La Turchia si tuffa nella guerra in Ucraina: vende droni a Kiev e tenta di mediare con la Russia
Nel 2019 la società statale Ukrspecexport ha firmato con Baykar Makina, società del genero del "sultano", un accordo per lo sviluppo e la produzione congiunta di “tecnologie sensibili nel settore della difesa e aerospaziale”
Desaparecida
l’ONU, cooptata la UE nelle brigate miliari della NATO, gli europei non sanno
proprio a chi votarsi per convincere Putin e forze armate russe a sospendere i
bombardamenti in Ucraina. Così si fanno strada tra i possibili mediatori di una
trattativa di non belligeranza volti impresentabili del panorama politico
internazionale.
Uno
fra questi è il presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdogan,
le mani grondanti di sangue per lo spietato conflitto in Kurdistan. Partner
strategico dell’Alleanza Atlantica e storico cliente delle industrie belliche statunitensi,
negli ultimi anni la Turchia ha creato più di un mal di pancia a Washington e
agli alleati europei rivolgendosi a Mosca per acquistare sofisticati sistemi
missilistici anti-aerei. Sfacciatamente il regime di Ankara ha rafforzato i
rapporti diplomatici e la cooperazione militare e industriale anche con la
Repubblica Nazionale Ucraina. E ora Erdogan si propone come l’uomo forte per
far sedere a un tavolo russi e ucraini, conquistando consensi e speranze tra
gli analisti e i commentatori internazionali che di certo non brillano per
onestà intellettuale, etica e attenzione.
Il 2
marzo, con i carri armati alle porte di Kiev, il ministro della difesa ucraino
Oleksiy Reznikov ha ammesso ufficialmente la consegna di un imprecisato numero
di droni killer Bayratrak TB.2 di
produzione turca. La notizia era trapelata sui siti web specializzati nel
settore difesa dopo che era stato tracciato il volo di un aereo cargo Airbus
A400M della Turkish Air Force, l’1 marzo, da Ankara a un aeroporto militare nel
sud-est della Polonia, vicino al confine con l’Ucraina. “I nuovi droni fanno
parte di un pacchetto di aiuti militari internazionali e sono pronti per essere
impiegati in combattimento”, ha dichiarato Reznikov. Ed in verità, secondo i
media indipendenti, i missili sganciati dai velivoli senza pilota hanno già causato
pesanti danni alle colonne dei tank russi dispiegati in territorio ucraino.
Già impiegati
dalle forze armate di Ankara in Kurdistan e dal regime etiope in Tigray, i Bayraktar
TB2 sono droni tattici MALE (Medium Altitude Long Endurance), cioè
volano a medie altitudini e per lungo tempo, fino a 27.000 piedi d’altezza e
per 27 ore consecutive. Possono raggiungere una velocità di crociera di 120
nodi (222 km/h) e sono in grado di svolgere in totale autonomia i decolli e gli
atterraggi e semi-autonomamente le missioni di intelligence, sorveglianza,
riconoscimento ed attacco armato.
Le
forze ucraine si sono rifornite di droni armati in Turchia a partire del
gennaio 2019: con un contratto del valore di 69 milioni di dollari furono
ordinati alla società privata Baykar Makina, interamente controllata dalla holding
militare industriale Baykar, dodici Bayraktar
TB2 con relativo munizionamento. L’anno successivo la Marina ucraina ordinò
altri sei droni della stessa tipologia, mentre il 15 settembre 2021 il
ministero della Difesa ha annunciato l’intenzione di acquistare altri 24 Bayraktar da combattimento. Una
quarantina di giorni dopo, il 26 ottobre, i velivoli killer sono stati impiegati
per distruggere una presunta postazione di artiglieria pesante nei pressi del
villaggio di Hranitne, nell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk.
“Abbiamo
in tutto una ventina di droni Bayraktar
ma non ci fermeremo certamente qui”, ha minacciosamente dichiarato il 27
gennaio 2022 il portavoce del Comando dell’Aeronautica militare ucraina, il
colonnello Yuri Ignat, al quotidiano online statunitense Al-Monitor, specializzato in Medio oriente. “Questi sistemi a
pilotaggio remoto forniscono un target preciso all’artiglieria per distruggere
una colonna di carri armati”, profetizzava l’alto ufficiale ucraino. “E’ un
drone di qualità che fa ogni cosa in tempo reale in maniera del tutto
automatizzata. Dopo aver puntato sulle coordinate, letteralmente in tre secondi
prende la decisione di sopprimere e distruggere le truppe che avanzano. Il
drone è un’arma. Il drone è una spia. Ed esso dà all’Ucraina un nuovo vantaggio
qualitativo sul nemico”. A fornire l’identità del nemico è uno stretto collaboratore del colonnello Yuri Ignat, un
ufficiale che ha richiesto l’anonimato a Al-Monitor
perché responsabile del programma di
sviluppo dei droni militari in Ucraina. “I Bayraktar
rendono tutto più difficile ai Russi”, ha spiegato. “Nel 2019 io ho svolto tre
mesi di addestramento insieme ad altri ufficiali dell’Aeronautica ucraina in
un’infrastruttura della Turchia occidentale di proprietà della Baykar Makina, la
società privata turca che produce questi droni”.
L’Ucraina
aspira da tempo anche a produrre direttamente in casa i sistemi da guerra senza
pilota. Il 7 ottobre 2021, in occasione dell’incontro a Leopoli tra il ministro
degli esteri Dmytro Kuleba e l’omologo turco Mevlut Cavusoglu, fu firmato un
memorandum per realizzare uno stabilimento nei pressi della città di Vasylkiv
(a una ventina di chilometri dalla capitale) per costruire droni su licenza del
gruppo Baykar. Contestualmente i ministri della difesa di Ucraina e Turchia si
accordavano per insediare in territorio ucraino un centro di addestramento e di
manutenzione dei velivoli senza pilota di provenienza turca. “Attendevamo
questo momento da lungo tempo”, affermava il Presidente della Repubblica
Nazionale Ucraina, Volodymyr Zelenskyy, subito dopo la firma del memorandum. Il
progetto del complesso industriale e del centro addestrativo dei droni veniva
rilanciato con enfasi il 3 febbraio 2022, poco prima dell’invasione russa, dal
ministro della difesa Olesii Reznikov.
Coincidenza
vuole che l’industria privata militare Baykar di Istanbul, specializzata nella
produzione di velivoli senza pilota, sistemi di comando, controllo e
intelligence (C3I) e dell’intelligenza artificiale, sia interamente controllata
dalla famiglia Bayraktar e che il
presidente del consiglio d’amministrazione sia Selçuk Bayraktar, genero del presidente Erdogan avendone sposato la figlia
Sümeyye. Selçuk Bayraktar ha manifestato pubblicamente la sua disapprovazione
per l’invasione russa dell’Ucraina. Il fratello, Haluk Bayraktar, amministratore
delegato del gruppo, ha invece postato sul suo profilo social una foto che lo
ritraeva accanto al presidente Zelensky. “Possa la vittoria andare al
coraggioso popolo che difende con passione la propria casa dagli invasori”, il suo
commento.
Gli
affari armati tra Turchia e Ucraina non si sono fermati solo ai droni. Nel 2019
la società statale Ukrspecexport ha firmato ancora una volta con Baykar
Makina un accordo per lo sviluppo e la produzione congiunta di “tecnologie
sensibili nel settore della difesa e aerospaziale”. Un memorandum di
collaborazione tra i due governi è stato sottoscritto nel dicembre 2020 per la
produzione di satelliti e sistemi di lancio nello spazio. Ancora nel dicembre
2020 la Marina militare ucraina ha commissionato a un cantiere navale turco la
costruzione di due corvette stealth della
classe Ada per pattugliare il Mar
Nero e il Mare di Azov. Alla commessa, secondo Defense News, Kiev avrebbe destinato poco meno di un miliardo di
dollari.
Adesso
Erdogan spera di scendere in campo per fare da paciere. Un occhio al proprio
prestigio internazionale, un altro, probabilmente, al business di congiunti e
amici.
Articolo
pubblicato in Africa ExPress il 9
marzo 2022, https://www.africa-express.info/2022/03/09/la-turchia-si-tuffa-nella-guerra-in-ucraina-vede-droni-a-kiev-e-tenta-di-mediare-con-la-russia/
Commenti
Posta un commento