Rischi liquefazione da terremoti per il costruendo Porto di Tremestieri
Gravi
criticità ed errori progettuali, sovraesposizione ai venti e ai marosi, innumerevoli
inabissamenti. Nasce a Messina proprio sotto una cattiva stella il nuovo
approdo di Tremestieri che nelle intenzioni di amministratori, armatori e
autorità portuale dovrebbe contribuire a liberare il centro storico dal
transito dei tir ma che ha già divorato enormi risorse pubbliche. Sino ad oggi sotto
accusa c’era la superficialità degli studi di fattibilità e localizzazione della
megainfrastruttura in un’area dello Stretto non idonea. Adesso si scopre pure
che progettisti e amministrazioni locali erano stati inutilmente allertati sul rischio
che le costruende opere portuali possano cedere durante eventi sismici di non
elevate intensità.
Il 18 dicembre 2009 l’assemblea
generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (presidente tale Angelo Balducci,
una condanna definitiva a tre anni ed otto mesi per
i reati di corruzione aggravata ed atti contrari ai doveri d’ufficio nell’appalto
per la Scuola allievi carabinieri di Firenze
e, in primo grado, a nove mesi con pena sospesa per concorso in
rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio per gli appalti dei Grandi
Eventi come il G8 a La Maddalena e i Campionati di nuoto a Roma nel 2009)
approvava il Piano Regolatore Generale del Porto di Messina in cui erano
integrate le opere previste per la realizzazione della “Piattaforma logistica
intermodale di Tremestieri con annesso scalo portuale” (importo complessivo
73.579.820 euro). Soffermandosi sulle scelte di localizzazione del nuovo porto a
sud della città, il Consiglio Superiore rilevava come nella redazione e
approvazione del progetto preliminare di Tremestieri erano stati prodotti ben
tre diversi documenti relativi agli aspetti geotecnici. Nello specifico, in un
primo documento dal titolo Studio
geologico-tecnico erano descritte le indagini e le prove geotecniche con
un’elaborazione dei risultati. In un secondo documento (Relazione di calcolo delle opere marittime) erano trattati il
dimensionamento geotecnico delle opere, la caratterizzazione geotecnica dei
terreni presenti nell’area e alcune verifiche di stabilità globale. Infine, al
progetto preliminare era allegata una Relazione
geotecnica che comprendeva la caratterizzazione geotecnica dei terreni e le
analisi per la valutazione della stabilità in condizioni sismiche dell’area di
Tremestieri. “La distribuzione in diversi documenti degli aspetti geotecnici
del progetto non si presta solo a rilievi di carattere formale, perché la
normativa prescrive che questi, trattati unitariamente, siano oggetto di un
unico elaborato”, ammonivano i componenti dell’Assemblea generale del Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici. “Si evidenzia così la presenza, con riferimento
alle stesse opere, di ben tre diverse caratterizzazioni geotecniche e tre
diversi modelli di sottosuolo, che costituiscono elementi progettuali
importanti e che devono essere definiti univocamente per le ovvie implicazioni
sulla sicurezza delle opere”.
Per approfondire i delicati
aspetti geologici dell’area per la nuova piattaforma logistica intermodale, il
Consiglio Superiore preferiva soffermarsi sugli aspetti messi in evidenza dalla
Relazione geotecnica, ritenuta “più
esaustiva e convincente” nella caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni,
ma anche perché in tale relazione erano trattati i problemi, del tutto
prioritari nell’area dello Stretto, riguardanti la stabilità del territorio
sotto azioni sismiche severe. “A questo proposito, la citata relazione
evidenzia chiaramente come i terreni presenti nell’area portuale presentino
rischi di liquefazione sotto sisma, se si riferisce allo stato limite di
salvaguardia della vita umana”, stigmatizzava l’organo dipendente del Ministero
dei Lavori Pubblici. “Per lo stesso stato limite anche il pendio sottomarino
risulta instabile. Inoltre, se si considerano i possibili incrementi di
pressione interstiziale indotti dal sisma nel sottosuolo, le condizioni di
stabilità potrebbero venire meno anche per bassi valori dell’accelerazione
sismica”. Per esemplificare il linguaggio tecnico, per le costruende opere di
Tremestieri è altissimo il pericolo che eventi sismici anche lievi possano
produrre la cosiddetta “liquefazione” del terreno, esattamente come già accaduto
per i terremoti nel
centro-nord in Italia nel 2012 e nell’agosto 2016. “Il fenomeno della
liquefazione del suolo è strettamente connesso alla natura del terreno della
zona dove si verifica il terremoto”, riportano i testi scientifici in materia.
In pratica, può accadere che un sedimento sottoposto a pressione e vibrazione perda
temporaneamente resistenza e si comporti come un liquido denso. Questo può
accadere su terreni sabbiosi o argillosi e in zone ricche d’acqua, con conseguenze più o meno gravi: improvvise valanghe
di fango (se la liquefazione interessa un versante collinare); cedimento di
edifici, crolli, ecc..
“Alla luce di queste
valutazioni e tenuto conto anche di alcune considerazioni conclusive della Relazione di calcolo delle opere marittime,
inerenti la stabilità di alcune porzioni delle opere foranee, non sembrano
sussistere le necessarie condizioni di sicurezza nelle aree interessate dalle
nuove opere, tenuto conto dell’elevata sismicità della zona, e non risulta
verificata la fattibilità delle opere in progetto”, concludeva la relazione del
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che però approvava il Piano regolatore
del Porto di Messina. “A questo proposito, a parere di questo Consesso, è
necessario riesaminare attentamente le soluzioni progettuali e i metodi e i
modelli adottati per le verifiche geotecniche, non escludendo la necessità di
adeguati interventi di miglioramento del terreno, propedeutici all’esecuzione
delle nuove opere”.
Dal dicembre 2009 ad oggi
non sembra siano stati fatti molti passi in avanti per mettere in sicurezza il
nuovo Porto di Tremestieri dai frequentissimi e devastanti eventi sismici che
caratterizzano l’area dello Stretto. “Le previsioni del Piano Regolatore dei Porti
di Messina (PRP) contemplano la realizzazione, a terra, di opere ed infrastrutture
che incideranno in maniera rilevante su terreni di fondazione, i quali, da
indagini e studi effettuati, risultano suscettibili alla liquefazione sotto
azione sismica a causa della particolare stratigrafia e litologia, come
peraltro evidenziato dal Consiglio Superiore LL.PP. con voto n. 51/2009 del
18/12/2009”, osserva Leonardo Santoro, ingegnere capo del Genio Civile di
Messina in una nota inviata il 26 ottobre scorso all’Autorità portuale, al
Dipartimento Politiche del Territorio del Comune di Messina e all’Assessorato
Ambiente e Territorio della Regione Siciliana, oggetto Procedura di valutazione ambientale strategica del PRP di Messina e
Tremestieri. “Dal raffronto fra le previsioni della variante ambientale al
PRG di Messina e gli elaborati del PRP risulta pertanto necessario produrre, ai
fini del rilascio del parare ex art. 13 L. 64/74: studi geologici
particolareggiati di tutta la fascia litoranea interessata dalle previsioni di
PRP al fine di caratterizzare sotto il profilo sismico, geotecnico ed idraulico
l’immediato sottosuolo sul quale si prevedono opere strutturali di una certa
rilevanza; modifiche delle tavole urbanistiche delle previsioni di PRP
inserendo le fasce di rispetto dei torrenti, garantendo il deflusso delle acque
e il naturale sbocco a mare; studi di microzonazione sismica di II livello”. Nella
suddetta nota, il Genio Civile di Messina evidenziava che il nuovo Piano
Regolatore dei Porti era conforme alla variante del PRG del Comune di Messina
risalente al 2002, ma “non già alla variante di tutela ambientale per la quale
l’Amministrazione ha in itinere le procedure per il rilascio della Valutazione
Ambientale Strategica e su cui questo ufficio ha evidenziato la presenza di
numerose criticità fra cui la mancanza di studi geologici aggiornati e di fasce
di rispetto dei torrenti”.
Pur rilasciando il 9 agosto
2016 il nulla osta idraulico al progetto per la Piattaforma intermodale di Tremestieri
e il parere di “compatibilità sismica di massima delle opere da realizzare”, l’ing.
Leonardo Santoro precisava tuttavia che l’autorizzazione per l’inizio dei
lavori ai sensi dell’art. 18 della legge 64/74 (Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le
zone sismiche) “potrà essere rilasciata con il deposito del progetto
esecutivo, da acquisire prima dei lavori”. Lo stesso ingegnere capo del Genio
Civile, il 31 agosto 2016, alla pre-conferenza della Commissione regionale dei
lavori pubblici convocata per esprimere un parere sul progetto definitivo per il
nuovo Porto di Tremestieri, poneva in evidenza come erano state accertate “una
serie di vulnerabilità dell’area scelta per la realizzazione dell’infrastruttura”,
la cui “piena ed esclusiva” responsabilità “rimane dei soggetti istituzionali
che hanno approvato in linea tecnica il progetto preliminare posto a base di
gara”. Nello specifico, Santoro sottolineava le seguenti criticità di sito:
presenza di numerosi corsi d’acqua che convergono nell’ambito della piattaforma
logistica; forti acclività delle batimetriche dei fondali prospicienti l’area;
esposizione a venti e correnti che espongono l’areale prescelto a frequenti
fenomeni erosivi/insabbiamenti. “Negli ultimi cinque anni sono intervenuti
continui e significativi mutamenti della morfologia del litorale interessato,
presumibilmente riferibili anche ad interventi recentemente eseguiti a Sud di
Tremestieri”, aggiunge l’Ingegnere capo del Genio Civile. “In particolare, in
occasione di forti mareggiate del novembre 2014 e del febbraio 2015, si sono
prodotti vistosi fenomeni di insabbiamento dello scalo esistente, di intensità
mai riscontrata in precedenza, che hanno reso il porto non operativo per
diverso tempo. Oltre al fenomeno sopra descritto si è determinato un sensibile
aggravamento del processo erosivo interessante il litorale a Nord del porto con
conseguente arretramento della linea di riva e conseguente stato di pericolo
per edifici e strutture retrostanti”. Netta la presa di distanza dal progetto dell’ufficio
dipendente dall’Assessorato regionale delle Infrastrutture e della mobilità, nelle
conclusioni presentate in pre-conferenza. “Pertanto la presente relazione istruttoria
viene svolta esclusivamente per dovere d’Ufficio, non condividendo lo scrivente
il sito prescelto per l’allocazione dell’opera”, conclude Santoro.
Il
Piano regolatore generale del porto di Messina e Tremestieri fu redatto negli
anni della gestione dell’Autorità portuale dell’ingegnere-onorevole Vincenzo
Garofalo, dal 2008 ad oggi membro della Camera dei deputati (prima con il
Popolo delle libertà, poi con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano). L’on.
Garofalo ricopre l’incarico di vicepresidente della Commissione Trasporti, Poste
e Telecomunicazioni e instancabilmente ha seguito tutto l’iter progettuale e
finanziario del megaporto di Tremestieri. Presidente dell’Autorità portuale che
diede alla luce il PRP l’ingegnere Dario Lo Bosco, professore associato dell’Università di Reggio Calabria (dove
è stato direttore scientifico dei laboratori VIA-Valutazione incidenza
ambientale delle infrastrutture territoriali e ferroviarie) e
successivamente Presidente di Rfi, Rete Ferroviaria Italiana e del consiglio di
amministrazione dell’Ast (Azienda Siciliana Trasporti), raggiunto
da un mandato di cattura per concussione nell’ottobre 2015 nell’ambito di un’inchiesta
del Tribunale di Palermo sull’acquisto di alcune attrezzature ferroviarie. Segretario generale dell’Autorità portuale era l’avvocato
Mario Chiofalo, dall’aprile 2004 Cavaliere al merito della Repubblica italiana su
proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri, mentre responsabile dell’ufficio
tecnico era l’ing. Francesco Di Sarcina, oggi segretario generale dell’AP. Il Piano
regolatore del Porto fu approvato nel novembre 2007 dall’allora commissario
straordinario del Comune di Messina, Gaspare Sinatra e comunque condiviso poi dalle
amministrazioni comunali guidate da Giuseppe Buzzanca (city manager Gianfranco
Scoglio) e da Renato Accorinti (assessore all’urbanistica l’ingegnere Sergio de
Cola).
La
redazione del progetto di Piano regolatore del Porto di Messina fu eseguita dalla
Idrotec Srl di Milano (capofila), società d’ingegneria di opere idrauliche e
marittime. Idrotec ha operato negli anni per conto di importanti industrie e
società di costruzione italiane (Ansaldo, Saipem, Eni, Technip e Impregilo,
capofila dell’associazione di imprese general contractor del Ponte sullo
Stretto di Messina) e finanche delle forze armate statunitensi, US Navy e US
Corps of Engineers. La società d’ingegneria ha firmato importanti e controversi
progetti infrastrutturali (in particolare le opere per il terminal hub di Gioia
Tauro, il masterplan portuale di Catania, il waterfront nel porto dell’isola de
La Maddalena alla vigilia del vertice G8 del 2009 e alcune opere foranee nella laguna
di Venezia - il famigerato MOSE – per conto del Consorzio Venezia Nuova di cui
è socia e committente la Nuoca Coedmar di Chioggia, capofila del raggruppamento
chiamato alla progettazione definitiva, esecutiva e alla realizzazione del
terminal di Tremestieri). All’estero Idrotec è presente particolarmente in Albania,
Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi, Montenegro, Oman, Repubblica Dominicana.
Alla
stesura del PRP di Messina hanno contribuito pure la Viola Ingegneri e
Architetti Associati di Cernobbio e Bonifica SpA, nota società d’ingegneria che già
nel 2002 in associazione con Systra
S.A. aveva eseguito per conto della Stretto di Messina un contestatissimo
aggiornamento dello studio di impatto ambientale del Ponte. Sempre Bonifica,
una decina di anni prima, aveva eseguito lo studio di fattibilità per il
collegamento ferroviario e una prima superficiale valutazione ambientale del
Ponte sullo Stretto. Anche Idrotec Srl
di Milano è un’azienda moto conosciuta a Messina: essa compare infatti ancora tra
i soggetti redattori del progetto definitivo della piattaforma logistica di
Tremestieri per conto della Nuova Coedmar (aggiudicataria dell’appalto multimilionario
in associazione con il consorzio di cooperative CCC di Bologna). Idrotec e la Viola Ingegneri e
Architetti Associati di Cernobbio hanno pure presentato nell’ottobre
2015, per conto dell’Autorità portuale, lo
studio di fattibilità di un nuovo porto turistico nella zona falcata del porto
di Messina (previsti centinaia di posti barca e investimenti infrastrutturali
per 75 milioni di euro).
Nella
primavera del 2012 Idrotec, in cordata con la Favero & Milan Ingegneria (capofila
dei progettisti della Piattaforma logistica intermodale con
annesso scalo portuale di Tremestieri), Urban Future Organization e i
professionisti Benedetto Camerana, Erika Skabar, Alfredo Natoli, Gianluca
Ardiri e Marcello D’Alia
(figlio dell’ex sottosegretario Dc alla difesa on. Totò D’Alia e fratello dell’on.
Giampiero, già vicesindaco di Messina e ministro della Pubblica amministrazione
nel governo Letta con l’Udc, oggi parlamentare con i Centristi per l’Europa)
hanno ottenuto il primo premio del concorso internazionale bandito dall’Amministrazione
comunale peroritana per il “PIAU - Piano
integrato per la ristrutturazione e riqualificazione urbana nell’area stazione
marittima – Santa Cecilia” (il waterfront).
Ancora cemento e
asfalto, asfalto e cemento per gli affari in città dei soliti noti.
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