Polizia sgombera liceo a Messina su “ordine” della dirigente-questore
Nell’era della buona scuola del governo Renzi, assolutamente
vietato immaginare di occupare gli istituti contro il modello dell’istruzione-merce.
Dirigenti che scimmiottano questori e sceriffi, le forze dell’ordine a
sgomberare con la forza classi e palestre, piogge di fermi e denunce per gli
studenti occupanti. A Messina, per poco meno di 48 ore d’occupazione, 13 allievi
del prestigioso Liceo “La Farina” (sei maggiorenni e sette minorenni, tre dei
quali di appena 15 anni d’età) sono stati denunciati all’Autorità giudiziaria dagli
agenti della Digos giunti a scuola subito dopo la richiesta di sgombero formalizzata
dalla dirigente Giuseppa “Pucci” Prestipino.
Quanto accaduto nella città
dello Stretto testimonia lo stato di polizia che si respira ormai in buona
parte degli istituti secondari italiani e il pesantissimo clima repressivo
scatenato dai presidi-manager contro ogni forma di contestazione al dilagante processo
di privatizzazione del sistema educativo. La mattina del 26 novembre, l’assemblea
autoconvocata degli studenti del liceo “La Farina” dichiarava lo stato di
occupazione, nonostante alcuni agenti di pubblica sicurezza fossero intervenuti
preventivamente nei locali dell’istituto per un “colloquio” dissuasore con la
dirigente Prestipino e gli studenti che avevano promosso l’assemblea. La decisione
d’occupazione irritava fortemente la preside, che inviava immediata comunicazione
scritta alle forze dell’ordine sullo stato di agitazione studentesco. Il giorno
successivo, venerdì 27, la dott.ssa Prestipino inviava una nota ufficiale al
ministero della pubblica istruzione e ai media locali. “L’atto dell’occupazione
è assolutamente provocatorio, inutile, pretestuoso e illegale”, scriveva la
dirigente. “I fautori tendono a dimostrare di essere detentori di una volontà
maggioritaria che nei fatti viene contraddetta dal fatto che si è astenuto dall’occupazione
un rappresentante degli studenti. Inoltre la raccolta delle firme per accertare
la volontà della maggioranza degli studenti non è avvenuta in forma né
controllata né controllabile. Molti studenti chiedono il ripristino dell’ordine
e la ripresa delle lezioni. Molti genitori mi rivolgono la richiesta di adire
gli organi di polizia abilitai a far sgomberare l’edificio”.
Alle ore 7 di sabato 29, scattava il blitz di polizia su ordine
del questore Giuseppe Cucchiara. Una decina di agenti della Digos faceva
irruzione nei locali del liceo di via Oratorio della Pace. Gli occupanti che avevano
trascorso la nottata erano 13: venivano trattenuti nell’androne e divisi
militarmente in due file, quella per i maggiorenni e quella per i minorenni,
mentre alcuni agenti ispezionavano aule e palestra nella ricerca, inutile, di
sostanze stupefacenti. Dopo il ritiro dei rispettivi documenti d’identità, veniva
ordinato agli occupanti di sgomberare la scuola e di prelevare gli
effetti personali. Per la riconsegna dei documenti veniva fissato un
appuntamento in questura in mattinata: l’ordine per i minorenni era quello di
presentarsi accompagnati dai genitori.
“Spero di potermi pregiare del
titolo della preside che ha interrotto la tradizione dell’occupazione
prenatalizia”, ha dichiarato all’emittente televisiva Rtp, la dott.ssa Pucci
Prestipino, subito dopo lo sgombero. “Mi auguro che tutti i miei colleghi in
Italia prendano il mio esempio. È il momento di smetterla con questa ritualità
che è fuori da ogni norma. Le occupazioni sono un gesto irresponsabile”.
Ancora più grave e
strumentale la successiva esternazione in tv della dirigente del liceo La
Farina. “Il 10 agosto scorso, quando è morta la piccola Ilaria
Boemi, ho fatto un giuramento: che non avrei più consentito
occupazioni nella mia scuola. Un imperativo categorico che mi sono imposta”. Per
la cronaca, quel giorno in piena estate, nella spiaggia del lungomare Nord di
Messina fu rinvenuto il corpo esanime della
giovane sedicenne Ilaria, vittima di un mix letale di alcool e metanfetamina. Impossibile
tentare qualsivoglia accostamento tra l’occupazione de La Farina e la tragica
vicenda umana e sociale della Boemi. Quest’ultima, aveva frequentato l’istituto
d’arte “Basile”, dove era stata respinta per due volte di seguito. Era agosto e
dunque ogni attività didattica sospesa, e comunque, come accertato dagli
inquirenti, la giovane non si era certo rifornita di stupefacenti a scuola ma da un
pusher nella centralissima piazza Duomo di Messina.
“Io
non devo fare la cantante, l’attrice o
la politica, per cui non voglio il consenso degli altri”, ha concluso la sua
intervista tv, la dott.ssa Prestipino. In verità, di recente, la dirigente
aveva tentato più di una volta di misurarsi – con scarso successo - con l’agone
politico-elettorale.
La Prestipino si era candidata infatti con Italia dei Valori alle elezioni regionali
del 28 ottobre 2012 e con il Centro
Democratico di Tabacci a quelle per il rinnovo del Senato nel
2013. Il 14 aprile 2013, la dirigente, con il sostegno dell’allora presidente
del Consiglio comunale Pippo Previti e dell’on. Carmelo Lo Monte, partecipava alle
primarie della coalizione di centrosinistra per la scelta del candidato a
Sindaco di Messina, giungendo quarta con 905 voti, contro le 4.875 preferenze
dell’avvocato Felice Calabrò, poi sconfitto alle amministrative da Renato
Accorinti. “Secondo voi, è lecito che un candidato a sindaco, per quanto a delle
consultazioni primarie, distribuisca volantini ai bambini nella scuola di cui è
direttore, servendosi del personale docente e non docente della sua scuola?”, domandò
allora su Facebook, l’ex assessore ai servizi sociali Dario Caroniti, esponente
del Pdl. “Ho chiesto l’autorizzazione ai genitori e ho ricevuto l’ok per la
distribuzione dei volantini; probabilmente è successo qualcosa che non doveva
succedere”, replicò pubblicamente la dirigente.
“Siamo stati prepotentemente
minacciati di immediata denuncia e sgombero da parte di chi, dall’alto della
propria posizione, abusa della sua professione per generare terrore psicologico
e caos tra gli studenti, specie tra le classi del ginnasio”, denunciano i
promotori della protesta duramente repressa dalle forze dell’ordine. “Rivendichiamo
il diritto all’occupazione, da alcuni definita una pessima abitudine, come forma di protesta a nostro parere più adatta
contro un sistema iniquo che da anni non fa altro che tagliare i fondi
all’istruzione per investire in grandi opere superflue (TAV), ordigni
guerreschi (F35) e operazioni belliche. Ci schieriamo contro la riforma buona scuola che favorisce la
privatizzazione delle scuole pubbliche e l’alternanza scuola-lavoro, ottima soluzione per fornire manodopera
gratuita alle grandi aziende, cosa che sottrae ogni possibilità di impiego a
molti lavoratori attualmente disoccupati”.
Disapprovazione per
l’operato della dirigente è stata espressa con una lettera aperta dai genitori
di molti degli studenti identificati e denunciati dalla Digos. “Non era mai successo a Messina, a nostra
memoria, che un dirigente scolastico autorizzasse le forze dell’ordine ad
intervenire in un istituto scolastico e consentisse loro d’interferire così pesantemente nelle
dinamiche interne, prima per intimorire i rappresentanti degli studenti,
a cui venivano chiesti i documenti di riconoscimento sol perché
proponevano l’occupazione dell’istituto,
e poi sollecitando con forza lo sgombero”, scrivono i genitori. “Non è stato gradevole sentire le dichiarazioni
della
dirigente agli organi di stampa, persino
ricordando la tragica fine di Ilaria a
giustificazione morale
della richiesta di sgombero, quando invece proprio quel tragico episodio
dovrebbe dimostrare che bisogna stare vicino ai nostri ragazzi, sempre, senza
criminalizzarli e senza allontanarli anche quando si ritiene possano sbagliare. Ci riserviamo, pertanto, di ricorrere a
qualsiasi azione per tutelare i nostri ragazzi e di valutare con loro
l’opportunità di non rinnovare l’iscrizione
presso questo istituto che considera normale ricorrere alle forze
dell’ordine per affrontare problematiche inerenti
la scuola ed il dialogo educativo”.
Piena solidarietà agli
(ex) occupanti è stata manifestata da ex rappresentanti degli studenti del liceo “La Farina”
(Giuseppe Ialacqua, Guglielmo
Sidoti, Alessio Gugliotta, Simone Coletta, Simone Millimaggi, Francesco Greco e
Davide Costa). “Abbiamo sentito sulla
nostra pelle la voglia delle giovani generazioni che sono passate da questo
liceo e che volevano cambiare il mondo”, riportano in un documento,
sottoscritto poi dal portavoce del sindaco Accorinti, Giampiero Neri,
dal sociologo Pietro Saitta, dai giornalisti Tonino Cafeo e Riccardo
Orioles, dalla consigliere comunale Ivana Risitano, dai consiglieri di
quartiere Santino Bonfiglio, Paolo Barbera e Francesco Mucciardi, dal portavoce
di Cambiamo Messina dal Basso Federico
Alagna, dalla coordinatrice provinciale de l’Altra Europa Olga Nassis, da Teatro Pinelli Occupato, Comitato
Giovani No Muos, Sel, PRC, Giovani Comunisti, Grilli dello Stretto M5S,
Codacons Messina, PCL. “Una tradizione
di libertà a cui oggi i ragazzi del La Farina non vogliono rinunciare e che,
anzi, rilanciano. In tanti anni non abbiamo mai visto un’ondata repressiva come
questa. Mai c’è stata l’intenzione di denunciarci; quello strano legame tra
professori e presidenza, territorio e comunità, ci ha sempre detto che
ribellarsi è giusto, che la nostra società marcia va cambiata, rivoltata, che i
soprusi non si possono accettare, che i nostri occhi sarebbero dovuti essere
sempre vergini all’ingiustizia, che dovevamo sentire la nostra indignazione
rinnovata come se fosse la prima volta. L’unica Buona Scuola che
vogliamo è solidale, rivoluzionaria, comunitaria, pacifica e, in una sola
parola, libera”.
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