Processo antimafia Beta. L’affaire Villafranca e quel mutuo facile facile
Al processo Beta contro i presunti capi e affiliati del clan mafioso dei
Romeo-Santapaola di Messina irrompe la ricostruzione di una contorta
transazione di denaro tra società nella titolarità di alcuni importanti
imprenditori e costruttori locali, oltre duecento mila euro che secondo gli
inquirenti sarebbero finiti poi nelle casse del potente gruppo criminale
peloritano imparentato con il boss Benedetto “Nitto” Santapaola. Un’operazione
complessa che mirava al controllo di un’ampia porzione di terreno nel comune di
Villafranca Tirrena destinato ad ospitare l’ennesimo centro commerciale e per
cui è stato richiesto un indispensabile contributo alla filiale locale di un
noto gruppo bancario.
Sulla vicenda, il Tribunale di
Messina ha chiamato a testimoniare il direttore della banca elargitrice del
mutuo che ha consentito le triangolazioni di soldi e delle quote sociali. Alla
fine, il quadro delineato è sinceramente avvilente: sin troppa generosità con i
clienti ritenuti appetibili e
insufficiente attenzione invece, sull’identità, i propositi e le manovre di un
correntista mordi e fuggi, ritenuto
oggi dall’accusa come una delle teste di
ponte del clan Romeo-Santapaola.
“Mi chiamo Gaetano Piccolo, lavoro in banca, la BPER,
Banca Popolare dell’Emilia Romagna; sono il direttore della sede di Messina che
si trova in Via Tommaso Cannizzaro, numero 9”, ha esordito il teste. “Lei
ricorda di rapporti bancari che hanno riguardato la GDH S.r.l.?”, ha domandato
il Pubblico ministero, dottoressa Liliana Todaro.
Piccolo: Sì. Ricordo di un mutuo ipotecario
che venne fatto nel 2011, di un importo 220 mila euro. Fu un mutuo finalizzato,
richiesto dalla società GDH e il datore di ipoteca fu la P & F, cioè
l’ipoteca venne iscritta sull’immobile di proprietà della P & F. Fu un
mutuo non per acquisto, ma per liquidità. La liquidità credo fosse destinata ad
acquistare, da parte della GDH, altre quote societarie (Titolare della GDH
S.r.l. è il noto imprenditore Giuseppe Denaro e la società detiene per intero
il capitale della Irrera S.r.l., l’azienda dell’omonimo bar-ritrovo di Piazza
Cairoli. La P & F Messina ha come
oggetto sociale la compravendita di beni immobili e sede in via Ugo Bassi 52,
Messina; i suoi
soci sono la GDH di Giuseppe Denaro, la GPA S.r.l. del costruttore Giuseppe Puglisi
e la Società Gestioni Immobiliari - So.Gest.Im. Srl, interamente controllata da
Antonino Denaro, fratello di Giuseppe. Va tuttavia evidenziato come nessuno dei
soci è tra gli imputati o è stato indagato nell’ambito del procedimento Beta, NdA).
PM: Lei con chi si relazionò per questa
operazione bancaria?
Piccolo: Con il signor Giuseppe Denaro.
PM: Questa circostanza che il mutuo
servisse per acquistare una quota, lei la apprese come e da chi?
Piccolo: Fu un mutuo tecnicamente con
un’indicazione generica, però nel colloquio che ho avuto più volte con il
Denaro, mi disse che era finalizzato proprio ad acquistare delle quote di
un’altra società che era appunto la P&F S.r.l..
PM: Questo mutuo prevedeva il rimborso
in 24 mesi, prorogabili di un altro anno?
Piccolo: Sì, il mutuo fu di 220 mila euro e
originariamente il piano di ammortamento prevedeva 36 mensilità. Nel corso dei
mesi successivi ci venne richiesta una variazione per consentire alla GDH di
avere un impegno mensile più basso. Quindi fu spalmato, se non ricordo male, in
sette anni o più, cosicché la data venne più accessibile, ecco.
PM: Cioè, scusi, la banca richiede un
rimborso in 24 mesi, perché questo sembra prevedere il contratto che è
registrato, prorogabili di un altro anno, quindi tre anni complessivamente, e
poi fu rimodulato?
Piccolo: Questo era l’impianto originario
del mutuo. Poi nel corso dell’ammortamento, cioè nel corso di questi 36 mesi,
ci venne richiesta una variazione. Quindi fu variato il piano di ammortamento e
fu portato, se non mi sbaglio, a 60 mesi o sette anni. Fu allungato per
consentire di avere una rata… Fu una richiesta della GDH.
PM: Venivano pagate regolarmente queste
rate di mutuo?
Piccolo: Per un primo periodo, il primo
anno, furono pagate regolarmente. Poi ci furono dei ritardi, poi delle
morosità…
PM: Siccome un contratto di mutuo
prevede che se chi si prende i soldi non paga entro certi termini, il mutuo
viene risolto, deve pagare penali, sanzioni, interessi, non ho compreso com’è
che fu fatta questa estensione…
Piccolo: No, l’estensione venne fatta in un
periodo di assoluta regolarità. Cioè le rate del primo anno furono pagate. Poi
ci venne formulata questa richiesta, e noi per mantenere il rapporto in bonis
abbiamo aderito, nel senso che con la stessa ipoteca l’importo venne spalmato,
anziché in 36 rate, come impianto originario, in più mesi. Fu un nuovo
contratto di mutuo.
PM: Registrato per quanto lei ne
sappia?
Piccolo: Non posso assicurarle se fu
registrato, ma credo di sì. Sì.
PM: Cioè fatto nuovamente da un notaio?
Piccolo: Sì, sì, anche perché poi in
quell’occasione ritirammo anche un’ulteriore garanzia, cioè quella personale
del signor Denaro Giuseppe.
PM: Dall’Agenzia delle Entrate, riguardo
l’ispezione ipotecaria, dalla lettura sembrerebbe che questa garanzia
fideiussoria, anche personale del signor Denaro Giuseppe, oltre alla ipoteca
sul terreno, fossero state concesse originariamente al momento del mutuo…
Piccolo: Originariamente sicuramente c’era
l’ipoteca, certo.
PM: E la garanzia fideiussoria? Perché
leggendo all’articolo 5 dall’atto di registrazione che riguarda in effetti
l’ispezione ipotecaria, risulta: Garanzia
fideiussoria: la P&F come sopra rappresentata e il signor Denaro Giuseppe
dichiarano di costituirsi fideiussori solidali i favore di questa banca.
Piccolo: Allora rettifico quello che le ho
detto: evidentemente c’era anche nella fase di impianto la fideiussione personale
del signor Denaro Giuseppe.
PM: Quindi fu concesso alla GDH
ulteriore credito, se ho compreso bene. O meglio, di potere pagare…
Piccolo: Di potere pagare in maniera più,
come dire, morbida, ecco.
PM: Senta, al momento in cui viene
concesso questo mutuo, o al momento in cui la banca da lei diretta concede
questa proroga del termine, cosa le viene rappresentato? Cioè la società con
questi soldi che cosa deve fare? Ha detto lei: Acquistare una quota. Per farci che?
Piccolo: Questo in base di impianto del
mutuo, mi dissero che questa liquidità era necessaria per acquistare delle
altre quote societarie. Quelle di un’altra società, appunto, come le dicevo,
della P&F…
PM: La banca dà al signor Denaro
Giuseppe e alla GDH dei soldi per acquistare un’altra quota. Quindi non per
vendere e recuperare denaro, ma per impiegare quel denaro per acquistare
qualcosa?
Piccolo: Sì.
PM: Come avrebbe ripagato la banca il
signor Denaro per questo mutuo?
Piccolo: Ma c’erano delle capacità reddituali
certificate della GDH.
PM: Al di là delle capacità reddituali,
perché la GDH aveva già un rapporto in essere con questa banca o no?
Piccolo: Sì, aveva un conto corrente
semplice.
PM: Che registrava quale volume di
flussi?
Piccolo: Adesso non posso precisarlo, ma
sicuramente c’era un rapporto di conto che era regolare.
PM: Su cui entrava cosa? Cioè, cosa
faceva questa società che aveva un conto corrente presso la banca da lei
diretta? Di cosa si occupava?
Piccolo: Se non mi sbaglio gestiva anche
un’attività commerciale, credo un bar in centro, ecco (…) Ci fu spiegato dal
signor Denaro che questa liquidità era necessaria per acquistare delle quote
societarie. Questa società era proprietaria di un terreno, avrebbero sviluppato
delle attività su di esso. Peraltro ero a conoscenza che su una parte di
questo, il terreno adiacente, che era sempre di proprietà della P&F, era
stato venduto, ed era stata una realizzata una cifra importante. Il programma
loro, presumo che fosse questo. Mi avevano riferito questo, certo, di vendere
questa parte rimanente allo stesso modo come era stata venduta la parte
precedente, che era più o meno la metà.
PM: Scusi, in questi casi è prassi
bancaria che il mutuo venga concesso senza pezze d’appoggio che in qualche modo
possano giustificare l’erogazione di questo finanziamento? Cioè basta la parola
del signor Denaro che vi dice: questo terreno… questa società…?
Piccolo: Guardi, il programma che mi avevano
prospettato e che ho anche scritto nella pratica, era proprio questo, la
vendita di questa parte del terreno. Noi abbiamo concesso il mutuo in base a
delle garanzie che abbiamo assunto, della liquidità che era poi finalizzata a
comprare delle quote societarie. Cioè non siamo entrati nel merito
dell’ulteriore operazione… Sono stati ampiamente garantiti dall’ipoteca, perché
allora, mi pare, che ci fu una perizia, l’immobile fu valutato circa un
milione, e dalle capacità reddituali allora certificate dalla GDH. Poi non fu
fatto un particolare esame sulla posizione, sull’investimento che la P&F doveva
fare. Quello che sapevamo è che lo stesso terreno, praticamente accanto,
adiacente, era stato venduto per circa un milione. Quindi c’erano tutte le
condizioni per far stare sereno l’organo deliberante che tra l’altro non sono
io, ma un ufficio della mia direzione generale. Se fosse stato concesso un
mutuo finalizzato all’acquisto, avrebbe avuto un altro iter deliberativo, cioè
l’avrei deliberato io. Per ma così non è stato, perché era un mutuo per
liquidità… La GDH non doveva acquistare proprio niente. Insomma non c’era un
immobile da acquistare, perché l’immobile c’era già.
PM: Al di là di questa garanzia, la
banca che eroga al signor Denaro 220 mila euro, quali accertamenti compie per
comprendere se la restituzione sia possibile, a prescindere dal fatto che ci
sia un’ipoteca?
Piccolo: Gli accertamenti li abbiamo fatti
ovviamente, ed erano le capacità reddituali della GDH e la fideiussione
personale del signor Denaro. Le fonti restitutive erano queste. In più avevamo
questa garanzia, l’ipoteca di primo grado.
PM: A quanto pare queste previsioni,
però si rivelano non del tutto esatte…
Piccolo: Questa è andata così. Sì, ci sono
circa dieci rate insolute. In questo momento c’è un residuo di circa 120 mila
euro.
PM: Che su 220 mila di montante non è
che sia proprio poco…
Piccolo: Sì, sì, dico l’importo esatto del
recupero, l’importo a sofferenza non lo so, perché lo gestisce l’ufficio…
PM: Lei è stato sentito dal ROS
Carabinieri il 24 aprile 2018. Ha dichiarato: Alla data del 13 aprile 2017 vi era ancora un debito di 133.798 euro…. Mirate a scadere, 81 rate mancanti.
Piccolo: Lo confermo. Le prime rati erano da
9 mila euro cadauna, al mese.
PM: Che iniziative ha assunto la banca
per recuperare questo credito?
Piccolo: La pratica è stata trasferita
all’ufficio legale che sta seguendo l'iter.
PM: È stata regolarizzata la posizione?
Ha pagato la GDH?
Piccolo: Non è stata regolarizzata, però so
che ci sono dei contatti in questo senso.
PM: Perché quando lei è stato sentito,
sempre stesso verbale, ha dichiarato: Abbiamo
provveduto a contattare sia telefonicamente che formalmente tramite raccomandata,
l’amministratore nella persona di Denaro Giuseppe e la società GDH S.r.l., al
fine di chiedere la regolarizzazione delle rate non pagate. Regolarizzazione
non avvenuta. Pertanto l’intera posizione è stata ceduta all’ufficio legale per
il recupero del credito.
Piccolo: Queste sono state le mie attività:
le raccomandate, le telefonate, i telegrammi, i solleciti. Dopodiché abbiamo
trasferito la pratica all’ufficio legale. Confermo quello che ho dichiarato.
PM: Senta, sono state poi avviate
iniziative giudiziarie?
Piccolo: Credo di sì. Sì, l’ufficio legale
sì, sì.
PM: Lei sempre stesso verbale dice: Quest’anno è stato richiesto il pignoramento
degli immobili posti a garanzia.
Piccolo: Sì, sì.
PM: Quanto tempo passò, più o meno, dal
momento in cui il signor Denaro le fa questa richiesta di mutuo al momento in
cui il mutuo fu erogato?
Piccolo: Il mutuo fu erogato a settembre. Ne
parlammo a giugno. Fu fatta l’istruttoria insomma, la perizia, passarono dei
mesi.
PM: Perché quando lei è stato sentito
lei disse, sempre stesso verbale: La
richiesta del mutuo venne avanzata dall’amministratore dell'epoca, Denaro
Giuseppe. Per la sua erogazione, dal momento della richiesta alla disponibilità
delle somme e la contrattualizzazione, passarono circa trenta giorni.
Pccolo: Beh, trenta giorni tra la delibera
e l’erogazione.
PM: Lei ricorda quante volte incontrò
il signor Denaro per questa vicenda e quando, rispetto alla data del 30
settembre 2011, considerato che ci fu l’estate di mezzo?
Piccolo: Sì, l’ho incontrato più volte, tre
o quattro. Si è svolto tutto in estate, ricordo i mesi estivi, non posso
precisarle se era giugno, se era luglio, insomma è stata fatta un’istruttoria. Posso
dire che l’ho incontrato sicuramente qualche mese prima di settembre, ma non
ricordo se era giugno, se era luglio, questo non posso ricordarlo.
PM: Agli incontri eravate sempre da
soli, lei e Denaro, o partecipo qualche altro?
Piccolo: Io, Denaro e forse il collega che
ha istruito la pratica.
PM: Chi è?
Piccolo: Uno degli impiegati che allora si
occupava di mutui. Ci sono stati trasferimenti, adesso non ricordo.
PM: Ma il signor Denaro era un cliente
che godeva di particolare credito, di particolare fiducia?
Piccolo: No, altri affidamenti non ne aveva,
c’era solo un conto dell’esercizio commerciale che gestiva a Piazza Cairoli, il
bar pasticceria Irrera.
PM: Lei ricorda chi era autorizzato ad
operare su questo conto?
Piccolo: L’amministratore… Penso che fosse
lui, adesso non…
PM: Ma insomma, quanto doveva pagare
ancora la GDH di sorte e capitale, interessi, sanzioni, mora? Perché se nel
2018 la banca fa un pignoramento su un terreno che vale, evidentemente un po’
di più, perché su questo conveniamo che la banca si cauteli con un’ipoteca su un
terreno che vale di più del tipo concesso, quanto doveva pagare?
Piccolo: Quanto doveva pagare? Doveva pagare
quello… Doveva regolarizzare il mutuo. Quindi il mutuo era di 220 mila euro, a
questo deve aggiungere, ci sono gli interessi… Io adesso non ho la contezza di
quanto ha pagato al centesimo. Ma questo è facilmente accertabile. Basta
accertare quant’è la classificazione a sofferenza e l’importo esatto glielo
dico.
PM: E più o meno questa sofferenza,
scusi, per quanto andò avanti, di questa impresa?
Piccolo: È attualmente in sofferenza.
PM: Prima di passare all’ufficio
legale?
Piccolo: Prima di trasferirla a sofferenza
sono trascorsi dieci mesi, abbiamo fatto degli interventi, dei solleciti.
PM: Ha mai sentito parlare del signor
Soraci Ivan?
Piccolo: No, non era autorizzato ad operare
sul conto.
PM: Non le ho chiesto se fosse
autorizzato, ho chiesto intanto se lo conosce…
Piccolo: Ne ho sentito parlare sì, l’avrò
visto una volta al bar Irrera, ecco. So che era impiegato, dipendente
dell’Irrera. L’ho sentito chiamare più volte, ma non ho mai avuto mai alcun
rapporto, né professionale né di amicizia.
PM: Lei ha conosciuto il costruttore Biagio
Grasso?
Piccolo: Sì, l’ho incontrato una volta con
l’ingegnere Giuseppe Puglisi. Mi chiese un’informazione bancaria, credo per
l’avvio di un rapporto di conto corrente, ma non fu mai avviato, e non ci fu
mai alcun rapporto.
PM: Era in compagnia dell’ingegnere
Puglisi. E l’ingegnere Puglisi che ruolo aveva, cioè chi era, che faceva?
Piccolo: Era un imprenditore che aveva dei
conti correnti presso la sede di Messina della BPER. Aveva un conto personale e
poi una società di costruzioni che poi venne posta in liquidazione. La Puglisi
Costruzioni.
PM: Aveva altri ruoli societari o
amministrativi in società?
Piccolo: In qualche altra società era socio.
PM: Di quale?
Piccolo: Forse dell’Irrera, forse aveva una
quota. Aveva una quota dell’Irrera, sì. L’ingegnere aveva una piccola quota societaria
nell’Irrera 1910 S.r.l.. Oltre a questa
non ricordo, probabilmente sì.
PM: Le dico quello che lei ha
dichiarato a verbale: Conosco Grasso
Biagio, chiese l’apertura di un conto corrente nel 2010 circa. Tuttavia
l’operazione non fu mai perfezionata. Questi, se non ricordo male mi fu
presentato da Giuseppe Puglisi. Il predetto era amministratore della P & F
S.r.l.. Che è quella società, aggiungo io, che fu un terzo datore di
ipoteca per quel mutuo che richiede il Denaro.
Piccolo: Sì.
PM: Lei conosce un certo Fabio Lo Turco?
Piccolo: No. Non mi dice nulla.
PM: Non le dice nulla questo nome.
Senta il signor Fabio Lo Turco è correntista presso la Banca Popolare del
Mezzogiorno, che è la sua banca, sì?
Piccolo: Sì. Ma non mi ricordo di avere un
conto intestato a Fabio Lo Turco, ecco. È probabilmente che ci sia, ci sono
tremila conti, qualcuno mi può sfuggire. (Dalla
visura camerale della società P & F degli imprenditori Giuseppe Denaro,
Antonino Denaro e Giuseppe Puglisi è stato accertato che il 31 ottobre 2011, il
presunto “prestanome” del gruppo Grasso-Romeo, Fabio Lo Turco, aveva ceduto
alla GDH S.r.l. una quota sociale di P & F pari a 11.500 euro, nei fatti
pagata però pagata da Giuseppe Denaro con 240.000 euro, previa accensione del
mutuo con la filiale della banca diretta da Gaetano Piccolo, NdA).
PM: Sì, lo comprendo. Il signor Fabio
Lo Turco è titolare di un conto corrente finale aperto presso la Banca Popolare
del Mezzogiorno. Questo signor Lo Turco, dagli estratti conto che abbiamo, ci
risulta che il 28 settembre 2011 ha un saldo iniziale 0. Voglio sapere se
ricorda queste operazioni.
Piccolo: Ma io in questo momento non ricordo
di un conto intestato a Fabio Lo Turco. Peraltro mi pare di aver sentito, lei
mi dice nel 2011?
PM: Sì, quando si svolge questa
cessione di quote, che riguarda il signor Denaro. Leggendo quest’estratto conto
ci risulta che in qualche modo le operazioni siano collegate, perché su questo
conto oltre a ricevere degli assegni… Specifico: il 10 novembre del 2011 su
questo conto del signor Fabio Lo Turco, si dà atto che perviene un bonifico di
180 mila euro da parte della GDH S.r.l.. ABI, CAB coincidono con la banca,
quindi la stessa banca che gira i soldi dalla GDH a Lo Turco Fabio, terzo acconto acquisto quote P&F S.r.l.
del 31 ottobre 2011. Il signor Lo Turco Fabio a settembre ha 0 sul suo conto,
a novembre ha 180 mila euro…
Piccolo: Evidentemente era la cessione… Riguardava
la cessione delle quote.
PM: A dicembre dello stesso tempo avrà
un saldo finale di mille euro. Risultano una serie di operazioni in questi due
mesi circa, su questo conto…. Vorrei che il direttore ci dicesse se questa è
un’operatività di cui ci ha riferito che non aveva notizia, ma se, vista la sua
esperienza, è un’operatività normale.
Piccolo: Guardi, l’operazione è un bonifico
che ha riguardato la cessione dell’operazione che ha fatto la GDH. C’è stato il
bonifico, c’è stato un atto sottostante… Poi ovviamente il ricavato di
quest’operazione, il signor Lo Turco ha fatto una serie di pagamenti…
PM: Vedo anche una serie di
prelevamenti anche allo sportello, diecimila, diecimila, non esattamente dei
pagamenti. O meglio forse avrà pagato qualcuno, però intanto i soldi li ha
presi. Non mi pare che da quell’estratto conto risulti chi ha pagato con quei
soldi il signor Lo Turco.
Piccolo: Ha fatto dei prelevamenti. All’epoca
era un’operazione consentita il prelievo di diecimila euro.
PM: All’epoca, nel 2011, è
un’operazione consentita prendere diecimila euro allo sportello?
Piccolo: Ma guardi, l’introito era… Il
bonifico di 180 mila…
PM: Scusi, il signor Lo Turco lei ha
detto non sa neppure chi è.
Piccolo: Ma io infatti non me lo ricordo.
PM: Ha un conto corrente zero a
settembre 2011. A dicembre 2011, o meglio in quest’arco temporale, riceve oltre
200 mila euro e svuota questo conto. Scusi, le operazioni che sono indicative
di uno svuotamento del conto, sono operazioni normali o anomale? È corretto
dire che il conto viene svuotato?
Piccolo: Sì, viene svuotato, sì. È corretto
pure dire che i soldi erano suoi.
PM: Sì. E la banca evidentemente di
sapere chi è il signor Lo Turco, perché ha ricevuto 180 mila euro dalla GDH,
che cosa ci farà con questi soldi (…) Svuota il conto… E’ un’operatività
anomala?
Piccolo: Dottore, i soldi erano suoi.
PM: Senta un’altra cosa: come funziona
oggi, come funzionava nel 2011 nella sua banca la catena di comando sulle
segnalazioni di operazioni sospette per riciclaggio?
Piccolo: Ricevevamo delle segnalazioni e ci
attivavamo.
PM: Chi era preposto e con quale ruolo
a fare cosa?
Piccolo: No, adesso chi non me lo ricordo,
nel 2010 chi era la persona addetta al servizio, però ricevevamo delle
segnalazioni e ci attivavamo in questo senso, facevamo degli accertamenti…
PM: Come funzionava, come era
organizzata la banca?
Piccolo: Su ogni operazione sospetta
dovevamo compilare un modulo, una segnalazione e la dovevamo inviare al nostro
ufficio. La prima persona è il cassiere… Lo segnala ad un responsabile dello
sportello nel salone e poi ci attiviamo con la SOS, Segnalazione di Operazione Sospetta.
PM: Non esiste un funzionario addetto
alle segnalazioni?
Piccolo: No, no.
PM: All’antiriciclaggio?
Piccolo: No, no.
PM: Esiste oggi?
Piccolo: Sì, oggi esiste, sì.
PM: Quindi scusi, l’ultima parola
sull’inoltro alle autorità competenti della SOS, a chi spetta?
Piccolo: Spetta a due persone, al direttore
e ad un ufficio centrale.
Successivamente è stato l’avvocato Nunzio Rosso, difensore
dell’imputato Fabio lo Turco, a controesaminare il direttore Gaetano Piccolo. “Tornando
al discorso che ha fatto poc’anzi a domanda del signor Pubblico Ministero, si
parlava di un mutuo ipotecario chiesto dalla GDH: senta, lei ha detto che
questo tipo di canale di linea di credito, che era per liquidità, non la
seguiva lei?”, ha domandato il legale.
Piccolo: Non rientrava nelle mie facoltà
deliberative.
Avv. Rosso: Ora visto che non decide lei, chi
decise?
Piccolo: Un funzionario dell’ufficio crediti.
Dalla direzione generale della BPER che è a Modena.
Avv. Rosso: Quindi venne autorizzato dalla
direzione generale?
Piccolo: Sì, sì, non rientrava questo tipo di
mutuo nelle mie facoltà deliberative. La pratica venne inoltrata dalla sede di
Messina, passò al visto dell’ufficio che esamina l’aspetto formale dei
documenti, dopodiché andò alla delibera dal funzionario dei crediti che appunto
delibera i mutui, che non è allocato a Messina.
Avv. Rosso: Lei è in condizione di dare un’idea
se può capitare, è capitato anche in quel periodo o successivamente che mutui
di questa patta per importo e per caratteristica della richiesta, possono
essere non stati pagati successivamente? Cioè è un fatto anormale o è una cosa
che può avere una casistica?
Piccolo: C’è una fisiologica percentuale di
insolvenza. L’accertamento è uguale per tutti e ci mettiamo il massimo impegno
per evitare l’insolvenza. È ovvio che l’incidente è dietro l’angolo. C’è un
rischio di impresa, un rischio banca che teniamo in considerazione. Abbiamo
un’insolvenza mediamente del 4 – 5% alla sede di Messina, come anche in Sicilia
c’è questa percentuale, e ce la teniamo.
Anche l’avvocato Antonio Salvatore Scordo, difensore di
diversi imputati del processo Beta,
ha posto alcune domande al teste Gaetano Piccolo: “Direttore, Denaro Giuseppe,
da quanto tempo lo conosceva?”
Piccolo: Dal 2008, 2009.
Avv. Scordo: Le risulta che il signor Denaro
Giuseppe fosse o meno un imprenditore?
Piccolo: Certo. Gestiva il bar Irrera.
Avv. Scordo: Le risulta se aveva supermercati?
Piccolo: No.
Avv. Scordo: Profumerie Grasso le dice niente?
Piccolo: Sì, mi ricordo che forse i genitori
gestivano questa profumeria.
Avv. Scordo: Quindi diciamo che Denaro Giuseppe
era un cliente per la banca…
Piccolo: Appetibile.
Avv. Scordo: Quindi quando si eroga un prestito
per voi è un cliente appetibile che dà una garanzia personale, giusto, oltre
quella immobiliare?
Piccolo: Sì, sì, ma infatti la mia direzione
ci teneva ad aprire il conto…
Avv. Scordo: Quindi è corretto dire che le
procedure di recupero partono dopo l’aprile del 2017 nei confronti della
società?
Piccolo: Sì, sì, sono partiti con molto
ritardo, comunque.
Avv. Scordo: Sa se tra il 2011 e il 2017 le
attività commerciali, diverse dalla GDH, i Denaro hanno avuto problemi di carattere
finanziario?
Piccolo: No, io non…
Avv. Scordo: Non ne è al corrente. Oltre questa
vicenda, lei si è occupato di altre erogazioni di prestiti nei confronti di
Denaro Giuseppe, di società a lui riconducibili?
Piccolo: No, un piccolo finanziamento al
locale di Piazza Cairoli, la pasticceria.
Avv. Scordo: E quel finanziamento è stato
onorato?
Piccolo: Sì, sì, uno scoperto di conto
corrente. Sì, una scopertura. Piccolo importo, 30 mila euro.
Avv. Scordo: Lei ha mai sentito parlare della società
Carmel S.r.l.?
Piccolo: Carmel S.r.l., un piccolo rapporto
di conto aveva da me, da molti anni.
Avv. Scordo: E questa Carmel a chi era riferibile?
Piccolo: No, ma non me lo ricordo, ma è un rapporto aperto
molti anni fa, poi vi fu una variazione nella compagine sociale, quindi
onestamente non so a chi…
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 7 gennaio 2020, https://www.stampalibera.it/2020/01/06/processo-beta-laffare-villafranca-e-quel-mutuo-facile-facile/?fbclid=IwAR1QDkQINxVZgB90Kbyb6ETHBx58KWxfYzSzBLRSCR4AXzBJNnN5F6rgyjE
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