Il parco delle teste di cuoio. Reparti speciali a Coltano (Pisa)
Pisa-Coltano.
La cementificazione di 73 ettari di terreni, in buona parte ad uso agricolo, all’interno
del parco regionale di Migliarino–San Rossore–Massaciuccoli, per realizzare innumerevoli
caserme e alloggi per militari e famiglie, poligoni di tiro e basi addestrative.
Un progetto di oltre 190 milioni di euro, voluto dal Comando Generale dell’Arma
dei Carabinieri, funzionale al rafforzamento del ruolo geo-strategico della
regione Toscana per la proiezione delle forze armate nazionali, USA, NATO ed extra-NATO
negli scacchieri di guerra internazionali. La nuova Cittadella dei reparti
d’élite dei CC si aggiungerà al complesso di Camp Darby, all’aeroporto di Pisa-San
Giusto, al porto di Livorno, alle tante caserme dei parà della “Folgore”, al
centro di ricerca militare avanzato (già nucleare) di San Piero a Grado, al
comando fiorentino della Divisione “Vittorio Veneto” prossimo ad operare come Multinational Division South NATO per
gli interventi dell’alleanza nel Mediterraneo e in Africa.
Tre i reparti d’assalto dei Carabinieri che saranno
insediati a Coltano: il 1° Reggimento Paracadutisti “Tuscania”, il G.I.S.- Gruppo di Intervento Speciale e il Centro Cinofili. Fino ad oggi di stanza nella caserma
“Vannucci” di Livorno (anche sede del Comando della Brigata “Folgore”, del 187°
Reggimento Paracadutisti e del 9° Reggimento “Col Moschin” dell’Esercito), il
“Tuscania” conta su 500 effettivi circa. “Il 1° Reggimento è un reparto estremamente duttile, dotato di una
straordinaria flessibilità di impiego ed in grado di operare con efficacia
nella vasta zona grigia compresa tra le funzioni di polizia e quelle militari,
un ambito di impiego di grande attualità nei moderni scenari internazionali”,
scrive Alberto Scarpitta, ex ufficiale dei Lagunari, su Analisi Difesa.
Ai
militari del “Tuscania” viene affidata l’occupazione preventiva di punti
sensibili in territorio ostile; l’interdizione e la contro-interdizione d’area;
l’attività di controguerriglia e di contro insurrezione in scenari ibridi ed in
missioni di stabilizzazione; il supporto delle Forze Speciali in attività di
ricognizione, azione diretta, assistenza militare e controterrorismo;
l’evacuazione di cittadini italiani da Paesi a rischio o da zone di guerra.
Innumerevoli gli interventi nelle aree di conflitto: nel 1982 i parà del
“Tuscania” vennero schierati in Libano per presidiare i campi rifugiati palestinesi
alla periferia di Beirut; nel 1991 nel Kurdistan irakeno e tra il 1992 e il
1994 in Somalia nel quadro della missione internazionale Restore Hope (Ridare Speranza).
Dal 1995 al 1999 il “Tuscania” ha partecipato alle diverse missioni operative
NATO nei Balcani e, dopo il 2001, in Iraq e in Afghanistan. Attualmente il 1° Reggimento coopera ai
servizi di sicurezza della città di Mitrovica (Kosovo), di protezione nelle
sedi diplomatiche italiane in Libia, Iraq (Erbil e Baghdad), Somalia, Libano e
Ucraina, nonché all’addestramento “antiterrorismo” dei peshmerga (le forze armate della regione autonoma del Kurdistan
iracheno), della Gendarmeria Nazionale del Niger e delle polizie di Iraq,
Kosovo, Palestina, Somalia e Gibuti. Nell’ambito della missione italiana di
assistenza della Marina militare e della Guardia costiera libica principalmente
in funzione anti-migrazione, al “Tuscania” è affidata la “sicurezza” del
personale della Guardia di Finanza distaccato in Libia.
Le operazioni all’estero del
1° Reggimento che più destano sconcerto per le pesanti ricadute in termini di
violazione dei diritti umani riguardano il Corno d’Africa. In seguito all’accordo
sottoscritto nel 2013 con la Repubblica di Gibuti e la Somalia è stata attivata
la Missione bilaterale MIADIT Somalia, con
l’obiettivo di “accrescere le capacità operative delle forze di polizia somale
e gibutiane”. Come segnalato dal Segretario
Generale ONU, le forze somale addestrate dai carabinieri italiani hanno arruolato
e utilizzato minori in combattimento. Nel report su Bambini e conflitti armati, pubblicato nel maggio 2021, il
Segretario generale delle Nazioni Unite ha accertato il reclutamento di 1.716
minori, “prioritariamente da parte dei gruppi ribelli di Al-Shabaab, ma anche
da parte delle forze governative, compresi la polizia somala, l’esercito
nazionale e la National Intelligence and Security Agency, nonché dai reparti armati
e di polizia regionali (Jubaland, Galmudug, Puntland)”.
Doppia
natura di polizia speciale e reparto parà ed incursori per operazioni belliche
anche per l’altra unità dei Carabinieri che si intende insediare a Coltano. “I
G.I.S. sono impiegati per garantire la sicurezza di personalità minacciate o
per coadiuvare le unità territoriali in situazioni di crisi come rapimenti e
cattura di criminali, latitanti o evasi pericolosi”, spiega il Comando
dell’Arma. “Essi inoltre vengono impiegati a protezione di obiettivi sensibili
da attacchi terroristici o criminali e per garantire la sorveglianza in
occasione di eventi ad alto rischio. Sono incaricati anche dell’addestramento
di personale di polizie estere”.
Il
Gruppo di Intervento Speciale è stato istituito il 6 febbraio 1978 per impulso
dell’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga (poi presidente della
Repubblica italiana) “per garantire uno strumento per la risposta
all’incremento dei fenomeni terroristici e delle forme di disturbo dell’ordine
pubblico, per la condotta di operazioni antiguerriglia”. Il primo impiego
risale alla primavera del 1978 durante il rapimento dello statista
democristiano Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Dal 1997 il reparto viene
dispiegato all’estero in missioni di peace-keeping/peace-enforcing:
si annoverano in particolare gli interventi in Albania, Bosnia, Kosovo, Iraq
(particolarmente nel distretto di Nassirya), Afghanistan, Gibuti, Somalia,
Libano e Niger.
Il G.I.S. è inserito tra le
cosiddette forze speciali poste sotto la direzione del Comando Interforze COFS costituito nel 2004 a Centocelle (Roma) alle
dipendenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa. “Ciò che contraddistingue il G.I.S. dalle altre Forze
Speciali sono le sue particolari capacità operative chirurgiche nella liberazione di ostaggi o in altri interventi che
richiedono un altissimo livello di discriminazione degli obiettivi da
raggiungere”, ha dichiarato il gen. Leonardo Leso, già Comandante del Gruppo e
del “Tuscania”. “E’ l’unico Reparto che inquadra anche un nucleo di esperti
negoziatori e alcune unità cinofile addestrate anche al lancio con paracadute e
alle irruzioni con forzamento degli ingressi con esplosivo. Dispone quindi di
speciali attrezzature di ascolto, visione, registrazione nonché di penetrazione
silenziosa. Il G.I.S. da anni è inserito in un paio di programmi di scambio che
vedono la partecipazione di numerose unità speciali di forze armate e di
polizia di varia nazionalità, alcune ben note come il GSG9 tedesco, il GIGN
francese, il SAS britannico, ma anche americani, israeliani, spagnoli e di
altri paesi, europei e non, con i quali si addestra con cadenza annuale”.
Ecco
così che Pisa si candida a divenire una delle capitali internazionali delle Teste di cuoio per la conduzione delle
guerre sporche del XXI secolo.
Articolo
pubblicato in Umanità Nova, n. 24 del
24 ottobre 2022
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