Drone connection Israele-Uganda, affari e scambi di favori in primo piano
E’ l’Uganda il nuovo cliente d’oro delle industrie israeliane produttrici di droni di guerra. Defenceweb, sito sudafricano specializzato nel settore militare, ha rilanciato un video postato il 24 febbraio 2022 dal generale Muhoozi Kainerugaba (comandante delle forze terrestri e figlio del presidente della Repubblica dell’Uganda), in cui compaiono alcuni militari in addestramento con un grande velivolo senza pilota d’intelligence del tutto simile all’Hermes 900 prodotto dal gruppo industriale Elbit Systems Ltd, di Haifa, Israele. Nelle immagini il drone viene inquadrato all’interno di un hangar delle forze armate ugandesi (UPDF - Uganda People Defence Force) alla vigilia di un’operazione militare contro i ribelli dell’Allied Democratic Forces (ADF).
Con
un’apertura alare di 15 metri e un peso di 1.180 kg, l’Hermes 900 è un velivolo del tipo MALE (medium altitude long
endurance) potendo raggiungere i 30.000 piedi d’altezza al suolo (9.144
metri) e volare ininterrottamente sino a 30-36 ore. L’Hermes 900 è una versione molto più sofisticata del predecessore Hermes 450: può atterrare e decollare in
piena autonomia in qualsiasi scalo aeroportuale (compresi quelli privi di
strumentazione per il controllo aereo) in quanto dispone di propri sistemi di
identificazione, controllo e comunicazione radio e via satellite. Il drone
israeliano è dotato inoltre di numerosi e sofisticati sistemi elettronici e radar
elettro-ottici-infrarossi-laser, torrette di sorveglianza e individuazione
degli obiettivi, ecc.. L’Hermes 900 è
utilizzato dal 2009 dai militari israeliani per gli interventi di guerra a
Gaza, in Siria e in Libano ed è stato acquistato anche dalle forze armate di Azerbaijan,
Brasile, Canada, Cile, Colombia, Svizzera, Messico, Filippine e dalle Nazioni
Unite per la missione MINUSMA in Mali.
Nel
febbraio 2019 era stato il periodico East
African a rivelare la possibile
consegna all’Uganda di due dozzine di
droni Hermes 900 per “attività di
sorveglianza, raccolta dati di intelligence, acquisizione dei target e
riconoscimento ISTAR, sicurezza interna e delle frontiere, pattugliamento
marittimo, missioni di emergenza post-disastri”.
Oltre
alla consegna dei droni Elbit Systems Ltd. si è incaricata pure della
realizzazione di un grande centro per il controllo del traffico aereo
dell’Aeronautica militare ugandese, i cui lavori – secondo Africanintelligence.com – sono stati avviati nel maggio 2021
nell’ambito di un accordo di cooperazione militare Israele-Uganda sottoscritto
due anni e mezzo fa.
In
verità è molto più datata la drone
connection tra le forze armate di Kampala e le industrie belliche
israeliane. Nel 2009 Zvika Nave, amministratore delegato di Innocon Ltd.
(società leader nella produzione di velivoli senza pilota di piccole dimensioni
e sistemi di comando, controllo e comunicazione aerei, con quartier generale a
Holon), aveva confermato l’avvio di una trattativa con le autorità ugandesi per
la fornitura di velivoli a controllo remoto per lo svolgimento di “missioni di
raccolta di informazioni” lungo i confini del paese africano.
Due
anni più tardi (febbraio 2011), fonti stampa ugandesi hanno riportato la
notizia di una commessa governativa per un imprecisato numero di droni di sorveglianza Orbiter
2, assegnata alla società israeliana Aeronautics Defense Systems Ltd. con
sede a Yavne. Nello stesso anno, il 13 novembre, l’allora primo ministro
israeliano Benjamin Netanyahu, si è in
visita ufficiale a Kampala per incontrare il presidente Yoweri Museveni e
discutere su possibili accordi di cooperazione nel settore agricolo e militare.
In quell’occasione, in particolare, i media ugandesi scrissero che il
presidente Museveni aveva “espresso l’interesse di acquistare droni e mortai” e
“ammodernare i mezzi dell’aeronautica militare”.
Il
premier Benjamin Netanyahu è stato ospite del governo di Kampala anche nel
luglio 2016, in occasione del 40° anniversario del raid di un commando
israeliano nell’aeroporto di Entebbe per liberare i passeggeri di un aereo
dell’Air France decollato da Tel Aviv e dirottato in Uganda – via Libia - da
alcuni membri del Fronte Popolare della Liberazione della Palestina e delle
Cellule Rivoluzionarie tedesche. Nel corso del blitz rimasero uccisi sei
dirottatori, tre ostaggi e il comandante delle forze d’assalto israeliane,
Yonatan Netanyahu, fratello del leader del Likud.
A
Kampala Netanyahu assicurò ai partner ugandesi un pacchetto di aiuti economici
e militari per oltre 13 milioni di dollari e presenziò pure a un summit anti-terrorismo a cui
parteciparono i vertici delle forze armate di Uganda, Kenya, Ruanda, Etiopia, Repubblica
Democratica del Congo, Tanzania e Sud Sudan.
A
inizio 2019 è stata una delegazione del ministero della difesa israeliano
guidata dal generale Michel Ben Baruch (direttore per la cooperazione
internazionale) a recarsi in visita in Uganda. Secondo le autorità ugandesi,
nel corso del meeting è stato discusso il rafforzamento
della collaborazione nella lotta al terrorismo e a un’ulteriore professionalizzazione dell’Uganda People Defense Force
(UPDF).
“Oggi
l’Uganda è uno dei paesi africani con cui Israele intrattiene una relazione
amichevole e dove le imprese israeliane operano nei campi delle costruzioni,
delle infrastrutture, delle tecnologie avanzate e delle telecomunicazioni,
dell’agricoltura e della gestione acque”, annota l’ufficio diplomatico
israeliano. “Ci sono sforzi comuni tra i governi dei due paesi per assicurare
un’espansione di queste reciproche e benefiche relazioni economiche”.
Tra
i settori più redditizi dell’export israeliano in Uganda, ovviamente le armi.
L’autorevole Istituto di Ricerche per la Pace SIPRI di Stoccolma ha documentato
rilevanti acquisizioni di materiale bellico israeliano da parte della
repubblicana africana a partire del 2002. Una delle maggiori forniture è stata
effettuata nel 2013 dopo che gli ugandesi
dichiararono la disponibilità ad accettare nel proprio paese l’arrivo di
richiedenti asilo eritrei e sudanesi deportati da Israele.
Parte
di queste armi sarebbero state trasferite semi-clandestinamente a paesi terzi
impegnati in conflitti armati. Secondo un rapporto redatto da un comitato di
esperti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel 2014 un’imprecisata
quantità di fucili e armi leggere made in
Israele fu inviata da Kampala al governo del Sud Sudan. L’export di sistemi
da guerra all’Uganda è stato stigmatizzato da alcune organizzazioni non
governative israeliane. Dopo la pubblicazione di alcune foto che ritraevano le
unità dl Comando delle Forze Speciali ugandesi armate di fucili Galil-Ace e
Tavor e mitragliatrici Uzi di fabbricazione israeliana, l’avvocato difensore
dei diritti umani Eitay Mack chiese all’Agenzia di Controllo sui trasferimenti di armi
di bloccare l’esportazione all’Uganda. Le Forze Speciali ugandesi (guidate dal
2011 al 2017 dal figlio del presidente Muhoozi Kainerugaba), sono accusate di
aver represso nel sangue alcune manifestazioni popolari di protesta contro il
governo e di gravi violazioni dei diritti umani.
Il 25 gennaio 2021 è stato il membro della Knesset Ofer Cassif del partito Hadash a chiedere al
ministro della difesa Benny Gantz di bloccare la vendita di armi al Comando
delle forze speciali ugandesi, definendole una
milizia privata associata al leader Yoweri Museveni. “Crimini di guerra e
gravi e metodiche violazioni dei diritti umani per consentire a Museveni di
aggrapparsi alle redini del potere sono state le caratteristiche dell‘Uganda per
diversi anni in passato”.
Gli
affari però sono affari e adesso Gerusalemme invia a Kampala decine di droni di
guerra….
Articolo pubblicato in Africa ExPress il 15 marzo 2022, https://www.africa-express.info/2022/03/15/drone-connection-israele-uganda-affari-e-scambi-di-favori-in-primo-piano/
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