Araba fenice? Nato e UE, in simbiosi alla corte dei padri-padroni di Washington
Se
non fosse strumento militare di distruzione e morte globale, potremmo pensare
alla NATO come la mitologica Araba Fenice
che rinasce vigorosa dalle proprie ceneri dopo la morte. L’avevano data per
spacciata dopo la fallimentare campagna di guerra in Afghanistan e la
disordinata fuga da Kabul riconquistata dai Talebani. Da Washington a
Bruxelles, da Parigi a Berlino, l’interrogativo era lo stesso: Che si fa dopo la debacle politica e
militare della vecchia Alleanza? Qualcuno, sottovoce, ne aveva proposto il
ridimensionamento per rafforzare il ruolo militare e strategico dell’Unione
Europea. Più UE e meno NATO le parole
d’ordine rilanciate da Francia e Germania. Più
USA e NATO alle frontiere con la Russia l’invocazione di quasi tutti i
paesi dell’Europa orientale, ex satelliti della superpotenza URSS convertitisi
al neoliberismo escludente. Tutto come
prima e andiamo avanti riacquistando la leadership tra gli alleati, il pensiero
USA. Poi c’è stata la sanguinosa aggressione russa all’Ucraina e da quel
maledetto 24 febbraio NATO e UE vivono in simbiosi alla corte dei padri-padroni
di Washington.
In
riga e sull’attenti, fedele alla storia degli ultimi settant’anni, l’Italia di
Mario Draghi e del ministro della difesa Lorenzo Guerini, un occhio alla tenuta
dell’alleanza per riproporne il ruolo di gendarme armato dell’Occidente in
Africa e Medio oriente, l’altro all’espansione degli investimenti a favore del
complesso militare-industriale nazionale e soci d’oltrefrontiera. Dopo tanto
dibattere alla fine tutti d’accordo: la
NATO è viva, viva la NATO!, ma soprattutto ancora più soldi UE per le armi
e le forze armate UE, senza però scontentare Washington, Londra e le industrie
belliche del capitale transnazionale.
Il
percorso è stato tutt’altro che lineare e irto di difficoltà, ma l’esito finale
sembra scontato: NATO e UE saranno potenze militari complementari e sarà rafforzata la mutua cooperazione finanziaria e
industriale. “Un’Unione Europea più forte nel settore difesa può rendere ancora
più potente l’Alleanza Atlantica senza sostituirla”, ha dichiarato il vicesegretario
NATO Mircea Geoană. “I paesi membri dell’Unione europea devono però spendere di
più per la difesa e devono rispondere insieme alla NATO ai bisogni delle nostre
società, in particolare nel settore cyber, nello spazio, nella resilienza e
contro la pandemia”. Contrario a qualsivoglia spinta centrifuga da parte
europea il segretario generale NATO Jens
Stoltenberg. “Qualsiasi tentativo di
indebolire il legame transatlantico creando strutture alternative, trasmettendo
l’idea che possiamo farcela da soli, non solo indebolirà la NATO, ma dividerà
l’Europa”, ha ammonito Stoltenberg a conclusione di una visita a Washington il
5 ottobre 2021.
Le proposte e gli ammonimenti NATO, amplificati dall’eco delle bombe
dell’esercito di Putin in Ucraina, sono state pienamente accolte da parte della
Commissione europea nel documento sulla cosiddetta bussola strategica (lo Strategic
Compass) per l’avvio del processo di costituzione di una “difesa comune” UE,
ufficialmente adottato il 25 marzo scorso dai Capi di Sato e di Governo dei 27
Paesi dell’Unione. “Lo Strategic Compass contiene le direttive
politiche sulla conduzione delle operazioni per affrontare le sfide che ci
attendono in un arco temporale di dieci anni”, ha spiegato il generale Claudio
Graziano, ex capo di Stato maggiore della difesa e presidente dal 2018 del
Comitato militare dell’Unione europea. “Le minacce riguardano il cosiddetto triangolo delle instabilità: terrorismo,
Governi falliti, immigrazione, che sta diventando un’arma ibrida che viene
usata da alcuni Paesi come pressione sulle frontiere europee”.
Il
testo dello Strategic Compass
enfatizza il “pericolo” rappresentato dall’espansionismo di Mosca. “L’aggressione
russa all’Ucraina rappresenta un movimento tettonico nella storia europea”,
esordisce il documento. “In questa era di crescente competizione strategica, di
minacce complesse e di attacco diretto agli equilibri del continente, la
sicurezza dei nostri cittadini e della nostra Unione è in pericolo”. Per l’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa
europea, Josep Borrell, l’UE deve rispondere in maniera unitaria, decisa e ambiziosa “Dobbiamo agire in modo più
rapido e deciso di fronte alle crisi; mettere al sicuro i cittadini europei
contro le minacce in rapida evoluzione; investire nelle capacità e nelle
tecnologie di cui abbiamo bisogno”, ha spiegato Borrell.
Per intervenire in ogni circostanza e ampliare il
raggio delle operazioni “che possano comportare anche l’uso della forza”,
Bruxelles prevede di istituire entro il 2025 una Forza con capacità di
dispiegamento rapido (EU Rapid Deployment
Capacity), da mobilitare “in maniera flessibile e interoperabile”. Secondo il
documento dello Strategic Compass, la task force sarà composta da “moduli interoperabili provenienti dalle forze armate dei vari Paesi membri”,
con componenti terrestri, aeree e marittime (non meno di 5.000 combattenti). Inoltre sarà rafforzato il finanziamento delle missioni militari Ue in differenti
scenari di crisi internazionali e si potenzieranno le reti di trasporto
all’interno del vecchio per facilitare la mobilità delle forze armate nonché le
azioni di assistenza e sostegno ai paesi partner. Previsti contestualmente il rafforzamento
del meccanismo europeo per lo scambio di intelligence e la formulazione di
analisi e scenari; la creazione di
strumenti per il contrasto alla guerra ibrida, comprese le interferenze esterne
nella comunicazione e nei processi politici interni ai Paesi UE (fonte: RID Rivista Italiana Difesa); l’impegno
per la protezione degli assetti spaziali e la creazione di un hub per
l’innovazione tecnologica presso l’Agenzia Europea per la Difesa.
Per l’Unione
militare a 360°, complementare alla
NATO, sono pronte risorse finanziarie ingentissime che si sommeranno ai bilanci
per la Difesa dei singoli paesi membri UE, cresciuti esponenzialmente in tempi
di pandemia. Per il periodo 2021-27, Bruxelles ha stanziato 8,5 miliardi di euro solo per il Fondo Europeo per la Difesa
(promozione di nuovi programmi di sistemi d’arma comuni).
Il 16
novembre 2021, contemporaneamente alla presentazione della bozza di Bussola Strategica, il Consiglio Ue di Difesa ha aggiornato l’elenco dei
progetti da avviare nell’ambito della cosiddetta “cooperazione strutturata
permanente” (Permanent Structured
Cooperation - PESCO), adottata a fine 2017 per sviluppare all’interno
dell’Unione “comuni capacità di difesa”, promuovere investimenti in ambito
industriale-militare e potenziare la prontezza operativa delle forze armate.
Quattordici
nuovi progetti plurimilionari sono stati aggiunti all’elenco dei 46 già implementati
negli ultimi quattro anni. Si prevede in particolare l’acquisizione di nuovi
velivoli per il trasporto aereo strategico; di veicoli di superficie
semi-autonomi per missioni multiple; di una nuova generazione di droni tattici con
portata di 200 km e un’autonomia di volo di 5-10 ore, da destinare alle unità
dell’esercito e delle forze navali a aeree e finanche per le forze di polizia.
Finanziati inoltre i programmi per la creazione di un centro di simulazione per
i grandi carri armati da combattimento; per la realizzazione di un hub comune che facili lo scambio di
immagini classificate tra gli Stati membri; per l’implementazione di un sistema/attrezzatura/strumento automatizzato
per una migliore e più veloce mappatura e identificazione delle strutture del
bersaglio, ecc..
Sempre
nell’ambito della nuova tranche di progetti PESCO, le holding belliche italiane
saranno capofila o partner d’eccellenza dei programmi Defence of Space Assets per “l’accesso reattivo allo spazio, la resilienza
spaziale e la formazione alle operazioni militari spaziali”; Essential Elements of European Escort che
“mira a sviluppare i sistemi per il combattimento di superficie nel periodo
2035-45 nei settori comunicazione e informazione, navigazione, gestione delle
piattaforme, difesa missilistica antisuperficie, armi elettromagnetiche e ad energia
diretta, radar passivi, ecc.”; Small
Scalable Weapons per fornire “una nuova arma piccola e a basso costo, con
la capacità di fornire effetti scalabili e loiter
(le famigerate armi circuitanti o droni
kamikaze, nda).
Ruolo
chiave per il complesso militare-industriale nazionale anche nella
progettazione e realizzazione di una Stazione
di lancio di mini-droni da elicotteri con o senza equipaggio “per colpire
in tempo reale veicoli corazzati in movimento, con un danno collaterale
trascurabile”; di una Piattaforma per
scambiare culture e strategie nazionali, condividere informazioni e discutere
le migliori pratiche di partenariato militare; un Sistema di Federazione Cyber “per migliorare la qualità
dell’addestramento cibernetico, le esercitazioni e la ricerca”; l’Air Power for the air systems per “aumentare
le capacità di superiorità aerea delle forze armate degli Stati membri
dell’Ue”.
Di
tutto e di più per la metamorfosi di Europa,
la mitologica figlia di Zeus regina di Creta, nel crudele Thanatos dio della morte.
Articolo pubblicato in Dossier maggio 2022 “Un’Europa troppo
armata” di Mosaico di Pace
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