Spese folli in armi: contro il Polisario, Marocco acquista droni dalla Turchia
Il Regno del Marocco fa incetta di droni killer per potenziare le capacità di attacco contro le unità Saharawi e ogni possibile “nemico” interno e oltre frontiera.
Il 17 settembre scorso le forze armate marocchine avrebbero ricevuto i primi
veicoli senza pilota (UAV) Bayraktar TB2 acquistati in Turchia. A
rivelarlo il sito specializzato sudafricano Defenceweb.
“Il contratto del valore complessivo di 70 milioni di dollari per la fornitura
di 13 droni era stato firmato dalle autorità di Rabat ad aprile”, riporta Defenceweb. “A partire del mese di
luglio il personale militare marocchino ha iniziato ad addestrarsi in Turchia
all’impiego dei droni”.
Alle
forze armate del Regno del Marocco saranno consegnate pure quattro stazioni
terrestri di controllo e un sistema digitale per raccogliere ed elaborare le
informazioni captate dai droni. Un centro di comando e controllo delle
operazioni sarà realizzato in una base aerea del Marocco dove i tecnici turchi
forniranno l’addestramento e il supporto tecnico e logistico al personale
militare marocchino preposto all’impiego dei nuovi sofisticati sistemi d’arma.
I
Bayraktar TB2 sono stati progettati e realizzati dall’industria privata
militare “Baykar” di Istanbul, specializzata nella produzione di velivoli senza
pilota, sistemi di comando, controllo e intelligence (C3I) e dell’intelligenza
artificiale. Fondata nel 1984, la “Bayrak” è interamente controllata dalla
famiglia Bayraktar; il presidente del consiglio
d’amministrazione è Selçuk Bayraktar,
genero del presidente turco Recep Tayyp Erdogan avendone sposato la figlia
Sümeyye.
I Bayraktar TB2 sono droni tattici MALE (Medium Altitude Long Endurance), cioè
volano a medie altitudini e per lungo tempo (sino a 27.000 piedi d’altezza e
per 27 ore consecutive). Possono raggiungere una velocità di crociera di 120
nodi (222 km/h) e sono in grado di svolgere in totale autonomia i decolli e gli
atterraggi e semi-autonomamente le missioni di intelligence, sorveglianza e
riconoscimento e di attacco armato. Questi droni hanno una capacità di carico
sino a 150 kg: a secondo della missione prevista, possono avere a bordo sistemi
di rilevamento radar, visori e telecamere oppure bombe a guida laser.
“L’integrazione delle bombe di nostra produzione Roketsan MAM-L e MAM-C e
la capacità di soddisfare con successo le missioni aeree di sorveglianza,
riconoscimento e intelligence, fanno di questo sistema un’indispensabile
piattaforma nelle operazioni militari”, affermano i manager del gruppo Baykar. “La
versione armata dell’UAV Bayraktar TB2 è una piattaforma multiuso che può
svolgere il compito di acquisizione del target utilizzando il designatore laser
di bordo. E’ anche capace di eliminare il
target utilizzando il suo carico consistente in quattro piccolo bombe. Il Bayraktar
TB2 è un sistema che offre tutte le soluzioni d’avanguardia richieste per
portare a termine attacchi di precisione chirurgica prevenendo il danno diffuso
in aree chiuse. Queste caratteristiche comportano la sicurezza dei civili, una
priorità di prim’ordine”.
“L’efficacia dei TB2 è stata provata in più di 350.000
ore di volo operativo”, aggiungono i manager di Baykar. “A partire dal 2014 questi
droni svolgono con successo le loro missioni con le forze armate, la
gendarmeria e la polizia nazionale della Turchia. Centosessanta velivoli sono
in servizio con i militari di Turchia, Qatar, Ucraina e Azerbaijan”. Nonostante
l’enfasi dei produttori del drone armato, il loro impiego ha già causato diverse
vittime tra la popolazione civile in alcuni drammatici teatri di guerra (Kurdistan,
Libia, Siria, Nagorno-Karabach e Donbass).
Con la loro acquisizione, le forze armate del Marocco
accresceranno la loro superiorità aera e d’attacco innanzitutto a danno del
Fronte Polisario, l’organizzazione dei saharawi che lotta dal 1973 contro
l’occupazione illegale marocchina dell’ex Sahara spagnolo. “L’urgenza con cui è stata effettuata la commessa dei
droni Bayraktar TB2 potrebbe avere a che fare con le crescenti tensioni
con l’Algeria nel Sahara occidentale occupato per l’80% dal Marocco mentre
l’Algeria sostiene gli indipendentisti del Fronte Polisario”, commenta Analisi Difesa. “Ad aprile è stato riferito che un UAV marocchino ha preso parte a un
attacco aereo contro milizie del Fronte Polisario. L’attacco è stato attribuito
a uno dei tre UAV armati cinesi Wing Loong ceduti al Marocco dalle forze aeree
degli Emirati Arabi Uniti che li avevano impiegati in Libia a supporto delle
forze del generale Khalifa Haftar”.
L’uso
di droni contro le unità saharawi è stato accertato da fonti stampa
indipendenti e da diverse organizzazioni non governative internazionali. Oltre
ai Wing Loong di produzione cinese, le forze armate marocchine si sono dotate
negli ultimi anni di un imponente arsenale di velivoli senza pilota, sia per
funzioni d’intelligence che d’attacco.
Nel
gennaio 2020 sono stati acquistati in Francia quattro velivoli senza pilota
“Heron TP” di produzione israeliana con una spesa di 48 milioni di dollari. L’aeronautica
militare marocchina si è fornita a partire del 2017 anche di tre droni tattici
“Hermes 900” prodotti da un’altra grande azienda aerospaziale israeliana, Elbit
Systems Ltd.. Questi velivoli sarebbero attualmente schierati nelle basi aeree
di Meknès e Dakhla, a disposizione delle unità d’intelligence. Il Marocco
dispone inoltre dei droni spia Sky Eye R4E 5O prodotti da un consorzio
britannico-statunitense in cui sono presenti i gruppi industriali McDonnell Douglas
e BAE Systems, anch’essi utilizzati per “vigilare” il muro nel Sahara
occidentale contro il fronte Polisario.
L’11
dicembre 2020 il presidente degli Stati Uniti uscente Donald Trump ha reso noto l’avvio
di una trattaiva con le autorità di Rabat per la fornitura di una maxi-commessa
di armi di ultima generazione del valore di oltre un miliardo di dollari, tra
cui in particolare quattro droni MQ-9B SeaGuardian prodotti dal gruppo
industriale General Atomics più relativi sistemi d’attacco (missili Hellfire, bombe
Paveway e JDAM ad alta precisione prodotte da Lockheed Martin, Raytheon e
Boeing). Qualche settimana fa Africa Intelligence ha invece rivelato che il
governo marocchino ha concluso un accordo con un’azienda del complesso
militare-industriale israeliano per la produzione dei famigerati droni kamikaze, cioè velivoli senza
pilota di ridotte dimensioni, armati di bombe ed esplosivi. che dopo aver
avvistato l’obiettivo si lanciano in picchiata per farsi esplodere al momento
dell’impatto.
Il Regno di Mohammed VI sta destinando sempre maggiori
risorse finanziarie alle spese militari: nel bilancio annuale 2021 sono
previsti fondi per oltre 3,5 miliardi di dollari, ma nel 2022 la spesa per la difesa potrebbe superare i 4 miliardi. Lo
Stato maggiore marocchino sta inoltre approntando per i prossimi cinque anni un
ambizioso piano per la modernizzazione
delle forze armate di 20 miliardi di dollari.
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