Netanyahu a Roma. Alleanza ancora più stretta tra Italia e Israele, politica e militare
L’attesa è tanta ma l’esito della visita in Italia del premier israeliano Benjamin Netanyahu, la prima dopo quella di otto anni fa in occasione dell’Expo di Milano, appare scontata: Roma e Tel Aviv rafforzeranno ulteriormente la partnership diplomatico-militare e l’interscambio dei sistemi di guerra. L’appuntamento di giovedì 9 marzo tra Netanyahu e Giorgia Meloni è stato preparato in tutti i dettagli e i possibili accordi tra le rispettive forze armate e le industrie del comparto bellico sarebbero stati predisposti il 18 gennaio scorso in occasione dell’incontro ufficiale tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e l’Ambasciatore dello Stato d’Israele in Italia, Alon Bar. “Durante l’Incontro è emersa la volontà di intensificare la collaborazione tra Italia e Israele”, ha riferito l’ufficio stampa della Difesa. “Rapporti bilaterali, cooperazione in ambito difesa (G2G - Government to Government), Ucraina e Mediterraneo allargato sono stati i temi principali al centro del colloquio”.
Benjamin Netanyahu arriva a Roma a vent’anni di distanza dalla firma del memorandum
d’intesa Italia-Israele in materia di cooperazione nel settore
militare, accordo che pone particolare attenzione all’interscambio di materiale
di armamento, all’organizzazione delle forze armate, alla formazione e
all’addestramento del personale e alla ricerca e sviluppo in campo
industriale-militare. Il memorandum prevede
inoltre la realizzazione di “scambi di esperienze tra esperti delle due parti”
e la “partecipazione di osservatori a esercitazioni militari”. A
sottoscriverlo, per il nostro paese, l’allora ministro della difesa Antonio
Martino (governo Berlusconi II); la ratifica del Parlamento, con voto quasi
unanime, è avvenuta invece nel maggio 2005.
La collaborazione tra le forze armate israeliane e
quelle italiane si è sviluppata in questi ultimi anni particolarmente in ambito
addestrativo-operativo. “L’Aeronautica Militare d’Israele è stata schierata
diverse volte in Sardegna e ha svolto esercitazioni di notevoli dimensioni con
l’Aeronautica italiana”, riporta una nota del Ministero della Difesa israeliano
del 2 novembre 2018. “Le due forze aeree hanno inoltre tenuto regolarmente
scambi di equipaggi e il rispettivo personale partecipa a vari corsi di
formazione”. L’Aeronautica Militare italiana è impegnata ad
addestrare i piloti israeliani presso l’International Training Centre (ITC)
di Pisa per il conseguimento dell’abilitazione sul velivolo C-130J “Super
Hercules”; al contempo, personale italiano si reca ciclicamente presso la base
aerea di Palmachim (nei pressi della città di Rishon LeZion, sulla costa
mediterranea) per svolgere corsi di qualificazione alla conduzione dei velivoli
a controllo remoto. In più occasioni gli addetti militari israeliani sono stati
ospiti del Centro Sperimentale Volo e del Reparto Medicina
Aeronautica e Spaziale di Pratica di Mare (Roma): si tratta di due enti
preposti alle prove in volo dei velivoli e dei sistemi d’arma e
all’addestramento e alla sperimentazione nel settore della medicina aeronautica
e spaziale.
A
fine luglio 2022 quattro
cacciabombardieri F-35 del 32° Stormo dell’Aeronautica italiana di
stanza nello scalo aeroportuale di Amendola (Foggia) sono stati inviati nel deserto del Negev per partecipare a una
complessa esercitazione aerea (Lightning
Shield, letteralmente Scudo di
Fulmine) con i velivoli “cugini”
delle forze armate israeliane (gli F-35I “Adir” del 118° Squadrone Sud e
del 140° Golden Eagle, predisposti
per il trasporto di testate atomiche). Tutti i velivoli hanno operato dalla
base aerea di Nevatim, nel deserto del Negev, a meno di dieci km di distanza
dalla città di Be’er Sheva. Come rilevato dal sito specializzato The Avionist l’esercitazione è stata
pianificata in vista dell’impiego dei cacciabombardieri in “un’ampia varietà di
teatri operativi”, dato che l’F-35 è considerato “un aereo ominruolo contro differenti minacce aeree e terrestri
avanzate”. Due mesi prima di Scudo di
Fulmine, i cacciabombardieri israeliani erano stati impegnati in una lunga
attività addestrativa in cui erano stati simulati attacchi contro l’Iran con l’impiego di armi nucleari.
Le forze aeree di
Italia e Israele svolgono annualmente pure gli Airmen to
Airmen Talks, colloqui-incontri in cui vengono pianificati le
attività addestrative ed eventuali programmi di acquisizione comune di velivoli
e sistemi di guerra.
L’ultimo faccia a faccia si è svolto in Israele nella
prima settimana del novembre 2002: il Comandante
logistico dell’Aeronautica Militare, generale Roberto Comelli, ha incontrato a
Tel Aviv il suo omologo israeliano Shlomi Konforty per “consolidare future
cooperazioni militari nel settore della logistica e
della manutenzione delle infrastrutture e dei sistemi d’arma in
dotazione nei rispettivi paesi”, così come riporta la nota dello Stato Maggiore
dell’Aeronautica. Al centro dell’interesse delle due delegazioni lo sviluppo di nuove
tecnologie per la gestione dei processi manutentivi dei diversi
sistemi d’arma a disposizione. Ai colloqui tecnici hanno poi fatto seguito le
visite degli alti ufficiali italiani ad alcune delle più importanti basi
militari israeliane, come il centro logistico-manutentivo della base aerea
di Tel-Nof (nei pressi della città di Rehovot, regione centrale) e lo
scalo aereo di Nevatim, quartier generale degli squadroni dell’Israeli Air
Force dotati dei nuovi cacciabombardieri a capacità nucleare F-35 e dei
sofisticati velivoli di intelligence e riconoscimento Gulfstream G-550. Il
generale Comelli e il suo staff hanno poi raggiunto gli stabilimenti
dell’aziende leader del complesso militare-industriale nazionale, IAI - Israel
Aerospace Industries, dove sono state illustrate le linee di ricerca e sviluppo
dell’industria aerospaziale israeliana. “A conclusione dell’incontro – aggiunge
lo Stato Maggiore dell’Aeronautica - la visita presso Hatzerim AFB, sede
della IAF Flight Academy, ha fornito l’opportunità di comprendere i
processi relativi alla formazione dei piloti militari destinati alle
diverse linee volo, e di analizzare più da vicino gli aspetti tecnici del
velivolo Alenia Aermacchi M-346, utilizzato per l’addestramento avanzato
dei piloti militari israeliani destinati alle linee da caccia”. Nel 2012
Israele ha acquistato 30 caccia-addestratori M-346 “Master” prodotti a Venegono
Inferiore negli stabilimenti di Leonardo/Finmeccanica SpA; i velivoli sono
stati assegnati alle Tigri
volanti del 102° squadrone dell’Aeronautica di stanza nella base aerea di
Hatzerim per preparare i piloti alla guida dei cacciabombardieri di nuova
generazione, ma sono stati
utilizzati anche per attacchi al suolo con bombe e missili
aria-terra o antinave. L’Aeronautica italiana ha ricambiato acquistando lo
scorso anno in Israele due sofisticati velivoli spia CAEW (Conformal Airborne Early Warning
& Control System) basati
sulla piattaforma del jet Gulfstream G550 sviluppato dall’azienda statunitense
Gulfstream Aerospace, appositamente modificato e potenziato da Elta Systems Ltd,
società del gruppo IAI - Israel
Aerospace Industries. Valore della commessa 550 milioni di
dollari, con tanto di fornitura dei servizi di supporto
e logistica a terra.
Nel dicembre 2022 sono stati i vertici della Marina italiana ad
ospitare una delle figure più rilevanti delle forze armate israeliane, il generale
Itai Veruv, comandante degli istituti di formazione militare ma soprattutto capo
delle Depth Forces, i corpi d’élite
creati nel 2011 per operare in tempi rapidissimi “in profondità in territorio nemico”, specie
contro le milizie di Hamas e Hezbollah. Il generale Veruv si è recato in visita
alle strutture della Brigata Marina “San Marco” e alla base navale di Brindisi.
“Egli ha potuto osservare alcuni mezzi terrestri e anfibi impiegati dai
Fucilieri, tra cui l’Amphibious Assault
Vehicle (AAV-7) – veicolo cingolato anfibio in grado di navigare e muoversi
su terra”, annota lo Stato Maggiore della Marina. “Al termine della visita,
presso il Castello Federiciano di Brindisi, il generale Veruv, apprezzate le
specificità e la versatilità della Forza Anfibia, ha precisato l’evidente
e reciproco interesse conoscitivo tra i Paesi e la volontà futura di poter
programmare attività congiunte tra le Marine dei due paesi”.
Ma
sono soprattutto i manager del gruppo Leonardo a sperare in un fruttuoso esito
della visita di Netanyahu in
Italia. Dopo aver venduto alle forze armate israeliane elicotteri multiruolo AgustaWestland
AW119, i caccia-addestratori M-346 “Master”, tecnologie di telecomunicazione,
ecc., nell’ultimo biennio le relazioni della holding italiana con le aziende militari
israeliane si sono fatte fittissime al punto che il 21 giugno 2022 la controllata statunitense Leonardo DRS con quartier generale ad Arlington, Virginia, ha firmato un accordo
di fusione con RADA Electronic Industries Ltd.,
società con sede a Netanaya (a una trentina di km da Tel Aviv), specializzata
nella produzione di radar tattici militari e software avanzati. Nello specifico
DRS ha acquisito il 100% del capitale sociale di RADA in cambio
dell’assegnazione del 19,5% delle proprie azioni ai titolari della società
israeliana. Fondata nel 1970, RADA Electronic Industries Ltd. occupa più di 250
dipendenti e possiede anche un centro di ricerca nell’High-Tech Park di Beer’Sheva (Negev) e uno stabilimento nella città
settentrionale di Beit She’an.
Con
la fusione il nuovo assetto societario Leonardo-Rada punta a ottenere
importanti commesse dal Pentagono per l’arsenale delle forze terrestri USA.
Inoltre si guarda con particolare attenzione alla crescente domanda
internazionale di droni-kamikaze,
i velivoli a pilotaggio remoto che si fanno esplodere dopo aver raggiunto
l’obiettivo: i dirigenti di Leonardo DRS hanno reso noto che l’unità commerciale dei sistemi terrestri
di St. Louis, Missouri, ha stipulato il 6 ottobre 2022 un accordo con un’altra
società israeliana, SpearUAV Ltd. (sede a Tel Aviv) per sviluppare una versione
delle munizioni aeree Viper su scala
nanometrica.
Un
mese fa l’ufficio stampa di Leonardo SpA ha infine reso noto di aver concluso
due importanti accordi in Israele: il
primo è stato stipulato con l’Israel Innovation Authority (IIA), un’agenzia
pubblica indipendente che supporta tecnicamente e finanzia progetti innovativi
promossi da start-up, aziende, multinazionali e università israeliane e
internazionali; il secondo è stato siglato con Ramot - Technology Transfer
Company per la “valorizzazione di attività di ricerca e della proprietà
intellettuale dell’Università di Tel Aviv”, ateneo con oltre 16.000
ricercatori. “Le partnership, promosse da Leonardo e sostenute e coordinate
dall’Ambasciata d’Italia in Israele, con il contributo dell’Ambasciata
d’Israele in Italia e la Missione Economica d’Israele a Milano, mirano al
potenziamento della cooperazione in materia di scouting e sviluppo di startup,
facendo leva sull’esperienza e sul track record registrato dalla Start-up Nation, forte di oltre 7.000
start-up, circa 430 fondi di Venture Capital operanti nell’ecosistema
dell’innovazione, 100 acceleratori e 37 incubatori attivi”, spiega la holding
militare-industriale-finanziaria italiana. “Il dinamico e competitivo
ecosistema israeliano delle start-up sviluppa soluzioni high-tech in molteplici
settori, compresi quelli d’interesse strategico per il business di Leonardo,
quali difesa, cybersicurezza, aeronautica, intelligence e spazio”.
Le
attività di sviluppo e ricerca delle start-up israeliane opereranno nell’ambito
dell’acceleratore Business Innovation
Factory (BIF), il programma di durata triennale avviato il 24 gennaio 2023
da Leonardo SpA in collaborazione con LVenture Group SpA, azienda di
partecipazioni con sede a Roma e controllata
per il 13,6% dall’Università LUISS “Guido Carli”. Il Business Innovation Factory è indirizzato a sostenere una decina di
start-up l’anno “in grado di ampliare l’offerta di servizi digitali e soluzioni
innovative nei settori cyber security” di Leonardo.
Articolo pubblicato in Pagine Esteri il 9 marzo 2023, https://pagineesteri.it/2023/03/09/medioriente/netanyahu-a-roma-alleanza-ancora-piu-stretta-tra-italia-e-israele-politica-e-militare/
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