Altri droni italiani per i conflitti centrafricani
Prima
l’Iraq e l’Afghanistan, poi la Libia, la Somalia, il Kuwait e la guerra ai
migranti nel Mediterraneo. Adesso l’Africa sub-sahariana. Secondo quanto
rivelato da RID, rivista italiana specializzata
sulle tematiche della difesa, l’Aeronautica militare si appresta a dispiegare i
velivoli senza pilota “Predator” del 32° Stormo di Amendola (Foggia) in un
Paese appartenente alla fascia dell’Africa Centrale, per sostenere le
operazioni occidentali contro le diverse milizie ribelli islamico radicali. Non
è certo ancora dove i droni-spia italiani saranno rischierati, anche se è probabile
che si tratti della martoriata Repubblica Centrafricana, dove da quest’estate opera
un contingente di 50 uomini dell’8° Reggimento genio guastatori della Brigata
paracadutisti “Folgore” di Legnago (Verona). Il personale italiano è integrato nella forza multinazionale dell’Unione
Europea (EUFOR RCA) attivata a Bangui a giugno. Secondo quanto dichiarato dal
Ministero della difesa, i parà nella RCA hanno il compito di “garantire il
supporto della mobilità delle forze europee, la ricognizione e il mantenimento
degli assi di comunicazione, la bonifica di residuati bellici e la
realizzazione di lavori infrastrutturali in favore della popolazione e del
governo locale”. Nei mesi scorsi, i militari hanno contribuito alla “protezione”
delle imprese impegnate alla costruzione di un ponte tra due quartieri della
capitale, in una delle aree più “sensibili” per la presenza di oltre
20.000 sfollati. Gli italiani partecipano insieme a un contingente delle forze
speciali spagnole pure alle attività di vigilanza dello scalo aereo di Bangui. “L’aeroporto
è l’unico terminal internazionale in Centrafrica”, spiega il portavoce della Difesa.
“I genieri della brigata Folgore hanno migliorato la viabilità, realizzato le
aree di controllo degli autoveicoli, controllato oltre 800 mezzi al
giorno e rinforzato i checkpoint a protezione dello scalo”.
La
componente militare dell’Unione Europea nella Repubblica Centrafricana (EUFOR
RCA) è costituita da 750 unità di
diverse nazioni e comprende anche una forza di polizia. Le attività vengono
svolte nel quadro della risoluzione Onu
n. 2134 del 28 gennaio 2014 e della decisione del Consiglio Europeo del
10 febbraio successivo, che autorizzano un’operazione
militare transitoria di stabilizzazione interna in vista del pieno
dispiegamento della missione delle
Nazioni Unite denominata “MINUSCA” (Missione Multidimensionale Integrata
per la Stabilizzazione nella Repubblica centrafricana). Dal 2013 ad oggi, Bruxelles
ha stanziato più di 360 milioni di euro per finanziare gli interventi a favore
delle autorità governative locali. Altri 5,7 milioni sono stati concessi il
mese scorso per estendere le attività di EUFOR RCA sino al 15 marzo 2015 e “sostenere
lo sforzo per un’effettiva transizione alla missione internazionale sotto l’egida
dell’Onu”. MINUSCA ha preso il via ufficialmente il 15 settembre con il
trasferimento a Bangui di 6.500 caschi blu e 1.000 poliziotti, cui si sono
aggiunti i reparti francesi schierati nella RCA con l’operazione “Sangaris” e i
5.250 militai del contingente dell’Unione Africana “MISCA”, provenienti
principalmente da Burundi, Camerun, Gabon e Repubblica del Congo. Di contro, 850
soldati del Ciad, inquadrati in MISCA, hanno dovuto lasciare il Paese perché
accusati di violazioni e violenze ai danni della popolazione locale. Secondo
gli accordi assunti internazionalmente, il governo di transizione della RCA dovrà
fissare lo svolgimento di nuove elezioni politiche entro il febbraio 2015,
mentre le Nazioni Unite garantiranno la presenza di un contingente di 12.000
effettivi con funzioni di ordine pubblico e “stabilizzazione”.
Stando a RID – Rivista
italiana difesa anche il Ciad potrebbe essere uno dei candidati ad ospitare
i “Predator” del 32° Stormo dell’Aeronautica militare italiana. “Un dispiegamento in Ciad, peraltro, permetterebbe
anche di monitorare il vicino Niger e, soprattutto, il sud della Libia, aree
estremamente sensibili anche per gli interessi italiani”, rivela RID. “A tal proposito, i Predator dell’Aeronautica
potrebbero sostituire il Predator americano come del resto già accaduto a
Gibuti”. Ad agosto, due droni italiani sono stati schierati nel
piccolo paese del Corno d’Africa, nell’ambito della missione antipirateria
dell’Unione Europea “Atalanta” e a supporto delle forze governative somale in
lotta contro le milizie islamico-radicali di Al Shabab. In Ciad, invece, l’aeronautica militare degli Stati Uniti d’America dispiega
un velivolo “Predator” e un contingente di 80 uomini per monitorare le attività
del gruppo “terroristico” nigeriano Boko Haram. Altri aerei senza pilota Usa
con funzioni d’intelligence, ricerca e riconoscimento sono stati dispiegati pure
in Niger, mentre al controllo di una vasta area sub sahariana che dal Corno d’Africa
si estende sino alle regioni settentrionali della Nigeria concorrono i “Global
Hawk” statunitensi della stazione aeronavale siciliana di Sigonella.
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