Il Comune di Messina sposa la famigerata alternanza scuola-lavoro
La cosiddetta
alternanza scuola-lavoro, il
provvedimento sicuramente peggiore e più pericoloso della “Buona scuola” del
governo Renzi-Giannini, inviso dalla stramaggioranza degli studenti e degli
insegnanti italiani. Quattrocento ore di “stage” che ogni allievo di un
istituto tecnico nell’ultimo triennio di studi deve prestare obbligatoriamente in
aziende e società pubbliche e private convenzionate, “solo” duecento per i più
fortunati iscritti ad un liceo. Al mercato dell’alternanza stanno concorrendo grandi
medie e piccole industrie, istituti bancari, società del complesso
militare-industriale, agenzie di ogni tipo e mestiere, finanche i reparti specializzati
delle forze armate. Appena qualche mese il Ministero dell’Istruzione ha firmato
un accordo con la transnazionale dei fast food McDonald’s
e altre chiacchierate holding (Zara, Eni, Intesa San Paolo, ecc.) per la “formazione”
obbligatoria al lavoro di 27.000 studenti di tutte le scuole secondarie
del paese. Al programma chiave del processo di devastazione della scuola
pubblica e di privatizzazione e militarizzazione del sapere contribuisce da un
mese a questa parte anche l’Amministrazione comunale di Messina, alla cui guida
c’è il sindaco Renato Accorinti, insegnante di educazione fisica in aspettativa.
Con delibera
del 31 gennaio scorso, la giunta comunale con voto unanime ha approvato la
convenzione con l’Istituto Superiore “Minutoli” di Messina per la realizzazione
di “percorsi di alternanza scuola-lavoro” a favore di quattro studenti. “Ai
sensi dell’art. 1 del decreto legislativo 77/05, l’alternanza costituisce una
modalità di realizzazione dei corsi nel secondo ciclo del sistema d’istruzione
e formazione, per assicurare ai giovani l’acquisizione di competenze spendibili
nel mercato del lavoro”, si legge nella delibera approvata dall’Amministrazione
comunale. “Rilevata l’importanza di realizzare un accordo tra formazione e
lavoro, si ritiene pertanto doveroso sottoscrivere la presente convenzione con
l’Istituto Minutoli”.
La “doverosa”
convenzione prevede una durata del “percorso formativo” di ogni “studente minorenne
per i periodi di apprendimento in situazione lavorativa” di 120 ore, con orario
settimanale dal lunedì al venerdì di 8 ore al giorno “presso la sede del
Collegio dei Geometri della provincia di Messina”. Gli “stage” obbligatori si
concluderanno entro il mese di marzo. Durante l’intero svolgimento del percorso
in alternanza-lavoro, i “beneficiari” sono tenuti, in particolare, “a rispettare
le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, nonché tutte
le disposizioni, istruzioni, prescrizioni, regolamenti interni, previsti a tale
scopo”, nonché “a mantenere la necessaria riservatezza per quanto attiene ai dati,
informazioni o conoscenze in merito a processi produttivi e prodotti, acquisti
durante lo svolgimento dell’attività formativa in contesto lavorativo”. Gli “esiti
di apprendimento” durante l’alternanza negli uffici del Collegio dei Geometri, secondo
quanto previsto dalla convezione tra il Comune di Messina e l’Istituto
superiore Minutoli “saranno acquisiti dai Consigli di Classe e conteggiati
negli scrutini intermedi e finali compreso l’ultimo anno del coso di studi”.
“L’alternanza scuola/lavoro che con i nuovi
decreti attuativi il governo vuole inserire addirittura come argomento degli
esami di maturità è l’emblema della filosofia mercatista e della disastrosa attuazione della legge 107”, commenta
Luca Cangemi, responsabile scuola del PCI. “Assistiamo così a patti con grandi
multinazionali note per le condizioni di lavoro ignobili e per un modello di
consumo devastante, a lavori inutili e ripetitivi che sostituiscono centinaia
di ore preziose di didattica, ad una gestione concentrata nelle mani dei
presidi e di ristrette cerchie di suoi fedeli, a risorse finanziarie pubbliche
incomprensibilmente sprecate”.
“Una delle mostruose parole d’ordine dell’ex governo
Renzi è rappresentata certamente dalla definizione scuola/impresa, cioè l’educare i giovani al lavoro, quando
invece il loro tempo dovrebbe essere dedicato allo studio, alle esperienze di
scambi culturali e linguistici e all’acquisizione di competenze teoriche per
migliorare la società”, spiega la sociologa messinese Tania Poguisch. “Così da
quasi un ventennio, i governi in Italia hanno ridotto a lumicino i fondi per
cultura e ricerca, il primo segnale chiaro di voler pensare in termini di
impresa con un vecchio schema che azzera sempre di più i diritti delle persone
e dei lavoratori”
Per Claudia
Urzì del Coordinamento Nazionale USB PI Scuola, più che di alternanza
scuola-lavoro si dovrebbe parlare di alternanza scuola-sfruttamento. “Il lavoro è tale se viene retribuito e non è certo questo
il caso”, afferma Urzì. “Si tratta invece di tantissime ore di tempo scuola e
di diritto allo studio perse, ore di lavoro
in aziende che nulla hanno a che fare con il proprio percorso di studi. L’obiettivo
principale è quello di creare un mercato unico per un ceto lavorativo, da
impiegare principalmente nel settore terziario. Un’attenta inchiesta sull’alternanza
scuola-lavoro realizzata da Clash City
Workers (2015/2016) ha documentato che la quantità di ore di lavoro che svolgeranno
annualmente gli studenti in regime di alternanza saranno circa 150milioni,
corrispondenti a circa 104mila lavoratori annui (su circa 1 milione e mezzo di
studenti messi a regime di alternanza). Questi 104mila “lavoratori” saranno
altamente competitivi nei confronti dei loro colleghi per il semplice fatto
che, essendo studenti, non verranno pagati. Essi non solo non rientreranno nel
calcolo degli occupati, ma costituiranno un ulteriore incentivo per le imprese
a non assumere o ad assumere a condizioni peggiori rispetto a quelle attuali”. Sempre
per la sindacalista di base Claudia Urzì, non solo l’alternanza scuola-lavoro
non risolverà il problema della disoccupazione giovanile, ma, al contrario - disincentivando
le assunzioni reali - rischia di aggravarlo con conseguenze dirette sul tasso
di disoccupazione generale e sulle condizioni generali di lavoro. “Questa
scuola condanna studentesse e studenti ad un futuro di precarietà e all’omologazione
delle coscienze al pensiero dominante”, conclude amaramente Urzì.
Contro
l’alternanza-lavoro si schiera pure Nino De Cristofaro dell’esecutivo nazionale
Cobas Scuola. “Abbiamo contestato alla radice
la disastrosa legge 107 e oggi ci opponiamo contro
gli otto
decreti attuativi del governo Gentiloni”, dichiara De Cristofaro. “Nello
sciopero generale della Scuola indetto per il prossimo 17 marzo, la lotta all’alternanza
è uno dei punti qualificanti della piattaforma. La delega sull’Istruzione
professionale punta a parificarla alla Formazione professionale extra-scuola,
prevedendo indirizzi di studio minimalisti e meramente esecutivi. Per gli alunni, si ribadisce la
centralità dell’alternanza scuola-lavoro, in una forma scoperta di apprendistato
gratuito, con flessibilità fino al 40% del monte orario, con presenze
pomeridiane vincolanti per docenti ed Ata, contratti
d’opera offerti dalle imprese tramite loro esperti, la valutazione dello studente come bilancio di competenze in base ad una presunta cultura del lavoro. E l’alternanza viene introdotta con una tesina
all’esame di Maturità, per sostenere il quale sarà obbligatorio aver svolto gli
assurdi quiz Invalsi”.
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