professionale in mano ad Onlus e privati. A lei si rivolge Elio Sauta perché contatti le due sorelle Maria e Rosalia Schirò, entrambe dirigenti scolastici (la prima presso l’Istituto nautico “Caio Duilio”, la seconda presso il comprensivo “Petrarca” di Messina) per chiedere l’assegnazione di spazi scolastici da utilizzare per fini ricreativi degli enti, condizione necessaria perché essi ottengano l’accreditamento regionale per i corsi.

Dalle telefonate e dagli sms intercettati, emergono inoltre i contatti diretti tra la Schirò e alcuni dirigenti dell’Ufficio scolastico regionale, con Ludovico Albert, già dirigente generale del Dipartimento istruzione e formazione professionale della Regione siciliana e, soprattutto, con l’assessore all’istruzione e alla formazione della giunta di Raffaele Lombardo, Mario Centorrino. Ordinario di Politica economica all’Università di Messina, Centorrino vanta un lungo elenco di consulenze a favore di ministeri, governi regionali e Commissioni parlamentari antimafia; iscritto al Pd, è stato pure assessore al bilancio nell’amministrazione guidata da Francantonio Genovese. Centorrino non risulta tra gli indagati nel filone messinese sulla formazione ma nel novembre 2012 è stato condannato dalla Corte dei Conti per un danno erariale di 518.000 euro a seguito della concessione all’ANFE Sicilia di finanziamenti integrativi a copertura dei costi di gestione dei corsi professionali. L’ANFE (Associazione nazionale famiglie emigrate) è uno dei più grossi enti regionali: guidato da Paolo Genco, ex Udc poi Mpa, negli ultimi anni ha ricevuto contributi per 33,8 milioni di euro. Tra i suoi dipendenti, oltre a due figlie, al genero, al fratello e ad alcuni nipoti del presidente Genco, compaiono i nomi di Castrenze Papania (fratello del senatore del Pd Antonino Papania che è pure socio di Ial-Cisl Sicilia), Vincenzina Dentino (consorte del deputato regionale Udc Nino Dina) e Anna Maria Cammisa (moglie di Gaspare Noto, già segretario provinciale dell’Mpa di Trapani). In organico ANFE nel 2009 pure Saveria Grosso, moglie dell’ex governatore Raffaele Lombardo.

Da Mario Centorrino, la professoressa Schirò viene investita per perorare una sua pratica presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica (MIUR), in quanto il docente era stato proposto dall’Ateneo peloritano per il conferimento del titolo di professore emerito. Elena Schirò ha sottoposto la questione direttamente alla sottosegretaria all’Istruzione del governo Monti, Elena Ugolini, di cui è amica. Già leader di Comunione e Liberazione a Bologna e convinta fautrice dell’apertura senza limiti alle scuole private, Elena Ugolini è dirigente del Liceo “Malpighi” di Bologna e consulente-esperta di quasi tutti i ministeri dell’Istruzione succedutisi negli ultimi anni. Nel 1998 è stata chiamata a collaborare alla Commissione dei saggi del ministro Luigi Berlinguer, mentre tre anni dopo ha fatto parte del gruppo istituito dalla ministra Letizia Moratti per riformare i sistemi di valutazione della scuola italiana. Nel 2002 la Ugolini è stata cooptata nel Comitato tecnico scientifico dell’Invalsi (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Scolastico), l’ente autonomo a cui è stata affidata la formulazione e la gestione dei famigerati test di valutazione di studenti e docenti. Dell’Invalsi Elena Ugolini è stata pure commissaria straordinaria nel 2007 (su nomina del ministro Giuseppe Fioroni, capo corrente Pd del gruppo a cui in Sicilia fanno riferimento gli on. Genovese e Rinaldi) e successivamente membro del Comitato d’indirizzo (nomina della ministra berlusconiana Mariastella Gelmini).

Elena Schirò ha contattato la sottosegretaria all’Istruzione anche per informarla dell’allontanamento del dirigente Ludovico Albert e del conseguente blocco delle pratiche di suo interesse giacenti al Dipartimento regionale per l’istruzione e la formazione. Il nuovo dirigente non farà niente fino all’insediamento dell’assessore, lamentava la Schirò. Dalle intercettazioni è pure emerso che la moglie dell’on. Rinaldi ha ottenuto un incarico a tempo determinato presso l’ufficio della Ugolini. Era quest’ultima, in particolare, a spiegare alla Schirò come fare per ottenere una proroga di un mese fino alle dimissioni del governo Monti dell’aspettativa presso l’istituto scolastico da cui dipendeva.

E per finire… la caccia al tesoro
Due milioni e seicentosessantacinquemila euro spalmati in una decina di conti correnti e i due stabili d’oro di viale P. Umberto e via Pascoli a Messina. È il primo bottino della caccia al tesoro che la Procura della repubblica di Messina ha avviato nei confronti della holding-formazione Genovese-Sauta Spa. Conti e appartamenti sono stati posti sotto sequestro preventivo dal Gip e dalla Guardia di finanza ed è stato avviato l’iter per la loro confisca. Nell’ordine l’ammontare dei beni è stato di 916.150 euro per Elio Sauta; 393.500 per Chiara Schirò; 194.150 per Graziella Feliciotto; 189.100 per Natale Lo Presti; 118.100 per Salvatore Natoli; 90.800 per Nicola Bartolone; 78.100 per Concetta Cannavò; solo 6.370 per Elena Schirò.
 
Quattrocentoquarantasettemila e cinquecento euro i beni “congelati” alla Centro Servizi 2000 di Sauta-Feliciotto-Genovese, 123.100 alla Sicilia Service di Natale Lo Presti e Francesco Buda e 107.829 alla Elfi Immobiliare dei coniugi Sauta-Feliciotto. Ma il braccio di ferro tra inquirenti e difensori è solo all’inizio. Nella città dello Stretto giocare con il potere politico ed economico locale è cosa tutt’altro che facile. Ancora peggio poi se ne rimangono solidi e inalterati i legami con chi governa a Roma e Palermo. E pur se diviso dalle lotte fratricide, il Pd è destinato a restare a lungo partito di governo, in Sicilia come nel resto del paese.

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