L’Etiopia si arma fino ai denti e fa shopping di droni per combattere in Tigray
Nuova escalation nel conflitto in Tigray e le forze armate di Addis Abeba si riforniscono di droni killer in Turchia. Secondo quanto rivelato dal quotidiano turco Daily Sabah, l’industria privata militare “Baykar” di Istanbul, specializzata nella produzione di velivoli senza pilota, sistemi di comando, controllo e intelligence (C3I) e dell’intelligenza artificiale, dopo aver concluso un accordo con il Regno del Marocco starebbe per firmare un contratto con le forze armate dell’Etiopia per la fornitura di droni “Bayraktar TB2”, dei relativi pezzi di ricambio e del supporto alla formazione del personale militare.
La
notizia è stata confermata dall’agenzia Reuters.
“Turchia, Etiopia e Marocco non hanno annunciato ufficialmente alcun accordo
sui droni armati ma diverse fonti che seguono le trattative ce ne hanno fornito
i dettagli”, riporta l’agenzia stampa. “Un diplomatico che ha richiesto
l’anonimato ha dichiarato che il Marocco ha già ricevuto il primo lotto dei
droni ordinati a maggio 2021. L’Etiopia prevede di acquistarli a breve anche se
non sono stati forniti dettagli sul numero dei velivoli previsti e sul loro
costo. Lo Stato maggiore e l’ufficio del primo ministro dell’Etiopia non hanno
voluto commentare quanto da noi riferito”. Anche le autorità di governo turche
non hanno né confermato né smentito le anticipazioni dei media.
I “Bayraktar TB2” sono droni tattici MALE (Medium Altitude Long Endurance), cioè
volano a medie altitudini e per lungo tempo, sino a 27.000 piedi d’altezza e
per 27 ore consecutive. Possono raggiungere una velocità di crociera di 120
nodi (222 km/h) e sono in grado di svolgere in totale autonomia i decolli e gli
atterraggi e semi-autonomamente le missioni di intelligence, sorveglianza e
riconoscimento e di attacco armato. L’industria
“Baykar” che li ha progettati e realizzati è interamente controllata dalla
famiglia Bayraktar; il presidente del consiglio
d’amministrazione è Selçuk Bayraktar,
genero del presidente turco Recep Tayyp Erdogan avendone sposato la figlia Sümeyye.
Negli
ultimi anni le relazioni diplomatiche, economiche e militari tra Addis Abeba a
Ankara si sono fatte strettissime. Secondo
l’ambasciatore turco in Etiopia, Yaprak Alp, gli scambi commerciali sono
cresciuti da 200 a 650 milioni di dollari nell’ultimo biennio e la
Turchia è il secondo investitore straniero dopo la Cina con più di 2,5 miliardi
e mezzo di dollari investiti in molteplici settori, in particolare nell’industria
tessile e manifatturiera e sarebbero più di 200 le compagnie turche operative
nel paese africano. Rilevantissime le esportazioni di sistemi d’arma turchi
all’Etiopia: solo nei primi tre mesi del 2021 ci sono stati trasferimenti per
51 milioni di dollari, contro i 203.000 dollari registrati nello stesso
trimestre dell’anno precedente.
“Ankara
sta lavorando a stretto contatto delle autorità militari etiopi per contrastare
le minacce poste in essere dall’organizzazione terroristica Fetullah che sta
tentando di infiltrarsi anche in altri paesi limitrofi”, ha dichiarato ancora
l’ambasciatore Yaprak Alp, il 15 luglio scorso. “Turchia ed Etiopia sono amici
e continueranno ad esserlo. Voglio tuttavia smentire le affermazioni circolate
in questi giorni sui social media: è del tutto falso che la Turchia stia rifornendo
di droni l’Etiopia”.
Che
non lo avesse fatto sino all’estate scorsa è più che verosimile secondo molti
analisti internazionali; che si stia preparando a farlo adesso è invece dato
ormai per certo. Il 21 agosto 2021 il primo ministro etiope Abiy Ahmed si è
recato in visita ufficiale ad Ankara dove ha incontrato il presidente turco Erdogan
per firmare alcuni accordi bilaterali di natura economica e un memorandum di
“cooperazione militare” il cui contenuto è stato mantenuto segreto. E’
presumibile che proprio nell’ambito di quest’accordo Ankara abbia autorizzato o
stia per autorizzare il trasferimento dei droni ad un alleato ritenuto
strategico per il rafforzamento della presenza militare ed economica turca in
Africa orientale.
Focus on Africa, in
particolare, ha riferito che in Turchia il premier Abiy avrebbe espresso l’intenzione
di acquistare almeno 20 droni da combattimento “STM KARGU” prodotti dalla
azienda turca Defense Technologies Engineeringand Trade Inc.. Si tratta di un
modello molto piccolo, costo unitario 1,5 milione di dollari, progettato per la guerra asimmetrica e
contro insurrezionale. Controllato in modalità automatica o manuale, il “STM
KARGU” è capace di “effettuare attacchi con picchiata ruotante difficile da
individuare da parte della contraerea nemica” e, in alternativa, come drone kamikaze.
Il
conflitto in Tigray si è caratterizzato non solo per i drammatici bombardamenti
contro la popolazione civile ma anche per la diffusione di informazioni spesso
prive di fondamento e il cui fine è stato quello di “intossicare” ulteriormente
lo scontro armato tra le parti belligeranti. L’impiego massiccio dei droni
armati da parte etiope è stato uno degli argomenti più utilizzati dalle fonti
d’opposizione tigrine sin dallo scoppio del conflitto nel novembre 2020.
Inizialmente i vertici militari etiopi hanno smentito il possesso di velivoli
senza pilota ma poi ne hanno ammesso l’uso anche se solo contro target
militari. “La nostra forza aerea è equipaggiata con droni moderni”, ha
dichiarato a fine 2020 il Comandante in capo dell’Ethiopian Air Force, il generale
Yilma Merdas. Noi abbiamo i nostri tecnici e i nostri controllori e non abbiamo
bisogno di altri che ci aiutino a combattere gli estremisti”. Data
l’impossibilità di verificare la veridicità delle fonti è d’obbligo mantenere
la massima cautela sulla questione droni e conflitto in Tigray; non mancano
tuttavia sul tema eventi e riferimenti rilevanti e credibili.
Lo
scorso mese di luglio Eritreahub ha
diffuso un report sulla “fornitura di una decina di droni da parte dalla
Turchia e realizzati ad Addis Abeba con il supporto di tecnici turchi”. “Le
armi che possono essere utilizzate sia per la sorveglianza che per l’attacco
sono state realizzate in un centro di addestramento e intelligence dell’Information
Network Security Agency o INSA”, ha aggiunto Eritreahub. “Il direttore generale di INSA – Temesgen Tiruneh – che
è a capo del programma dei droni, e il Primo ministro Abiy Ahmed hanno visitato
il sito frequentemente. L’agenzia starebbe pure realizzando una pista da cui
dovrebbero essere lanciati i droni, ad una decina di chilometri dal centro della
capitale”. Nei mesi scorsi anche lo stesso direttore generale Tiruneh ha ammesso
la realizzazione ad Addis Abeba di una base per droni a disposizione
dell’agenzia di spionaggio INSA.
A
fine 2020 il portavoce del Fronte Popolare di Liberazione del Tigré (TPLF) e i
media tigrini avevano denunciato invece il lancio di droni killer dalle basi
che le forze armate degli Emirati Arabi utilizzano in Eritrea per le operazioni
di guerra in Yemen. “Quanto affermato dalle forze militari tigrine non è
impossibile, ma appare improbabile”, hanno però dichiarato i ricercatori di Bellingcat, sito indipendente d’intelligence
con sede nei Paesi Bassi, in un rapporto pubblicato a novembre. “Le immagini
satellitari confermano la presenza di droni di produzione cinese nella base
emiratina di Assab, ma non c’è attualmente evidenza che questi stessi droni
siano stati utilizzati operativamente a supporto dell’aeronautica militare dell’Etiopia,
anche se sono stati confermati gli avvistamenti di cacciabombardieri etiopi
nella zona di guerra”.
L’analisi
delle immagini satellitari della base aera degli Emirarti Arabi nella città
eritrea di Assab è stata effettuata a fine 2020 anche dall’organizzazione
umanitaria olandese PAX che segue la proliferazione e l’export di tecnologie
militari nei paesi emergenti. “Abbiamo accertato la presenza di droni lunghi
una ventina di metri, prodotti in Cina e noti con il nome di Wing Loong II, che possono sganciare sia
bombe a caduta libera che missili”, ha dichiarato il responsabile del progetto
di ricerca Wim Zwijnenburg. “Non ci sono tuttavia indicazioni che gli Emirati
Arabi abbiano fatto volare i droni in Etiopia né che essi siano stati
utilizzati dall’Aeronautica militare etiope. Abbiamo solo le prove che gli
attacchi sugli obiettivi sono stati effettuati dai caccia pilotati”.
Anche l’Emirates
Policy Center (EPC) - think tank “indipendente”
con sede ad Abu Dhabi che analizza le minacce
esterne e interne nelle regioni del Golfo persico e del mondo arabo – ha
documentata il possesso e l’so da parte etiope di droni militari. “Le immagini
satellitari raccolte nell’agosto 2021 hanno rilevato la presenza nello scalo
militare di Semara, nella regione di Afar, di aerei senza pilota da
combattimento UAV Mohajer-8 di produzione iraniana”, afferma il centro studi
emiratino. “Il drone Mohajer-6 può essere
armato con diversi missili e bombe e anche con sistemi aria-terra di alta
precisione”. Il velivolo è prodotto da Qods
Aviation, azienda di proprietà delle industrie aerospaziale della Repubblica
Islamica dell’Iran.
Anche
il sito di giornalismo investigativo olandese Bellingcat ha confermato la presenza di droni di produzione
iraniana nello scenario di guerra tigrino. “Il Mohajer-6 può essere utilizzato
sia per missioni d’intelligence che d’attacco e può trasportare sino a due
missili Qaem aria-superficie”, ha specificato Bellingcat. “Non è noto quando l’Etiopia sia entrata in possesso di
questi droni. Tuttavia a luglio e ad agosto di quest’anno è stato possibile
tracciare la presenza di aerei cargo iraniani in diversi scali aeroportuali
civili e militari dell’Etiopia. Uno di questi velivoli è stato sanzionato nel
2020 dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d’America perché legato al
Corpo delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran (IRGC). Lo scopo di questi voli è
sconosciuto”.
Secondo l’autorevole sito specializzato sudafricano del settore difesa e
intelligence, Defence Web, le forze
armate etiopi si sarebbero rivolte pure a Israele per entrare in possesso di
velivoli senza pilota. “L’Esercito dell’Etiopia ha ordinato droni all’azienda
israeliana BlueBird Aero Systems e le ha pure chiesto di realizzare
in Etiopia una facility per le operazioni di manutenzione dei velivoli”, ha
riferito la testata il 23 maggio 2021. “BlueBird è specializzata nella
realizzazione di droni di piccolo dimensioni per il mercato civile e militare.
I suoi prodotti includono i velivoli MicroB,
SkyLiteB, Boomerang and Blueye. L’accordo
sottoscritto con gli etiopi riguarderebbe la fornitura di Boomerang e SpyLite”.
Articolo
pubblicato in Africa ExPress il 28
ottobre 2021, https://www.africa-express.info/2021/10/29/letiopia-si-arma-fino-ai-denti-e-fa-shopping-di-droni-per-combattere-in-tigray/
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